Officina38

AI, Cinema e Pubblicità

AI, Cinema e Pubblicità: quale rapporto le lega? Possibile che l’immaginario fantascientifico abbia influenzato la ricerca tecnologica degli ultimi decenni, oppure la fiction ha avuto una straordinaria capacità visionaria? E ancora: come cambia il lavoro creativo di chi fa storytelling, comunicazione, pubblicità? Quali scenari per il prossimo futuro? Ne abbiamo parlato mercoledì 10 maggio in Officina38 nel corso di un evento che abbiamo organizzato nell’ambito dei Torino Digital Days 2023, in collaborazione con Tandù. Hanno risposto alle nostre domande Anna Frandino (Founder & Producer di Officina38), Stefano Sgambati (Frontend Developer @Tandù ed esperto di cinema) e Greg Ferro (Film Director e Creative Director di Glue). La tavola rotonda è stata moderata dalla nostra Alice Malaspina (team Comunicazione di Officina38). Uno scatto dell’evento nella sede di Officina38 Cinema e Intelligenza Artificiale, ieri e oggi La fantascienza è un genere letterario e cinematografico spiccatamente di speculazione, riflessione, idee, ipotesi, per comprendere la natura umana (Luigi Petruzzelli, direttore della casa editrice di fantascienza “Edizioni della Vigna”).  È possibile che gli scenari ideati per decenni dalla fiction si siano insinuati nella mente di scienziati e ricercatori al punto da incidere sugli effettivi sviluppi tecnologici a cui stiamo assistendo?  “Chiaramente è difficile stabilirlo, penso però – interviene Stefano Sgambati – che il cinema abbia in qualche modo fuorviato il pensiero collettivo rispetto alla tecnologia e al suo potenziale sviluppo. Ambientazioni noir, futuri distopici, gravi minacce per l’umanità e la sua stessa sopravvivenza sono un grande classico della fantascienza.  In ogni caso, quel che è certo è che il concetto di Intelligenza Artificiale affascina e interroga l’essere umano fin da tempi non sospetti. Molto prima di film come Ex machina (2015), il cui protagonista usa il Test di Turing per sondare l’intelligenza e l’eventuale coscienza di un umanoide, ci sono grandi successi, come Blade Runner o Terminator, che già negli anni ‘80 pongono questioni filosofiche importanti rispetto al rapporto fra uomo e macchina e alla possibilità di distinguere l’uno dall’altra. Del resto in quel periodo anche i videogame, da Space Invaders in poi, hanno iniziato a utilizzare algoritmi che permettono al giocatore di sfidare la macchina al pari di quanto prima si poteva fare solo con altri giocatori umani. Guardando alla realtà di oggi – prosegue Stefano – credo che certe questioni sollevate dalla letteratura e dal cinema fantascientifico si affaccino sul lato meno pericoloso della questione. Ci sono altri aspetti importanti della nostra quotidianità da tenere in considerazione,  come la credibilità delle fonti di informazione: se attualmente tendiamo a fidarci dei motori di ricerca, verosimilmente ci fideremo ancor di più delle risposte fornite da un sistema che ribatte in modo sensato e articolato a qualsiasi domanda. Questo è un problema, perché i chatbot basati su machine learning e GPT non dicono necessariamente la verità. O ancora: quali relazioni instaureremo con le macchine, e come impatterà questo aspetto sulle nostre vite? Suona ancora tanto improbabile la vicenda di Her, film del 2013 in cui un solitario Joaquin Phoenix si innamora di Samantha, un’interfaccia AI, per poi diventarne irrimediabilmente geloso, scoprendo che lei interagisce con altri 8.316 utenti?”   AI e professioni creative: quali vantaggi? Al di là delle questioni di natura più prettamente filosofica e sociale, molte persone oggi vedono nell’Intelligenza Artificiale una grande opportunità al servizio di molte professioni, ad esempio nel mondo della creatività. Quali?  “Osservando le prime sperimentazioni di video commercial realizzati con l’AI – commenta Anna Frandino – si potrebbe sottovalutare il potenziale di sviluppo per il nostro settore. Ma se consideriamo che già oggi, in 3 ore, una persona può realizzare un prodotto audiovisivo che prima richiedeva diverse giornate di lavoro, attrezzature e competenze, e se aggiungiamo la rapidità con cui la tecnologia si sta evolvendo, allora la prospettiva cambia totalmente. Fra pochi mesi avremo a disposizione software che ci permetteranno di produrre video di qualità, con un abbattimento di costi e tempi sorprendente. È quanto è sempre accaduto con la tecnologia – pensiamo a cosa può fare oggi un videomaker da solo, senza una casa di produzione alle spalle, rispetto a 20 anni fa – ma con un’evoluzione sempre più rapida e sorprendente.  Vedo in questo un grande potenziale che si apre – prosegue Anna – anche se non esente da rischi. Quello della svalorizzazione dei contenuti, ad esempio: se ci vuole poco tempo a farlo, allora vale poco? D’altra parte, l’AI potrebbe contribuire ad alzare il livello qualitativo medio dei contenuti che circolano (online, sui social) e questo mi pare positivo. Con un abbassamento dei costi di produzione e una maggiore sensibilità diffusa rispetto alla qualità dei contenuti, l’unica cosa che avrà davvero valore sarà l’idea iniziale e, con essa, la capacità di interagire al meglio con l’AI per svilupparla. Questa è la sfida che vedo per il prossimo futuro, per chi fa il nostro mestiere, e la trovo affascinante”. “Io sono positivo – interviene Greg Ferro – sulle potenzialità incredibili che l’Intelligenza Artificiale riserva a chi fa il nostro mestiere. Certo, la condizione imprescindibile è la nostra capacità di rinnovarci. Dobbiamo acquisire skill che fra breve saranno semplicemente indispensabili per continuare a lavorare. Dobbiamo farlo subito, e in ottica di apprendimento continuo, perché ormai poche settimane sono sufficienti per assistere a cambiamenti radicali. Bisogna anche attrezzarsi su vari fronti e tutelarsi: penso ad esempio alla startup che utilizza l’AI per riconoscere i testi generati da AI, e alla sua utilità in ambito scolastico o universitario. Dobbiamo anticipare l’evoluzione, più che starle dietro, ricordando che, a queste condizioni, l’elemento umano resterà utile e continuerà a fare la differenza.” Un’immagine creata da Officina38 con Midjourney 2032, il futuro che ci aspetta Nel 1948 George Orwell immagina il 1984 come un futuro distopico in cui, attraverso l’uso di speciali teleschermi, un governo totalitario controlla ogni istante della vita di ciascuno. Non a caso, il 1984 è l’anno in cui Apple annuncia il lancio del Macintosh con uno spot tv ormai passato alla storia. Una narrazione dell’eroe in cui la novità di Apple – il 1° personal computer, la tecnologia che si

