Casa di produzione: come scegliere quella che fa al caso tuo?

tai cercando una casa di produzione video per realizzare il tuo progetto e non sai a chi rivolgerti? Trovare il partner creativo giusto è fondamentale per raggiungere i tuoi obiettivi. Fra i vari strumenti di comunicazione, i video sono certamente diventati contenuti indispensabili per la promozione e la presentazione di un’azienda. I video sono in grado di coinvolgere lo spettatore visivamente ed emotivamente creando un’esperienza del tutto unica e personale. È quindi necessario affidare la propria storia a professionisti del settore che possano raccontarla in maniera creativa e memorabile. Ma come trovare la casa di produzione che faccia al caso tuo? Nel blog post di questo mese parleremo proprio degli elementi da considerare per trovare il partner giusto. Iniziamo subito! Ancora prima di iniziare la ricerca del partner creativo, è fondamentale definire i vostri obiettivi: cosa volete comunicare e quali sono i vostri target di riferimento? Da questi elementi dipenderà il tipo di contenuto che si andrà a realizzare, lo sviluppo creativo e il linguaggio. È importante definire anche la finalità del vostro video. E’ per uso interno o sarà distribuito su TV? Sarà utilizzato ad una fiera? Oppure i contenuti video serviranno a massimizzare l’esposizione del vostro brand sui canali digitali? Risposte queste domande, diverrà chiaro quale sia la migliore piattaforma da utilizzare su cui lanciare il messaggio e di conseguenza la giusta durata del video. Chi si occupa di assistervi con la creatività e di supportarvi nello sviluppo dei vostri contenuti? Il vostro brand può rivolgersi a un’agenzia di comunicazione che si occuperà dello sviluppo creativo, e vi proporrà una casa di produzione con la quale collaborare per la realizzazione dei contenuti. Oppure se avete già sviluppato un’idea internamente, e volete passare alla fase di realizzazione, potete rivolgervi direttamente ad una casa di produzione. Officina38, ad esempio, collabora con numerose agenzie di comunicazione per la realizzazione di diverse tipologie di contenuti video, ma è in grado di sviluppare idee e soggetti anche in autonomia. Puoi trovare la tua casa di produzione anche attraverso i canali social media. Facebook, LinkedIn, Instagram: sono tutti strumenti che possono aiutarti a conoscere e raggiungere diversi tipi di servizi, la videoproduzione è certamente uno di questi. Profili social curati e ben organizzati possono rappresentare una sorta di portfolio in cui reperire lavori passati, progetti presenti ma anche per conoscere il team con cui vorresti lavorare. Per poter comprendere la tua storia e aiutarti a trasmettere le tue idee, è importante non solo rivolgersi a professionisti ma anche conoscere le figure a cui ti affidi. Rispecchiano i tuoi valori o quelli del tuo brand? Hanno già lavorato con il tipo di target che vorresti coinvolgere? Valutare la comunicazione social potrebbe esserti utile, soprattutto se le videoproduzioni di cui hai bisogno prevedono come canale principale questi ultimi. Tip: una modalità di ricerca che non tutti considerano, ma che può risultare molto utile su social come Instagram è quella tramite hashtag. Potresti provare con #casadiproduzionevideo e #videoproductioncompany! Per vedere i lavori passati puoi anche visitare il website. Su quello di Officina38, ad esempio, nella sezione works puoi trovare alcuni dei nostri progetti passati, ma anche articoli di blog attraverso cui comprendere di cosa ci occupiamo, come lavoriamo e conoscere tutto il team. Ti stai chiedendo come arrivare al sito web? Ci sono diverse strade: tramite i link sui profili social, una ricerca sul più utilizzato motore di ricerca Google, oppure… l’intramontabile passaparola! A questo punto, definiti i vostri obiettivi, la finalità del vostri contenuti video, il vostro target ed aver scelto i vostri partner di lavoro, sarà chiara anche la tipologia di video da realizzare. Si possono infatti considerare diverse produzioni in base alle esigenze: corporate, spot pubblicitari, non profit, tutorial, branded content e animation video. È importante scegliere una casa di produzione che incontri le disponibilità economiche del cliente. Last but not least il difficile tema del budget. Capita spesso che alcuni nuovi clienti che si affidano a delle agenzie strutturate si sorprendano per costi più elevati rispetto ad affidarsi ad amici freelancers, fotografi o videomakers in autonomia. Una casa di produzione in quanto tale è una realtà ben strutturata per accompagnare il cliente in ogni fase del progetto creativo. Officina38 segue tutti gli step necessari all’ideazione e allo sviluppo di una produzione (che se interessati potete approfondire in questo articolo). Questi sono: sviluppo creativo; pre-produzione; produzione; post-produzione. Per questo motivo i costi di una casa di produzione rispetto ad un freelancer possono risultare più alti. Alla fine la decisione su chi affidarsi è totalmente in mano vostra. Quello che possiamo consigliarvi, avendo parecchia esperienza in merito, è quella di appoggiarvi a delle realtà/individui che vi possano garantire una continuità, che siano sempre presenti prima e dopo il completamento del lavoro, e che abbiano le risorse per accompagnarvi nel vostro percorso di crescita. Spesso ci è capitato di ricevere qui in ufficio nuovi clienti frustrati da partners poco affidabili scelti magari perché più economici e apparentemente agili e veloci. E tu hai già trovato la casa di produzione a cui affidare la tua storia? Noi siamo sempre disponibili per ascoltare le tue proposte e i tuoi obiettivi davanti a un caffè o in videochiamata. Contattaci!
