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Too long. Didn’t read.

Perché i brand devono imparare a comunicare per sintesi

 

Introduzione

Le ferie sono appena finite, la mail è traboccante di richieste e comunicazioni, la mente cerca ordine.

È forse il momento migliore per riscoprire il valore della sintesi. Perché è proprio quando ripartiamo che abbiamo bisogno di chiarezza: nei messaggi, nei contenuti, nelle idee.

Viviamo in un tempo in cui tutto corre veloce: contenuti, messaggi, prodotti e attenzione! Ogni giorno, infatti, vediamo centinaia di post, video, mail: pochissimi restano davvero impressi e basta un gesto con il pollice per scartare o ignorare un contenuto.

Per chi comunica, questo è il dato da non sottovalutare: oggi, infatti, a “vincere” è chi sa arrivare subito al punto. Con chiarezza, empatia, capacità di sintesi.

E no: sintetico non vuol dire banale. Anzi, è spesso il contrario.

In questo articolo vogliamo capire perché la sintesi è così importante per i brand. E, soprattutto, come si costruisce, con qualche esempio pratico.

 

Perché la sintesi conta davvero

L’attenzione online è sempre più fragile.

E no, non è solo una sensazione: i dati lo confermano. Molti studi recenti stimano che l’attenzione iniziale davanti a un contenuto sia di circa 8 secondi (meno dei famosi 9 secondi del pesce rosso). In pratica, è il tempo che le persone impiegano per decidere se restare o scrollare oltre.

Questo lo vediamo anche nel nostro lavoro di tutti i giorni, ad esempio quando si tratta di gestire campagne ADV con creatività video.

A questo si aggiungono i dati del 2023 della professoressa Gloria Mark (University of California): oggi una persona riesce a mantenere la concentrazione su uno schermo per circa 47 secondi, prima che qualcosa la distragga.

Sono numeri che dicono una cosa semplice: non c’è tempo da perdere.

Chi comunica, oggi, ha una manciata di secondi per colpire, spiegare, farsi ricordare.

Ecco perché la sintesi non è un’opzione ma è una scelta necessaria.

 

Sintetico non significa superficiale

Un messaggio breve non è sinonimo di superficialità. Per condensare in poche parole o in un tempo ristretto un concetto, è necessario averlo compreso, fatto proprio e “rilavorato”.

Serve esercizio per togliere il superfluo e lasciare solo l’essenziale.

Uno spot efficace dura 30 secondi ma trasmette emozioni, identità e call to action.

Una presentazione con slide sintetiche è più memorabile di un testo fitto e confuso.

Chi comunica con sintesi mostra consapevolezza, padronanza e rispetto per il tempo altrui.

 

La regola d’oro: una cosa alla volta

Troppe informazioni tutte insieme confondono e disorientano. D’altronde lo sappiamo: quando cerchiamo di dire tutto, nulla lascia il segno.

Un messaggio efficace, infatti, non ha bisogno di accumulare concetti. Ha bisogno di chiarezza: meglio un’idea per volta, chiaramente messa a fuoco, che dieci temi accennati e lasciati in sospeso. Il famoso “saltare da palo in frasca”, per intenderci…

Vale per qualsiasi formato, ma sui social è ancora più evidente. Ad esempio, un post LinkedIn che cerca di parlare di valori aziendali, risultati, iniziative interne e nuovo sito, tutto nello stesso carosello… risulterebbe caotico e poco efficace.

Le persone scrollano e si chiedono: “Cosa dovrei ricordare?”. Se non trovano una risposta immediata, passano oltre.

Meglio, quindi, puntare su un messaggio preciso, ben espresso e facilmente memorizzabile. La sintesi è anche ordine mentale. Oltre che chiarezza espositiva e d’intenti.

 

Video brevi: come dire tanto in poco tempo

Un video breve funziona solo se conquista l’attenzione nei primissimi secondi. I primi tre, per la precisione. 

È in quel piccolo spazio temporale che ci si gioca tutto: o la persona resta, oppure scrolla via. Ecco perché un gancio iniziale, sottotitoli chiari, ritmo dinamico e formato verticale non sono più dettagli tecnici: sono elementi fondamentali.

Pensiamo a un video da 30 secondi per spiegare un servizio. Un visual semplice e un voice-over chiaro sono più che sufficienti. Non serve dire tutto, basta puntare su un valore chiave: quello che aggancia l’interesse dell’utente.