Corporate video: cos’è e perché la tua azienda deve averlo

Il Corporate video è un video che ha come obiettivo quello di raccontare un’azienda, un’organizzazione o un’attività e non semplicemente quello di pubblicizzare un prodotto o un servizio. n corporate video è un ottimo strumento per comunicare i servizi offerti, quali sono i valori aziendali e che esperienza potrà vivere chi deciderà di rivolgersi alla tua azienda. La prima cosa fondamentale da farsi, per realizzare un corporate video di qualità, è sedersi al tavolo insieme al cliente per definire qual è il messaggio da trasmettere, chi è il target audience di riferimento e su quali canali di comunicazione verranno utilizzati i contenuti video. In questo modo si può stabilire quale tipo di linguaggio utilizzare, quale stile adottare e trovare il regista più adatto alla realizzazione della specifica tipologia di video. Uno dei metodi più efficaci, per massimizzare un corporate video aziendale e trasmettere il messaggio che si vuole veicolare, è quello di raccontare una storia, utilizzando lo storytelling. Lo storytelling, letteralmente “l’arte di raccontare storie”, permette di dare vita ad una narrazione finalizzata a catturare l’attenzione di uno specifico audience, veicolando il messaggio che la storia vuole trasferire e stimolando un determinato desiderio nello spettatore. In poche parole, un video corporate aiuta a persuadere il vostro pubblico di riferimento semplicemente raccontando una storia. In questo modo l’audience vivrà una maggiore empatia verso l’azienda ed il messaggio rimarrà impresso in modo più profondo. Esempi di Corporate Video Lo storytelling, inoltre, è utile per rendere un video corporate aziendale leggero e non eccessivamente didascalico, senza perdere di efficacia e capacità di emozionare. Questo è stato il caso di uno dei nostri lavori più recenti, quello per Mole Abrasivi Ermoli, azienda leader nella produzione di mole abrasive, dove si è scelto di raccontare – attraverso immagini e musica – la sua expertise, la sua storia ed i valori fondanti aziendali: qualità, innovazione e performance. Inoltre, si è deciso di coinvolgere i dipendenti di Ermoli, rendendoli parte integrante del messaggio e del valore aziendale. Una scelta che ha consentito di valorizzare la componente umana dell’azienda, oltre che comunicare competenza, precisione e dinamicità. Non a caso, sul loro website, è possibile leggere: “La nostra azienda è fatta di persone, per le persone.” I vantaggi di un Corporate video I vantaggi di un corporate video sono quelli di raggiungere un’audience più ampia (esterna all’azienda) e convertire utenti in nuovi clienti mostrando loro gli unique selling points aziendali. Un altro risultato a cui un corporate video può portare è sicuramente quello di aumentare la brand awareness dell’azienda, consolidando la fiducia dei clienti già acquisiti nel marchio ed elevare il senso di appartenenza dei dipendenti stessi. È importante però non inserire troppi messaggi, ma concentrarsi su alcuni punti chiari, keyword, interessanti e specifiche per l’utente ed efficaci nel diffondere un messaggio lineare e definito. Ad esempio, per un altro cliente, Beccaria srl, azienda specializzata nella realizzazione di attrezzature ed impianti speciali, il brief ricevuto chiedeva di raccontare i valori aziendali e l’alta specializzazione del personale. La nostra proposta è stata quella di realizzare un corporate video dal taglio emozionale e di grande impatto estetico, con il supporto di grafiche animate volte a valorizzare l’unione della componente industriale e tecnologica con quella umana. Il tutto, per valorizzare a 360° la capacity dell’azienda nella realizzazione di soluzioni per diversi settori industriali. Comunicazione e costi di un Corporate video Un video ben veicolato sui canali web, social, di comunicazione interna, o di fiere di settore e trade può essere uno strumento molto forte per aumentare il traffico verso il sito web e aumentare le possibilità di conversione di utenti in nuovi clienti. Infine, se pensi che un corporate video possa essere uno strumento utile per il tuo business, ma ti spaventano i costi di una produzione video, la verità è che il costo della produzione può variare molto a seconda del tipo di trattamento, di regista e di storytelling che si decidono di adottare. Per questa ragione, l’ideale è affrontare l’argomento del budget in fase di brainstorming, in modo da concentrarsi su una creatività che possa stare nei costi prefissati. Questo ti permetterà di ottenere il miglior risultato al miglior prezzo! Contattaci per parlare delle tue esigenze e di cosa vorresti promuovere della tua azienda: troveremo una soluzione creativa insieme, che ti aiuterà ad aumentare il numero dei tuoi clienti ed accrescere la tua brand awareness! Ci trovi in via Saluzzo 45/G a Torino, oppure mandaci una mail a info@officina38.com  Raccontiamo storie. Ma le prendiamo molto sul serio.

Pubblicità, canzoni e… tanto Natale!

Anche il 2020 sta per volgere al termine… finalmente! 🎉 🎊 🎁 💫 Siamo certi che concorderete con noi sul fatto che il 2020 è stato un anno da dimenticare… anche se, molto più probabilmente, finirà nei libri di storia! In ogni caso è giunta l’ora di salutarlo e di tirare le somme, prima di godersi un po’ di meritate vacanze! Officina38 vuole accompagnarvi verso le festività condividendo con voi gli spot più resilienti, sorprendenti e divertenti, con un occhio di riguardo per quelli di Natale. Quelle pubblicità che fanno sorridere, scaldano il cuore e invitano a guardare il futuro con fiducia, nonostante tutto. Il primo spot della nostra lista è quello di Amazon. Il colosso statunitense ci ricorda che “The show must go on” anche in un anno bisesto e funesto come questo. Due minuti che non solo arrivano dritti al cuore ma ci ricordano le difficoltà che abbiamo vissuto e la tenacia che ciascuno di noi, nel suo piccolo, ha sfoderato. Una storia “comune” che ribadisce l’importanza degli affetti e infonde speranza per i giorni di festa alle porte. https://www.youtube.com/watch?v=gQdLD6kk960 Bauli, storica azienda veronese famosa per i suoi pandori, quest’anno ha saputo reinventarsi e sorprendere i suoi golosi fan. L’azienda utilizza l’iconica canzone “A Natale puoi” per creare partecipazione: ci invita tutti a raccontare come trascorreremo le feste, scrivendo anche a @bauliitalia su Instagram, così da trasformare le nostre avventure natalizie e casalinghe nelle rime di un nuovo testo per la celeberrima canzone! Bauli riesce così a infondere spensieratezza e senso di familiarità. Trenta secondi per uno spot che riesce a distinguersi, come sempre, e far sorridere. Nonostante le difficoltà pratiche ed economiche, sono molte le azienda e i brand che hanno realizzato bellissimi spot colmi di emozioni da condividere. Un esempio è la pubblicità Take Care of Yourself della Doc Morris, azienda olandese specializzata nella vendite online di prodotti farmaceutici. Vi consigliamo di preparare accanto a voi un pacchettino di fazzoletti… perché una lacrimuccia potrebbe scappare! 🥺 Il quarto spot pubblicitario arriva dall’Inghilterra dalla catena di supermercati Tesco. Tesco riesce a mixare Britney Spears con molti luoghi comuni sulle attività più gettonate durante la quarantena. Il risultato? Un’ironica rassicurazione sul fatto che quest’anno non ci sarà “una lista” (guarda lo spot) nemmeno per coloro che, durante il lockdown, hanno fatto dei terribili tagli di capelli a fratelli, sorelle o coinquilini! 😂 https://www.youtube.com/watch?v=8CfrpexaCwg Un altro spot, sempre a tema Covid-19, è stato promosso dal Governo tedesco… ed è sorprendentemente ironico! Rievocando gli eventi del passato che hanno fatto la storia, come le due guerre mondiali, lo spot ci ricorda che, a paragone, lo sforzo che è stato richiesto a tutti noi per fronteggiare la pandemia non è stato poi così insostenibile. Per lo meno per coloro che hanno potuto optare per lo smart working, godendosi il divano. Insomma: lo spot cerca di infondere un po’ di leggerezza, facendo leva sull’ironia, per smorzare i toni di una situazione come quella di quest’anno che, purtroppo, è stata drammatica per molti. Ma non è finita qui, abbiamo in serbo per voi altri video!😎 Uno di questi è lo spot pubblicitario della Heineken che ironizza sulle riunioni familiari annuali, in occasione del Natale e delle festività. Ci rassicura del fatto che anche in un anno pazzo come questo avremo una certezza: la sua birra e la compagnia dei nostri cari, naturalmente! Un tono decisamente più emozionale caratterizza invece lo spot natalizio del gruppo bancario austriaco Erste. Questo invita, letteralmente, a credere nell’amore attraverso lo sguardo emozionato, ed emozionante, di un anziano signore (visione sconsigliata a chi ha la lacrima facile!). Anche la nota azienda di abbigliamento H&M rivolge un pensiero all’anno che è stato, invitando a lasciarci alle spalle le lunghe giornate in pigiama, i letti sfatti e i capelli in disordine per riappropriarci delle nostre vite. Ci ricorda che il futuro è appena cominciato… #BringontheFuture! E per concludere la carrellata di spot 2020, vogliamo mostrarvi uno dei video pubblicitari più belli che abbiamo visto quest’anno. Ci limiteremo a darvi un indizio: Snoop Dogg! 🤙🏾 https://www.youtube.com/watch?v=gwj7fj05bUE&feature=emb_logo Infine, abbiamo pensato di fare un piccolo cadeau natalizio a tutti i nostri lettori: una speciale playlist con alcuni brani di Natale che non si sentono spesso in giro e che siamo certi non vi deluderanno! Per un Natale all’insegna dell’originalità! 🎶🤶🏻🎵 Buon Natale a tutti da Officina38!!! 🎄 💫 🎅🏻 ⛄ 🎁 Festeggiate con i vostri cari e brindiamo (virtualmente) tutti assieme ad un 2021 sorprendente e di rinascita!🥂