Il blog: da diario online a strumento di marketing

criviamo “blog post” sul nostro sito web ormai da tre anni, analizzando diversi aspetti del nostro lavoro e comunicando le nostre passioni. Questo mese abbiamo pensato di fare un passo indietro, e di parlare proprio di questo strumento: il blog! Insomma, cos’è? Perché lo usiamo qui in Officina38? E perché dovresti averne uno anche tu? Ma partiamo dal principio. Il blog è nato come una sorta di diario personale online, usato per condividere i propri interessi con una cerchia di lettori interessati agli argomenti proposti dal “blogger”, ovvero colui che possiede e gestisce la piattaforma. Nel tempo questa tipologia di sito web ha assunto innumerevoli sfaccettature fino a diventare, oltre che uno strumento per esprimere se stessi, una fonte d’informazione, ispirazione, connessione e guadagno. Cambiare vita con un blog: Basta considerare alcuni esempi tra i più famosi per comprendere come i blog abbiano cambiato la vita di coloro che hanno saputo sfruttarne l’ascesa, soprattutto se affiancati all’utilizzo dei social media. E chi più di tutti può rappresentare questo fenomeno se non Chiara Ferragni? Non tutti sanno che l’imprenditrice digitale Chiara Ferragni ha iniziato il suo percorso nel 2009 proprio con un blog: The Blonde Salad. Attraverso questo canale ha iniziato a condividere consigli nell’ambito del fashion e del lifestyle collaborando in breve tempo con marchi importanti. Oltre ad accrescere la notorietà della blogger, ciò le ha permesso di continuare a finanziare il suo progetto fino alla fondazione della sua azienda TBS Crew SRL e un proprio brand di abbigliamento: Chiara Ferragni Collection. Ma non solo, ad oggi l’influencer risulta essere una delle personalità più influenti nel settore della moda oltre che un’imprenditrice di successo. Le sue intuizioni sono diventate oggetto di studio ad Harvard, la sua vita una serie tv, la sua storia un documentario. YouTube un valore aggiunto: Un blog può diventare uno strumento fondamentale anche per chi intraprende la propria carriera partendo da piattaforme diverse. Un esempio in questo caso è la foodblogger Benedetta Rossi, che nel 2009 ha iniziato a pubblicare video sul canale YouTube dell’agriturismo di famiglia. Qualche anno dopo è nato Fatto in casa da Benedetta che ha segnato un punto di svolta nella vita della blogger che in pochi anni ha iniziato a pubblicare i propri ricettari e a partecipare a diversi programmi televisivi fino a condurne uno proprio. Imprenditrice, autrice, conduttrice, influencer, oltre che appassionata di cucina. Anche in questo caso il blog risulta essere un efficace trampolino di lancio. Step 1: Scegli un argomento che ti appassiona e la tua nicchia di riferimento Gli elementi chiave per un un blog di successo sono quindi due: la passione e il pubblico. Negli ultimi anni i blog che hanno riscosso maggior successo sono quelli che rappresentano e si rivolgono a una specifica fetta di lettori. Continuando a parlare di Food blogger, questo fenomeno è ben rappresentato da Cucina Botanica. Carlotta Perego, la fondatrice del progetto, ha intrapreso questo percorso per condividere i suoi studi di cucina vegetale e nutrizione. Pubblicando ricette e consigli su uno stile di vita sano e un’alimentazione green ha coinvolto una nicchia di appassionati alla tematica, spesso non rappresentati da blog più ampi. Anche in questo caso è nato un progetto editoriale: tra il 2020 e il 2021 Carlotta Perego ha pubblicato due libri di successo e rafforzato la sua community sui social. Un altro blog nel quale è possibile trovare articoli sulla sostenibilità e uno stile di vita green è quello della giornalista ambientale Letizia Palmisano. Anche in questo caso la passione per l’ambiente, l’economia circolare ma anche i social media, le hanno permesso di sviluppare un progetto originale e ricercato. Step 2: Intercetta le esigenze del tuo pubblico Fondamentale è soprattutto la capacità di incontrare le esigenze dei lettori, proponendo soluzioni semplici ai problemi della vita di tutti i giorni. In questo senso citiamo il sito web salvatorearanzulla.it. Non c’è problema che il divulgatore informatico non possa risolvere con un blog post! Il progetto è nato quando il blogger aveva appena dodici anni, ed è diventato una fonte di guadagno pochi anni dopo. Il “Metodo Aranzulla” è diventato un libro attraverso il quale l’imprenditore offre supporto a chiunque voglia avviare un business online. Step 3: Acquista il tuo dominio Il terzo step è quello che prevede l’acquisto del dominio, ovvero l’indirizzo che gli utenti possono digitare nella barra di ricerca per accedere al sito web in questione e ai suoi contenuti. Questo è unico e personale, per questo è necessario acquistarlo presso uno dei provider o hosting presenti i rete. Step 4: La scelta della piattaforma Anche le piattaforme sono numerose (Wix, Zyro, Weebly…) ma la più utilizzata risulta essere sicuramente WordPress, basti pensare che ogni mese vengono condivisi, attraverso questa, circa 70 milioni di post. Per capire l’influenza e il ruolo della piattaforma, può essere interessante osservare questa mappa condivisa da wordpress.com, attraverso cui è possibile vedere quanti utenti interagiscono con il loro sito e in che modo. Step 5: Il design Dopo aver stabilito questi elementi, è il momento di passare al design. È fondamentale che il sito rispecchi lo stile e i valori del blogger e che sia pensato per coinvolgere il tipo di pubblico selezionato. Torniamo quindi al concetto di brand identity di cui abbiamo parlato nel blog post di ottobre. Anche nel caso di un blog, come per i social, è necessario curare tutti i dettagli che rendono il sito web differente rispetto ai concorrenti dandogli una propria identità. Logo, colori, font ma anche l’aspetto fotografico, la homepage è un biglietto da visita e uno specchio dei valori da trasmettere. Step 6: Condividere i blog post! Una volta completati questi step non resta che iniziare a condividere dei “blog post”, termine con cui definiamo gli articoli che completano lo scheletro del sito web. Prima di pubblicarli però è necessario verificare che questi rispettino i requisiti della SEO e che abbiano una buona leggibilità (WordPress, ad esempio, permette di effettuare un’analisi accurata sulla base di questi criteri). Inserendo i giusti tag e non
Film di Natale: cosa guardare durante le festività

iamo quasi pronti per l’inizio delle festività natalizie. Addobbi, regali, buoni propositi… sembra esserci proprio tutto. Ma cosa più di tutto rende queste festività così speciali? Secondo il team di Officina38 non ci sono dubbi: i film di Natale! Per questo nel blog post di questo mese abbiamo stilato un elenco dei titoli che proprio non possono mancare. Procediamo in ordine cronologico, dai grandi classici ai film più recenti che in breve tempo sono diventati protagonisti della tradizione natalizia. Una poltrona per due (1983) Una commedia classica di matrice letteraria che cela una feroce critica al capitalismo. È stato proprio questo film a lanciare la celebre risata di un giovanissimo Eddie Murphy, in quel momento agli esordi della sua carriera. Ma non solo, questo film ha assunto un ruolo centrale tra i titoli natalizi proprio per la sua ricorrenza nel palinsesto televisivo nei giorni che precedono il Natale. Si può dire che sia quasi diventata una tradizione! Gremlins (1984) Una commedia che partendo dal classico film di Natale assume le sfumature di un horror, fino a cambiare completamente direzione. Un elemento interessante è che proprio per le scene cruente, la pellicola ha subito diversi tagli e modifiche. Inizialmente infatti nessuno dei Gremlins era buono, cosa che è stata poi rivista in seguito. La morale? Sembra essere una: attenti ai regali che ricevete in questo periodo! Agli appassionati del genere ricordiamo che nel 1990 è uscito anche Gremlins 2 e che da un po’ di tempo si parla della realizzazione di un Gremlins 3. Mamma ho perso l’aereo (1990) L’inverno inizia davvero solo dopo aver visto “Mamma ho perso l’aereo“. Immancabile! Ma sapevi che esistono ben quattro seguiti? “Mamma ho riperso l’aereo: mi sono smarrito a New York“, “Mamma ho preso il morbillo”, “Mamma ho allagato la casa“, “Mamma ho visto un fantasma“. Nessuno però ha riscosso lo stesso successo del primo che risulta essere una delle commedie che ha guadagnato di più al botteghino, nonostante il budget ridotto di cui si disponeva. Edward mani di forbice (1991) Drammatico e romantico, è una moderna fiaba gotica che sancisce il primo incontro tra Tim Burton e Johnny Depp. Pare che l’attore, in quel momento ancora non molto conosciuto, abbia pianto durante la prima lettura della sceneggiatura. Questo ha fatto si che si creasse una profonda intesa con il regista che aveva pensato al personaggio come simbolo della sua infanzia e adolescenza, oltre che una grande amicizia. Perfetto per qualsiasi momento dell’anno! Nightmare before Christmas (1993) Continuiamo con Tim Burton per un film d’animazione dove lo spirito natalizio incontra il mondo immaginario di Halloween. Saranno davvero agli antipodi? La pellicola spicca anche per l’utilizzo dello stop-motion, una tecnica per cui i personaggi prendono vita grazie ad una serie di fotografie che scorrono velocemente. Per ogni personaggio è stato realizzato almeno un pupazzo. Una promessa è una promessa (1996) Un genitore distratto alla