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LinkedIn: personal branding e CEO branding

Linkedin personal branding

[7′ di lettura] Personal branding e CEO branding su Linkedin: quanto ne sai? Con 1 miliardo di utenti nel mondo – di cui 16 milioni in Italia – LinkedIn è per antonomasia il social network delle relazioni professionali. E se 58 milioni di imprese hanno una pagina aziendale, la loro presenza sulla piattaforma è in realtà molto più ampia e sfaccettata. Merito del cosiddetto “CEO branding”, la strategia attivata da AD e manager che scendono in campo per comunicare direttamente attraverso i rispettivi profili personali. Una scelta incentivata dalle logiche stesse di LinkedIn, così come dai trend del marketing e della comunicazione in generale. Del resto, se i brand cercano da tempo di raccontarsi come persone, non sorprende che le persone “vere” possano raccontare i brand in modo efficace. E in molti casi vincente. E allora, come curare la comunicazione del proprio profilo LinkedIn? Come raccontare il nostro lavoro in modo efficace e strategico – anche per la nostra azienda – senza per questo rinunciare a esprimere la nostra personalità? Ne parliamo in questo blog post attingendo alla nostra esperienza diretta. Perché Officina38 supporta gli imprenditori anche in questo frangente! LinkedIn: perché dovresti esserci Anche in caso siate “poco social”, LinkedIn è un canale che potreste prendere in considerazione. Perché come dicevamo è uno strumento di comunicazione strettamente professionale. Niente gattini e buongiornissimi, insomma… che a dire il vero si possono evitare anche sugli altri social, ma questa è un’altra storia. A cosa serve LinkedIn? Ecco i principali usi che possono farne professionisti e aziende: fare networking mirato seguire i trend del proprio settore tenere d’occhio i competitor rafforzare la propria brand identity farsi conoscere (brand awareness & positioning) rafforzare il proprio posizionamento su Google valorizzare e raccontare la propria esperienza costruire reputazione e credibilità professionale trovare nuovi clienti / fornitori / investitori  attrarre e fidelizzare talenti Come utilizzare LinkedIn per goderne i vantaggi Che si punti sulla pagina aziendale, sul profilo personale o su entrambi, per godere delle opportunità offerte da LinkedIn sarà necessario utilizzarlo con approccio professionale. Le buone prassi: avere un profilo completo e curato in ogni sua parte utilizzare foto e video di qualità professionale scrivere testi efficaci e orientati all’obiettivo pubblicare contenuti con continuità alimentare la propria rete di contatti leggere il feed con continuità seguire i Gruppi LinkedIn del settore seguire e partecipare attivamente ai dibattiti di interesse A queste si aggiungono alcune accortezze tecniche, come l’impostazione delle opzioni di visibilità in base ai propri obiettivi o la scelta della modalità Content creator. Anche monitorare le nuove funzionalità offerte dalla piattaforma e i suoi trend sarà utile per non restare indietro. Utilizzare LinkedIn in modo “fruttuoso” richiede quindi tempo, continuità e competenze specifiche. Per questo molte società si affidano a professionisti (come noi) per progettare e implementare la strategia di comunicazione della pagina LinkedIn aziendale. E sempre più spesso chiedono di supportare anche l’AD (o altre figure executive) nella cura dei rispettivi profili LinkedIn personali. LinkedIn, personal branding e CEO branding Sempre più professionisti e manager partecipano attivamente al mondo di LinkedIn, anche esponendo la propria immagine personale. Quando qualcuno sceglie questa strada soprattutto per farsi portavoce dei valori e dei successi della propria azienda, allora si parla di “CEO branding”. E che siano effettivamente CEO o persone con altri ruoli di responsabilità, questa scelta personale è chiaramente preziosa per il brand. Vediamo perché funziona. Comunicare attraverso un profilo personale permette innanzitutto di adottare un tono di voce maggiormente informale e diretto. Quando si esprimono opinioni e valutazioni, lo si fa “mettendoci la faccia”, e questo ha un valore importante in termini di credibilità. Intervenire in un dibattito a titolo individuale permette di costruire relazioni di stima personale che giovano all’immagine della propria azienda. Non solo: queste relazioni professionali possono spostarsi dall’online all’offline, trasformandosi in opportunità di collaborazione preziose tanto per le persone coinvolte quanto per le rispettive aziende. Altri vantaggi del personal branding su LinkedIn Sul piano pratico, ci sono anche vantaggi ancora più immediati e “terra a terra”. Uno è legato agli algoritmi, che generalmente favoriscono le visualizzazioni dei post pubblicati sui profili personali, specialmente su quelli più attivi. L’altro è legato alla natura umana. Pensate alla rete di contatti che avete costruito negli anni attraverso quel mix unico di esperienze personali e professionali che è la vostra vita. Pensate a quanti di loro potrebbero essere anche solo potenzialmente stakeholder per la vostra azienda. E ora chiedetevi: quanti fra loro seguono gli account istituzionali del vostro brand, e quanti vi seguono sui vostri social personali? E anche se foste persone “poco social”, quanti dei vostri conoscenti risponderebbero negativamente a una richiesta di collegamento personale via LinkedIn? Ecco perché le persone sono uno dei canali di comunicazione più preziosi per un’azienda. Curare la pagina LinkedIn aziendale è fondamentale, ma avere persone che avvalorano la comunicazione del brand mettendoci la faccia è altrettanto strategico. Se poi l’azienda è vostra, esporvi personalmente potrebbe essere ancora più naturale ed efficace. CEO branding e pagina aziendale: di cosa parlare su LinkedIn? Se pubblicare contenuti con frequenza e costanza è una condizione necessaria, pianificare lo sarà ancora di più. Certo, anche l’instant marketing ha il suo valore. Occorre seguire i trend del settore in cui si opera e saper intervenire con prontezza sui temi più dibattuti del momento. Per tutto il resto c’è il piano editoriale. Sulla pagina LinkedIn aziendale troveranno spazio i focus sui valori del brand, la presentazione dei lavori più importanti, la dotazione tecnologica. Ci saranno contenuti dedicati alle competenze interne, allo staff, alla capacità di innovazione. Si farà recruiting. Si terrà traccia degli eventi istituzionali con relative menzioni e ringraziamenti. E sul profilo personale? Chi ha un ruolo in azienda può raccontare tutto questo attraverso un punto di vista e un tono di voce differenti. Magari andando un po’ oltre la semplice condivisione dei post aziendali. Può portare una testimonianza diretta, raccontare come e perché un lavoro, un incontro, un cliente hanno portato valore al suo percorso professionale. Può soffermarsi più a lungo