Guida SEO

uest’anno più che mai, anche a causa dell’emergenza causata dal Covid-19, molte realtà hanno compreso l’importanza e il potenziale del digitale, optando per un miglioramento della loro presenza sul Web. Ecco perché abbiamo pensato di dedicare un articolo alla SEO, ovvero all’ottimizzazione dei website attraverso i motori di ricerca. Una competenza trasversale, fondamentale per chiunque voglia migliorare la visibilità del proprio sito, ottenere un maggior numeri di visite, in definitiva, intraprendere un percorso di crescita. Perché non porsi un obiettivo come questo in un mondo sempre più competitivo, digitale e globalizzato? Cos’è la SEO? Potremmo dire che la SEO è un equilibrato mix tra strategie di marketing e ottimizzazione tecnica; proprio per questo richiede sia capacità tecniche che di scrittura creativa. Nello specifico l’acronimo SEO sta per Search Engine Optimization, ovvero ottimizzazione motori di ricerca. La finalità primaria è quella di far apparire il sito di nostro interesse tra i primi risultati su motori di ricerca (come Google, Yahoo e Bing). Ottimizzare un website significa migliorarne la visibilità naturale (o organica), senza ricorrere a pagamenti e costi extra. In realtà, l’ottimizzazione di un sito migliora anche l’esperienza dell’utente che naviga in rete, visitando la pagina. L’ottimizzazione è un processo che possiamo suddividere in tre operazioni fondamentali: ottimizzazione tecnica: è la fase primaria – e fondamentale – che consente ai motori di ricerca di accedere e indicizzare le pagine del tuo website; creazione dei contenuti: contenuti in grado di rispondere ad un ampio numero di quesiti di ricerca danno risultati migliori rispetto a contenuti maggiormente circoscritti, specifici; promozione dei contenuti: promuovere i propri contenuti è di fondamentale importanza. Essere citati e linkati, per esempio da un sito autorevole, significa mandare un messaggio molto chiaro a Google circa la qualità del proprio website e dei contenuti in esso contenuti. Il primo passo da compiere per ottenere i risultati ricercati è quello di conoscere il meccanismo di funzionamento di un motore di ricerca. Abbiamo scelto di parlare di Google essendo il motore di ricerca più ampiamente utilizzato al mondo. Anche in questo caso le operazioni svolte da Google sono fondamentalmente tre: Crawling (scansione), Indexing (indicizzazione) e Ranking (posizionamento). La scansione è un sofisticato meccanismo di esplorazione, messo in atto con programmati chiamati, non a caso, crawler. Trovate nuove pagine, gli spider (è un sinonimo per crawler! 😉) seguono i link rilevati alla scoperta di nuovi contenuti in un processo a catena continuo.   L’indicizzazione, invece, è sostanzialmente una catalogazione. Google copia i contenuti scansionati in un indice, reperibile in tempo reale. Infine, con il ranking si danno un ordine ed una priorità ai contenuti indicizzati. Questo è fondamentale perché, anche grazie agli algoritmi e ai fattori di posizionamento, Google ci propone una rosa di risultati ordinati per pertinenza, in base alla nostra ricerca. Questo meccanismo di funzionamento ci aiuta a capire la fondamentale importanza delle parole chiave (keyword). Sono infatti queste che possono aiutare gli spider nell’individuazione e nel successivo posizionamento della nostra pagina web. Per individuare le parole chiave più efficaci per noi, è bene porsi alcune domande, come: di cosa hanno davvero bisogno le persone che navigano all’interno del nostro sito? a cosa sono interessati? che linguaggio utilizzano? Professionale o colloquiale? chi sono i nostri competitor? Un buon punto di partenza può essere quello di ricercare su Google (magari utilizzando una scheda in incognito) quelle che noi riteniamo essere le nostre parole chiave. Questo ci aiuterà non solo a capire dove ci posizioniamo effettivamente ma anche quali e quante keyword utilizzano i nostri competitor che appaiono in cima alla lista dei risultati. Scegliere con estrema cura le parole chiave, infatti, è il primo e fondamentale passo da compiere. Come scegliere le giuste parole chiave? Per farlo è bene ricordarsi che ci sono tre variabili molto importanti da tenere in considerazione, quali: i volumi di ricerca (quante volte al mese viene mediamente ricercata una parola); la rilevanza (rispetto al mio business, alla mia personalità ecc… ; una parola con alti volumi di ricerca ma per me irrilevante, probabilmente non avrà comunque senso utilizzarla); la concorrenza (ovviamente parole con alti volumi di ricerca attrarranno un maggior numero di utenti, ma anche di potenziali competitor interessati ad utilizzarla). Naturalmente qualsiasi parola si scelga di utilizzare dev’essere pertinente con la nostra offerta e la nostra identity. Quindi si può serenamente affermare che non esiste una ricetta universalmente valida per ottimizzare il nostro sito. Si tratta, al contrario, di un lavoro attento, quasi “sartoriale”, che ciascuno dovrebbe studiare su misura per sé. Un buon punto di partenza può essere quello di utilizzare molte parole con alti volumi di ricerca ed altrettante keyword con volumi di ricerca più bassi ma con una specificità maggiore (si pensi a parole tecniche da “esperti di settore”), in modo tale da garantire una scrematura degli utenti corretta e, soprattutto, equilibrata. Per quanto fondamentali, è però evidente che non possono essere solo le keyword a garantire la visibilità del nostro sito. Contenuti utili, originali ed esaustivi sono quelli che Google tende a premiare. Si tratta di contenuti che, con il tempo, potrebbero essere in grado di generare traffico sulla nostra pagina web. Ovviamente generare traffico significa prendere valore e salire nel ranking dei risultati proposti dal motore di ricerca. Insomma… un vero e proprio circolo virtuoso! Nella pratica, quali sono altri fattori che determinano un buon posizionamento del proprio sito? l’anzianità del sito (più affidabile secondo Google); i server; la velocità dell’hosting; come gli utenti si comportano all’interno dello spazio web. Infine, per concludere, è doveroso ricordare che ogni website è costituito da un linguaggio HTML, ovvero un linguaggio che crea codici indispensabili per “far stare in piedi” il sito stesso. Lavorare sui codici significa lavorare su una parte di website invisibile all’utente ma non per questo meno importante, anzi! Ad esempio, è molto importante controllare che anche le immagini di un sito siano contrassegnate da un attributo, così da far assimilare i contenuti multimediali ai crawler. Allo stesso modo sono da correggere gli URL che hanno numeri o simboli al loro interno, sostituendoli

Prospettive digital e sostenibilità: un nuovo inizio?

