Officina38

Video produzioni sostenibili: è possibile?

Qual è la ricetta per una video produzione sostenibile? Vi siete mai chiesti quanta energia è necessaria per fare cinema o per realizzare un video? Noi di Officina38, operando nel settore da tempo, ce lo siamo chiesti qualche anno fa. La risposta? Tanta energia! Sebbene oggi si usino tutte le tecnologie disponibili a basso impatto energetico, come le luci a led, che permettono una significativa riduzione dei consumi pur mantenendo un’alta qualità della luce, l’energia che occorre sul set non è poca. Questa serve principalmente per l’illuminazione del set, per ricaricare le batterie di fotocamere e videocamere, oltre che per tutto il lavoro di post-produzione di questi contenuti. Ma non solo! La vita sul set, in realtà, contempla diverse fasi e azioni, per molte delle quali è possibile adottare comportamenti eticamente sostenibili. Ecco perché abbiamo deciso di condividere con voi alcune accortezze che adottiamo per dare vita a produzioni il più green possibile, per ridurre il nostro impatto sull’ambiente. Partendo dall’ovvio presupposto che ciascuno di noi, nel suo piccolo, dovrebbe adottare comportamenti amici dell’ambiente, è chiaro che il discorso si amplia (e si complica) nel caso in cui si parli di impresa e lavoro, come nel caso di una produzione video. In tal senso, non possiamo non menzionare EcoMuvi, il primo disciplinare internazionale per la sostenibilità sul set di cinema ed audiovisivi. Creato nel 2014, EcoMuvi è stato elaborato dalla casa di produzione Tempesta con uno studio che ha coinvolto esperti di sostenibilità ambientale e alcuni tra i migliori professionisti del cinema e dell’audiovisivo, portando alla realizzazione di film come Lazzaro Felice di Alice Rohrwacher e Ariaferma di Leonardo Di Costanzo. Esattamente come avviene a livello cinematografico, anche per le produzioni più piccole è possibile attuare comportamenti eticamente sostenibili, senza per questo incappare in costi aggiuntivi. In veste di casa di produzione, Officina38 ha spesso la responsabilità di trovare la soluzione migliore per risolvere numerose sfide, dai cestini per il pranzo destinati al team presente sul set, passando per aspetti più tecnici, come la previsioni di allestimenti o oggetti di scena particolari, sino ad aspetti logistici come alloggi e spostamenti. Quali sono, quindi, le accortezze che possiamo adottare in fase di pre-produzione? Partendo dal presupposto che l’intento è sempre quello di evitare uno spreco di risorse, le accortezze da avere per dare vita ad una  video produzione green sono molte. Ad esempio, è possibile optare per cestini per il pranzo contenenti alimenti provenienti da coltivazioni e allevamenti biologici, puntare su servizi di catering a km zero, preferire l’utilizzo di bottiglie di vetro o borracce riutilizzabili (tra l’altro, se brandizzate, sono un ottimo gadget da lasciare a collaboratori e clienti 😉) e prediligere sempre – qualora necessari – posate e piatti di carta, 100% riciclabili. Inoltre, è importante fare una valutazione attenta dei mezzi di trasporto necessari per gli spostamenti. Nel 99% dei casi, infatti, è inevitabile l’impiego di almeno un furgone: l’attrezzatura è quasi sempre molto ingombrante ed estremamente delicata. Tuttavia, per ottimizzare questo inevitabile costo, un buon metodo è quello di farlo guidare ad una persona del team e, in base al numero di posti a sedere, raggiungere la portata totale di passeggeri, evitando così di impiegare altri mezzi, come automobili private, e raggiungendo tutti insieme la location in cui avranno luogo le riprese. Analogamente, sarebbe bene organizzare anche gli spostamenti di tutte le altre figure presenti sul set, come il make-up & hair stylist, l’aiuto camera, il runner ecc., i quali non necessariamente proverranno dalla stessa città. Insomma, in base alle esigenze specifiche del set e – di conseguenza – al numero di persone coinvolte, è buona regola rendere il più green possibile gli spostamenti di tutti, magari optando per soluzioni meno inquinanti come il treno o la bicicletta… in base alle distanze, si capisce! Inoltre, è bene studiare con attenzione anche la scelta degli alloggi: più le persone sono vicine al luogo delle riprese, più è facile che molte di loro scelgano di muoversi a piedi, con servizi di bike-sharing o con i mezzi pubblici. Infine, poiché è necessario comunicare con i diversi professionisti coinvolti nelle riprese, una buona regola può essere quella di prediligere forme di comunicazione digitale, evitando la carta stampata. Questa affermazione, che può apparire ovvia, in realtà non lo è: infatti, sui set è prassi avere un ODG (Ordine Del Giorno), contenente tutte le indicazioni relative a tempistiche e necessità della giornata di lavoro. Ancora oggi, il responsabile di produzione può averne diverse copie su carta stampata, da distribuire agli interessati. Ma perché non optare per l’invio di una mail, in modo tale che queste preziose informazioni siano fruibili da cellulare, pc o tablet? Fermo restando che, qualora non si potesse fare a meno di stamparne alcune copie, sarebbe bene scegliere carta riciclata. E una volta sul set? Anche sul set continuano ad essere numerose le accortezze da avere per attuare un approccio lavorativo effettivamente green, sebbene tutto dovrebbe essere già stato predisposto in anticipo. Di fondamentale importanza è riporre attenzione ai rifiuti prodotti: questi devono necessariamente essere raccolti in contenitori diversi, a seconda delle regole del comune ospitante, in modo tale da poter essere correttamente smaltiti. Diversamente da così, è bene raccoglierli seguendo le regole del proprio comune, facendosi di conseguenza carico dello smaltimento degli stessi. Inoltre, poiché non è raro che sia necessario pulire o predisporre location e oggetti di scena coinvolti nelle riprese, è bene tenere conto che esistono prodotti per la pulizia che sono rispettosi dell’ambiente e ci permettono di limitare il nostro impatto su di esso. Alla fine del set… Alla fine del set, naturalmente, avremo materiali da smaltire, a partire da costumi e oggetti di scena sino agli allestimenti. Escludendo, ovviamente, quelle circostanze in cui si sceglie il noleggio, un’opzione è quella di conservarle, per poterle riutilizzare in futuro, oppure donarle, per permettere comunque che abbiano una seconda vita. Sostenere un mercato più etico, anche nel settore audiovisivo, è infatti dovere di tutti noi professionisti coinvolti. Infine, da casa di produzione, ci sentiamo di lanciare un’idea

Metaverso: pionieri del futuro?