DaVinci Resolve: il parere degli esperti

Davinci Resolve

[6’ di lettura] Non solo una mente brillante e rivoluzionaria del Rinascimento: DaVinci è anche un software per il color grading, il video editing, la correzione colore, gli effetti visivi e la post-produzione audio, firmato BlackMagic Design. È da molto tempo che si sente parlare di questo programma come di una valido strumento, al pari di altri software di video editing diffusi e utilizzati quotidianamente da tanti professionisti del settore, come Premiere Pro di Adobe e Final Cut Pro di Apple. Infatti, DaVinci Resolve non solo viene utilizzato per editare film di Hollywood ma, da maggio 2023, si è anche guadagnato il primato tra i software per il montaggio NLE (non linear editing)! Ecco perché abbiamo deciso di approfondire l’argomento. Quali sono le caratteristiche principali di DaVinci Resolve? Che cosa lo differenzia dai suoi concorrenti? In definitiva: quale software scegliere e perché? Scopriamolo insieme! Tutto il necessario in un solo programma! Innanzitutto, DaVinci Resolve Studio è l’unica soluzione al mondo ad offrire montaggio, correzione colore, effetti visivi, grafica in movimento e post produzione audio in un’unica suite. Il programma si presenta con un’interfaccia utente (UI) divisa nelle seguenti aree: Media permette l’organizzazione di clip video, tracce audio, immagini e di tutto ciò che serve per creare il prodotto finale; Cut è progettata per l’editing rapido; Edit è uno spazio di montaggio più standard, con l’accesso a transizioni ed effetti; Fusion è dedicato agli effetti visivi e alle grafiche animate; Color è perfetta per l’ottimizzazione video, il color grading e l’applicazione di altri effetti; Fairlight è un potente suite di post-produzione audio in cui registrare, modificare, mixare e masterizzare colonne sonore e molto altro ancora; Deliver è la pagina di consegna, quella in cui esportate i progetti completati. Grazie a questa interfaccia, il lavoro risulta facilitato, consentendo di procedere in modo spedito e ordinato, senza distrazioni o momenti di smarrimento e, soprattutto, senza la necessità di aprire un altro programma. Ad esempio, chi utilizza il pacchetto Adobe è costretto a passare da Premiere, per il montaggio, a After Effects, per gli effetti speciali. Due software differenti che, pur dialogando perfettamente tra loro, richiedono all’utente di “uscire e rientrare”. Risulta quindi evidente il primo aspetto che BlackMagic ha puntato a migliorare, almeno in termini di comodità d’utilizzo, rispetto alla concorrenza. La competitività DaVinci Resolve è disponibile in due versioni, gratuita e Studio. Va detto che già la versione free è piuttosto completa. La seconda, che costa circa 300$, dà accesso ad effetti e funzionalità avanzate tra cui – ad esempio – una funzione ‘noise reduction’ decisamente più completa rispetto a quella di base della versione gratuita. Inoltre, non ci sono pagamenti mensili o abbonamenti: il software si paga una volta sola, lo si può installare su un massimo di due computer usando una chiave di licenza, e il prezzo copre anche le versioni successive. Ciò significa che quando arriva una nuova versione di DaVinci la si può scaricare ed installare senza pagare ulteriormente. La possibilità di utilizzare una versione free ricca di funzioni quasi del tutto impensabili per gli altri software gratuiti