’emergenza dovuta al Covid-19 ha comportato molti disagi, sia per i lavoratori di tutti i settori, quanto per studenti, famiglie e pensionati. La quotidianità di ciascuno ha inevitabilmente subito uno stravolgimento. Tuttavia, come dice un vecchio proverbio, non tutto il male vien per nuocere. Ed è proprio così. Senza voler apparire naif, è bene ricordare che anche le situazioni più difficili ed estreme, come una pandemia, possono nascondere dei risvolti positivi… quanto meno sul lungo periodo. Nello specifico, la situazione che stiamo vivendo richiede impegno e sacrificio, specialmente da parte di istituzioni e aziende. Sebbene ciascuno di noi sia (stato) chiamato, nel suo piccolo, a creare alternative e soluzioni alle difficoltà quotidiane. Parlando di possibili svolte positive, pensiamo soprattutto a fenomeni come digitalizzazione ed ecosostenibilità. Si tratta di due termini di ampio respiro che includono al loro interno fenomeni economici diversi, tutti indispensabili per guardare al futuro assicurandosi di procedere nella giusta direzione. Questo può quindi essere un punto di partenza per il nostro paese, in primis per dare modo a tutti di comprendere la reale necessità di farsi trovare pronti anche in situazioni emergenziali (dato che, purtroppo, nessuno garantisce che in futuro non se ne verifichino altre) e, in secondo luogo, per dare concretamente avvio a questi cambiamenti. I concetti chiave durante questa emergenza sono state smart working, digitalizzazione, agilità. Idee centrali, quindi, anche per il futuro. Da questo punto di vista, Officina38 si è immediatamente mobilitata, come molte altre realtà lavorative, per rendere lo smart working funzionale e di semplice gestione. Abbiamo optato per il mantenimento dei nostri consueti orari lavorativi, intensificando l’attività sui canali social (a partire dal Blog) e avendo come parole d’ordine: creatività, inventiva, fiducia! Non è stato sempre tutto facile e, tutt’ora, registriamo qualche rallentamento. Nonostante questo, non abbiamo mai smesso di sentire il calore e la vicinanza di colleghi, amici e conoscenti e siamo riusciti a portare avanti diversi progetti. A tal proposito siamo molti fieri del corporate video per il cliente Sedamyl, realizzato rigorosamente a distanza! Questo periodo ci ha offerto anche la possibilità di dedicarci alla post produzione dei video del progetto The Soul Kitchen e, con l’allentamento delle misure di sicurezza a partire dal 4 maggio 2020, siamo addirittura tornati operativi (sul set!) realizzando uno shooting video all’aperto. Naturalmente, avendo a cuore il benessere di tutti e adottando tutte le precauzioni del caso. Ecco qualche immagine. Tutto ciò per dire che, in occasione dell’emergenza Covid-19, molti lavoratori si sono ritrovati a dover improvvisare, reagendo in modi talvolta esemplari, altre volte scomposti. È però evidente la necessità di un’organizzazione su più ampia scala, sia per affrontare simili eventualità in futuro, quanto per semplificare la gestione del lavoro. Digitalizzazione 1) Figure manageriali È proprio in questo contesto che la digitalizzazione gioca un ruolo fondamentale. Bisogna innanzitutto riconoscere che l’Italia non è certo all’avanguardia in questo settore; tuttavia, questo momento di crisi ha inevitabilmente richiesto l’attivazione di servizi e piattaforme alternativi e l’intensificazione “dell’offerta digital” in quasi tutti i settori, oltre ad una riorganizzazione interna di molti uffici, imprese e realtà lavorative in genere. In futuro, quindi, dovremo farci trovare tutti più preparati. Ad esempio, le figure manageriali dovranno possedere alcune caratteristiche (caratteristiche che venivano già richieste ma che diverranno imprescindibili), quali: una forte propensione alla digitalizzazione, la capacità di definire in modo chiaro gli obiettivi e la strategia dell’azienda, di ogni ufficio e di ogni risorsa al proprio interno. Inoltre, ogni processo, se possibile, dovrà essere accessibile da remoto, permettendo così a tutti di avere costantemente a disposizione gli strumenti di lavoro, ottimizzando gli spostamenti e assumendosi maggiore responsabilità. Tutto questo comporterà un altro significativo cambiamento, ovvero la gestione del lavoro per obiettivi, il ché significa essere completamente svincolati da orari e fare affidamento sulla capacità di auto-organizzazione del singolo. 2) Modalità di pagamento Un’altra importante direttiva del cambiamento “digital” è quella relativa alle modalità di pagamento. Sembra infatti che “la morte del contante” sia sempre più prossima. Già da diversi anni carte di credito e bancomat hanno conosciuto una diffusione massiccia ma, la “novità” più recente è costituita da app e forme di pagamento contactless (si pensi, per esempio, a Satispay, HYPE o YAP) che rendono più veloci i pagamenti, garantendo al contempo un minore contatto fisico, comportamento ad oggi sicuramente raccomandato. Durante l’emergenza, momento in cui molte realtà lavorative (come bar e ristoranti, ma non solo) hanno dovuto trovare alternative per continuare a lavorare, queste tecnologie hanno garantito – ad esempio – la possibilità di effettuare consegne delivery, pagando online e riducendo i rischi, anche per gli addetti alle consegne. Insomma, monete e banconote sembrano sempre più oggetti appartenenti ad un altro mondo. 3) Didattica online Non dimentichiamo poi il grande disagio vissuto in questi mesi da studenti (e, con loro, molte famiglie), insegnanti e istituti scolastici in genere. Se la didattica online è utilizzata più di frequente per l’istruzione superiore (e in altre realtà ancor più che in Italia), è evidente che lo stesso non si può dire per la formazione primaria e secondaria, entrambe ancora fortemente legate a metodi tradizionali, ovvero alle cosiddette lezioni frontali. Anche alla luce di ciò, supporre che la didattica a distanza possa, almeno nel breve periodo, diventare una soluzione ad ampia diffusione, sembra quanto mai improbabile. Tuttavia, questi ultimi mesi hanno sottolineato con forza la necessità, da parte degli istituti, di attrezzarsi con piattaforme online nelle quali è possibile caricare il materiale didattico e svolgere (o, anche qui, caricare) le video-lezioni. Sostenibilità ambientale L’emergenza sanitaria ha sconvolto molti settori del vivere quotidiano, aprendo gli occhi della società su alcune delle priorità. Una di queste è sicuramente la sostenibilità ambientale. Infatti, già dopo qualche giorno dall’inizio del lockdown, complice l’interruzione di buona parte della produzione industriale, si sono visti cieli stellati, acque limpide, animali che si riappropriavano di strade e di luoghi normalmente di dominio umano… sicuramente tutti fatti sui quali riflettere. Proprio pensando ad animali a spasso per le città, ci è impossibile non fare riferimento alla foto pubblicata su Instagram da Luciana

Realizzare video a distanza: è possibile?