egli ultimi mesi abbiamo sentito sempre più spesso parlare di Metaverso, specie da quando Mark Zuckerberg, presidente e CEO del colosso dell’industria digitale Facebook, ha annunciato il cambio di nome dell’azienda in Meta, lasciando la dicitura Facebook per il solo social network. E chi, poi, non ha letto qualche titolo di giornale relativo agli innovativi visori Oculus, sempre prodotti da Meta? Ma che cos’è effettivamente il Metaverso? Che potenzialità ha oggi? Quali sviluppi potrebbe avere in futuro? Cathy Hackl, futurista tecnologica ed esperta di Metaverso, afferma: “Tendo ad avere una visione piuttosto ampia di cosa sia il Metaverso. Credo che sia una convergenza delle nostre vite fisiche e digitali. Sono i nostri stili di vita digitali, che abbiamo vissuto al telefono o al computer, che raggiungono lentamente le nostre vite fisiche […].” Ma poiché si tratta ancora di un progetto allo stato embrionale, non esiste un’unica definizione di Metaverso sulla quale siano tutti concordi. Quel che sembra certo è che il Metaverso potrebbe stare alla realtà virtuale come gli attuali smartphone stanno ai primi, rozzi, modelli di cellulari degli anni Novanta. Per approfondire l’argomento e rispondere a queste (e molte altre) domande, Officina38 si è rivolta a due amici e professionisti del settore, Pietro Bonada, fondatore della start up torinese REVIBE – Metaverse Factory con sede alle OGR, e Benedetta Caridi, creative director e metaverse consultant di Mezcal Agency. Per usare parole semplici: cos’è il Metaverso?  Benedetta: Il termine Metaverso deriva dal greco μετά «con, dopo, oltre» e dal latino versus, part. pass. di vertĕre «volgere»; letteralmente «volto in altra direzione». Questa definizione gentilmente offerta dal dizionario De Agostini, ci aiuta però nell’esplorazione di cosa effettivamente sono i Metaversi: universi paralleli e alternativi di realtà virtuale che offrono esperienze immersive in cui ognuno di noi è rappresentato tridimensionalmente da un avatar. Le parole chiave per capire cos’è il Metaverso sono a mio parere: decentralizzazione, criptoeconomia e co-creazione di contenuti. Ossia un mondo in cui l’utente è posto al centro, è padrone dei propri contenuti ed è in grado di monetizzarli, un mondo in cui l’economia ed il potere di acquisto sono diffusi e non centralizzati. E tutto viaggia grazie all’uso delle crypto. Precedenti storici veri e propri non ne esistono, ed è questo il bello di questa era early stage, è tutto da scrivere! Pietro: Ad oggi non esiste una definizione di Metaverso che metta tutti d’accordo. Il termine viene usato per la prima volta nella cultura cyberpunk (1992), arrivato oggi fino a noi soprattutto dopo il grande annuncio di Mark Zuckerberg con il cambio di rotta e naming della holding in Meta. Possiamo dire che il Metaverso definisce tutti quei luoghi virtuali digitali in cui attraverso un avatar è possibile vivere e costruire esperienze in scenari grafici in 3D. Sono differenti le tecnologie che possono aumentare funzionalità ed esperienza nel Metaverso: dalla realtà virtuale a quella aumentata, dalla blockchain agli NFT. Il Metaverso è il futuro di Internet, il cosiddetto Web3, un insieme di spazi virtuali attraversati da avatar, un passo avanti rispetto alla realtà virtuale in cui le persone possano diventare da creator a owner. Ma c’è chi dice che il Metaverso è tra noi da molto più tempo, proviamo a pensare ad esempio al mondo del gaming come GTA, The Sims, Second Life, Fortnite. In realtà, queste sono piattaforme che hanno creato le fondamenta dell’internet che verrà, un nuovo modo di vivere esperienze. Come sei venuto/a a conoscenza dell’esistenza del Metaverso e quando hai deciso di investire professionalmente in questa direzione? Perché? Pietro: È da circa un anno che stiamo lavorando alle tematiche legate a Metaverso, blockchain e NFT. Siamo una realtà che ha sempre puntato sull’innovazione e sulla sperimentazione e non potevamo non investire in questa direzione. Benedetta: Sono anni che lavoro con le esperienze immersive, prima collaborando con una startup di social tv e social shopping, poi come direttrice creativa di un’agenzia che ha al suo interno una post produzione molto competente in merito alle nuove tecnologie. Già da tempo lavoravamo sulla virtualizzazione di environment… e questo è sempre il primo passo per accedere ai Metaversi. Poi, l’avvento di Unreal ha cambiato tutto, e disegnare ambienti, città, universi in 3D è stato e sarà sempre più semplice e più veloce. Guardando al futuro… quali sono le potenzialità, presenti e future, del Metaverso, secondo te? Benedetta: Inesplorate e potenzialmente vastissime. Il presente del Metaverso è, per gli utenti, cominciare a familiarizzare con NFT, crypto e UX legate ad esperienze in AR, VR, MR e XR; per quanto riguarda i Brand capire che nel Metaverso… chi prima arriva meglio alloggia! Nel senso che chi prima capisce in quale Metaverso vuole collocarsi, con quale target, con quale budget e soprattutto con quale obiettivo, prima sarà ricompensato dal mercato prossimo futuro. Per quanto riguarda il futuro, vedo in prima linea settori come: Automotive, Health Care, Fashion e, naturalmente, gaming ed eventi. Pietro: Sono tutte da verificare. Sarebbe come chiedere che evoluzione avrebbe avuto il web nei primi anni Novanta. Sicuramente le potenzialità in ambito ludico e formativo sono enormi. Il tema che mi interessa, però, è come i brand e le aziende possano creare valore attraverso il Metaverso. Il mondo parallelo, virtuale, che sostituisce il mondo reale ha una storia ormai lunga nella fantascienza letteraria e cinematografica. Vedi dei possibili rischi – presenti e futuri – connessi ad una diffusione capillare dello stesso? È possibile immaginare un futuro, a tratti distopico, in cui ci saranno persone che “vivranno” indossando dei visori? Pietro: La tecnologia è spaventosamente inarrestabile. Come in tutte le cose ci va equilibrio: la dimensione virtuale non sostituisce ma completa quella fisica. Benedetta: Una delle tematiche che più mi interessa è proprio quella legata ai dilemmi etici tra vita reale e proiezione di noi nella vita virtuale. Quale versione di noi useremo come avatar? Una “migliore”? Quella autentica? Una completamente diversa dal reale? E questi avatar come interagiranno tra di loro? Su un piano reale o in una dimensione completamente alterata e fantasiosa? Queste domande sono ancora insolute, credo però che,

