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Location management: anche i luoghi raccontano storie

Quale location scegliere tra le strade di una grande metropoli, una piscina olimpionica, il bar che sembra uscito dagli anni ’50 o il deserto sconfinato? rasformare un obiettivo di marketing in una storia affascinante è quello che sappiamo fare meglio, ma tutto deve essere ambientato nel luogo giusto: le storie vivono in simbiosi con il luogo in cui vengono raccontate, che deve saperle contenere ed amplificare allo stesso tempo. Che ne sarebbe del “Gran Budapest Hotel” se Wes Anderson non avesse avuto in mente il posto perfetto? Lo stile grottesco ed originale del film è merito anche della location, protagonista assoluta del racconto. Per ricrearla, il team di produzione ha visitato numerosi hotel davvero esistenti e  l’idea degli interni è arrivata dal grande magazzino tedesco Görlitzer. Professione: location manager. Il location manager è la figura professionale che si occupa della ricerca del luogo perfetto per poter raccontare una storia, un professionista “dallo sguardo aperto”, che riesce a scovare o ricreare il posto perfetto per ambientare ogni situazione. Lo scouting è la fase preliminare del lavoro e consiste nella ricerca fisica di strade, palazzi storici, case private, angoli della città che vengono minuziosamente catalogati: il  bravo location manager è quello che fotografa e poi annota nel suo personale archivio nomi, indirizzi e caratteristiche di ogni posto, ma – soprattutto – sa guardare il luogo in cui si trova in tutte le sue sfumature, immaginando già che tipo di situazione potrebbe contenere. Una città come Torino, dove si gira davvero tantissimo tra film e serie tv, se “vestita” nel modo giusto può diventare l’Argentina oppure trasformarsi immediatamente in Parigi. Tutto quello che manca per rendere la location davvero perfetta viene costruito ad hoc: in “Profondo Rosso” Dario Argento pensava ad un bar dalla forma uguale a quello visto in un quadro di Edward Hopper, che fu ricostruito esattamente uguale in Piazza CLN.   Quando si lavora ad una nuova produzione, il location manager per prima cosa legge la sceneggiatura, esattamente come se fosse un libro, per riuscire ad entrare dritto nello sguardo del regista e visualizzare gli ambienti adatti ad ogni scena: in questa fase del lavoro è lo scenografo il grande interlocutore del location manager, colui che dà l’impianto artistico e visivo della sceneggiatura. L’obiettivo comune è quello di compilare una lista di luoghi a partire dall’archivio personale del location manager, che fa una serie di proposte sulla base delle richieste della produzione fino a che… si fanno – letteralmente –  i conti con la realtà. Bello, ma… quanto mi costa? La location perfetta è quella che mette d’accordo le ambizioni artistiche del regista con le esigenze pratiche, i tempi e i budget della produzione. Oltre alla parte artistica è necessario tenere in considerazione tutti gli aspetti pratici e burocratici: il location manager si occupa anche della parte contrattuale e finanziaria. Coordinare le giornate di produzione, far rispettare il contratto e gli orari pattuiti, gestire le autorizzazioni rilasciate dagli enti pubblici sono tutti compiti che il location manager svolge prima e durante la fase di riprese. C’è bisogno di inscenare un incendio o un tamponamento? Occorre avvisare i vigili del fuoco e la polizia. Dobbiamo girare in una strada in centro città in pieno sole ma domani pioverà a dirotto? Serve pensare subito ad una alternativa. Per tutto il tempo delle riprese, il location manager rappresenta il punto di contatto tra la proprietà, l’amministrazione locale, la produzione e il suo lavoro continua anche dopo l’ultimo ciak: lo spazio deve essere lasciato esattamente come lo si è trovato, per poter tornare se stesso e accogliere una nuova storia. Abbiamo il luogo perfetto anche per il tuo prossimo video Qui in Officina38 siamo tutti dei grandi viaggiatori e ci portiamo stretti negli occhi i posti che abbiamo visitato e quelli dove abbiamo girato le scene più belle, scelte in collaborazione con i nostri location manager di fiducia: quella volta che abbiamo realizzato la promozione degli sport estivi del comprensorio di Cervinia, quando siamo volati a Bangkok a raccontare storie di persone, di sport, di passione per Adidas oppure quando intorno a noi avevamo solo il deserto del Mojave, California, che con eleganza e silenzio si intonava perfettamente alla Maison Missoni. Che ambientazione immagini per il tuo prossimo video? Dove si trova il tuo cliente ideale o dove vorrebbe essere grazie al tuo prodotto? Raccontacelo e noi lo trasformiamo in realtà.   Collaboriamo da anni con persone e brand coraggiosi. Sarebbe bello creare qualcosa anche con te! Inviaci una mail a info@officina38.com o vieni a trovarci per un caffè in via Saluzzo 45/G a Torino.