ricerca della fiducia dei suoi cari. Tra supereroi e avversari cercherà di mantenere le sue promesse e acquistare Turbo Man, il giocattolo che suo figlio desiderava da tempo. Il regista racconta che il film narra di scene che egli stesso ha visto con i suoi occhi, ovvero di genitori che si recano all’alba davanti a negozi di giocattoli finendo per essere coinvolti anche in risse violente. Ancora una volta i regali di Natale sembrano essere una minaccia, che non sia meglio evitare? Il Grinch (2000) Dopo questo film l’appellativo “Grinch” viene comunemente attribuito alle persone prive di spirito natalizio, che hanno anzi una spiccata avversione per questa festività. Ma non traete conclusioni affrettate, il finale vi sorprenderà! Nel 2001 il film ha vinto l’Oscar per la scenografia, i costumi e il trucco. Pare che Jim Carrey dovesse sottoporsi quotidianamente a più di tre ore di trucco, tant’è che una volta il regista Ron Howard, per ringraziarlo ha diretto le riprese con lo stesso travestimento. Elf – Un elfo di nome buddy (2003) Cosa succede se un ragazzo cresciuto tra gli elfi di Babbo Natale torna a New York? Ce lo mostra Will Ferrell in una esilarante commedia natalizia. Nonostante l’attore sembri perfetto per questo ruolo, sapevate che inizialmente si pensava a Jim Carrey per il ruolo da protagonista? Bad Santa (2003) Chi ha detto che Babbo Natale sia un personaggio positivo? I protagonisti Willie e Marcus sovvertono gli stereotipi! Il protagonista Billy Bob Thornton ha addirittura dichiarato di essere realmente ubriaco durante le riprese. Dal 2016 è disponibile anche il seguito: Bad Santa 2. Perché non guardarli entrambi? Polar Express (2004) Il film d’animazione descrive la magica avventura di un bambino che non crede nel Natale. Un viaggio in treno pieno di colpi di scena che vi terrà con il fiato sospeso! Non solo, il film è stato girato con la tecnica dell’animazione digitalizzata in 3D e con l’ausilio di attori veri e propri. Tom Hanks in questo caso, ad esempio, ricopre sei ruoli diversi. Riuscite a capire quali? A Christmas Carol (2009) Tratto dall’omonimo romanzo di Charles Dickens, il film risulta essere il terzo adattamento della storia realizzato da Disney. In questo caso la tecnica utilizzata come per Polar Express è quella della motion capture grazie alla quale Jim Carrey interpreta 8 personaggi. La storia è un grande classico ma non vi sveliamo il finale, riuscirà Scrooge, dopo il suo spaventoso viaggio nel tempo, a redimersi? Klaus: i segreti del Natale (2019) Concludiamo con la prima produzione animata targata Netflix che appassiona i più piccoli e fa riflettere gli adulti. I personaggi vengono tratti in maniera del tutto innovativa ed originale, basti pensare che Babbo Natale è un falegname privo della sacralità che gli viene attribuita oggi giorno. Emozione, magia e generosità. È già un classico. Con questi suggerimenti cinematografici speriamo di potervi fare compagnia durante le vostre vacanze natalizie. Ma non solo, su Spotify abbiamo condiviso una playlist di grandi classici affinché possiate avere sempre la giusta colonna sonora per i vostri brindisi. Buone feste da tutto il team di Officina38!
La newsletter: tutto quello che c’è da sapere

uante volte navigando in un sito web ti sei trovato davanti alla domanda: “Vuoi iscriverti alla nostra newsletter”? Ma ti sei mai chiesto come si arriva all’e-mail che ricevi nella casella di posta subito dopo aver inserito i tuoi dati? O le norme che regolano questo strumento di marketing? All’interno di questo blog parleremo proprio di questo, analizzando gli step da compiere per rendere una newsletter utile ed efficace. Iniziamo dal comprendere innanzitutto cos’è e quali sono i vantaggi per un marketer che sceglie di usufruire di questo servizio. La newsletter è un messaggio di posta elettronica che può essere inviato da un brand o da un’azienda a una lunga lista di utenti interessati. Il cliente riceverà questo tipo di comunicazione, infatti, soltanto dopo aver manifestato il suo consenso e completato l’iscrizione con i dati necessari. Perché un’azienda dovrebbe usufruire di questo strumento? Essendo un canale di vasta portata permette di raggiungere un pubblico ampio con un costo minimo, per questo motivo i vantaggi possono essere diversi. Le statistiche dimostrano, infatti, che il ritorno sugli investimenti per una newsletter ben strutturata è di 40:1. Basti pensare che il 91% dei possibili clienti controlla le proprie mail quotidianamente e che il 66% dei consumatori ha effettuato un acquisto online a partire da una mail commerciale. Inoltre il 74% preferisce ricevere le comunicazioni di marketing proprio attraverso la posta elettronica. Più che in altri mezzi di comunicazione però è fondamentale la personalizzazione del messaggio. Questo deve, appunto, riflettere la brand identity ma anche riuscire a catturare l’attenzione dell’utente che non è detto sia già entrato in contatto con l’azienda. Per questo, spesso, per incentivarne l’iscrizione si offrono sconti o vantaggi esclusivi. Tuttavia l’obiettivo della newsletter non è solo quello di entrare in contatto con nuove persone. È utile anche per fidelizzare chi si è già relazionato al brand, rafforzarne la notorietà e di conseguenza aumentarne le entrate. Ma come costruire un database di contatti interessati? Le strade sono diverse e la registrazione tramite il sito web non è l’unica alternativa. È possibile, infatti, intraprendere campagne social avvalendosi del supporto di influencer o di inserzioni a pagamento. Anche il retargeting è uno strumento efficace, perché permette di rivolgersi ai visitatori del sito web incentivandoli a valutarne l’iscrizione. Per ampliare la lista di abbonati non bisogna sottovalutare neanche la promozione fuori dal web, ampliando la cerchia di conoscitori attraverso manifesti, cartoline e gadget o partecipando ad eventi. Una volta ottenuto un cospicuo numero di adesioni è necessario creare un rapporto di fiducia e familiarità con la nostra mailing list, per questo è fondamentale che il consenso sia chiaro ed esplicito. Come essere sicuri che l’utente voglia davvero ricevere delle comunicazioni? Potrebbe esserci stato, ad esempio, un errore nel digitare l’indirizzo di posta elettronica o una sottoscrizione automatizzata ad opera di un bot. Una valida soluzione al problema è rappresentata dalla procedura di double opt-in. Questa consiste nell’invio di una mail di conferma al contatto fornito in fase di iscrizione, per accertarne sia l’identità che l’effettivo coinvolgimento. Il messaggio non può contenere informazioni di tipo commerciale perché finalizzato alla verifica del consenso del cliente che dovrà inoltre essere informato sulla registrazione e sul trattamento dei propri dati, come stabilito dal GDPR. La sigla sta per General Data Protection Regulation e fa riferimento al regolamento generale per la protezione dei dati. Questo prevede che il sito web dell’azienda in questione includa la politica sulla privacy affinché l’utente possa sempre essere a conoscenza della modalità di raccolta, del trattamento e della conservazione dei propri dati. La policy deve inoltre essere accessibile con un click e da qualunque pagina del sito. Una volta completata quindi l’iscrizione è da tenere a mente che questa non è irrevocabile. Deve essere sempre presente e visibile un tasto di disiscrizione o un modulo per cambiare le proprie preferenze. Solitamente, ad esempio, è possibile trovarlo a piè di pagina. Questo oltre ad essere un diritto dell’utente permette di evitare che le mail vengano cestinate o segnalate come spam. Un numero elevato di segnalazioni farebbe finire il tuo account in una “blacklist” ovvero una raccolta di domini sospetti. Il tasso di recapito e deliverability dipende dalla reputazione dell’indirizzo IP; è fondamentale quindi rimanere nelle così detta “whitelist” e che più persone possibili ti considerino un mittente sicuro. Come fare ad inviare una newsletter a centinaia e centinaia di utenti? Si può far riferimento a dei software di email marketing. Ovvero una soluzione studiata appositamente per la progettazione e l’invio di mail a diverse liste di destinatari. Solitamente questi tool offrono un buon tasso di recapito, la possibilità di curare il design delle campagne attraverso un editor o template prestabiliti, ma anche opzioni di personalizzazione che permettono di indirizzare la mail a ogni tipologia di utente. Questi consentono anche di misurare l’impatto di ogni campagna attraverso metriche e report e di ottimizzarlo. Alcuni esempi di software che operano in questo senso sono Sendinblue, Mailchimp, MailUp. Non sottovalutare il layout e il testo della mail! Come detto all’inizio del blog è fondamentale che il testo e il design della mail rispecchino l’identità dell’azienda. La grafica, i colori, le immagini sono ciò che rendono un messaggio riconoscibile e memorabile. Il messaggio trasmesso dovrebbe essere incisivo e adeguato al tono di voce con il quale si è soliti comunicare. Anche l’oggetto assume un ruolo centrale, dopotutto è ciò che spinge il destinatario ad aprire o cestinare una mail. L’obiettivo è far in modo che un cliente possa riconoscere il brand senza leggere il mittente e soprattutto aspettare la newsletter con trepidazione! E voi, a chi vi affidate per la realizzazione della vostra Newsletter? Noi di Officina38 siamo sempre disponibili per una consulenza, contattaci!