Scuderia Ferrari: case study di una produzione video

i stiamo per portare nel “behind the scenes” di una video produzione eccezionale… siete pronti per scoprire i segreti del set di Scuderia Ferrari? Come abbiamo già raccontato nel Blog “Come nasce e si sviluppa una produzione video“, il processo creativo che porta alla nascita di un video si articola in quattro fasi principali: sviluppo creativo; pre-produzione; produzione; post-produzione. In veste di casa di produzione siamo abituati a seguire direttamente, o da vicino, ognuna di queste fasi. Per il cliente Scuderia Ferrari ci siamo occupati principalmente delle fasi di pre-produzione, produzione e post-produzione. Curiosi di conoscere quest’emozionante esperienza più nel dettaglio? Pre – produzione Innanzitutto, a monte, c’è stato un intervento da parte dell’agenzia di comunicazione Ninetynine che ha presentato al cliente un brief creativo in grado di rispondere all’esigenza specifica di Ferrari: presentare al mondo la nuova monoposto, la F1-75. Innovativa e aggressiva, la F1-75 è stata studiata alla luce del nuovo regolamento, il più radicale degli ultimi 40 anni, permettendo alla Ferrari di andare a “curiosare” in tante direzioni. Non a caso la monoposto della Scuderia di Maranello – che prometteva di essere rivoluzionaria e che sembra stia mantenendo le promesse – si è presentata con tante novità: il comparto delle sospensioni è stato completamente rivisto, c’è stata l’introduzione di più nero rispetto al passato e la carrozzeria è diventata di una colorazione rossa opaca. Ma i dati più importanti hanno riguardato le innovazioni introdotte: dal nuovo muso a punta alle pance che si caratterizzano per delle forme scavate in grado di ottimizzare il convogliamento dell’aria al posteriore. Proprio a partire dalla creatività dell’agenzia, Officina38 si è occupata della parte finanziaria legata ai preventivi, oltre che della logistica e dell’organizzazione di molti aspetti legati al set e alle giornate di riprese. Il lavoro di pre-produzione, in questo senso, è stato essenziale: c’erano infatti veri e propri allestimenti e scenografie da costruire, testare e certificare dal punto di vista della sicurezza, oltre che clip video da preparare per il giorno dello shooting. Inoltre, quando si affrontano giornate di riprese che prevedono tempistiche serrate, come in questo caso, è fondamentale avere un piano dettagliato del flusso di lavoro ed essere sicuri di avere tutti i professionisti necessari alle diverse esigenze. Non secondaria, in tal senso, la presenza di un ledwall, lungo 20 metri per 3 metri di altezza, posizionato dietro la monoposto. Questo grande schermo, naturalmente, era stato concepito per trasmettere dei contenuti: nello specifico, clip video da realizzare in fase di pre-produzione. Appositamente per le riprese, oltre al ledwall, è stato creato anche un tunnel lungo 12 metri, in legno e alluminio ondulato, sotto cui sono stati fatti passare i due piloti, Charles Leclerc e Carlos Sainz. Naturalmente è stato necessario trovare una soluzione preventiva anche per l’allestimento e l’illuminazione di questo spazio. Nello specifico: il DoP, in concerto con il regista, ha scelto di illuminare il tunnel con dei LED Astera, in grado di cambiare colore e che, dunque, hanno permesso di illuminare la scena con i colori della Scuderia: rosso, giallo e bianco. Produzione e post-produzione Lo shooting della monoposto Ferrari è stato caratterizzato da molteplici sfide, tutte risolvibili con un buon grado di organizzazione e professionalità. Innanzitutto, l’auto era a nostra disposizione solo per poche ore, prima che la stessa partisse per Barcellona, per i test di preparazione alla nuova stagione, e successivamente per il Bahrain, per il primo Gran Premio di Formula 1: un tempo che può sembrare sufficiente, o persino abbondante se non si è degli “addetti ai lavori”, ma che è in realtà il minimo indispensabile. Queste tempistiche così serrate, infatti, non permettono alcun tipo di errore, imprevisto o ripensamento: bisogna agire spediti, sicuri di quanto è stato previsto nell’ordine del giorno. Inoltre, un’automobile è un soggetto molto più complesso rispetto ad altri da riprendere e fotografare: nel caso specifico la vernice della carrozzeria era opaca, caratteristica che permetteva alla superficie della stessa di assorbire moltissima luce, rendendo necessario uno studio meticoloso dell’illuminazione necessaria per ogni scena. È per questa ragione che, per il prelight, ovvero lo studio preliminare delle luci, si chiama un D.O.P. (direttore della fotografia) specializzato nel settore automotive. Ma perché così poco tempo a disposizione? Innanzitutto perché la monoposto viene generalmente perfezionata sino all’ultimo momento utile. Una volta “pronta” a livello tecnico e ingegneristico, sono necessari alcuni step finali prima del lancio ufficiale della notizia. Tra questi: lo stickering (ovvero l’apposizione, sulle due monoposto, degli adesivi di tutti gli sponsor), la realizzazione delle foto ufficiali con piloti, tecnici e dirigenti, nonché la realizzazione delle riprese destinate al video ufficiale trasmesso in mondovisione sul sito ferrari.com. Il video, infatti, doveva necessariamente essere ultimato entro i tempi prestabiliti, ovvero all’indomani delle riprese: il giorno seguente, il 17 febbraio 2022 alle ore 14:00, c’è infatti stata la presentazione mondiale della nuova monoposto del Cavallino Rampante. L’unicità di questa situazione ha dunque richiesto la presenza della montatrice, del colorist e dell’onliner sul set, evento pressoché eccezionale. Inoltre, per riuscire ad ultimare la produzione nei tempi previsti, è stato necessario impiegare tre troupe diverse che si sono alternate, dandosi il cambio, tra il giorno e la notte. Un’ulteriore challenge è stata quella di individuare, oltre alle persone di riferimento come regista, D.O.P., primo assistente camera e capo elettricista, le persone giuste per tutti gli altri ruoli, come lo scenografo, l’attrezzista, il secondo assistente camera, l’aiuto camera, il runner, il make-up & hair artist ecc., per un totale di circa 30 professionisti. Durante le riprese è stato poi utilizzato il Trinity della Arri, una sorta di steadycam, o meglio una sua evoluzione: un sistema che consente di ampliare le possibilità di movimento della camera da presa intorno all’automobile, creando un mix di scene controllate e riprese in grado di creare dinamicità e impatto in fase di editing, ottenendo un risultato distintivo e rendendo molto più snello il lavoro dell’operatore. Anche la pavimentazione ha richiesto attenzioni specifiche: è stato infatti necessario scegliere un rivestimento particolarmente riflettente, in grado di compensare l’opacità della carrozzeria della macchina. Per

Un progetto Pop per una persona Top: il nuovo website di Luca Iaccarino

n questi mesi abbiamo avuto il piacere di lavorare al nuovo website di Luca Iaccarino, giornalista e critico enogastronomico che seguiamo da sempre con gusto. Da questa collaborazione è nato lucaiaccarino.com, una raccolta di viaggi, assaggi e racconti… ma non solo! Insomma, un progetto POP per una persona TOP, che approfondiremo con voi all’interno del blog post di questo mese. Chi è Luca Iaccarino Facciamo un passo indietro: Luca Iaccarino è un critico enogastronomico, redattore per importanti quotidiani e scrittore di “Storie Gustose“.  Mangio, viaggio e scrivo per il @corriere, Co-dirigo @buonissimatorino, Food editor @edt_libri, ultimo libro: “Cacio&Pepe” @mondadori_libri_ragazzi. –@lucaiaccarinoto Torino è la sua casa ma il suo cuore è in Liguria, viaggia attraverso i sapori e porta il suo stomaco in giro per il mondo, alla scoperta delle cucine regionali e di posti in cui poter assaporare le migliori acciughe in circolazione. Sui social condivide da diversi anni avventure e recensioni, accompagnate da fotografie, di tutti i locali “Pop” e “Top” che colpiscono il suo palato e catturano la sua attenzione, per poi consigliarli ai suoi follower. La genesi del progetto Tutto è iniziato da un’intuizione di Anna, founder di Officina38 e grande fan, come tutto il team, di Luca Iaccarino. In particolare, un giorno si è chiesta perché non esistesse una mappa che segnalasse tutti i locali che il giornalista era solito condividere su Instagram. Il social non sembrava il canale giusto per raccogliere un progetto così ambizioso, rendendo difficile la ricerca di un singolo suggerimento nel momento del bisogno. Da qui l’illuminazione: perché non crearla? Dopotutto un progetto nasce quando un’idea incontra un terreno fertile, che le permetta di crescere e germogliare, e quale luogo migliore di una casa di produzione creativa? Anzi, di Officina38? Così, dopo aver contattato Luca Iaccarino, lo abbiamo incontrato in una delle sue piole torinesi preferite: Barbagusto, per parlargli della proposta. Da quel momento non ci sono stati dubbi, anzi, forse solo uno: come mai non ci abbiamo pensato prima? La struttura del website Dopo l’incontro abbiamo iniziato a lavorare al sito web concentrandoci su due elementi principali, la mappa interattiva e il blog, raccontando Luca Iaccarino sulla scia delle tre parole chiave che meglio lo descrivono: viaggio, mangio e scrivo. Partiamo dal primo: LA MAPPA! Atterrando su questa sezione, concedendo le dovute autorizzazioni, verrà rilevata la vostra posizione, in modo da permettervi di visualizzare tutti i ristoranti, le piole e le trattorie più vicine. Se state programmando un viaggio, e vorreste seguire i consigli di Luca Iaccarino per scegliere dove mangiare, potete invece inserire l’indirizzo manualmente e scegliere il raggio entro il quale vorreste muovervi. Determinata la posizione, infine, selezionate la vostra area di interesse tra: pop, top e bistrot… per non sbagliare neanche sul budget! Scelto il “pin” che fa al caso vostro non vi resta che aprire la “scheda ristorante”. All’interno di questa troverete una galleria di immagini, la recensione e tutti i dettagli necessari come: indirizzo, numero di telefono e sito web o pagina Facebook. Sia nella versione desktop che nella versione mobile, è possibile cliccare su ognuna di queste informazioni per aprire la scheda a cui si è interessati. In questo modo potrete scoprire, ad esempio, come raggiungere ciascun locale senza dilungarvi in ulteriori ricerche. N.B. Prima di abbandonare una scheda, non dimenticare di dare un’occhiata alla sezione “ti consiglio anche…” sul fondo! Passiamo ora al DIARIO: la sezione all’interno della quale è possibile leggere di viaggi, assaggi, persone, gusti e disgusti. Un vero e proprio blog, per tutti quei racconti per cui un copy sui social non basta. La mappa e il diario sono precedute dalla sezione CHI SONO e seguite da CONTATTI, all’interno del quale è riportato anche l’immancabile feed di Instagram. Lo shooting Volevamo che il website rappresentasse al meglio la personalità e lo stile di Luca Iaccarino, per questo tutti gli scatti fotografici sono stati realizzati in uno dei suoi posti del cuore: la trattoria” Da Felice”. Grazie alla gentilezza e all’ospitalità dei proprietari, è stato possibile organizzare una giornata di shooting i cui protagonisti sono stati i piatti preferiti del cliente. Un esempio sono le famose acciughe, che vediamo comparire anche nel logo, progettato qui in Officina38 partendo dall’analisi keyword e dal look di Iaccarino. Barba, occhiali, capelli spettinati: un logo semplice ma intuitivo, come l’intero sito web! Il website è stato lanciato l’11 marzo attirando, nella prima settimana, migliaia di visitatori, non solo dall’Italia, e ottenendo un ottimo riscontro sui social. Ci siamo divertiti molto a lavorare a questo progetto e adesso, dopo aver visto e rivisto ogni scheda decine di volte, non abbiamo più alcun dubbio su quali siano i posti da provare… tutti! Anche hai tu un’idea che vorresti veder germogliare? Contattaci, saremo felici di ascoltarla.  