rende DaVinci funzionale per chi: lo utilizza da autodidatta si affaccia per la prima volta al mondo della post-produzione non è ancora deciso/a a fare un investimento economico (per quanto contenuto) Del resto, gli stessi utenti saranno incentivati all’acquisto della versione Studio una volta che diverrà per loro possibile e/o necessario. Infine, non dimentichiamo la scaltra strategia di marketing e fidelizzazione messa in atto da BlackMagic: infatti, chiunque acquisti un qualsiasi prodotto della casa, riceve automaticamente in regalo due licenze per DaVinci Resolve Studio. Quale miglior incentivo, se non un regalo, per iniziare ad utilizzare un software professionale e prestante? DaVinci: color grading first! Dando per scontato che i nostri lettori sappiano cos’è il color grading (ma qualora ci sbagliassimo, dont’ panic: potete facilmente rimediare cliccando qui), passiamo all’analisi dei punti di forza di DaVinci Resolve anche in questo settore. Partiamo col dire che il software di cui parliamo è nato proprio per fare color grading. E, per diverso tempo, non è stato possibile usarlo per fare nient’altro (come montare video o audio). Come afferma la stessa BlackMagic, la pagina Color di DaVinci Resolve è ad oggi lo strumento di correzione del colore più avanzato, usato infatti per il colore e il finishing di film hollywoodiani e di numerosi programmi televisivi. Qualche esempio? Men In Black: International The Hunt Dora e la città perduta Rocketman Black Widow Crudelia The Protégé The Green Knight Ma come mai questo stacco rispetto alla concorrenza? Sostanzialmente perché il programma “ragiona” in modo diverso dai suoi concorrenti, ovvero non per sovrapposizione di livelli (i cosiddetti layers) ma con algoritmi (anche detti “nodi”) che modificano i metadati dell’immagine. Ciò significa che non viene “aggiunto” nulla all’immagine, bensì questa viene a tutti gli effetti  modificata. Un plus vincente: DaVinci è anche per tablet Ottimizzando il software per il tablet, DaVinci ha colmato per prima un vuoto significativo nel settore dell’editing video. Infatti, se Adobe non offre una versione mobile di Premiere, Apple ha lanciato Final Cut Pro per iPad solo recentemente, ma senza le stesse funzioni. BlackMagic ha invece soddisfatto molti utenti rendendo disponibili su iPad quasi tutte le funzioni della versione desktop. Anche gli strumenti per la color correction sono accessibili con le dita, con una precisione sorprendente su elementi piccoli come i “nodi”. Esistono comunque alcuni limiti rispetto alla versione desktop. Innanzi tutto, su iPad gli unici formati di file utilizzabili sono ProRes, H264, H265 e Black Magic RAW. Su tablet sparisce la barra degli strumenti nella parte superiore dello schermo e non è possibile utilizzare il tasto destro. Infine, per garantire l’effettiva fruibilità di ogni step di lavoro, la suite Resolve si riduce alle pagine Cut e Color. Si tratta in ogni caso di adattamenti vincenti, ai quali è facile e intuitivo adattarsi, senza perdere in funzionalità. Quindi, quale software scegliere? Sebbene DaVinci offra una grande quantità di vantaggi, molti professionisti utilizzano (ancora?) altri programmi, primo tra tutti Premiere Pro di Adobe. Premiere è infatti uno dei programmi di video editing più completi e prestanti, con molti anni di sviluppo e

Food: come si realizza un video professionale?