Il piano editoriale: comunicare in maniera efficace sui social media

urare la propria immagine sui social media nel corso degli anni è diventato sempre più importante, soprattutto per le aziende. Si può dire che questi canali di comunicazione abbiano assunto sempre più le sembianze di una “vetrina” attraverso i quali mostrare i propri punti di forza. Prima di scegliere in quale ristorante pranzare, in quale albergo passare il weekend o dove acquistare nuovi capi di abbigliamento ne analizziamo i profili social, i tag e le recensioni. Perché? Per poter fare una scelta consapevole. I consigli degli amici sono sempre utili e ben accetti ma non sono più sufficienti. Ma procediamo per gradi. Innanzitutto, vale la pena ricordare che il 53% della popolazione mondiale è attiva sui social e che dal 2020 al 2021 c’è stato un incremento di circa il 13%. Sono 4,2 miliardi gli utenti ad essere connessi tramite social per un tempo costantemente in crescita, che al momento si attesta sulle 2h25m al giorno. Il 98% degli iscritti ad una piattaforma social, inoltre, ne utilizza anche almeno un’altra. Motivo per cui, bisognerebbe analizzare attentamente chi si vuole intercettare e di conseguenza quale sia il canale migliore per comunicare in maniera efficace. Per questo motivo redigere un piano editoriale in maniera dettagliata e differenziata risulta fondamentale e per nulla banale. Ma prima di iniziare, è necessario avere ben chiari alcuni aspetti del proprio brand che costituiscono la base per realizzare un buon lavoro. Bisognerebbe infatti curare sia la parte “visibile” di questo, come il logo, il naming e il design, che quella “invisibile” determinante per il posizionamento. Avete mai pensato a tutti quegli aspetti che permettono ad un utente di riconoscere un’azienda dai propri competitor? Parliamo dell’insieme di valori e obiettivi che determinano il carattere, il tono e il linguaggio con cui il marchio si rivolge ai possibili clienti guidandoli nella customer experience. Spesso, infatti, quello che porta alla fidelizzazione del cliente non è la componente visibile, ma è determinato dal legame emotivo che si instaura, grazie agli elementi sopracitati, e da come questo viene coltivato. A questo punto vi starete chiedendo cosa c’entra tutto questo con i social media. Ormai il percorso che porta all’acquisto o alla scelta di un servizio inizia molto prima dell’arrivo sul website o nel punto vendita. Parte dai canali social, e quale miglior opportunità di creare engagement attraverso questi strumenti? Come dicevamo all’inizio, possono rappresentare una valida vetrina, ma non solo, sono parte integrante e una guida per questo “viaggio” che trova nella creazione di un rapporto di fiducia duraturo la propria meta. Volendo fare una “scaletta”, per procedere con ordine, vi consigliamo quindi prima di individuare i valori del vostro brand. Affinché questi possano essere espressi e rappresentati da ogni vostro post, storia o sponsorizzazione. Il cliente che sviluppa un bisogno, nel cercare di soddisfarlo, terrà conto del marchio con il quale riesce a identificarsi maggiormente. Tuttavia, la definizione di questi elementi porterà l’azienda a rivolgersi a un determinato target più o meno definito, escludendone un altro. Può sembrare limitante, ma individuare una generazione o più nello specifico una struttura archetipica (specifici modi di essere e modelli di comportamento) rappresenta un vero punto di forza. Ciò risulta utile per creare una connessione emotiva e per lo sviluppo della brand identity. Per sviluppare una narrazione efficace è quindi utile capire a chi ci rivolgiamo e quale sia lo scopo del cliente. Stabiliti questi elementi sulla base delle generazioni coinvolte dal messaggio dell’azienda, proseguiamo nell’identificazione delle Human Personas. Queste rappresenteranno le varie tipologie di utenti a cui rivolgersi. È necessario quindi tracciare il profilo di questi clienti ideali, cercando di comprenderne le abitudini, gli interessi, i legami. Da ciò deriverà un’analisi dei dispositivi elettronici più utilizzati, il momento della giornata in cui si predilige dedicarsi ai social media e quali di questi suscitino maggiore interesse. Questa targhettizzazione risulta utile anche quando si sceglie di sponsorizzare un determinato contenuto, in modo da investire del denaro per il raggiungimento di una fascia della popolazione ben precisa. Passiamo ora al Media Mix! Ovvero alla scelta dei social media attraverso i quali vogliamo intercettare i nostri utenti. Diverse generazioni sceglieranno canali diversi. Sarà più semplice parlare alla Generazione Z (nati indicativamente tra il 1995 e il 2010) attraverso un social come Instagram mentre sarà poco efficace cercare di intercettare la Generazione X (nati indicativamente tra il 1965 e il 1980) tramite Tik Tok. LinkedIn ad esempio sarà meno usato dai giovanissimi che prediligeranno una comunicazione meno formale che troviamo ad esempio su Twitter mentre le generazioni che precedono i Millennial (nati indicativamente tra il 1981 e il 1995) sono utenti attivi su Facebook e YouTube. Scelti i social media più adatti al progetto, bisognerà concordare come comunicare tramite questi. Scegliere il tono di voce che può essere più amichevole o più formale, il linguaggio e il font per il lettering. Elementi che come anticipato precedentemente differenziano dai competitor. Infatti, è importante nel corso della stesura di un piano editoriale, analizzare anche la concorrenza. In questo modo avremo un quadro ben preciso delle possibilità davanti alle quali si trova un cliente, i suoi punti di forza e debolezza, gli elementi da migliorare. Ma soprattutto è fondamentale comprendere in cosa si ha intenzione di distinguersi. Dopo aver compiuto un’analisi di mercato, creato l’impianto strategico definendo i protagonisti del nostro progetto e stabilito come intercettarli non resta che pensare al contenuto creativo! Passiamo quindi alla programmazione dei post veri e propri, definendo data e ora di pubblicazione oltre che il contenuto nel dettaglio. A tal proposito potrebbe essere utile evidenziare delle “aree tematiche” analizzando gli interessi dei propri follower, per poi capire anche quali post abbiano performato meglio e quali invece siano stati reputati poco appassionanti. In questa fase per calendarizzare le pubblicazioni e dialogare con team e clienti possono essere utili tool come Basecamp. Ma è fondamentale anche la componente video, grafica e fotografica di cui qui in Officina38 ci occupiamo personalmente. Le immagini e ancor più i video, spesso riescono a esprimere la personalità di un brand anche