Casa di produzione: come scegliere quella che fa al caso tuo?

tai cercando una casa di produzione video per realizzare il tuo progetto e non sai a chi rivolgerti? Trovare il partner creativo giusto è fondamentale per raggiungere i tuoi obiettivi. Fra i vari strumenti di comunicazione, i video sono certamente diventati contenuti indispensabili per la promozione e la presentazione di un’azienda. I video sono in grado di coinvolgere lo spettatore visivamente ed emotivamente creando un’esperienza del tutto unica e personale. È quindi necessario affidare la propria storia a professionisti del settore che possano raccontarla in maniera creativa e memorabile. Ma come trovare la casa di produzione che faccia al caso tuo? Nel blog post di questo mese parleremo proprio degli elementi da considerare per trovare il partner giusto. Iniziamo subito! Ancora prima di iniziare la ricerca del partner creativo, è fondamentale definire i vostri obiettivi: cosa volete comunicare e quali sono i vostri target di riferimento? Da questi elementi dipenderà il tipo di contenuto che si andrà a realizzare, lo sviluppo creativo e il linguaggio. È importante definire anche la finalità del vostro video. E’ per uso interno o sarà distribuito su TV? Sarà utilizzato ad una fiera? Oppure i contenuti video serviranno a massimizzare l’esposizione del vostro brand sui canali digitali? Risposte queste domande, diverrà chiaro quale sia la migliore piattaforma da utilizzare su cui lanciare il messaggio e di conseguenza la giusta durata del video. Chi si occupa di assistervi con la creatività e di supportarvi nello sviluppo dei vostri contenuti? Il vostro brand può rivolgersi a un’agenzia di comunicazione che si occuperà dello sviluppo creativo, e vi proporrà una casa di produzione con la quale collaborare per la realizzazione dei contenuti. Oppure se avete già sviluppato un’idea internamente, e volete passare alla fase di realizzazione, potete rivolgervi direttamente ad una casa di produzione. Officina38, ad esempio, collabora con numerose agenzie di comunicazione per la realizzazione di diverse tipologie di contenuti video, ma è in grado di sviluppare idee e soggetti anche in autonomia. Puoi trovare la tua casa di produzione anche attraverso i canali social media. Facebook, LinkedIn, Instagram: sono tutti strumenti che possono aiutarti a conoscere e raggiungere diversi tipi di servizi, la videoproduzione è certamente uno di questi. Profili social curati e ben organizzati possono rappresentare una sorta di portfolio in cui reperire lavori passati, progetti presenti ma anche per conoscere il team con cui vorresti lavorare. Per poter comprendere la tua storia e aiutarti a trasmettere le tue idee, è importante non solo rivolgersi a professionisti ma anche conoscere le figure a cui ti affidi. Rispecchiano i tuoi valori o quelli del tuo brand? Hanno già lavorato con il tipo di target che vorresti coinvolgere? Valutare la comunicazione social potrebbe esserti utile, soprattutto se le videoproduzioni di cui hai bisogno prevedono come canale principale questi ultimi. Tip: una modalità di ricerca che non tutti considerano, ma che può risultare molto utile su social come Instagram è quella tramite hashtag. Potresti provare con #casadiproduzionevideo e #videoproductioncompany! Per vedere i lavori passati puoi anche visitare il website. Su quello di Officina38, ad esempio, nella sezione works puoi trovare alcuni dei nostri progetti passati, ma anche articoli di blog attraverso cui comprendere di cosa ci occupiamo, come lavoriamo e conoscere tutto il team. Ti stai chiedendo come arrivare al sito web? Ci sono diverse strade: tramite i link sui profili social, una ricerca sul più utilizzato motore di ricerca Google, oppure… l’intramontabile passaparola! A questo punto, definiti i vostri obiettivi, la finalità del vostri contenuti video, il vostro target ed aver scelto i vostri partner di lavoro, sarà chiara anche la tipologia di video da realizzare. Si possono infatti considerare diverse produzioni in base alle esigenze: corporate, spot pubblicitari, non profit, tutorial, branded content e animation video. È importante scegliere una casa di produzione che incontri le disponibilità economiche del cliente. Last but not least il difficile tema del budget. Capita spesso che alcuni nuovi clienti che si affidano a delle agenzie strutturate si sorprendano per costi più elevati rispetto ad affidarsi ad amici freelancers, fotografi o videomakers in autonomia. Una casa di produzione in quanto tale è una realtà ben strutturata per accompagnare il cliente in ogni fase del progetto creativo. Officina38 segue tutti gli step necessari all’ideazione e allo sviluppo di una produzione (che se interessati potete approfondire in questo articolo). Questi sono: sviluppo creativo; pre-produzione; produzione; post-produzione. Per questo motivo i costi di una casa di produzione rispetto ad un freelancer possono risultare più alti. Alla fine la decisione su chi affidarsi è totalmente in mano vostra. Quello che possiamo consigliarvi, avendo parecchia esperienza in merito, è quella di appoggiarvi a delle realtà/individui che vi possano garantire una continuità, che siano sempre presenti prima e dopo il completamento del lavoro, e che abbiano le risorse per accompagnarvi nel vostro percorso di crescita. Spesso ci è capitato di ricevere qui in ufficio nuovi clienti frustrati da partners poco affidabili scelti magari perché più economici e apparentemente agili e veloci. E tu hai già trovato la casa di produzione a cui affidare la tua storia? Noi siamo sempre disponibili per ascoltare le tue proposte e i tuoi obiettivi davanti a un caffè o in videochiamata. Contattaci!

