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AI, Cinema e Pubblicità

AI, Cinema e Pubblicità: quale rapporto le lega? Possibile che l’immaginario fantascientifico abbia influenzato la ricerca tecnologica degli ultimi decenni, oppure la fiction ha avuto una straordinaria capacità visionaria? E ancora: come cambia il lavoro creativo di chi fa storytelling, comunicazione, pubblicità? Quali scenari per il prossimo futuro?

Ne abbiamo parlato mercoledì 10 maggio in Officina38 nel corso di un evento che abbiamo organizzato nell’ambito dei Torino Digital Days 2023, in collaborazione con Tandù. Hanno risposto alle nostre domande Anna Frandino (Founder & Producer di Officina38), Stefano Sgambati (Frontend Developer @Tandù ed esperto di cinema) e Greg Ferro (Film Director e Creative Director di Glue). La tavola rotonda è stata moderata dalla nostra Alice Malaspina (team Comunicazione di Officina38).

AI, Cinema e Pubblicità - Torino Digital daysUno scatto dell’evento nella sede di Officina38


Cinema e Intelligenza Artificiale, ieri e oggi

La fantascienza è un genere letterario e cinematografico spiccatamente di speculazione, riflessione, idee, ipotesi, per comprendere la natura umana (Luigi Petruzzelli, direttore della casa editrice di fantascienza “Edizioni della Vigna”). 

È possibile che gli scenari ideati per decenni dalla fiction si siano insinuati nella mente di scienziati e ricercatori al punto da incidere sugli effettivi sviluppi tecnologici a cui stiamo assistendo? 

“Chiaramente è difficile stabilirlo, penso però – interviene Stefano Sgambati – che il cinema abbia in qualche modo fuorviato il pensiero collettivo rispetto alla tecnologia e al suo potenziale sviluppo. Ambientazioni noir, futuri distopici, gravi minacce per l’umanità e la sua stessa sopravvivenza sono un grande classico della fantascienza.  In ogni caso, quel che è certo è che il concetto di Intelligenza Artificiale affascina e interroga l’essere umano fin da tempi non sospetti.

Molto prima di film come Ex machina (2015), il cui protagonista usa il Test di Turing per sondare l’intelligenza e l’eventuale coscienza di un umanoide, ci sono grandi successi, come Blade Runner o Terminator, che già negli anni ‘80 pongono questioni filosofiche importanti rispetto al rapporto fra uomo e macchina e alla possibilità di distinguere l’uno dall’altra. Del resto in quel periodo anche i videogame, da Space Invaders in poi, hanno iniziato a utilizzare algoritmi che permettono al giocatore di sfidare la macchina al pari di quanto prima si poteva fare solo con altri giocatori umani.

Guardando alla realtà di oggi – prosegue Stefano – credo che certe questioni sollevate dalla letteratura e dal cinema fantascientifico si affaccino sul lato meno pericoloso della questione. Ci sono altri aspetti importanti della nostra quotidianità da tenere in considerazione,  come la credibilità delle fonti di informazione: se attualmente tendiamo a fidarci dei motori di ricerca, verosimilmente ci fideremo ancor di più delle risposte fornite da un sistema che ribatte in modo sensato e articolato a qualsiasi domanda. Questo è un problema, perché i chatbot basati su machine learning e GPT non dicono necessariamente la verità. O ancora: quali relazioni instaureremo con le macchine, e come impatterà questo aspetto sulle nostre vite? Suona ancora tanto improbabile la vicenda di Her, film del 2013 in cui un solitario Joaquin Phoenix si innamora di Samantha, un’interfaccia AI, per poi diventarne irrimediabilmente geloso, scoprendo che lei interagisce con altri 8.316 utenti?”

 

AI e professioni creative: quali vantaggi?

Al di là delle questioni di natura più prettamente filosofica e sociale, molte persone oggi vedono nell’Intelligenza Artificiale una grande opportunità al servizio di molte professioni, ad esempio nel mondo della creatività. Quali?

 “Osservando le prime sperimentazioni di video commercial realizzati con l’AI – commenta Anna Frandino – si potrebbe sottovalutare il potenziale di sviluppo per il nostro settore. Ma se consideriamo che già oggi, in 3 ore, una persona può realizzare un prodotto audiovisivo che prima richiedeva diverse giornate di lavoro, attrezzature e competenze, e se aggiungiamo la rapidità con cui la tecnologia si sta evolvendo, allora la prospettiva cambia totalmente. Fra pochi mesi avremo a disposizione software che ci permetteranno di produrre video di qualità, con un abbattimento di costi e tempi sorprendente. È quanto è sempre accaduto con la tecnologia – pensiamo a cosa può fare oggi un videomaker da solo, senza una casa di produzione alle spalle, rispetto a 20 anni fa – ma con un’evoluzione sempre più rapida e sorprendente. 