Guida ai tool indispensabili: ripartire organizzati

Per ogni viaggio che giunge al termine ce n’è uno che inizia, non più “on the road” ma tra scrivanie, tool e device. A settembre si riparte con nuovi progetti e si riscoprono quelli lasciati in stand-by durante l’estate. a dove eravamo rimasti? Negli ultimi anni si può dire che sia decisamente cambiato il modo di lavorare. Non serve essere fisicamente in un ufficio per dire di essere a lavoro e per fare il punto della situazione non è necessario essere in sala meeting con i colleghi. Proprio per questo, diventano indispensabili nuovi tool che permettano di essere sempre connessi con il proprio team in modo ordinato e pratico, sia fuori e che dentro l’ufficio. Anche qui in Officina38 abbiamo trovato molti modi per ottimizzare il tempo e migliorare le prestazioni, senza mai dimenticare l’elemento alla base di un buon lavoro di squadra: la comunicazione. In questo ci sono stati d’aiuto alcuni software. Gran parte degli strumenti che abbiamo scoperto durante il lockdown, infatti, sono tutt’ora un supporto per mantenere alta la produttività e lavorare in maniera efficace. Primo tra tutti Zoom. Il software permette di organizzare aule virtuali per videoconferenze o meeting aziendali. A seconda del piano scelto (Pro, Business o Enterprise), è possibile accedere a diverse funzionalità non disponibili invece nella versione base, che è gratuita e utilizzabile da qualsiasi dispositivo, sebbene preveda un limite di tempo di 40 minuti per riunione. Partecipare è semplicissimo. È sufficiente accedere al sito o all’app attraverso il link della riunione stessa generato e condiviso precedentemente dall’organizzatore. Ad oggi Zoom continua ad essere uno strumento indispensabile per lo smart working ma anche per condividere esperienze tra amici. Il nostro team, ad esempio, in lockdown si è concesso del tempo sia per videoconferenze all’aria aperta, che per fare ginnastica… a distanza! Ma come fare a ricordare la sessione di yoga online tra meeting e mille impegni? La risposta è Google Calendar! È un sistema di calendari che ti permette di essere sempre sul pezzo e di non dimenticare il compleanno dei colleghi, la cena con i parenti, la riunione del lunedì mattina… Insomma, è quell’amico a cui non sfugge mai nulla. È possibile infatti sincronizzare diverse agende, sia quella personale che quella lavorativa e condividere eventi con il proprio team che, previa autorizzazione, può anche crearne di nuovi. Un altro dei tool che ci permette di non perdere il filo e di condividere informazioni in maniera pratica e ordinata è Slack. È uno strumento di collaborazione aziendale che consente di rimanere in contatto con il proprio team in maniera flessibile. La comunicazione è divisa in aree tematiche, in questo modo avremo canali differenziati per i vari argomenti e progetti, pur mantenendo sempre un quadro completo. È sempre possibile accedere alle informazioni di cui si ha bisogno consultando tutti gli aggiornamenti e i file condivisi dai partecipanti, che possono quindi lavorare anche in asincrono. Invece per le conversazioni più leggere, per discutere dell’ultimo film visto al cinema o per organizzare l’aperitivo del venerdì (per cui ricordiamo la nostra Playlist su Spotify) ricorriamo ai gruppi WhatsApp. Possiamo descriverla come l’applicazione di messaggistica istantanea che non passa mai di moda. Ormai fa parte della nostra quotidianità in quanto ci permette di essere sempre connessi, sia con singoli individui che con gruppi di persone. Attraverso questa è infatti possibile scambiarsi rapidi messaggi, contenuti multimediali, organizzare videochiamate o condividere storie con i propri contatti. Torniamo in ufficio! State lavorando a tanti progetti differenti e rischiate di far confusione? Allora dovreste provare Basecamp. Attraverso questo software è possibile dividere file, documenti e conversazioni in cartelle specifiche, così da conservare tutto il materiale utile per un progetto in un unico luogo. Tra i vari tool, è quello che risulta più utile nella redazione del piano editoriale per i social media grazie alla possibilità di inserire collaboratori e clienti nell’area di lavoro. In questo modo, è possibile avere un confronto durante la calendarizzazione e prima della pubblicazione. Permette, inoltre, di dialogare con i membri del team, registrando anche giorni liberi, scadenze e obbiettivi. Parlando di profili social, per renderli impeccabili è importante pubblicare foto e video di qualità. Tuttavia, non è sempre possibile preservarla, si rischia, infatti, di perdere risoluzione nella condivisione di contenuti da un dispositivo all’altro. We Transfer è un servizio per il trasferimento di file grandi dimensioni. Per utilizzarlo è sufficiente avere un indirizzo mail, non serve quindi ne un’applicazione ne la registrazione al sito web. Nella versione gratuita è possibile inviare fino a 2GB a un massimo di tre persone contemporaneamente, mentre la versione PRO consente il trasferimento di 200GB a un massimo di 50 persone contemporaneamente. Nella versione PRO è inoltre disponibile uno spazio di archiviazione di 1TB. Lo strumento è quindi intuitivo, facile e veloce, è l’alternativa di cui non potrete più fare a meno. Un po’ come è successo per noi con Fatture in Cloud. Questo software di fatturazione online permette di amministrare le attività della propria azienda comodamente dal proprio ufficio e soprattutto senza perdersi tra i documenti. Tramite il sito è possibile infatti realizzare fatture di ogni tipo, ma anche gestire preventivi e acquisti o analizzare l’andamento dell’impresa collegandosi e dialogando con il proprio commercialista. Anche in questo caso è possibile scegliere, dopo una prova gratuita, uno dei piani disponibili in base alle funzionalità richieste. Questi sono i sette tool a cui il team di Officina38 non può proprio rinunciare. Quali sono i vostri? Se siete un’azienda e avete bisogno di qualche consiglio per organizzare e ottimizzare al meglio il vostro lavoro, non esitate a contattarci!