Girare un video nel settore food & beverage richiede, come punto di partenza fondamentale, l’osservazione di una regola: non lasciare nulla al caso. L’attenzione per ogni singolo dettaglio, infatti, è la “skill aurea” per questo tipo di produzioni: come versare la birra, quale bicchiere utilizzare per un certo tipo di vino, come disporre la mise en place, quale coltello utilizzare per una determinata operazione, o ancora, che cosa chiedere ad uno chef e in che modo, conoscere in anticipo i movimenti che farà il bartender… sono tutti elementi essenziali, destinati a fare la differenza.  Sono tutti elementi essenziali non solo per una questione di precisione e credibilità rispetto agli operatori del settore (aspetto di indubbia importanza) ma anche perché conoscere in anticipo soggetti, movimenti e strumenti, permette di ottenere un risultato più fluido ed efficace agli occhi del pubblico. D’altronde, lo comprendiamo bene se ci mettiamo nei panni di spettatori-consumatori: vedere immagini appetitose, croccanti, rinfrescanti, succose e, soprattutto, realistiche… è fondamentale per sentirci coinvolti e, dunque, propensi a provare un determinato prodotto e/o servizio. Quindi, quali sono le linee guida principali per realizzare delle riprese professionali nel settore #food? Per rispondere e approfondire l’argomento ci siamo avvalsi del supporto di EyeCandy, Film Director con un’esperienza ultradecennale nel settore Food & Beverage. E questo è quello che ci ha raccontato. “Innanzitutto, è indispensabile precisare che il #food rientra nel mondo del Table top, cioè delle riprese basate sullo slow motion, tipiche – ad esempio – anche del settore #beauty. Si tratta di tecniche di assoluta precisione: ecco perché sono richiesti tanto studio e tantissima esperienza sul campo.” Partendo da questo presupposto, vediamo alcuni principi fondamentali per realizzare delle riprese #food professionali. 1. Slow motion Su set di questo tipo si usano fotocamere che arrivano a riprendere fino a 5000 fotogrammi al secondo, mentre le normali riprese video vengono effettuate a 25fps. Occorre quindi una videocamera specifica, la Phantom Flex 4K, l’unica al mondo capace di raggiungere così alte performance. Evidentemente, si tratta di un oggetto molto costoso e con un workflow complesso, ragione per cui sul set, in genere, è presente un operatore specializzato. 2. SFX team In linea di massima, quello che si vede in un Table top è tutto reale. Ciò non significa che una scena venga girata tutta nello stesso momento, specie se complessa. Piuttosto, in queste circostanze è prassi utilizzare più layer. Prendiamo come esempio un hamburger: in questo caso si faranno magari prima le riprese dell’hamburger che cade, quindi quelle della caduta delle foglie di lattuga e infine quella dei pomodori a fette. Successivamente, in fase di compositing, si combineranno i diversi elementi visivi per creare l’illusione che siano tutti parte della stessa scena (la caduta dell’hamburger), grazie a complessi processi di sincronizzazione delle riprese con i movimenti di macchina. Ad occuparsene è proprio l’SFX team, ovvero il ‘team effetti speciali’, che permette di concretizzare tecnicamente ciò che il regista ha immaginato. Inoltre, l’SFX team realizza anche quelli che in gergo tecnico vengono chiamati rig, degli “accrocchi” che vanno sincronizzati tra loro per far sì che – tornando all’esempio dell’hamburger – la foglia di lattuga e il pomodoro cadano nello stesso momento o a distanza di pochi millisecondi l’una dell’altro. 3. Motion control Come per il Table top, anche per il Motion control – High Speed esiste un solo strumento su cui poter contare: il Bolt.  Come suggerisce anche il nome, si tratta di un robot che riesce a muoversi ad una velocità tale da permettere di riprendere qualsiasi tipo di movimento in macro, anche la caduta di una goccia d’acqua.   Come già detto, il settore del Table top è molto specifico e richiede una spiccata verticalità ai professionisti che vi operano. Per questo, nel tempo, in ambito #food si sono create nuove figure lavorative ad hoc, una fra tutte quella del food stylist. Il food stylist è un professionista che, pur non essendo necessariamente un cuoco, si occupa di rendere il cibo appetitoso da vedere in camera e, al tempo stesso, compatibile con il trattamento immaginato dal regista. La food stylist Elisa Lanci a lavoro sul set di The Soul Kitchen, diretto da EyeCandy Ad esempio, ripensando all’hamburger di prima, quasi sempre la carne usata sul set non è commestibile: è infatti prassi aggiungere collanti e/o siliconi per darle le giuste elasticità e texture. O ancora, pensiamo al gelato: essendo particolarmente deperibile, questo goloso cibo viene spesso sostituito con una sua “riproduzione” a base di resine e zucchero (in passato veniva usata una base ricavata dalle patate). Non si tratta solo di temperatura, ma anche di consistenza. Se, per esempio, nel mio video voglio mostrare un gelato con copertura di cioccolato a cui viene dato un bel morso, ma la copertura si rompe in modo scomposto e poco videogenico… sarà allora d’obbligo coinvolgere il food stylist per ottenere una finta copertura, studiata appositamente, capace di adattarsi alle esigenze specifiche. Un altro aspetto di fondamentale importanza per realizzare video #food di alta qualità? La luce! Ne occorre infatti tantissima ed è essenziale controllarla sapientemente, ragione per cui è fondamentale girare all’interno di uno studio specializzato. Fare all’esterno riprese di questo tipo è semplicemente impossibile. Lo si capisce bene se si tiene conto che – per far sì che un oggetto si muova in slow motion – occorrono moltissimi fotogrammi per secondo. Tuttavia, più i fotogrammi aumentano, più l’otturatore della macchina da presa si chiude e, di conseguenza, meno luce lo attraversa. Ecco, dunque, l’assoluta necessità di un’illuminazione adeguata. EyeCandy sul set di The Soul Kitchen Un ultimo fondamentale aspetto è quello relativo ai test. Infatti, trattandosi di set molto laboriosi a livello tecnico e in cui è primaria la cura dei dettagli, è necessario testare attrezzatura e cibi, veri o finti, in modo tale da anticipare eventuali problemi che potrebbero sorgere successivamente, causando rallentamenti del flusso lavorativo se non addirittura un aumento delle giornate di ripresa.   Proprio per questo, non di rado capita che per una singola giornata di riprese siano necessari anche 3 giorni