Certo che sì! all’inizio della diffusione del Coronavirus sono cambiate molte cose e quel che è certo è che non potremo costruire il futuro sugli schemi del passato. Questo è più vero che mai se pensiamo a molti settori professionali come, per esempio, quello pubblicitario, del marketing e delle videoproduzioni. Ciò che oggi viene richiesto ai professionisti di questi ambiti, infatti, è la capacità di reagire con fermezza e inventiva a questo nuovo panorama che si è delineato di fronte a noi. A tal fine, è fondamentale che brand e aziende imparino a riconoscere e sfruttare tutte le possibilità, forse un po’ nascoste, offerte dall’isolamento. Sebbene sia innegabile che il COVID-19 rappresenti (per tutti, anche per noi di Officina38!) un’ardua sfida, alcuni effetti positivi di questa emergenza sono già visibili. In primis ha ricordato quanto sia importante rimanere al passo con i tempi, sapendo utilizzare strumenti come Skype, Google Hangouts o Zoom, dei quali abbiamo già parlato nel precedente blog post; Ha poi rimarcato l’importanza di avere piattaforme digitali per i servizi, in grado non solo di integrare ma – all’occorrenza – anche di sostituire quelle fisiche; Infine, ha ribadito il ruolo fondamentale rivestito della creatività nel vasto settore della comunicazione. Per molte aziende è stato infatti necessario pensare a linguaggi e strategie nuove e diverse per continuare a raggiungere il proprio bacino di clienti e interlocutori. Ovviamente, parlando di strategie, è naturale volgere il pensiero innanzitutto alle problematiche di ordine pratico che bisogna superare per dar vita a nuovi spot e video. È infatti evidente che dare avvio ad una produzione, come sarebbe successo in precedenza, che prevede il coinvolgimento di una troupe per diversi giorni di ripresa sul set, risulta oggi impossibile; ma ciò non significa che non esistano altre soluzioni praticabili. Fortunatamente viviamo in un’epoca in cui le tecnologie possono venire in nostro soccorso. Per esempio, è possibile optare per delle animazioni, magari in 3D, così come per delle riprese realizzate in ambito domestico, o sfruttare alcune di queste soluzioni assieme ad immagini o riprese di repertorio. Senza dimenticare che esistono anche banche dati di immagini, sia gratuite che a pagamento, alle quali attingere in caso di necessità. Insomma! Le soluzioni esistono, basta avere un po’ di creatività! A questo proposito Officina38 ha realizzato, proprio nelle ultime settimane, un corporate video per Sedamyl, azienda leader nel settore dell’industria alimentare. Come avrete notato, sono stati utilizzati i video che gli stessi dipendenti dell’azienda hanno realizzato, direttamente da casa o negli impianti di produzione (oltre che da un regista, anche lui lavorando da casa). Questo ha avuto un impatto positivo per tutti, soprattutto per i dipendenti che hanno preso parte a questa iniziativa, sentendosi partecipi di qualcosa di più grande e rafforzando il legame aziendale. Come si diceva, un’altra possibilità è quella di sfruttare le animazioni. Spesso si tratta di una scelta formale compiuta con consapevolezza di intenti, essendo una comunicazione dotata di un’immediatezza unica. Tuttavia, è innegabile che questa tipologia di video è strategica anche nel caso in cui non si disponga di riprese adeguate e non sia possibile realizzarne ex novo. Ecco alcuni esempi, molto diversi tra loro, di animazioni 3D realizzate da Officina38 in collaborazione con Noothera & 3D&motion.       Un ulteriore esempio di video realizzato senza necessità di un set e di contatti esterni, è il lavoro che Officina38 ha realizzato per il cliente Smile Solar. Cosa abbiamo utilizzato? Banche immagini e animazione grafica! 😎 Infine, un esempio recente e maggiormente noto è lo spot Vodafone Insieme, per raccontare l’importanza della connettività. Questo è stato il primo ad essere stato girato interamente da remoto con registi, professionisti e famiglie direttamente nelle loro case. Ovviamente, per compiere la scelta più adatta al proprio brand e al settore nel quale si opera, è bene rivolgersi a dei professionisti, i quali saranno in grado di ascoltare, valutare ed aiutarvi concretamente. E voi, cosa ne pensate? Se avete bisogno di una videoproduzione ma non sapete a chi rivolgervi o come realizzarla, allora non esitate a contattare il team di Officina38… vi aspettiamo! 😎 #staycreative          

Video Tutorial: tutto quello che c’è da sapere

entiamo parlare spesso di video Tutorial e ne abbiamo sicuramente visto uno nella nostra vita. Un tutorial non è altro che una “guida”, uno scritto o un video che illustrano come utilizzare un programma, un’applicazione o un prodotto spiegandone funzionalità e caratteristiche con esempi pratici. Sebbene i Tutorial possano avere una natura testuale (sono tutorial testuali i famosi consigli informatici dispensati da Salvatore Aranzulla sul suo sito), multimediale o video, in questo articolo intendiamo parlare di video Tutorial, tipologia di tutorial di maggior diffusione e successo. Negli ultimi anni, soprattutto grazie a piattaforme come YouTube e Instagram, la capacità dei video di catturare grandi fette di pubblico, anche molto diverse fra loro, è divenuta enorme. Un canale YouTube di incredibile successo è 5-Minutes Crafts, con oltre 63 milioni di iscritti. Il canale promette “Divertenti progetti fai-da-te, tecniche artigianali”, invitando lo spettatore a “provare la gioia di farlo da solo!” E, effettivamente, questi video in cui vengono mostrate passo passo le attività più disparate e curiose sono un toccasana per mantenere allenati mani e cervello! Una ragione del successo dei video Tutorial sta nella loro capacità di spaziare tra una varietà di argomenti pressoché infinita: si va dalle ricette di cucina, al make-up, fino alle istruzioni sul funzionamento di un software o per la costruzione di modellini aerei. E’ possibile fare una distinzione all’interno della macro-categoria dei video Tutorial, distinguendo tra quei video che insegnano a fare qualcosa da quelli concentrati invece sul prodotto. Generalmente coloro che decidono di realizzare dei video “How to” sono persone che hanno competenze specifiche: esperti in (micro-)settori di particolare interesse per una fascia di spettatori. Questo lascia moltissimo spazio, oltre che ai professionisti, anche agli autodidatti e/o alle persone che coltivano un hobby; questi “tutor” hanno trovato nel web una vetrina in grado di offrirgli una possibilità di ascolto e crescita professionale altrimenti impensabile. Negli ultimi anni, infatti, alcuni fra i migliori di questo settore sono riusciti a trasformare il loro hobby o la loro passione in un vero e proprio business. Un caso famoso è quello di ClioMakeUp che, nel 2008, ha aperto il suo canale YouTube ClioMakeUp, cresciuto rapidamente in popolarità, arrivando ad oltre 1 milione di iscritti e più di 200 milioni di visualizzazioni totali. Questo le ha permesso, in pochi anni, di arrivare anche in televisione, su Real Times, oltre che alla Milano Fashion Week e alla creazione di una linea di cosmesi con il proprio nome.   D’altra parte, a rendere vincente uno/a youtuber o instagramer rispetto alla concorrenza sono sia la capacità di intercettare i gusti e gli interessi del pubblico, sia la competenza e la sicurezza possedute e trasmesse ai propri follower, così come la capacità di comunicare efficacemente rimanendo sempre genuini. Questa tendenza comunicativa volta al dialogo diretto con lo spettatore, tipica del Tutorial, ha condotto alla nascita di format televisivi come, ad esempio, Cotto e mangiato: una rubrica culinaria in cui si mostrano ingredienti e procedimenti per realizzare ricette ogni giorno diverse. Lasciando da parte l’aspetto più mainstream, ludico e forse noto del video Tutorial, per volgere l’attenzione ai suoi usi professionali, sta avendo un grande successo ed una rapida diffusione l’E-learning, ovvero l’apprendimento on line: un metodo didattico che si serve delle cosiddette video-lezioni (che altro non sono che video Tutorial). L’E-learning si è sviluppato soprattutto negli Stati Uniti, dove la formazione tramite video didattici è già ampiamente diffusa da diversi anni e, ad oggi,  il fenomeno si sta espandendo a macchia d’olio in tutto il mondo, raggiungendo anche paesi più reticenti all’apprendimento online, come l’Europa occidentale. Inoltre, per alcune realtà l’apprendimento on line è spesso l’unica opportunità di accedere alla formazione. Officina38 ha curato la produzione di alcuni video Tutorial per UNSSC (United Nation System Staff College), un college con due campus fisici, a Torino e a Bonn, e un importante campus virtuale. Un altro possibile utilizzo dei video Tutorial è quello espressamente commerciale; un’azienda che intende parlare di sé attraverso prodotti o servizi specifici, dovrebbe considerare la possibilità di utilizzare la forma del video, magari a metà strada tra il Corporate e il Tutorial. Ovviamente, è necessario stabilire a monte la propria brand identity, il target di pubblico a cui rivolgersi e il tono di voce più opportuno da utilizzare. In generale, in questo tipo di operazione, la parola chiave è chiarezza, pulizia concettuale e formale. Il messaggio, per esempio legato a funzionalità e possibili usi di un dato prodotto, dev’essere espresso in modo semplice e immediatamente intellegibile; inoltre, il destinatario deve aver appreso nuove informazioni alla fine del tutorial, come se avesse davvero toccato con mano il prodotto in questione. A tal proposito, Officina38 ha realizzato diversi video Tutorial per Pic solution. Le possibilità creative per la realizzazione di un buon video Tutorial sono però numerose. Officina38 ha prodotto video realizzati esclusivamente con l’utilizzo della grafica o nei quali compaiono testimonial. In entrambi i casi, si tratta di espedienti per rendere maggiormente accattivante una comunicazione che punta ad essere semplice ma non per questo meno efficace. Per il New Ducato di Fiat si è scelto di sfruttare l’immagine di Matt Davis, un personaggio televisivo molto noto al pubblico specializzato. Per Kavo Kerr, organizzazione nata grazie all’unione di due leader mondiali del settore odontoiatrico, Officina38 ha optato per un’animazione: una scelta sicuramente meno “personale” ma proprio per questo professionale e di facile comprensione. Che ne pensate? Trovate sia una forma comunicativa efficace in grado di catturare la vostra attenzione? Per chi si chiedesse quali sono le caratteristiche fondamentali di un video Tutorial, eccone una possibile sintesi: Caratteristiche formali Inquadrature che permettono di osservare:    il prodotto a 360°;           le sue funzionalità; il suo utilizzo, attraverso azioni rese visibili dall’inizio alla fine;      voce narrante che racconta verbalmente il contenuto visivo; eventuali inserti grafici destinati a chiarire ulteriormente il contenuto del video. Caratteristiche stilistiche pulizia concettuale e formale, a tutti i livelli. Ciò significa che… Le immagini devono essere immediatamente intellegibili, assolutamente non ambigue o caotiche, anche attraverso il supporto del commento audio che non deve mai contraddire o allontanarsi dalla