Il blog: da diario online a strumento di marketing

criviamo “blog post” sul nostro sito web ormai da tre anni, analizzando diversi aspetti del nostro lavoro e comunicando le nostre passioni. Questo mese abbiamo pensato di fare un passo indietro, e di parlare proprio di questo strumento: il blog! Insomma, cos’è? Perché lo usiamo qui in Officina38? E perché dovresti averne uno anche tu? Ma partiamo dal principio. Il blog è nato come una sorta di diario personale online, usato per condividere i propri interessi con una cerchia di lettori interessati agli argomenti proposti dal “blogger”, ovvero colui che possiede e gestisce la piattaforma. Nel tempo questa tipologia di sito web ha assunto innumerevoli sfaccettature fino a diventare, oltre che uno strumento per esprimere se stessi, una fonte d’informazione, ispirazione, connessione e guadagno. Cambiare vita con un blog: Basta considerare alcuni esempi tra i più famosi per comprendere come i blog abbiano cambiato la vita di coloro che hanno saputo sfruttarne l’ascesa, soprattutto se affiancati all’utilizzo dei social media. E chi più di tutti può rappresentare questo fenomeno se non Chiara Ferragni? Non tutti sanno che l’imprenditrice digitale Chiara Ferragni ha iniziato il suo percorso nel 2009 proprio con un blog: The Blonde Salad. Attraverso questo canale ha iniziato a condividere consigli nell’ambito del fashion e del lifestyle collaborando in breve tempo con marchi importanti. Oltre ad accrescere la notorietà della blogger, ciò le ha permesso di continuare a finanziare il suo progetto fino alla fondazione della sua azienda TBS Crew SRL e un proprio brand di abbigliamento: Chiara Ferragni Collection. Ma non solo, ad oggi l’influencer risulta essere una delle personalità più influenti nel settore della moda oltre che un’imprenditrice di successo. Le sue intuizioni sono diventate oggetto di studio ad Harvard, la sua vita una serie tv, la sua storia un documentario. YouTube un valore aggiunto: Un blog può diventare uno strumento fondamentale anche per chi intraprende la propria carriera partendo da piattaforme diverse. Un esempio in questo caso è la foodblogger Benedetta Rossi, che nel 2009 ha iniziato a pubblicare video sul canale YouTube dell’agriturismo di famiglia. Qualche anno dopo è nato Fatto in casa da Benedetta che ha segnato un punto di svolta nella vita della blogger che in pochi anni ha iniziato a pubblicare i propri ricettari e a partecipare a diversi programmi televisivi fino a condurne uno proprio. Imprenditrice, autrice, conduttrice, influencer, oltre che appassionata di cucina. Anche in questo caso il blog risulta essere un efficace trampolino di lancio. Step 1: Scegli un argomento che ti appassiona e la tua nicchia di riferimento Gli elementi chiave per un un blog di successo sono quindi due: la passione e il pubblico. Negli ultimi anni i blog che hanno riscosso maggior successo sono quelli che rappresentano e si rivolgono a una specifica fetta di lettori. Continuando a parlare di Food blogger, questo fenomeno è ben rappresentato da Cucina Botanica. Carlotta Perego, la fondatrice del progetto, ha intrapreso questo percorso per condividere i suoi studi di cucina vegetale e nutrizione. Pubblicando ricette e consigli su uno stile di vita sano e un’alimentazione green ha coinvolto una nicchia di appassionati alla tematica, spesso non rappresentati da blog più ampi. Anche in questo caso è nato un progetto editoriale: tra il 2020 e il 2021 Carlotta Perego ha pubblicato due libri di successo e rafforzato la sua community sui social. Un altro blog nel quale è possibile trovare articoli sulla sostenibilità e uno stile di vita green è quello della giornalista ambientale Letizia Palmisano. Anche in questo caso la passione per l’ambiente, l’economia circolare ma anche i social media, le hanno permesso di sviluppare un progetto originale e ricercato. Step 2: Intercetta le esigenze del tuo pubblico Fondamentale è soprattutto la capacità di incontrare le esigenze dei lettori, proponendo soluzioni semplici ai problemi della vita di tutti i giorni. In questo senso citiamo il sito web salvatorearanzulla.it. Non c’è problema che il divulgatore informatico non possa risolvere con un blog post! Il progetto è nato quando il blogger aveva appena dodici anni, ed è diventato una fonte di guadagno pochi anni dopo. Il “Metodo Aranzulla” è diventato un libro attraverso il quale l’imprenditore offre supporto a chiunque voglia avviare un business online. Step 3: Acquista il tuo dominio Il terzo step è quello che prevede l’acquisto del dominio, ovvero l’indirizzo che gli utenti possono digitare nella barra di ricerca per accedere al sito web in questione e ai suoi contenuti. Questo è unico e personale, per questo è necessario acquistarlo presso uno dei provider o hosting presenti i rete. Step 4: La scelta della piattaforma Anche le piattaforme sono numerose (Wix, Zyro, Weebly…) ma la più utilizzata risulta essere sicuramente WordPress, basti pensare che ogni mese vengono condivisi, attraverso questa, circa 70 milioni di post. Per capire l’influenza e il ruolo della piattaforma, può essere interessante osservare questa mappa condivisa da wordpress.com, attraverso cui è possibile vedere quanti utenti interagiscono con il loro sito e in che modo. Step 5: Il design Dopo aver stabilito questi elementi, è il momento di passare al design. È fondamentale che il sito rispecchi lo stile e i valori del blogger e che sia pensato per coinvolgere il tipo di pubblico selezionato. Torniamo quindi al concetto di brand identity di cui abbiamo parlato nel blog post di ottobre. Anche nel caso di un blog, come per i social, è necessario curare tutti i dettagli che rendono il sito web differente rispetto ai concorrenti dandogli una propria identità. Logo, colori, font ma anche l’aspetto fotografico, la homepage è un biglietto da visita e uno specchio dei valori da trasmettere. Step 6: Condividere i blog post! Una volta completati questi step non resta che iniziare a condividere dei “blog post”, termine con cui definiamo gli articoli che completano lo scheletro del sito web. Prima di pubblicarli però è necessario verificare che questi rispettino i requisiti della SEO e che abbiano una buona leggibilità (WordPress, ad esempio, permette di effettuare un’analisi accurata sulla base di questi criteri). Inserendo i giusti tag e non