IL DIGITALE: UNA TRASFORMAZIONE NECESSARIA

uanto è necessario per le aziende di oggi operare una trasformazione digitale? La diffusione del digitale, affermatasi a partire dagli anni Duemila, sta costringendo via via tutte le aziende a rinnovarsi e adeguarsi al cambiamento. Ma cosa vuol dire digitalizzarsi? E, soprattutto, basta trasformare la carta in file word e integrare nuove tecnologie al proprio lavoro per dirsi tali? Si tratta, infatti, di un processo che cambia da azienda ad azienda ma che è ormai indispensabile: da un lato bisogna essere al passo con i tempi per restare competitivi sul mercato, dall’altro gli utenti/consumatori sono sempre più informati ed esigenti. Non tutte le aziende, però, riescono in questa impresa. A volte è difficile rinunciare al caro vecchio analogico, al profumo della carta o alla magia di vinili e cassette. Emblematico è il caso di Kodak. Per decenni leader mondiale nel mercato fotografico, l’azienda nel 2012 è stata costretta ad abbandonare la sua principale produzione a causa di uno sfiorato fallimento. Ma com’è possibile che un’azienda di tale calibro commerciale e storico abbia vissuto questo declino? La risposta sta nel rifiuto all’innovazione. Temendo di perdere il primato nel mercato fotografico – in quanto maggiore produttrice di pellicole e macchine fotografiche analogiche – ha rifiutato la digitalizzazione decretando la fine della propria leadership. Sarebbe stato un cambiamento così drastico e innaturale? Assolutamente no, soprattutto se pensiamo a come l’analogico stia lentamente tornando di moda sull’onda del Vintage Marketing Nostalgico. Vale ricordare, inoltre, che è proprio in grembo a questa azienda che è nato il primo esemplare di macchina fotografica digitale. Brevettata nel 1973 da Steven Sasson, non uscì dalle mura dell’azienda perchè – a detta dei piani alti – nessuno avrebbe voluto guardare i propri scatti su uno schermo. Una frase simile disse John Antioco, CEO di Blockbuster, al co-fondatore di Netflix Reed Hastings. A suo parere quello di Netflix sarebbe stato un settore senza futuro. Erano i primi anni ‘Duemila e la catena di videonoleggio più grande del mondo iniziava il lento declino che la portò al fallimento nel 2013. Quella dei Blockbuster è una catena diventata iconica e passata ormai alla storia. Eppure, l’amore per l’analogico non era un movente abbastanza solido da permettere a questo impero di restare a galla. Il mercato, infatti, si è velocemente spostato dal noleggio offline allo streaming online. È così che Netflix è entrato velocemente nelle nostre case e, altrettanto velocemente, nei nostri cuori, inaugurando una nuova era di fruizione dell’audiovisivo. Si stava meglio prima? Quando c’era più romanticismo e meno “take away”? Sarebbe quasi impossibile dare una risposta. Il digitale ha letteralmente trasformato il nostro stile di vita. Ed è qui che la versatilità diventa una skill determinante per i brand e le aziende. Un brand che è sempre riuscito ad adeguarsi velocemente alle novità senza mai perdere il posto d’onore nei cuori dei consumatori, per esempio, è Lego. Leader nel mercato dei giochi per bambini e del collezionismo, è sempre stata in grado di rinnovarsi e di rimediare ai propri errori evitando il fallimento, anche nei periodi più bui. Certo, si tratta di un gioco universale che – speriamo – non tramonterà mai. Ma persino Lego ha vissuto e vive tutt’ora momenti di crisi. Basti pensare ad una realtà ormai estesamente diffusa: i bambini, sin da piccoli, sono attratti molto più dai giochi digitali che da quelli analogici. La soluzione? Reinventarsi! Lego ha espanso il proprio mercato rendendolo transmediale: si è adattata sempre di più alle abitudini digitali dei consumatori senza distogliere l’attenzione dal core product: i mattoncini colorati. Ecco quindi che sono nati giochi per Playstation, Nintendo Wii e XBox, film e persino un canale YouTube. Senza contare l’attenzione che Lego sta rivolgendo a temi sociali come la crisi climatica. Trattandosi di un prodotto che fa largo – se non esclusivo – uso di plastica, sta lentamente convertendo la produzione e promette, entro il 2030, di mettere in commercio solo pezzi fatti di plastica riciclata. Si tratta di una serie di strategie che non tutti sono riusciti a mettere in atto. Un esempio? La catena americana di giochi per bambini Toys “R” Us, che negli stessi Stati Uniti è crollata nel 2017 sotto il peso della digitalizzazione e dell’e-commerce. Una grande spinta alla rivoluzione dell’e-commerce l’ha data, in questo senso, Amazon che ha modificato drasticamente le abitudini di acquisto e, quindi, il mercato stesso. Quanti di noi preferiscono fare shopping dallo schermo del computer, piuttosto che recarsi nei negozi fisici? La digitalizzazione, infatti, non è un processo che interessa solo le aziende e i brand. Al contrario, questi ultimi hanno dovuto adattarsi ad un trend che ha ormai investito le nostre vite quotidiane. Oggi pretendiamo prestazioni sempre migliori, vogliamo avere tutto a portata di mano con il minimo sforzo. Ecco quindi che anche la musica diventa intangibile, una library infinita di autori e canzoni accessibile a tutti e in qualsiasi momento attraverso piattaforme streaming e applicazioni per smartphone. Leader indiscusso nel campo è certamente Spotify. Il punto di forza di questa applicazione, però, non risiede unicamente nel romantico amore per la musica, ma nella sua capacità di prevedere e modellare i gusti degli utenti. La digitalizzazione, infatti, ha cambiato progressivamente il rapporto tra il brand e l’utente, tra l’azienda e il cliente, tra il mercato e il consumatore. Gli operatori di Spotify, per esempio, hanno accesso a un’enorme quantità di dati che li informa su ciò che gli utenti ascoltano o vogliono ascoltare. Ciò vuol dire prevedere le esigenze degli utenti per dar loro ciò che vogliono ancor prima che sappiano di volerlo. Fidelizzazione e immediatezza: per permettere a chi possiede uno smartphone o un computer di accedere alla musica in qualsiasi momento e luogo. Per citare Kjeld Kirk Kristiansen, erede del mondo Lego, qui si parla della possibilità di creare “un mondo senza limiti” dove l’unico limite è l’immaginazione. Un drastico e definitivo passaggio al digitale, infine, lo ha dato la pandemia di Covid-19. Quasi tutta l’umanità è stata costretta a isolarsi tra quattro mura, ma il mondo doveva andare
Come arredare il tuo ufficio (con creatività)

on una semplice questione di stile… La scelta degli arredamenti, che sia per l’abitazione in cui viviamo o per il luogo di lavoro, gioca un ruolo molto importante per il nostro stato psicofisico. Vi è mai capitato di entrare in un ufficio grigio, triste, senza nemmeno un elemento distintivo, e pensare: “Io qui non ci lavorerei mai”? Ecco, volevamo che Officina38 fosse esattamente l’opposto: un luogo dove appena ci metti piede ti senti a tuo agio, rilassato, ispirato… svegliarsi la mattina e dire “Yeah! Andiamo a lavorare”! …vabbè, dai, non esageriamo! 😂 Nell’arredare gli spazi del nostro ufficio, o della nostra casa, non si tratta solo di fare “belle scelte”, ma anche – o soprattutto – di conoscere le proprie esigenze e la propria identità. Ormai lo sanno anche i muri: Officina38 è come una seconda casa per il nostro team. Ecco perché ogni angolo e pezzo d’arredo raccontano qualcosa di noi. Le nostre scelte sono state guidate dalla convinzione che è fondamentale trascorrere le ore di lavoro in un ambiente confortevole. Uno spazio che sia in grado di trasmettere un senso di accoglienza e familiarità, senza rinunciare alla giuste dose di minimalismo che ben si addice ad un ambiente di lavoro… per pensare in maniera ordinata, libera e creativa! Che poi, per la natura della nostra attività, da agenzia quale siamo, spesso le ore passate in ufficio non sono proprio 8… quindi non sorprendetevi se presto troverete anche dei letti a castello! 