È Natale. È tempo di pubblicità

Natale è ormai alle porte e noi di Officina38 nella nostra deformazione professionale, abbiamo pensato di dedicare l’ultimo blog post di quest’anno agli spot pubblicitari natalizi, passati e presenti, che hanno maggiormente fatto breccia nell’immaginario collettivo, emozionando o facendo ridere: quei tormentoni che ricordiamo ancora oggi a vent’anni di distanza. Una lettura che speriamo possa accompagnarvi piacevolmente verso un periodo di relax, affetti, buon cibo e nuove pubblicità televisive 😊 La realizzazione di uno spot che celebri le festività natalizie ha certamente come fine ultimo quello di accrescere le proprie vendite e la brand awareness. Cogliendo l’occasione per augurare buone feste ai propri clienti, i brand possono affiancare ai propri valori quelli più tipicamente ‘natalizi’ al fine di esaltarli o valorizzare la propria immagine attraverso uno storytelling fortemente (e giustificatamente) emozionale. Qualunque sia l’obiettivo comunicativo, è fondamentale trovare un’idea fresca ed uno specifico target, per non ricadere nella banalità del “già visto”. Il potere dello storytelling. Immaginate un vostro competitor che realizza uno spot più efficace ma ad un decimo del vostro budget. Pensate non sia possibile? Hafod Hardware ci è riuscito! Una piccola ferramenta irlandese, quest’anno, nonostante l’esiguo budget ha ottenuto più successo di Sainsbury e John Lewis, i due più importanti magazzini inglesi noti per le loro costose  ed “elaborate” pubblicità natalizie. In termini generali, è indubbio che molti spot di Natale vengano realizzati da prestigiose agenzie pubblicitarie investendo ingenti somme di denaro; tuttavia, come appena visto, questo non è automaticamente garanzia di successo. Infatti, la vera sfida è quella creativa legata alla capacità di raccontare una storia nel modo giusto, conformemente ai propri obiettivi e alla propria brand identity, arrivando dritti al cuore e ai bisogni dei consumatori. Un altro rischio, sempre vivo nella comunicazione commerciale, è quello di sbagliare linguaggio e/o messaggio, venendo fraintesi: questo è precisamente quanto successo ad un’azienda newyorchese quotata in borsa, la Peloton, specializzata nella produzione e vendita di articoli sportivi. Nel suo spot pubblicitario The Gift That Gives Back (appositamente concepito per Natale) l’azienda mostra il miglioramento fisico di una donna, nell’arco di un anno (tra un Natale e l’altro), grazie al dono fattogli dal marito, ovvero una cyclette Peloton. Lo spot è stato tacciato di essere sessista ed offensivo, causando una perdita di circa 900 milioni di dollari all’azienda. L’evoluzione dello stile comunicativo. Parlando di spot pubblicitari, un altro interessante spunto di riflessione è quello relativo al linguaggio e allo stile comunicativo adottati nel corso degli anni. Per dirla in modo diverso, uno spot degli anni Ottanta ed uno del 2019 si assomigliano oppure no? Certamente la risposta è no. La differenza principale sta nel fatto che si è sempre più andati nella direzione dei cosiddetti branded content, ovvero contenuti editoriali creati ad hoc per raccontare e rappresentare i valori della marca. Per cercare di comprendere meglio questo concetto, possiamo prendere ad esempio il linguaggio di un brand conosciuto da tutti: Apple. Sin dal 1984, quando realizzò il suo primo e memorabile spot pubblicitario, l’azienda di Cupertino fece leva su alcuni valori e su uno specifico stile di vita, evitando di mostrare platealmente l’oggetto pubblicizzato (in quel caso specifico, il computer Macintosh non venne mostrato affatto). Quest’idea di raccontare la visione del mondo ed i valori propri di un brand o di un dato prodotto, prescindendo dal dover mostrare e descrivere i pregi e le caratteristiche del prodotto stesso, è sicuramente la soluzione ad oggi maggiormente praticata. In passato, tuttavia, non si era ancora affermata una sensibilità commerciale di questo tipo e, quindi, era comune presentare il prodotto al pubblico facendo ricorso a giochi di parole, umorismo e mini-narrazioni seriali. L’obiettivo in molti casi era quello di creare veri e propri tormentoni, slogan facilmente memorizzabili o storie capaci di far affezionare i consumatori. E possiamo dire che ancora oggi nel rivedere molte di quelle pubblicità, è difficile non lasciarsi sfuggire un sorriso! Gli spot di Natale che hanno fatto la storia. A conferma del fatto che lo storytelling pubblicitario è cambiato molto negli anni, vogliamo proporvi una nostra piccola selezione di spot natalizi, dagli anni Ottanta ad oggi. Ma, prima di questo, vogliamo fare un tuffo nel passato, tornando al 1931, per raccontarvi la storia che sta dietro l’illustrazione pubblicitaria della Coca-Cola di quell’anno. Nel 1931 la Coca Cola Company commissionò al disegnatore Haddon Sundblom delle illustrazioni pubblicitarie raffiguranti Babbo Natale. Sunblom, per ritrarre Babbo Natale, prese ispirazione da una poesia: “La visita di San Nicola” di Clement Clark Moore. Se prima di quell’anno Babbo Natale era raffigurato ora come un uomo alto e magro, ora come un elfo, con Sundblom la sua rappresentazione cambiò per sempre: il disegnatore concepì un’immagine piacevole, umana, tenera e paffuta di Santa Claus. Inoltre, contrariamente a ciò che si crede, Babbo Natale veniva ritratto con una veste rossa già nella poesia di Moore: dettaglio, questo, che Coca Cola non si fece sfuggire e che sfruttò sapientemente, legandolo per sempre al successo del proprio brand. L’obiettivo era chiaro: trasmettere un’immagine rassicurante, generosa e colorata – come quella di un nonno con i nipoti – per poi sovrapporla alla famigerata Coca Cola. Noi riteniamo che ci siano perfettamente riusciti, non credete? Ma adesso è finalmente giunto il momento di descrivere e mostrare qualche spot natalizio di successo, che ha conquistato un posto nel cuore e nella memoria di molti di noi. Erano i lontani anni Ottanta quando… quando l’azienda Bistefani, famosa soprattutto per i biscotti Krumiri, realizzò un celebre spot del suo panettone (per la precisione, era il 1985). Nello spot, l’attore Renzo Rinaldi, nel ruolo del burbero signor Bistefani, domanda infatti al suo socio pasticcere: “Ma chi sono io, Babbo Natale?”. Una battuta divenuta così famosa che, ancora oggi, è viva nella memoria di molte persone. Rimanendo negli anni Ottanta, è quasi un dovere fare riferimento ad uno dei molti spot Coca-Cola, anche in questo caso proprio quello del 1985. Vediamo infatti un gruppo di persone che si riunisce e canta insieme, condividendo emozioni positive, come quando si pranza o cena in compagnia, magari sorseggiando proprio della Coca-Cola. Un’altra azienda le