Film di Natale: cosa guardare durante le festività

iamo quasi pronti per l’inizio delle festività natalizie. Addobbi, regali, buoni propositi… sembra esserci proprio tutto.  Ma cosa più di tutto rende queste festività così speciali? Secondo il team di Officina38 non ci sono dubbi: i film di Natale! Per questo nel blog post di questo mese abbiamo stilato un elenco dei titoli che proprio non possono mancare. Procediamo in ordine cronologico, dai grandi classici ai film più recenti che in breve tempo sono diventati protagonisti della tradizione natalizia. Una poltrona per due (1983) Una commedia classica di matrice letteraria che cela una feroce critica al capitalismo. È stato proprio questo film a lanciare la celebre risata di un giovanissimo Eddie Murphy, in quel momento agli esordi della sua carriera. Ma non solo, questo film ha assunto un ruolo centrale tra i titoli natalizi proprio per la sua ricorrenza nel palinsesto televisivo nei giorni che precedono il Natale. Si può dire che sia quasi diventata una tradizione! Gremlins (1984) Una commedia che partendo dal classico film di Natale assume le sfumature di un horror, fino a cambiare completamente direzione. Un elemento interessante è che proprio per le scene cruente, la pellicola ha subito diversi tagli e modifiche. Inizialmente infatti nessuno dei Gremlins era buono, cosa che è stata poi rivista in seguito. La morale? Sembra essere una: attenti ai regali che ricevete in questo periodo! Agli appassionati del genere ricordiamo che nel 1990 è uscito anche Gremlins 2 e che da un po’ di tempo si parla della realizzazione di un Gremlins 3. Mamma ho perso l’aereo (1990) L’inverno inizia davvero solo dopo aver visto “Mamma ho perso l’aereo“. Immancabile! Ma sapevi che esistono ben quattro seguiti? “Mamma ho riperso l’aereo: mi sono smarrito a New York“, “Mamma ho preso il morbillo”, “Mamma ho allagato la casa“, “Mamma ho visto un fantasma“. Nessuno però ha riscosso lo stesso successo del primo che risulta essere una delle commedie che ha guadagnato di più al botteghino, nonostante il budget ridotto di cui si disponeva. Edward mani di forbice (1991) Drammatico e romantico, è una moderna fiaba gotica che sancisce il primo incontro tra Tim Burton e Johnny Depp. Pare che l’attore, in quel momento ancora non molto conosciuto, abbia pianto durante la prima lettura della sceneggiatura. Questo ha fatto si che si creasse una profonda intesa con il regista che aveva pensato al personaggio come simbolo della sua infanzia e adolescenza, oltre che una grande amicizia. Perfetto per qualsiasi momento dell’anno! Nightmare before Christmas (1993) Continuiamo con Tim Burton per un film d’animazione dove lo spirito natalizio incontra il mondo immaginario di Halloween. Saranno davvero agli antipodi? La pellicola spicca anche per l’utilizzo dello stop-motion, una tecnica per cui i personaggi prendono vita grazie ad una serie di fotografie che scorrono velocemente. Per ogni personaggio è stato realizzato almeno un pupazzo. Una promessa è una promessa (1996) Un genitore distratto alla ricerca della fiducia dei suoi cari. Tra supereroi e avversari cercherà di mantenere le sue promesse e acquistare Turbo Man, il giocattolo che suo figlio desiderava da tempo. Il regista racconta che il film narra di scene che egli stesso ha visto con i suoi occhi, ovvero di genitori che si recano all’alba davanti a negozi di giocattoli finendo per essere coinvolti anche in risse violente. Ancora una volta i regali di Natale sembrano essere una minaccia, che non sia meglio evitare? Il Grinch (2000) Dopo questo film l’appellativo “Grinch” viene comunemente attribuito alle persone prive di spirito natalizio, che hanno anzi una spiccata avversione per questa festività. Ma non traete conclusioni affrettate, il finale vi sorprenderà! Nel 2001 il film ha vinto l’Oscar per la scenografia, i costumi e il trucco. Pare che Jim Carrey dovesse sottoporsi quotidianamente a più di tre ore di trucco, tant’è che una volta il regista Ron Howard, per ringraziarlo ha diretto le riprese con lo stesso travestimento. Elf – Un elfo di nome buddy (2003) Cosa succede se un ragazzo cresciuto tra gli elfi di Babbo Natale torna a New York? Ce lo mostra Will Ferrell in una esilarante commedia natalizia. Nonostante l’attore sembri perfetto per questo ruolo, sapevate che inizialmente si pensava a Jim Carrey per il ruolo da protagonista? Bad Santa (2003) Chi ha detto che Babbo Natale sia un personaggio positivo? I protagonisti Willie e Marcus sovvertono gli stereotipi! Il protagonista Billy Bob Thornton ha addirittura dichiarato di essere realmente ubriaco durante le riprese. Dal 2016 è disponibile anche il seguito: Bad Santa 2. Perché non guardarli entrambi? Polar Express (2004) Il film d’animazione descrive la magica avventura di un bambino che non crede nel Natale. Un viaggio in treno pieno di colpi di scena che vi terrà con il fiato sospeso! Non solo, il film è stato girato con la tecnica dell’animazione digitalizzata in 3D e con l’ausilio di attori veri e propri. Tom Hanks in questo caso, ad esempio, ricopre sei ruoli diversi. Riuscite a capire quali? A Christmas Carol (2009) Tratto dall’omonimo romanzo di Charles Dickens, il film risulta essere il terzo adattamento della storia realizzato da Disney. In questo caso la tecnica utilizzata come per Polar Express è quella della motion capture grazie alla quale Jim Carrey interpreta 8 personaggi. La storia è un grande classico ma non vi sveliamo il finale, riuscirà Scrooge, dopo il suo spaventoso viaggio nel tempo, a redimersi? Klaus: i segreti del Natale (2019) Concludiamo con la prima produzione animata targata Netflix che appassiona i più piccoli e fa riflettere gli adulti. I personaggi vengono tratti in maniera del tutto innovativa ed originale, basti pensare che Babbo Natale è un falegname privo della sacralità che gli viene attribuita oggi giorno. Emozione, magia e generosità. È già un classico. Con questi suggerimenti cinematografici speriamo di potervi fare compagnia durante le vostre vacanze natalizie. Ma non solo, su Spotify abbiamo condiviso una playlist di grandi classici affinché possiate avere sempre la giusta colonna sonora per i vostri brindisi. Buone feste da tutto il team di Officina38!