Tutto il resto può venire in un secondo momento: su una landing page, in un video di approfondimento o nel dialogo diretto.

 

Copywriting: meno parole, più precisione

Scrivere poco non è facile, ma è un esercizio attivo che si può imparare.

Si parte sempre da un titolo chiaro. Meglio evitare termini vaghi o frasi generiche: chi legge deve capire subito di cosa stiamo parlando e perché dovrebbe interessargli.

Anche il tono conta: meglio usare verbi attivi, costruzioni semplici e parole concrete. Più siamo diretti, più saremo efficaci.

Un trucco utile? Leggere ad alta voce ciò che si è scritto. Se suona naturale, chiaro e senza inutili giri di parole, allora si è  sulla buona strada.

Un copy ben fatto si riconosce subito: è di immediata comprensione e rimane impresso.

 

Visual chiari: il potere dello spazio bianco

Anche la grafica parla. E lo fa anche con silenzi visivi, non solo con immagini.

Lo spazio bianco, ad esempio, è uno strumento potente. Aiuta a far respirare i contenuti, mette ordine e guida lo sguardo. Così come un font leggibile e una gerarchia visiva ben pensata rendono la lettura più facile e intuitiva.

Al contrario, un layout troppo affollato può diventare una trappola: distrae, appesantisce e rende tutto più difficile da comprendere. Ogni elemento visivo dovrebbe avere un senso preciso. Se non serve, meglio toglierlo.

Anche la palette colori gioca il suo ruolo: meglio pochi colori, scelti con cura, e un buon equilibrio tra contrasti e stili. In fondo, anche nella grafica, saper togliere è una forma di sintesi.

 

La sintesi: una forma di rispetto

Chi comunica deve rispettare chi ascolta o legge. Il tempo è poco, l’attenzione limitata. Sintesi vuol dire non far perdere tempo e dare subito qualcosa per cui valga la pena “rimanere”.

Un contenuto sintetico è un po’ come un amico che va dritto al punto, senza girarci troppo intorno.

La sintesi costruisce fiducia: chi è chiaro, è più credibile. E chi è credibile, viene ascoltato davvero.

 

Esempi reali: quando la sintesi funziona (e quando no)

Prendiamo qualche caso concreto.

Un video aziendale ben costruito, della durata standard di 90 secondi, può comunicare molto meglio di una brochure da dieci pagine. Se ha ritmo, chiarezza e un messaggio forte, arriva dritto al punto e resta impresso.

Lo stesso vale per la Homepage di un sito: una frase ben scritta, che chiarisce chi sei e cosa fai, è più efficace di blocchi di testo generici e dispersivi. La sintesi, in questo caso, non toglie informazioni ma aggiunge valore.

Anche nell’email marketing la regola è simile. Una comunicazione con un solo obiettivo e una call to action chiara tende a generare più clic rispetto a una newsletter piena di proposte diverse che rischiano di annullarsi a vicenda.

Sui social, poi, la sintesi è una questione di sopravvivenza. Un post su Instagram con tre righe ben scritte ha più probabilità di essere letto fino in fondo rispetto a un testo troppo lungo e dispersivo. E non è solo questione di algoritmo, ma – come dicevamo – di soglia di attenzione.

Attenzione però: sintesi non vuol dire fretta o approssimazione.

La sintesi funziona solo quando ogni parola è lì per un motivo preciso, quando c’è una scelta dietro ogni taglio, ogni titolo, ogni pausa.

Perché scrivere poco e bene richiede più tempo che scrivere tanto e in modo confusionale.

 

Conclusione

Essere sintetici, lo abbiamo capito, non è una moda passeggera: è una necessità strategica per chiunque comunichi.

Che tu sia in agenzia, in azienda, alle prese con un CV o con un pitch importante, la sintesi serve davvero.

Anche nei contenuti social, nelle newsletter, nelle presentazioni: ogni parola in più può essere un ostacolo, ogni parola in meno un’occasione di chiarezza ed efficacia.

Comunicare in modo sintetico significa essere precisi, attenti, consapevoli: significa scegliere, non tagliare a caso. E significa mettersi nei panni di chi legge, guarda o ascolta, per non sprecare il suo tempo.

Allenarsi alla sintesi è un lavoro continuo e faticoso, ma è un investimento che ripaga. Perché chi sa esprimere un’idea in modo diretto e onesto, conquista più facilmente l’attenzione. E una volta conquistata, può finalmente dire qualcosa di efficace e incisivo.