Come nasce e si sviluppa una produzione video

omandarsi su quale base si debbano scegliere le case di produzione video con cui collaborare, da agenzia di comunicazione, è sicuramente lecito. Ecco quindi che noi di Officina38, nell’ultimo articolo del nostro Blog, abbiamo pensato di sciogliere parte di questi “dubbi esistenziali”, facilitandovi la scelta! 😉 Da soggetti di pochi secondi a lungometraggi, una casa di produzione video trasforma in narrazione visiva i valori, la storia, la passione e la professionalità dei propri clienti. La finalità è sempre quella di facilitare il Cliente nel raggiungimento dei suoi obiettivi marketing, attraverso uno storytelling efficace. Corporate, spot pubblicitari, non profit, tutorial, fashion film, branded content e animation video… Le possibilità sono tante, ognuna destinata ad uno specifico target di pubblico e ad un diverso canale di diffusione. Per potersi orientare tra le diverse possibilità ed individuare la scelta più adatta, è fondamentale il supporto di una professionalità capace di stabilire, a monte, non solo la tipologia di produzione più adatta ma anche le modalità e le tempistiche di lavorazione, così come eventuali imprevisti. Il tutto, senza mai tralasciare le indicazioni ricevute dall’agenzia di comunicazione. Insomma, improvvisarsi casa di produzione video è semplicemente impossibile, quanto meno se si desidera ottenere un risultato professionale in grado di ripagare tutti gli sforzi compiuti. Le fasi del processo creativo Il processo creativo di un video è sicuramente laborioso ed ha inizio solo dopo un brief da parte dell’agenzia, finalizzato a delineare in maniera quanto più chiara possibile l’identità e gli obiettivi del Cliente. Il processo creativo si articola in quattro fasi: sviluppo creativo; pre-produzione; produzione; post-produzione. Sviluppo creativo Lo sviluppo creativo è la fase iniziale ed è di competenza dell’agenzia di comunicazione, la quale ha anche un ruolo da intermediaria tra il Cliente e la casa di produzione. Per sviluppo creativo si intende l’ideazione vera e propria dei contenuti. È il momento di massima creatività, in cui, ascoltate richieste ed esigenze del Cliente, gli si propongono alcune idee sulla possibile narrazione, il tono del video e la sua durata, corredando il tutto con immagini o video ispirazionale. Pre-produzione Una volta individuata la linea creativa, è compito della casa di produzione video proporre un’interpretazione dell’idea approvata. In primis, è di fondamentale importanza individuare un regista capace di pensare ad un trattamento adeguato alle esigenze del Cliente e alla linea narrativa immaginata. Il regista deve fare la sua proposta, fornendo indicazioni sulla direzione artistica, la luce e il montaggio; il tutto, corredato da immagini, video e spunti provenienti da lavori precedenti e/o da reference. Questo serve a mostrare all’agenzia e al Cliente la propria professionalità e la direzione nella quale si intende andare a lavorare, oltre (naturalmente) a quella in cui si è sinora lavorato. Sulla base della creatività e dell’interpretazione registica, è fondamentale capire quanti saranno i giorni dedicati alla produzione (i giorni di “riprese”), i conseguenti costi e le eventuali spese aggiuntive. Questo è un importante compito del producer e del direttore di produzione, interno alla casa di produzione. Coordinare, organizzare e controllare il lavoro di un team più o meno esteso ed eterogeneo, è infatti fondamentale per non far aumentare i tempi ed i costi di lavorazione. La casa di produzione, oltre a realizzare il trattamento secondo le indicazioni del regista, spesso provvede anche al casting e all’individuazione della/e location, affidandosi ad un location manager e ad un direttore casting. Per quanto possa apparentemente sembrare marginale, si tratta in realtà di un’importante responsabilità; infatti, è sempre bene non limitare le proprie proposte ad un singolo attore o ad una singola location, bensì filtrare l’offerta riuscendo a garantire possibilità di scelta. Segue poi la presentazione del trattamento all’agenzia e al Cliente, i quali possono suggerire cambiamenti, oppure, nel caso in cui si tratti di una gara, decidere a quale casa di produzione affidare effettivamente il lavoro. Produzione Approvato tutto l’impianto produttivo e i suoi relativi costi… non resta che passare all’azione! Una volta dato inizio alle riprese, il direttore di produzione ha il dovere di fornire a tutti l’ordine del giorno, in modo tale da coordinare e scandire il lavoro, gli orari e l’ordine delle scene che verranno girate. È inoltre il momento in cui si lavora con regista, direttore della fotografia, operatore/i di camera, attori, make-up & hair styilist. Post-produzione Finite le riprese, l’editor della casa di produzione, seleziona e monta il materiale insieme al regista, fino ad avere l’approvazione del risultato finale dal Cliente e dall’Agenzia. Infine, si procede con la finalizzazione del video, tramite l’incisione delle musiche, del voice over e dello speaker, export e consegna. Per i più difficili da persuadere… Nel caso del film realizzato per DiaSorin, con l’agenzia Fore, il set è stato di tre giorni di riprese, tra Torino e dintorni, ed ha coinvolto 50 professionisti. Oltre al regista, erano presenti sul set molte altre figure professionali: make-up & hair styilist, stylist, capo casting, location manager, operatore di macchina con assistente, video assist, elettricista, focus puller, attrezzista, art buyer e runner. A tal proposito, abbiamo due curiosità da raccontare; la prima riguarda un piccolo imprevisto avuto durante la prima giornata di riprese. Abbiamo infatti dovuto da subito fare i conti con un generatore di corrente che non funzionava correttamente, creando grossi problemi. Questo ha naturalmente comportato la necessità di sfoderare quella skill comunemente definita problem solving. Il nostro implacabile production manager, in attesa che arrivasse sul set il pezzo di ricambio, consegnato in tempi record, senza alcuna timidezza ha domandato aiuto a locali ed abitazioni adiacenti al set fino a trovare una famiglia così benevola da concedere alla troupe l’utilizzo della corrente del loro appartamento tramite un cavo di 30 metri di emergenza. Sul set ogni minuto conta ed è importante non perdere il ritmo di lavoro. E’ fondamentale mantenere l’equilibrio di 30 persone che collaborano e si coordinano costantemente facendo i conti con la pressione di una tabella di marcia serrata. La seconda curiosità è invece relativa alla realizzazione del video; infatti, per soddisfare le esigenze del cliente DiaSorin, abbiamo avuto la necessità di utilizzare la CGI