La newsletter: tutto quello che c’è da sapere

uante volte navigando in un sito web ti sei trovato davanti alla domanda: “Vuoi iscriverti alla nostra newsletter”? Ma ti sei mai chiesto come si arriva all’e-mail che ricevi nella casella di posta subito dopo aver inserito i tuoi dati? O le norme che regolano questo strumento di marketing? All’interno di questo blog parleremo proprio di questo, analizzando gli step da compiere per rendere una newsletter utile ed efficace. Iniziamo dal comprendere innanzitutto cos’è e quali sono i vantaggi per un marketer che sceglie di usufruire di questo servizio. La newsletter è un messaggio di posta elettronica che può essere inviato da un brand o da un’azienda a una lunga lista di utenti interessati. Il cliente riceverà questo tipo di comunicazione, infatti, soltanto dopo aver manifestato il suo consenso e completato l’iscrizione con i dati necessari. Perché un’azienda dovrebbe usufruire di questo strumento? Essendo un canale di vasta portata permette di raggiungere un pubblico ampio con un costo minimo, per questo motivo i vantaggi possono essere diversi. Le statistiche dimostrano, infatti, che il ritorno sugli investimenti per una newsletter ben strutturata è di 40:1. Basti pensare che il 91% dei possibili clienti controlla le proprie mail quotidianamente e che il 66% dei consumatori ha effettuato un acquisto online a partire da una mail commerciale. Inoltre il 74% preferisce ricevere le comunicazioni di marketing proprio attraverso la posta elettronica. Più che in altri mezzi di comunicazione però è fondamentale la personalizzazione del messaggio. Questo deve, appunto, riflettere la brand identity ma anche riuscire a catturare l’attenzione dell’utente che non è detto sia già entrato in contatto con l’azienda. Per questo, spesso, per incentivarne l’iscrizione si offrono sconti o vantaggi esclusivi. Tuttavia l’obiettivo della newsletter non è solo quello di entrare in contatto con nuove persone. È utile anche per fidelizzare chi si è già relazionato al brand, rafforzarne la notorietà e di conseguenza aumentarne le entrate. Ma come costruire un database di contatti interessati? Le strade sono diverse e la registrazione tramite il sito web non è l’unica alternativa. È possibile, infatti, intraprendere campagne social avvalendosi del supporto di influencer o di inserzioni a pagamento. Anche il retargeting è uno strumento efficace, perché permette di rivolgersi ai visitatori del sito web incentivandoli a valutarne l’iscrizione. Per ampliare la lista di abbonati non bisogna sottovalutare neanche la promozione fuori dal web, ampliando la cerchia di conoscitori attraverso manifesti, cartoline e gadget o partecipando ad eventi. Una volta ottenuto un cospicuo numero di adesioni è necessario creare un rapporto di fiducia e familiarità con la nostra mailing list, per questo è fondamentale che il consenso sia chiaro ed esplicito. Come essere sicuri che l’utente voglia davvero ricevere delle comunicazioni? Potrebbe esserci stato, ad esempio, un errore nel digitare l’indirizzo di posta elettronica o una sottoscrizione automatizzata ad opera di un bot. Una valida soluzione al problema è rappresentata dalla procedura di double opt-in. Questa consiste nell’invio di una mail di conferma al contatto fornito in fase di iscrizione, per accertarne sia l’identità che l’effettivo coinvolgimento. Il messaggio non può contenere informazioni di tipo commerciale perché finalizzato alla verifica del consenso del cliente che dovrà inoltre essere informato sulla registrazione e sul trattamento dei propri dati, come stabilito dal GDPR. La sigla sta per General Data Protection Regulation e fa riferimento al regolamento generale per la protezione dei dati. Questo prevede che il sito web dell’azienda in questione includa la politica sulla privacy affinché l’utente possa sempre essere a conoscenza della modalità di raccolta, del trattamento e della conservazione dei propri dati. La policy deve inoltre essere accessibile con un click e da qualunque pagina del sito. Una volta completata quindi l’iscrizione è da tenere a mente che questa non è irrevocabile. Deve essere sempre presente e visibile un tasto di disiscrizione o un modulo per cambiare le proprie preferenze. Solitamente, ad esempio, è possibile trovarlo a piè di pagina. Questo oltre ad essere un diritto dell’utente permette di evitare che le mail vengano cestinate o segnalate come spam. Un numero elevato di segnalazioni farebbe finire il tuo account in una “blacklist” ovvero una raccolta di domini sospetti. Il tasso di recapito e deliverability dipende dalla reputazione dell’indirizzo IP; è fondamentale quindi rimanere nelle così detta “whitelist” e che più persone possibili ti considerino un mittente sicuro. Come fare ad inviare una newsletter a centinaia e centinaia di utenti? Si può far riferimento a dei software di email marketing. Ovvero una soluzione studiata appositamente per la progettazione e l’invio di mail a diverse liste di destinatari. Solitamente questi tool offrono un buon tasso di recapito, la possibilità di curare il design delle campagne attraverso un editor o template prestabiliti, ma anche opzioni di personalizzazione che permettono di indirizzare la mail a ogni tipologia di utente. Questi consentono anche di misurare l’impatto di ogni campagna attraverso metriche e report e di ottimizzarlo. Alcuni esempi di software che operano in questo senso sono Sendinblue, Mailchimp, MailUp. Non sottovalutare il layout e il testo della mail! Come detto all’inizio del blog è fondamentale che il testo e il design della mail rispecchino l’identità dell’azienda. La grafica, i colori, le immagini sono ciò che rendono un messaggio riconoscibile e memorabile. Il messaggio trasmesso dovrebbe essere incisivo e adeguato al tono di voce con il quale si è soliti comunicare. Anche l’oggetto assume un ruolo centrale, dopotutto è ciò che spinge il destinatario ad aprire o cestinare una mail. L’obiettivo è far in modo che un cliente possa riconoscere il brand senza leggere il mittente e soprattutto aspettare la newsletter con trepidazione! E voi, a chi vi affidate per la realizzazione della vostra Newsletter? Noi di Officina38 siamo sempre disponibili per una consulenza, contattaci!

Il piano editoriale: comunicare in maniera efficace sui social media

urare la propria immagine sui social media nel corso degli anni è diventato sempre più importante, soprattutto per le aziende. Si può dire che questi canali di comunicazione abbiano assunto sempre più le sembianze di una “vetrina” attraverso i quali mostrare i propri punti di forza. Prima di scegliere in quale ristorante pranzare, in quale albergo passare il weekend o dove acquistare nuovi capi di abbigliamento ne analizziamo i profili social, i tag e le recensioni. Perché? Per poter fare una scelta consapevole. I consigli degli amici sono sempre utili e ben accetti ma non sono più sufficienti. Ma procediamo per gradi. Innanzitutto, vale la pena ricordare che il 53% della popolazione mondiale è attiva sui social e che dal 2020 al 2021 c’è stato un incremento di circa il 13%. Sono 4,2 miliardi gli utenti ad essere connessi tramite social per un tempo costantemente in crescita, che al momento si attesta sulle 2h25m al giorno. Il 98% degli iscritti ad una piattaforma social, inoltre, ne utilizza anche almeno un’altra. Motivo per cui, bisognerebbe analizzare attentamente chi si vuole intercettare e di conseguenza quale sia il canale migliore per comunicare in maniera efficace. Per questo motivo redigere un piano editoriale in maniera dettagliata e differenziata risulta fondamentale e per nulla banale. Ma prima di iniziare, è necessario avere ben chiari alcuni aspetti del proprio brand che costituiscono la base per realizzare un buon lavoro. Bisognerebbe infatti curare sia la parte “visibile” di questo, come il logo, il naming e il design, che quella “invisibile” determinante per il posizionamento. Avete mai pensato a tutti quegli aspetti che permettono ad un utente di riconoscere un’azienda dai propri competitor? Parliamo dell’insieme di valori e obiettivi che determinano il carattere, il tono e il linguaggio con cui il marchio si rivolge ai possibili clienti guidandoli nella customer experience. Spesso, infatti, quello che porta alla fidelizzazione del cliente non è la componente visibile, ma è determinato dal legame emotivo che si instaura, grazie agli elementi sopracitati, e da come questo viene coltivato. A questo punto vi starete chiedendo cosa c’entra tutto questo con i social media. Ormai il percorso che porta all’acquisto o alla scelta di un servizio inizia molto prima dell’arrivo sul website o nel punto vendita. Parte dai canali social, e quale miglior opportunità di creare engagement attraverso questi strumenti? Come dicevamo all’inizio, possono rappresentare una valida vetrina, ma non solo, sono parte integrante e una guida per questo “viaggio” che trova nella creazione di un rapporto di fiducia duraturo la propria meta. Volendo fare una “scaletta”, per procedere con ordine, vi consigliamo quindi prima di individuare i valori del vostro brand. Affinché questi possano essere espressi e rappresentati da ogni vostro post, storia o sponsorizzazione. Il cliente che sviluppa un bisogno, nel cercare di soddisfarlo, terrà conto del marchio con il quale riesce a identificarsi maggiormente. Tuttavia, la definizione di questi elementi porterà l’azienda a rivolgersi a un determinato target più o meno definito, escludendone un altro. Può sembrare limitante, ma individuare una generazione o più nello specifico una struttura archetipica (specifici modi di essere e modelli di comportamento) rappresenta un vero punto di forza. Ciò risulta utile per creare una connessione emotiva e per lo sviluppo della brand identity. Per sviluppare una narrazione efficace è quindi utile capire a chi ci rivolgiamo e quale sia lo scopo del cliente. Stabiliti questi elementi sulla base delle generazioni coinvolte dal messaggio dell’azienda, proseguiamo nell’identificazione delle Human Personas. Queste rappresenteranno le varie tipologie di utenti a cui rivolgersi. È necessario quindi tracciare il profilo di questi clienti ideali, cercando di comprenderne le abitudini, gli interessi, i legami. Da ciò deriverà un’analisi dei dispositivi elettronici più utilizzati, il momento della giornata in cui si predilige dedicarsi ai social media e quali di questi suscitino maggiore interesse. Questa targhettizzazione risulta utile anche quando si sceglie di sponsorizzare un determinato contenuto, in modo da investire del denaro per il raggiungimento di una fascia della popolazione ben precisa. Passiamo ora al Media Mix! Ovvero alla scelta dei social media attraverso i quali vogliamo intercettare i nostri utenti. Diverse generazioni sceglieranno canali diversi. Sarà più semplice parlare alla Generazione Z (nati indicativamente tra il 1995 e il 2010) attraverso un social come Instagram mentre sarà poco efficace cercare di intercettare la Generazione X (nati indicativamente tra il 1965 e il 1980) tramite Tik Tok. LinkedIn ad esempio sarà meno usato dai giovanissimi che prediligeranno una comunicazione meno formale che troviamo ad esempio su Twitter mentre le generazioni che precedono i Millennial (nati indicativamente tra il 1981 e il 1995) sono utenti attivi su Facebook e YouTube. Scelti i social media più adatti al progetto, bisognerà concordare come comunicare tramite questi. Scegliere il tono di voce che può essere più amichevole o più formale, il linguaggio e il font per il lettering. Elementi che come anticipato precedentemente differenziano dai competitor. Infatti, è importante nel corso della stesura di un piano editoriale, analizzare anche la concorrenza. In questo modo avremo un quadro ben preciso delle possibilità davanti alle quali si trova un cliente, i suoi punti di forza e debolezza, gli elementi da migliorare. Ma soprattutto è fondamentale comprendere in cosa si ha intenzione di distinguersi. Dopo aver compiuto un’analisi di mercato, creato l’impianto strategico definendo i protagonisti del nostro progetto e stabilito come intercettarli non resta che pensare al contenuto creativo! Passiamo quindi alla programmazione dei post veri e propri, definendo data e ora di pubblicazione oltre che il contenuto nel dettaglio. A tal proposito potrebbe essere utile evidenziare delle “aree tematiche” analizzando gli interessi dei propri follower, per poi capire anche quali post abbiano performato meglio e quali invece siano stati reputati poco appassionanti. In questa fase per calendarizzare le pubblicazioni e dialogare con team e clienti possono essere utili tool come Basecamp. Ma è fondamentale anche la componente video, grafica e fotografica di cui qui in Officina38 ci occupiamo personalmente. Le immagini e ancor più i video, spesso riescono a esprimere la personalità di un brand anche