AI, Cinema e Pubblicità

AI, Cinema e Pubblicità: quale rapporto le lega? Possibile che l’immaginario fantascientifico abbia influenzato la ricerca tecnologica degli ultimi decenni, oppure la fiction ha avuto una straordinaria capacità visionaria? E ancora: come cambia il lavoro creativo di chi fa storytelling, comunicazione, pubblicità? Quali scenari per il prossimo futuro? Ne abbiamo parlato mercoledì 10 maggio in Officina38 nel corso di un evento che abbiamo organizzato nell’ambito dei Torino Digital Days 2023, in collaborazione con Tandù. Hanno risposto alle nostre domande Anna Frandino (Founder & Producer di Officina38), Stefano Sgambati (Frontend Developer @Tandù ed esperto di cinema) e Greg Ferro (Film Director e Creative Director di Glue). La tavola rotonda è stata moderata dalla nostra Alice Malaspina (team Comunicazione di Officina38). Uno scatto dell’evento nella sede di Officina38 Cinema e Intelligenza Artificiale, ieri e oggi La fantascienza è un genere letterario e cinematografico spiccatamente di speculazione, riflessione, idee, ipotesi, per comprendere la natura umana (Luigi Petruzzelli, direttore della casa editrice di fantascienza “Edizioni della Vigna”).  È possibile che gli scenari ideati per decenni dalla fiction si siano insinuati nella mente di scienziati e ricercatori al punto da incidere sugli effettivi sviluppi tecnologici a cui stiamo assistendo?  “Chiaramente è difficile stabilirlo, penso però – interviene Stefano Sgambati – che il cinema abbia in qualche modo fuorviato il pensiero collettivo rispetto alla tecnologia e al suo potenziale sviluppo. Ambientazioni noir, futuri distopici, gravi minacce per l’umanità e la sua stessa sopravvivenza sono un grande classico della fantascienza.  In ogni caso, quel che è certo è che il concetto di Intelligenza Artificiale affascina e interroga l’essere umano fin da tempi non sospetti. Molto prima di film come Ex machina (2015), il cui protagonista usa il Test di Turing per sondare l’intelligenza e l’eventuale coscienza di un umanoide, ci sono grandi successi, come Blade Runner o Terminator, che già negli anni ‘80 pongono questioni filosofiche importanti rispetto al rapporto fra uomo e macchina e alla possibilità di distinguere l’uno dall’altra. Del resto in quel periodo anche i videogame, da Space Invaders in poi, hanno iniziato a utilizzare algoritmi che permettono al giocatore di sfidare la macchina al pari di quanto prima si poteva fare solo con altri giocatori umani. Guardando alla realtà di oggi – prosegue Stefano – credo che certe questioni sollevate dalla letteratura e dal cinema fantascientifico si affaccino sul lato meno pericoloso della questione. Ci sono altri aspetti importanti della nostra quotidianità da tenere in considerazione,  come la credibilità delle fonti di informazione: se attualmente tendiamo a fidarci dei motori di ricerca, verosimilmente ci fideremo ancor di più delle risposte fornite da un sistema che ribatte in modo sensato e articolato a qualsiasi domanda. Questo è un problema, perché i chatbot basati su machine learning e GPT non dicono necessariamente la verità. O ancora: quali relazioni instaureremo con le macchine, e come impatterà questo aspetto sulle nostre vite? Suona ancora tanto improbabile la vicenda di Her, film del 2013 in cui un solitario Joaquin Phoenix si innamora di Samantha, un’interfaccia AI, per poi diventarne irrimediabilmente geloso, scoprendo che lei interagisce con altri 8.316 utenti?”   