😂 In un ambiente lavorativo è altresì utile avere un occhio di riguardo per la praticità. Un buon ufficio è studiato per essere funzionale e semplificare la gestione delle attività di tutti i giorni. Recentemente abbiamo avuto l’occasione di sbizzarrirci su tutti questi temi grazie all’inaugurazione di Officina 2.0, la nuova ala in Via Saluzzo 45/g. D’altronde siamo dei creativi e crediamo che anche gli ambienti in cui lavoriamo lo debbano rispecchiare! Creativi sì, architetti no: è bene ricordare che gran parte del merito va a Chiara Degiorgis, amica e architetta che ha seguito i lavori dalla A alla Z, assecondando anche qualche piccola follia! La sede “storica”, che in questi anni ha ospitato la nostra squadra, è stata deputata ad accogliere il Team Marketing, Digital & Social Media: uno spazio ampio, luminoso, con i classici soffitti alti alla torinese. È lo spazio su strada con le serrande che danno proprio quel senso tipicamente da… officina! Di mattina, il primo che si avvista all’orizzonte, schiaccia il bottone et voilà: le serrande si alzano ed inizia una nuova giornate per il team di Officina38. All’interno abbiamo arricchito la stanza con una lampada Diesel by Foscarini e un divano di Maison du Monde delle tonalità della nostra palette, ripresa anche dal logo impresso sulla parete di fondo. I nostri colori, giallo e grigio (che sono i Pantone Color of the Year 2021), in genere, ci piace abbinarli al verde petrolio. La cucina è il luogo dove veniamo a ricaricarci di caffeina (spesso troppa) e cibo. Non vediamo l’ora di poterci sedere a tavola e pranzare tutti insieme. Ma, per ora, “social distancing” è ancora la regola da seguire. Ma una delle grandi novità è stata la decisone di dare vita ad un Meeting Room. Uno spazio pensato per chi ha bisogno di un po’ di riservatezza e concentrazione, per riunioni di lavoro e videochiamate, oltre che per accogliere la squadra al completo quando è necessario fare WIP e meeting interni. Proprio per questo, abbiamo scelto di mettere un lungo tavolo di legno al centro, circondandolo da sedie colorate acquistate da IKEA ed un maxi schermo Sony per le video call, ormai diventate metodo comunicativo principale. Anche in questa stanza abbiamo optato per l’utilizzo quasi esclusivo dei nostri colori. La motivazione è semplice: abbiamo ritenuto estremamente efficace l’abbinamento di una tonalità salda e concreta come il grigio con l’energia e l’ottimismo sprigionato dal giallo. Questo mix non è forse quel che serve per affrontare una call con un cliente, per fare una presentazione o per trascorrere una serata a fare budget? Ma passiamo alla parte veramente interessante ed entriamo nella nuova Officina 2.0! Per raggiungerla bisogna attraversare un cortile interno circondato da una rigogliosa vegetazione e completamente ridisegnato dalle talentuose ragazze di Linee Verdi, Stefania e Chiara. Questa ospita tavoli Leroy Merlin e sedie Maison du Monde e soprattutto il nostro magnifico tavolo da ping pong di Decathlon: perché lavorare va bene ma lavorare e sapersi prendere una pausa ogni tanto… è decisamente meglio! 😎 La nuova ala di Officina 2.0 è stata studiata con uno scopo principale: avere uno spazio dove le nostre mascotte bassotte Pepita ed Olga fossero comode nella loro cuccia (e non abbaiassero ogni volta che suona qualcuno alla porta ).🐶 Questo è l’ufficio produzione in cui lavorano Davide e Alessandro (meglio noto come Seppia). In questa stanza abbiamo giocato con il soffitto a cupola, scegliendo di dipingerlo di celeste: una tonalità che ben si sposa con la nostra palette colori e che dona un tocco di poesia alla stanza, dialogando con l’originale illuminazione di Creative Cables. Certamente, poi, non poteva mancare la stanza di video-editing… …in cui troneggia un bellissimo Smeg carico di birre fresche come piace a noi! 😂 E poi ecco che si sale al piano superiore con l’ufficio di Anna che ama fare i meeting in piedi perché “La vita è troppo breve per stare seduti tutto il giorno”. E infatti ha scelto una scrivania che si alza ed abbassa con un bottone! Tuttavia, l’elemento distintivo di questa stanza è senza dubbio la carta da parati spiccatamente “wild”. Le conseguenze di un anno senza poter viaggiare e concedersi avventure ci hanno portato a circondarci di elementi di ripiego come carte da parati effetto giungla (anche qui i mobili sono stati acquistati da Maison du Monde). Che ve ne pare? Se siete curiosi venite a trovarci! Vi aspettiamo per una birra, una partita a ping-pong o, ancora meglio, un brief creativo! 😜
Come le serie tv influenzano il marketing

he Queen’s Gambit, Game of Thrones, Stranger Things, Mad Men, La casa di carta, The Handmaid’s Tale. Chi di noi non ha sentito nominare queste serie tv almeno una volta? Chi di noi non ha almeno un amico che dedica intere nottate al binge watching? Queste sono ormai, a tutti gli effetti, un fenomeno culturale e letterario che investe diversi campi della nostra quotidianità diventando, spesso, vero e proprio elemento di aggregazione. In un mondo dominato dalle piattaforme streaming, non sorprende quindi che le serie tv abbiano superato la semplice definizione di prodotto di intrattenimento, per bussare alle porte del marketing. E non parliamo più di semplice product placement o brand integration! Ecco, quindi, qualche esempio di come abilità letteraria e marketing possano mescolarsi e collaborare generando trend e fenomeni di massa! Una delle serie più emblematiche da questo punto di vista è la recente The Queen’s Gambit (La regina degli scacchi) . La miniserie racconta l’ascesa e il successo di Beth Harmon, giovane scacchista tanto geniale quanto condannata ad una condizione di eterna orfana. È uscita su Netflix il 23 Ottobre 2020 e, da allora, si è aggiudicata il titolo di serie Netflix più vista al mondo con 62 milioni di spettatori nel giro di 28 giorni (sì, i numeri sono noiosi… ma in questo caso vale la pena citarli!). Al di là del successo di pubblico e di critica, però, a sconvolgere l’opinione pubblica è stato il fenomeno commerciale e sociale intorno al gioco degli scacchi che ne è conseguito. Nelle tre settimane successive al debutto, infatti, le vendite unitarie dei set di scacchi sono aumentate dell’87% negli Stati Uniti, mentre quelle dei libri sulle strategie scacchistiche sono aumentate del 603%. Senza contare le vendite dell’omonimo libro di Walter Tevis, pubblicato nel 1983, da cui la serie è tratta. Anche a voi, guardando questa serie, è venuto l’irrefrenabile desiderio di riprendere la vecchia scacchiera sepolta nell’armadio? The Queen’s Gambit, però, non è certo la prima serie ad aver oltrepassato lo schermo, generando un trend mondiale. Siamo nel luglio 2007 quando l’emittente statunitense AMC manda in onda il primo episodio di Mad Men. La serie racconta la vita dell’affascinante copywriter Don Draper, alle prese con le campagne pubblicitarie della Sterling & Cooper di Madison Avenue, in una tanto caotica quanto seducente New York degli anni ’60. Con i suoi personaggi estremamente accattivanti e il tanto variegato quanto elegante guardaroba (creato dalla costumista Janie Bryant) nel giro di sette stagioni Mad Men ha generato un diktat modaiolo. Non sorprende quindi che grandi firme come Prada, Banana Republic, Top Shop, Massimo Rebecchi e Jil Sander abbiano preso spunto dalla serie per creare le loro nuove collezioni. E ciò non è valso solo per il ritorno alla moda vintage anni ’60, per l’improvviso impennarsi della richiesta di un certo tipo di cocktail o per il valore iconico che le sigarette Lucky Strike