Guida ai tool indispensabili: ripartire organizzati

Per ogni viaggio che giunge al termine ce n’è uno che inizia, non più “on the road” ma tra scrivanie, tool e device. A settembre si riparte con nuovi progetti e si riscoprono quelli lasciati in stand-by durante l’estate. a dove eravamo rimasti? Negli ultimi anni si può dire che sia decisamente cambiato il modo di lavorare. Non serve essere fisicamente in un ufficio per dire di essere a lavoro e per fare il punto della situazione non è necessario essere in sala meeting con i colleghi. Proprio per questo, diventano indispensabili nuovi tool che permettano di essere sempre connessi con il proprio team in modo ordinato e pratico, sia fuori e che dentro l’ufficio. Anche qui in Officina38 abbiamo trovato molti modi per ottimizzare il tempo e migliorare le prestazioni, senza mai dimenticare l’elemento alla base di un buon lavoro di squadra: la comunicazione. In questo ci sono stati d’aiuto alcuni software. Gran parte degli strumenti che abbiamo scoperto durante il lockdown, infatti, sono tutt’ora un supporto per mantenere alta la produttività e lavorare in maniera efficace. Primo tra tutti Zoom. Il software permette di organizzare aule virtuali per videoconferenze o meeting aziendali. A seconda del piano scelto (Pro, Business o Enterprise), è possibile accedere a diverse funzionalità non disponibili invece nella versione base, che è gratuita e utilizzabile da qualsiasi dispositivo, sebbene preveda un limite di tempo di 40 minuti per riunione. Partecipare è semplicissimo. È sufficiente accedere al sito o all’app attraverso il link della riunione stessa generato e condiviso precedentemente dall’organizzatore. Ad oggi Zoom continua ad essere uno strumento indispensabile per lo smart working ma anche per condividere esperienze tra amici. Il nostro team, ad esempio, in lockdown si è concesso del tempo sia per videoconferenze all’aria aperta, che per fare ginnastica… a distanza!   Ma come fare a ricordare la sessione di yoga online tra meeting e mille impegni? La risposta è Google Calendar! È un sistema di calendari che ti permette di essere sempre sul pezzo e di non dimenticare il compleanno dei colleghi, la cena con i parenti, la riunione del lunedì mattina… Insomma, è quell’amico a cui non sfugge mai nulla. È possibile infatti sincronizzare diverse agende, sia quella personale che quella lavorativa e condividere eventi con il proprio team che, previa autorizzazione, può anche crearne di nuovi. Un altro dei tool che ci permette di non perdere il filo e di condividere informazioni in maniera pratica e ordinata è Slack. È uno strumento di collaborazione aziendale che consente di rimanere in contatto con il proprio team in maniera flessibile. La comunicazione è divisa in aree tematiche, in questo modo avremo canali differenziati per i vari argomenti e progetti, pur mantenendo sempre un quadro completo. È sempre possibile accedere alle informazioni di cui si ha bisogno consultando tutti gli aggiornamenti e i file condivisi dai partecipanti, che possono quindi lavorare anche in asincrono. Invece per le conversazioni più leggere, per discutere dell’ultimo film visto al cinema o per organizzare l’aperitivo del venerdì (per cui ricordiamo la nostra Playlist su Spotify) ricorriamo ai gruppi WhatsApp. Possiamo descriverla come l’applicazione di messaggistica istantanea che non passa mai di moda. Ormai fa parte della nostra quotidianità in quanto ci permette di essere sempre connessi, sia con singoli individui che con gruppi di persone. Attraverso questa è infatti possibile scambiarsi rapidi messaggi, contenuti multimediali, organizzare videochiamate o condividere storie con i propri contatti. Torniamo in ufficio! State lavorando a tanti progetti differenti e rischiate di far confusione? Allora dovreste provare Basecamp. Attraverso questo software è possibile dividere file, documenti e conversazioni in cartelle specifiche, così da conservare tutto il materiale utile per un progetto in un unico luogo. Tra i vari tool, è quello che risulta più utile nella redazione del piano editoriale per i social media grazie alla possibilità di inserire collaboratori e clienti nell’area di lavoro. In questo modo, è possibile avere un confronto durante la calendarizzazione e prima della pubblicazione. Permette, inoltre, di dialogare con i membri del team, registrando anche giorni liberi, scadenze e obbiettivi. Parlando di profili social, per renderli impeccabili è importante pubblicare foto e video di qualità. Tuttavia, non è sempre possibile preservarla, si rischia, infatti, di perdere risoluzione nella condivisione di contenuti da un dispositivo all’altro. We Transfer è un servizio per il trasferimento di file grandi dimensioni. Per utilizzarlo è sufficiente avere un indirizzo mail, non serve quindi ne un’applicazione ne la registrazione al sito web. Nella versione gratuita è possibile inviare fino a 2GB a un massimo di tre persone contemporaneamente, mentre la versione PRO consente il trasferimento di 200GB a un massimo di 50 persone contemporaneamente. Nella versione PRO è inoltre disponibile uno spazio di archiviazione di 1TB. Lo strumento è quindi intuitivo, facile e veloce, è l’alternativa di cui non potrete più fare a meno. Un po’ come è successo per noi con Fatture in Cloud. Questo software di fatturazione online permette di amministrare le attività della propria azienda comodamente dal proprio ufficio e soprattutto senza perdersi tra i documenti. Tramite il sito è possibile infatti realizzare fatture di ogni tipo, ma anche gestire preventivi e acquisti o analizzare l’andamento dell’impresa collegandosi e dialogando con il proprio commercialista. Anche in questo caso è possibile scegliere, dopo una prova gratuita, uno dei piani disponibili in base alle funzionalità richieste. Questi sono i sette tool a cui il team di Officina38 non può proprio rinunciare. Quali sono i vostri? Se siete un’azienda e avete bisogno di qualche consiglio per organizzare e ottimizzare al meglio il vostro lavoro, non esitate a contattarci!