AI e professioni creative: quali vantaggi? Al di là delle questioni di natura più prettamente filosofica e sociale, molte persone oggi vedono nell’Intelligenza Artificiale una grande opportunità al servizio di molte professioni, ad esempio nel mondo della creatività. Quali?  “Osservando le prime sperimentazioni di video commercial realizzati con l’AI – commenta Anna Frandino – si potrebbe sottovalutare il potenziale di sviluppo per il nostro settore. Ma se consideriamo che già oggi, in 3 ore, una persona può realizzare un prodotto audiovisivo che prima richiedeva diverse giornate di lavoro, attrezzature e competenze, e se aggiungiamo la rapidità con cui la tecnologia si sta evolvendo, allora la prospettiva cambia totalmente. Fra pochi mesi avremo a disposizione software che ci permetteranno di produrre video di qualità, con un abbattimento di costi e tempi sorprendente. È quanto è sempre accaduto con la tecnologia – pensiamo a cosa può fare oggi un videomaker da solo, senza una casa di produzione alle spalle, rispetto a 20 anni fa – ma con un’evoluzione sempre più rapida e sorprendente.  Vedo in questo un grande potenziale che si apre – prosegue Anna – anche se non esente da rischi. Quello della svalorizzazione dei contenuti, ad esempio: se ci vuole poco tempo a farlo, allora vale poco? D’altra parte, l’AI potrebbe contribuire ad alzare il livello qualitativo medio dei contenuti che circolano (online, sui social) e questo mi pare positivo. Con un abbassamento dei costi di produzione e una maggiore sensibilità diffusa rispetto alla qualità dei contenuti, l’unica cosa che avrà davvero valore sarà l’idea iniziale e, con essa, la capacità di interagire al meglio con l’AI per svilupparla. Questa è la sfida che vedo per il prossimo futuro, per chi fa il nostro mestiere, e la trovo affascinante”. “Io sono positivo – interviene Greg Ferro – sulle potenzialità incredibili che l’Intelligenza Artificiale riserva a chi fa il nostro mestiere. Certo, la condizione imprescindibile è la nostra capacità di rinnovarci. Dobbiamo acquisire skill che fra breve saranno semplicemente indispensabili per continuare a lavorare. Dobbiamo farlo subito, e in ottica di apprendimento continuo, perché ormai poche settimane sono sufficienti per assistere a cambiamenti radicali. Bisogna anche attrezzarsi su vari fronti e tutelarsi: penso ad esempio alla startup che utilizza l’AI per riconoscere i testi generati da AI, e alla sua utilità in ambito scolastico o universitario. Dobbiamo anticipare l’evoluzione, più che starle dietro, ricordando che, a queste condizioni, l’elemento umano resterà utile e continuerà a fare la differenza.” Un’immagine creata da Officina38 con Midjourney 2032, il futuro che ci aspetta Nel 1948 George Orwell immagina il 1984 come un futuro distopico in cui, attraverso l’uso di speciali teleschermi, un governo totalitario controlla ogni istante della vita di ciascuno. Non a caso, il 1984 è l’anno in cui Apple annuncia il lancio del Macintosh con uno spot tv ormai passato alla storia. Una narrazione dell’eroe in cui la novità di Apple – il 1° personal computer, la tecnologia che si