hanno assunto sin dal primo episodio. Il personaggio di Don Draper ha costituito per il genere maschile un vero e proprio prototipo di uomo da emulare e a cui aspirare. Quando si parla di vintage non si può non citare la serie che sul Vintage Marketing Nostalgico ha basato il suo successo: Stranger Things. Serie tv icona della piattaforma streaming che l’ha creata, Stranger Things viene definita “ode alla cultura pop degli anni ’80”. Perché se è vero che ci siamo affezionati ai personaggi e che ci siamo fatti travolgere dalla trama avvincente e piena di colpi di scena, non possiamo nascondere di essere perdutamente innamorati dell’ambientazione, dello stile, delle musiche e delle numerose citazioni alla cultura cinematografica e letteraria che ha fatto da sfondo all’infanzia e all’adolescenza di molti di noi. Questo le aziende lo hanno capito bene e non si sono lasciate sfuggire l’occasione. Di solito si dice che le storie traggano ispirazione dalla realtà. Nel caso di Stranger Things, invece, possiamo affermare che il Sottosopra abbia letteralmente infestato la nostra quotidianità dandoci l’illusione di vivere nel mondo di Mike, Eleven, Will, Dustin e Lucas. McDonald, Coca Cola, Nike, Polaroid, sono solo alcune delle aziende che si sono adeguate a questo trend. E l’avventura non è ancora finita. Tocca solo tappezzare la parete dietro al divano di lettere e lucine colorate, in attesa della prossima stagione. Perché riprodurre i simboli delle nostre serie preferite ci fa sentire, in qualche modo, parte di esse. Sono stati proprio i simboli, infatti, a rendere La Casa de Papel (La casa di carta) un fenomeno globale. Il tentativo del Professore e della sua squadra di rapinare la zecca spagnola ha riscosso consensi in tutto il mondo. Dopo quattro stagioni, sfido chiunque a non identificare questa serie con una maschera di Dalì, una tuta rossa e persino la canzone Bella ciao. Ecco che la serie acquisisce degli elementi e dei simboli già esistenti nella realtà, li carica di un nuovo significato e li reimmette nella società rendendoli in tutto e per tutto branded content. Ecco come il rosso delle tute, le maschere di Dalì e Bella ciao diventano simbolo di ribellione, indignazione e scetticismo verso il sistema (quello che i nostri personaggi combattono nella serie e in cui lo spettatore si immedesima) e il messaggio è chiaro: reagite! Come si fa a resistere a questo richiamo? Poco importa se il rosso è sempre stato simbolo di passione, resistenza e rivoluzione, che “Bella Ciao” sia storicamente un grido contro il fascismo e che l’idea della maschera come forma di sovversione sia già stata portata sullo schermo da autori come Alan Moore e James McTeigue in V per Vendetta… noi vogliamo La Casa de Papel! Un processo simile (con un valore più socioculturale che legato al marketing) è avvenuto con The Handmaid’s Tale. A partire dall’uscita della serie, infatti, è sempre più frequente vedere donne avvolte in lunghi mantelli rossi e con il viso nascosto da un ampio copricapo bianco durante le manifestazioni per i diritti delle donne. Quell’abbigliamento e, in particolare ciò che esso rappresenta, è diventato iconico e viene ora utilizzato per esprimere
Video Streaming & Live Events

fficina38, ormai lo sapete benissimo, è multitasking! 😎 Oltre ad occuparci di videoproduzioni, shooting fotografici, SEO, cinema (e molto altro!), gestiamo e supportiamo tecnicamente eventi in live streaming! Esempio di camera PTZ utilizzata per questa tipologia di eventi Il fine è quello di permettere ad aziende, professionisti e realtà lavorative di organizzare conferenze, webinar, presentazioni di prodotti ed eventi in genere, aiutandoli a raggiungere il loro pubblico, ovunque esso si trovi. Questa necessità, ovviamente, si è fatta più forte ed attuale dopo l’esplosione dell’emergenza pandemica. Improvvisamente è divenuto indispensabile non solo saper usare piattaforme come Skype, Google Meet, Zoom, ma anche avere la possibilità di continuare a garantire servizi, informazione, vicinanza e qualità a clienti, partner e supporter. Lo streaming è il flusso di dati video e audio trasmesso attraverso la rete internet. La sua peculiarità è che l’utilizzatore può usufruirne immediatamente, senza dover attendere l’intero caricamento e il successivo scaricamento dei dati. Lo streaming può essere live, cioè in diretta, oppure on demand, ovvero su richiesta. I vantaggi offerti dallo streaming sono diversi: Costi contenuti. Il set-up tecnico è veloce ed economico. Basta disporre di una buona connessione, un’attrezzatura minima (per quanto professionale) e il gioco è fatto (o quasi); Semplicità di utilizzo: l’utente finale è a sua volta agevolato poiché necessita semplicemente di un supporto con connessione internet (smartphone, tablet, computer, ecc.) per poter godere dei contenuti offerti in streaming; Infine, una maggior visibilità. Siccome qualsiasi contenuto che viaggia online ha una diffusione potenziale maggiore rispetto ad altre tipologie di “oggetti” (quelli non pensati per la rete), capita spesso che questi contenuti portino ad una maggior visibilità per coloro che se ne fanno promotori. Live Streaming: cosa c’è da sapere? Fatte le dovute premesse, oggi intendiamo occuparci del live streaming: in cosa consiste l’organizzazione e la gestione di un evento in live streaming? Se il nostro obiettivo è quello di essere professionali, allora non si tratta solo di premere il tasto “play”, bensì di assicurare puntualità, efficienza e precisione a 360 gradi. Organizzare e gestire un evento in live streaming significa garantire un segnale stabile, assicurarsi che non vi siano problemi audio e/o video, garantire la massima qualità visiva e sonora, aiutare a definire con precisione una scaletta degli interventi così da poterla conoscere anticipatamente e, in definitiva, essere sempre sul pezzo! Quali servizi offre Officina38 alle aziende? Facciamo un sopralluogo della location per valutare le condizioni di luce, l’acustica della stanza, l’efficienza del sistema di illuminazione, la ricezione del segnale internet, la disponibilità di prese e di collegamenti… e molto altro ancora. Offriamo uno streaming multi-piattaforma: questo significa poter trasmettere contemporaneamente su Facebook, Instagram, LinkedIn, Zoom, Skype o qualsiasi sito o piattaforma desiderata. Oppure possiamo creare ad hoc una piattaforma per il Cliente, con un link sul web a lui dedicato. Personalizzazione: ci occupiamo di logo animation, jingle, animazioni grafiche, musiche, oltre a realizzare i super (sottopancia) e i vari cartelli (per esempio: per la pausa caffè). Tutto ciò per garantire uno standard alto e rendere sempre chiara ed efficace la comunicazione con i partecipanti all’evento. Utilizziamo camere specifiche per lo streaming (telecamere remotate PTZ, da 2K/4K anche in base al budget). Garantiamo interattività: questo significa che gestiamo da remoto la chat di supporto, anche grazie alla presenza di un moderatore che ha l’importante ruolo di filtrare le domande, per assicurare coerenza anche durante il Q&A, così come in ogni altro momento dell’evento. Qual è la nostra parola d’ordine? Qualità. Crediamo che il segreto per dare vita a dirette ed eventi di successo sia mantenere alti gli standard, in primis qualitativamente. Se è vero che, per esempio, non è possibile offrire un buffet a relatori e partecipanti, dobbiamo però offrire loro la miglior esperienza possibile. Solo tenendo a mente questo, ovvero che optare per canali virtuali non significa penalizzare la qualità, potremo essere preparati e competitivi, riuscendo a distinguerci e farci apprezzare. Per maggiori informazioni o anche solo per curiosare un po’… questa è la nostra pagina Contatti! 👈🏻😎