Colour Empowerment

La psicologia del colore e la sua importanza nella realizzazione di un video   colori sono ovunque: intorno a noi, per le strade, in mezzo alla natura… e non sono affatto esenti dall’avere un potere sulla nostra percezione del mondo. Lo sa bene il marketing che sfrutta ormai da alcuni decenni il potere intrinseco alle diverse tonalità per guidare l’emotività del pubblico, entrando in “dialogo” con il suo cervello, a volte creando dipendenza, a volte suggerendo affidabilità, sicurezza, felicità e molte altre emozioni. A proposito di colori che creano dipendenza, lo sapevi che il blu di Facebook è stato scelto da Mark Zuckerberg a causa del suo daltonismo? Questo è quanto ha dichiarato il papà del social network in un’intervista al New York Times di qualche anno fa: «Il blu è il colore più ricco per me, riesco a vederlo bene, nella sua interezza», a differenza del verde e del rosso. Che si sia trattato di un’esigenza o di una scelta consapevole, è indubbio che sia stata una mossa vincente. Infatti, il blu è il colore preferito dalle persone che si ritrovano a lavorare di fronte ad un computer per molte ore al giorno, perché si tratta di una tinta in grado di calmare, infondendo serenità ed evocando i grandi spazi naturali. Ecco un’idea di come avrebbe potuto essere Facebook se, 15 anni fa, non fosse stato scelto proprio il blu.   Psicologia dei colori Tutto questo per dire che una psicologia dei colori esiste e, anzi, è di fondamentale importanza se si desidera fare breccia nel cuore delle persone e, perché no, di una potenziale clientela. Infatti, numerose rilevazioni sul cervello umano, hanno dimostrato che la preferenza degli individui per un prodotto piuttosto che per un altro è immediata e determinata proprio dai colori usati per le immagini e/o per i video che lo pubblicizzano. Se, per esempio, vediamo il nostro colore preferito all’interno di un video promozionale, la nostra attenzione sarà istantaneamente catturata da esso. Invece, l’attenzione nei riguardi del contenuto vero e proprio del video (il prodotto e/o il brand pubblicizzato), sarà frutto di un’analisi razionale che avrà luogo solo in un secondo momento, determinando poi l’effettivo interesse o bisogno di quella merce o marchio. Non è però irrilevante il fatto che, di fronte ad un video promozionale di questo tipo, il nostro cervello venga colto da emozioni positive poiché saranno proprio queste stesse emozioni a giocare un ruolo chiave nell’indirizzare e determinare la valutazione finale. Sostanzialmente, un utilizzo sapiente dei colori spiana il terreno di lavoro, aiutando drasticamente nel processo di persuasione del pubblico. Vediamo nel dettaglio gli effetti sulla nostra mente di alcuni dei colori più utilizzati nel mondo pubblicitario. Il Rosso è il colore più stimolante e più ricco di significati. È simbolo di passione, sangue, pericolo, forza e potere. Il rosso è in grado di generare urgenza e, non a caso, è un colore eccitante che stimola il sistema nervoso centrale. Ma il rosso è anche un colore riscaldante che può essere usato per “bilanciare”, per esempio, un ambiente troppo freddo, infondendo calore. Alcuni brand noti che hanno scelto il rosso, sono: Lego, Netflix, Coca-Cola, Lays, Canon, CNN, Kellogg’s e KFC. Interessante notare, a tal riguardo, che il rosso viene spesso utilizzato dalle catene di Fast Food perché riesce a fare leva molto efficacemente sull’urgenza del potenziale consumatore di mangiare qualcosa di gustoso.     L’Arancione è una tonalità entusiasta, energica e positiva. Come il rosso, stimola l’energia ma con una carica aggressiva inferiore. È spesso utilizzato per rivolgersi ad un pubblico giovanile e dinamico. Alcuni esempi sono Fanta, EasyJet e SoundCloud. Il Giallo è per eccellenza il colore della gioia, ma anche della creatività, della giovinezza e dell’energia connessa a questi concetti. È sicuramente il colore più capace di attirare l’attenzione, assieme al rosso. Particolarmente efficaci sono infatti gli accostamenti di queste due tonalità, basti pensare a marchi come Shell e McDonald. Per quanto riguarda il solo colore giallo, possiamo trovare ulteriori esempi come Nikon, UPS, Subway, Ikea e Hertz… ed ovviamente Officina38! Il Verde è chiaramente il colore associato alla natura. Questo determina la sua efficacia nei confronti di concetti come “biologico”, “semplice”, “naturale” ecc.; in realtà è anche una tonalità in grado di rilassare e di rimandare a concetti come pace, armonia e benessere. Esempi di brand che hanno scelto il verde sono: Acer, Starbucks e Land Rover.     Il Blu è in assoluto il colore preferito dalla maggioranza delle persone perché è in grado di infondere sicurezza e suscitare affidabilità. Inoltre, anche grazie alle sue molteplici sfumature, il blu viene associato ad elementi naturali positivi come il cielo e l’acqua. Molti social network hanno optato per questo colore (Facebook, Twitter, LinkedIn, Skype), così come molte banche (UBI Banca, Unipol, Banca Popolare, BCC).     Nero e bianco (e grigio), i due cosiddetti non colori, sono in realtà tonalità molto eleganti. Il nero è spesso usato per prodotti luxury, così come il bianco, mentre il grigio, tonalità intermedia tra i due, è un colore notoriamente serio, capace di infondere fiducia e calma, sebbene sia poco gradito alle donne e invece maggiormente apprezzato dagli uomini. A proposito di brand che hanno scelto il nero, alcuni esempi sono Prada, Chanel, Lancôme, Adidas, Nike, Victoria’s Secret, WWF e Zara. Brand che hanno invece optato per il bianco sono, ad esempio, Bauli, Jack Daniel’s e Cartier. Alcuni dei concetti qui raccontati sono stati filtrati culturalmente nel corso dei secoli ed è stato quindi inevitabile riferirci al significato assunto dalle diverse tonalità all’interno della cultura occidentale. Senza dimenticare che anche da persona a persona possono esserci leggere differenze nell’attribuzione di un significato ai diversi colori.   Esempi di video cromaticamente significativi   Ed ora, dopo un po’ di teoria, vogliamo raccontarvi qualche esempio concreto di quanto l’attenzione per i colori sia importante nella realizzazione di video, pubblicitari e non. Il primo esempio è relativo agli spot di ‘Lavazza qualità rossa’. Nel corso degli anni, Lavazza si è distinta per aver fatto scelte cromatiche semplici ed efficaci. Ogni spot