Color correction: tutto quello che c’è da sapere

Cos’è la color correction? Quali sono le differenze rispetto alla color grading? In quale momento del processo produttivo di un video si effettua? Esistono regole precise per una color correction ben fatta? La color correction è uno dei molti step che caratterizzano lo sviluppo di un contenuto audiovisivo. Si tratta in realtà di un trattamento delle immagini decisivo per la buona riuscita del video che richiede un mix fondamentale di competenze tecniche e attitudine creativa.  Ma bando alle ciance e scopriamo insieme di cosa si tratta! Cos’è la color correction? È la correzione del colore complessivo delle immagini e delle scene contenute in un video, così che tutto appaia più bilanciato. Quasi sempre occorre lavorare sui contrasti, aumentare o diminuire la saturazione, dosare luci e ombre. Ogni clip è modificata manualmente dal colorist, un professionista sempre più importante e richiesto che si occupa, per l’appunto, di color correction e color grading. Tra i software più utilizzati per fare questi interventi troviamo DaVinci Resolve di BlackMagic e Premiere Pro di Adobe. Color correction primaria e secondaria Per color correction primaria si intende l’intervento su tutta l’immagine, mentre per color correction secondaria si intende l’operazione solo su un’area (selezione) dell’immagine o su un singolo colore (presente in più zone dell’immagine). Se, ad esempio, si desidera che una scena sia tendente al blu per creare tensione e suspense, allora occorre intervenire sulle parti che costituiscono l’ambientazione, escludendo però gli eventuali volti delle persone… per evitare uno spiacevole effetto puffo! In cosa differisce dalla color grading? La color grading è il processo creativo in cui vengono prese le decisioni per migliorare e stabilire un nuovo tono visivo al progetto. Questa operazione è considerata a tutti gli effetti una forma d’arte: attraverso la color grading, infatti, è possibile suscitare immediatamente stati d’animo nell’osservatore (rosso passionale? Arancio amichevole? Azzurro rassicurante?), ambientare la scena in un dato momento della giornata (immediatamente riconoscibile) oppure suggerire un’ambientazione specifica. Quindi, come ottenere una buona gestione del colore? Premesso che non esistono giusto e sbagliato in senso assoluto, è però vero che bisogna avere alcune accortezze sin dal momento delle riprese. Ecco, quindi, alcuni suggerimenti per ottenere buoni risultati effettuando la color correction! Imposta “correttamente” il profilo colore della macchina da presa: la scelta di un profilo il più neutro possibile permetterà la buona riuscita delle riprese, pur con la garanzia di poterle rimaneggiare successivamente attraverso la color correction. Ad esempio, se si gira con un contrasto eccessivo, il rischio – una volta che si andranno a vedere a monitor le immagini – è di trovare porzioni di frame completamente bruciate, vanificando qualsiasi intervento ulteriore e mettendo a rischio l’utilizzabilità stessa del girato. Regola luci e ombre: regolare luci e ombre è fondamentale e, spostandole “su o giù”, si ottengono importanti cambiamenti complessivi su tutta l’immagine. Inoltre, è buona regola partire dalla loro regolazione e lasciare per ultimi i mezzitoni: questi ultimi, infatti, non intaccano luci e ombre, ragione per cui possono essere lavorati successivamente.  Svolgi le operazioni nel giusto ordine: rimuovi gli artefatti ed elimina il rumore; bilancia le riprese regolando neri/mezzitoni/bianchi, saturazione e bilanciamento del bianco; esegui la color grading; ridimensiona e dedicati alle ultime finiture. Vi lasciamo con un piccolo assaggio di… polpetta di pecora! 