5 domande a Greg Ferro

Officina38 è una grande famiglia allargata di professionisti, che lavorano insieme per mettere al servizio di ogni progetto video, tecnica e creatività.   no dei registi con cui ci piace di più dividere il set è Greg Ferro: estro, carisma e voglia di sperimentare fanno di lui un collaboratore insostituibile. Sempre pronto a lanciarsi nel mezzo della scena con una camera a spalla, sostiene che il mondo sia più interessante visto dall’occhio della macchina da presa e viaggia a ritmo di musica: noi siamo riusciti a fermarlo solo per il tempo di pochissime domande.   Com’è iniziata la tua avventura da regista? In realtà la mia è una formazione musicale: ho studiato musica e suonato per una vita in tournée tra Italia ed estero. Suonando mi sono avvicinato e appassionato al mondo dei videoclip e così ho scelto di passare dall’altra parte della camera, iniziando a fare il regista. Oggi vivo tra l’Italia e Bangkok, la mia seconda base, con qualche puntata a Los Angeles. Raccontaci meglio il tuo lavoro e lo stile che ti contraddistingue. Lavoro principalmente nel settore pubblicitario, come creativo e come regista, firmando video sport, fashion e tabletop. Non so stare fermo: amo spaziare e sperimentare, perché credo che un regista debba essere in grado di fare tutto. Ho anche girato un mio film in collaborazione con Officina38, un road movie a metà tra Asia e gli States. Sul set amo girare con la camera in spalla… fosse per me utilizzerei solo questa tecnica lasciando stare carrelli, droni e tutto il resto della strumentazione. In questo modo riesco ad entrare meglio nella scena, a coglierne ogni aspetto, immergendomi davvero con tutto me stesso.   Missoni Fashion Film Qual è la dote essenziale per un regista? La leadership. Se non sei un leader, non puoi essere un regista. In pubblicità, più che in altri settori, è fondamentale perché devi rendere conto a molte persone dentro e fuori dal set. È compito del regista essere una guida, un riferimento… altrimenti diventa un dramma! Com’è lavorare con tutta la squadra sul set? Le uniche figure che cerco di non cambiare mai sono il direttore di fotografia e il montatore, perché anche sul set amo cambiare, sperimentare, conoscere persone nuove e imparare da ciascuno di loro. Credo che lavorare con collaboratori diversi ti aiuti a metterti in gioco, a non ripeterti, a creare ogni volta qualcosa di nuovo e diverso. Ho visto diversi lavori di registi che si affidano sempre allo stesso team, ma il risultato è molto simile e difficilmente bello come il primo. Sul set mi definisco un buffone: cerco di allentare lo stress per far lavorare tutti in un clima rilassato. Sono rigido, preciso e a volte perfino maniacale – sì, faccio impazzire i produttori! –  ma cerco anche di divertirmi e di far divertire gli altri. E lavorare con Officina38? Conosco Anna Frandino (la founder e producer) da tempo, condividiamo una bella amicizia e abbiamo visioni e idee molto simili sul mondo della produzione video. È molto competente e sceglie sempre bene i suoi collaboratori: l’ambiente di ogni lavoro fatto insieme è rilassato e professionale. Ci lasci un’ispirazione? Che cosa stai guardando in questi giorni? Da qualche giorno mi sono appassionato a “Love, Death & Robots” su Netflix. Ogni episodio è un cortometraggio, sempre di un regista diverso, che ti lascia una montagna di nuove idee e ispirazioni. Lo stile è quello del fantasy intellettuale e ho già almeno due pagine di appunti per ogni episodio: non potete perderlo!   Love, Death & Robots