Vedo in questo un grande potenziale che si apre – prosegue Anna – anche se non esente da rischi. Quello della svalorizzazione dei contenuti, ad esempio: se ci vuole poco tempo a farlo, allora vale poco? D’altra parte, l’AI potrebbe contribuire ad alzare il livello qualitativo medio dei contenuti che circolano (online, sui social) e questo mi pare positivo. Con un abbassamento dei costi di produzione e una maggiore sensibilità diffusa rispetto alla qualità dei contenuti, l’unica cosa che avrà davvero valore sarà l’idea iniziale e, con essa, la capacità di interagire al meglio con l’AI per svilupparla. Questa è la sfida che vedo per il prossimo futuro, per chi fa il nostro mestiere, e la trovo affascinante”.

“Io sono positivo – interviene Greg Ferro – sulle potenzialità incredibili che l’Intelligenza Artificiale riserva a chi fa il nostro mestiere. Certo, la condizione imprescindibile è la nostra capacità di rinnovarci. Dobbiamo acquisire skill che fra breve saranno semplicemente indispensabili per continuare a lavorare. Dobbiamo farlo subito, e in ottica di apprendimento continuo, perché ormai poche settimane sono sufficienti per assistere a cambiamenti radicali. Bisogna anche attrezzarsi su vari fronti e tutelarsi: penso ad esempio alla startup che utilizza l’AI per riconoscere i testi generati da AI, e alla sua utilità in ambito scolastico o universitario. Dobbiamo anticipare l’evoluzione, più che starle dietro, ricordando che, a queste condizioni, l’elemento umano resterà utile e continuerà a fare la differenza.

AI, Cinema e Pubblicità - MidjourneyUn’immagine creata da Officina38 con Midjourney


2032, il futuro che ci aspetta

Nel 1948 George Orwell immagina il 1984 come un futuro distopico in cui, attraverso l’uso di speciali teleschermi, un governo totalitario controlla ogni istante della vita di ciascuno. Non a caso, il 1984 è l’anno in cui Apple annuncia il lancio del Macintosh con uno spot tv ormai passato alla storia. Una narrazione dell’eroe in cui la novità di Apple – il 1° personal computer, la tecnologia che si fa user-friendly – salva l’umanità dall’oppressione di un Grande Fratello – l’allusione è al competitor IBM – che riduce gli essere umani a utenti tristemente omologati, destinati a eseguire comandi senza alcuna libertà di espressione. 

Oltre ad annunciare effettivamente una svolta storica e una pietra miliare nella storia a venire, lo spot è quanto mai attuale perché rappresenta la tecnologia come uno strumento estremamente potente, ma non intrinsecamente buono o cattivo. Uno strumento che, in quanto tale, può essere utilizzato a fin di bene o di male a seconda dell’uso che se ne fa. 

Alla luce dei progressi tecnologici che hanno caratterizzato i primi mesi del 2023, come immaginiamo il 2032? Quale impatto avrà l’AI sulle nostre vite e sul nostro lavoro? 

“La domanda è difficile – risponde Stefano – anche se ho una percezione ottimistica. Vedo dei rischi a livello sociale e penso che l’Intelligenza Artificiale renderà obsoleti alcuni mestieri, ma in realtà è sempre successo che la tecnologia eliminasse alcune professioni e ne creasse di nuove, quindi non dovrebbe farci così paura. Come sviluppatore, posso dire che ad oggi le mie sperimentazioni con ChatGPT non sono state così soddisfacenti. Inoltre credo che l’AI pecchi di originalità, perché pesca da informazioni esistenti (seppure in quantità esorbitanti), per cui credo e spero che anche in futuro prevarrà il valore dell’unicità e della capacità umana”.

“Come già accennato, io sono fiducioso – interviene Greg – e penso che il futuro ci riservi grandi opportunità. Trovo interessante osservare come il mondo della pubblicità stia reagendo ai cambiamenti con approcci diversi: chi vieta ai propri creativi di utilizzare tool basati sull’AI e chi al contrario sbandiera con orgoglio il proprio stare al passo lavorando con le tecnologie più attuali. Io vedo dei vantaggi evidenti: se è vero che la creatività è riformulare in modo nuovo informazioni ed esperienze che altri hanno già fatto – tutti facciamo ricerca per ispirarci – allora l’AI non può che essere utile per velocizzare e potenziare questo processo. Certo, ci sono dei rischi etici legati all’uso che si fa della tecnologia, ma questo dipende dall’essere umano e dalle sue scelte. Del resto, se mi è concessa una provocazione: un’Intelligenza Artificiale avrebbe mai optato per il lancio della bomba su Hiroshima a Seconda Guerra mondiale praticamente finita? A guardar bene, mi fa più paura l’uomo rispetto alla tecnologia in quanto tale”.

“Fatico a immaginare cosa accadrà fra 6 mesi – conclude Anna – figuriamoci fra 9 anni! Condivido le preoccupazioni sui rischi, ma sono positiva. A livello professionale credo che l’unicità del pensiero umano resterà un valore insostituibile, posto che l’uomo stesso la metta al centro e non si affidi alle macchine per quello che la natura umana sa fare meglio, ad esempio per la creatività. Credo che l’essere umano abbia grandi capacità di adattamento, e quindi tutte le caratteristiche che gli permetteranno di integrare le nuove tecnologie nella propria vita in chiave costruttiva. È una fase dell’umanità che sono curiosa e contenta di vivere”.

 

Guarda qui le foto che abbiamo scattato durante l’evento 

 

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