Slow motion: cos’è e come si realizza

Come fa il cibo ad apparire così bello e invitante nei video? Come si realizzano quelle riprese dove lo yogurt vola, i frutti esplodono o il cioccolato danza in aria di fronte all’obiettivo?   e forme, i colori e le consistenze del cibo ispirano i creativi e forniscono numerosi spunti per la produzione di video accattivanti… ma realizzarli è decisamente un lavoro da esperti di video, che richiede competenze tecniche molto specifiche. La cinematografia ad alta velocità (slow-motion), è un mercato di nicchia in crescita,  estremamente tecnologico, che si focalizza sull’estetica e sulla qualità del prodotto.     Dettagli macro, effetti speciali, punti di vista mozzafiato.   Questa tecnica è tesa a massimizzare l’eleganza e la bellezza dell’oggetto protagonista, per una narrazione visiva potente e mozzafiato. La tecnica dello slow-motion funziona esponendo le immagini ad almeno 24 fotogrammi al secondo e riproducendole poi a velocità normale. In questo modo, i fotogrammi in eccesso riempiono gli spazi vuoti e le cose appaiono sullo schermo ad una velocità molto più lenta rispetto a quella a cui i nostri occhi sono abituati. Solo pochi anni fa la ‘high-speed cinematography’ veniva impiegata esclusivamente per produzioni su larga scala e ad alti budget: servivano videocamere, illuminazioni specializzate, attrezzature molto costose. Grazie alla videocamera RED, questa tecnologia è diventata davvero accessibile e ci ha regalato ben 120 fotogrammi al secondo per la RED One e addirittura 300 fps con la RED Epic. Altre videocamere specifiche per l’industria cinematografica e televisiva, come la Phantom, raggiungono oltre 10.000 fps.     Qui in Officina38 siamo da sempre innamorati della cinematografia ad alta velocità.   Per questo l’abbiamo utilizzata per raccontare Zhermack, gruppo internazionale che offre materiali e soluzioni all’avanguardia per il settore del benessere. La Phantom ci ha permesso di sfruttare 500 fotogrammi al secondo con i liquidi colorati immessi in acqua e di arrivare fino a 1.000 fps durante l’esplosione delle polveri colorate.     Abbiamo girato i video in un teatro di posa specializzato, fornito dell’adeguato parco illuminotecnico: per queste riprese serve una quantità di luce molto alta. I raggi sono così potenti che l’intera troupe sul set indossa occhiali da sole, per proteggere gli occhi nelle riprese più luminose. Sono state ore impegnative, di attenzione meticolosa al dettaglio, ma ci siamo divertiti come bambini al luna park, rimanendo a bocca aperta di fronte alle esplosioni di colore. Il risultato finale? Godetevelo qui sotto!  

53° Super Bowl

Ogni anno il Super Bowl è l’evento sportivo più seguito al mondo.   urante questo evento sportivo gli spazi pubblicitari sono ovviamente molto ambiti dai grandi brand, che arrivano a pagare milioni di dollari per 30″. Per questo motivo, realizzano campagne pubblicitarie ad hoc, creando così un’aspettativa anche nel pubblico: il Super Bowl è la giornata in cui non solo si tollera l’intervallo pubblicitario, ma è il momento in cui più si celebra l’industria pubblicitaria. Abbiamo ovviamente guardato tutti gli spot presentati, scegliendo il nostro preferito di quest’anno: lo spot della Birra Stella Artois. Il film ha come protagonisti i personaggi di Carrie Bradshaw, di Sex and the City, e di “The Dude“, del Grande Leboswki. Oltre al twist narrativo dello spot, quello che ci ha convinti, è la direzione che il brand ha voluto prendere: la celebrazione degli anni 90, attraverso uno spot “nostalgia” che va a parlare al target che negli anni 90 aveva 20-30 anni e che ora rappresenta il pubblico con il potere di acquisto più forte per il loro prodotto. I due personaggi iconici sono stati coinvolti per rafforzare anche il messaggio di impegno sociale, preso dal brand tramite la campagna “Pour it forward” destinata ad aumentare l’accesso all’acqua potabile nei Paesi in via di sviluppo. La campagna è promossa in partnership con Water.org. Lo spot è stato lanciato qualche giorno prima del Super Bowl da un tweet di Jeff Bridges, senza svelare che fosse uno spot, ragione per cui tutti i fan dello storico film si erano illusi in un sequel che continua ad essere richiesto dal pubblico, ma che neanche questa volta sembra essere in cantiere.     Questo spot ci è piaciuto perché oltre a far tornare sullo schermo due dei nostri personaggi preferiti di sempre che promuovono una delle nostre bevande preferite, la birra(!), ha anche un valore sociale: quando la pubblicità è divertente e utile!   Per guardare lo spot clicca qui: Enjoy!!