4 anni di Officina38! Facciamo il punto con Anna Frandino

Produzione video, creatività e comunicazione digitale per la tua azienda

  4 anni di Officina38! In questa intervista ad Anna Frandino, founder & owner di Officina38, facciamo il punto sui primi anni dalla costituzione della nostra società. Nata informalmente una decina di anni fa, a Torino, come spazio condiviso fra professionisti specializzati in video production, Officina38 si costituisce come società il 18 gennaio 2019.  In questo articolo ripercorriamo i primi momenti importanti della nostra storia… e immaginiamo insieme quello che verrà!   Anna, dove nasce la passione per il mondo video?  Sono sempre stata attratta dal cinema, e fin da piccola l’aspetto che più mi ha affascinata è il backstage. Ero colpita da qualunque trasmissione tv che mostrasse il set, il dietro le quinte.  Il colpo di fulmine? A 12 anni, forse 13, quando con la famiglia ho visitato gli Universal Studios in California. Ero come impazzita! Di quelle giornate incredibili trascorse fra un’attrazione e l’altra, il ricordo che è rimasto più impresso nella mia memoria di bambina è quello degli operatori sul set con i walkie-talkie e gli auricolari. Vedevo le troupe che lavoravano sui diversi set, masse di persone in un moto continuo apparentemente “disordinato”, eppure tutto filava liscio, c’era evidentemente una linea che dava ordine in quel caos. Lo staff walkie-talkie e auricolari sembrava avere tutto sotto controllo!  Questo ricordo è riaffiorato qualche anno fa. Un’amica che lavora in Freeda mi ha coinvolta in un’intervista per parlare del mio percorso professionale e imprenditoriale. Mentre rispondevo alle domande, un flash ha riportato alla memoria quell’immagine, e ho capito in quel momento che il mio sogno di bambina era realizzato: il set oggi è il mio mondo, le nostre troupe “hanno gli auricolari” e tutta l’attrezzatura che serve per lavorare al meglio!   E così hai deciso di studiare cinema…  Sì, anche se non è stato immediato.  Mi sono laureata in International Business con un indirizzo in Entertainment Management: insomma, l’ho presa un po’ alla larga… Ma la verità è che questi studi mi hanno portata a una prima serie di esperienze di stage e contatti determinanti nel mio percorso. Proprio così ho conosciuto chi mi ha convinta a prendere il coraggio a due mani e fare domanda per entrare al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Ed ecco una prima sliding door. Conseguito il diploma in Produzione, sono entrata a tutti gli effetti nel mondo del cinema, proprio dalla parte in cui volevo stare: il “dietro le quinte”.    …per poi prendere un’altra strada Ho lavorato in ambito cinematografico per alcuni anni, anche seguendo produzioni di rilievo.  Poi sono arrivate le Olimpiadi invernali a Torino. Era il 2006, e si è presentata l’occasione di lavorare con la troupe che seguiva l’hockey per la NBC: un team di cento persone – ero l’unica italiana – con cui mi sono trovata incredibilmente bene, al punto da sfiorare l’idea di seguirli negli US. Ho sperimentato un modo di lavorare diverso, con tempistiche molto più strette rispetto al cinema, perché dettate dai ritmi incalzanti della tv e della comunicazione. E mi è piaciuto.  L’esperienza successiva in Little Bull, la casa di produzione interna al gruppo Armando Testa, mi ha permesso di mettere ulteriormente a fuoco questa esigenza. Rispetto ai tempi dilatati con cui si lavora nel cinema, il mondo della pubblicità ha un dinamismo che sento più mio: ogni progetto ha un inizio e una fine vicini e ben delineati. Inoltre, nell’arco di due mesi si spazia fra contesti totalmente eterogenei, da un progetto all’altro. Tutto è veloce, e questo ti permette di dare il massimo in poco tempo. Quella era la mia nuova strada da seguire. Il mondo della pubblicità mi ha permesso di trovare una dimensione più “mia”, di conoscere professionisti di altissimo livello e di fare esperienze preziose: probabilmente non sarei qui, se non fossi passata attraverso quel settore.  Ma mi stava stretto il fatto di non essere il capo di me stessa. Così, quando è arrivato il momento, ho deciso di buttarmi in un’attività autonoma. Conoscevo un fotografo freelance, Davide Bellucca, con cui abbiamo iniziato a condividere uno spazio in San Salvario, quartiere storico di Torino a due passi dal centro. Si trovava in via Principe Tommaso 38.      Da qui il nome di Officina38? Esatto. 38 per il numero civico. ‘Officina’ perché dava un senso di concretezza in cui entrambi ci riconoscevamo, e anche perché, per chi come Davide ama lo spagnolo, la oficina è l’ufficio, il luogo di lavoro.  In principio era solo un nome informale, un modo per “etichettare” il nostro spazio condiviso, un riferimento per dare appuntamento ai nostri clienti. Poi il nome è diventato anche un logo, e un dominio web, e una volta acquistato il dominio tanto valeva creare un sito…  Intanto anche la nostra collaborazione si consolidava. Cresceva la richiesta di progetti video, così ho iniziato a coinvolgere sempre più un altro freelance, Marco Quattrocolo, professionista con grande esperienza nella post-produzione in ambito pubblicitario. Così hai iniziato a ragionare in termini di impresa? Sì. Quando ho proposto a Marco di avvicinarsi anche “fisicamente” a noi per facilitare la collaborazione su progetti condivisi, allora è nata anche l’esigenza di trovare uno spazio di lavoro più grande.  Un’altra sliding door. Allargarsi e ragionare come team su progetti condivisi: tutto portava a fare un salto. Una nuova scelta che in parte mi spaventava, ma che si faceva strada in modo sempre più chiaro dentro di me: ragionare non più come freelance, bensì come imprenditrice. Il 18 gennaio 2019 nasceva Officina38 srl. Il nome di uno spazio di lavoro era diventato un progetto imprenditoriale, e io ne ero titolare. Una grande responsabilità e una fantastica nuova avventura.   E che differenza fa? Prima di tutto, avere un’azienda ti permette di presentarti sul mercato in modo più professionale, o meglio, più strutturato. Ti consente di allargare gli orizzonti oltre i confini fisiologici dell’attività freelance. E ti stimola ancora di più a “fare bene”. È un’avventura altamente sfidante, e per realizzarla il primo fattore chiave è trovare le persone giuste per costruire il team. Per me

I nostri highlights 2022: dai VIP sul set ai lavori premiati

[5’ di lettura] Highlights 2022? Sta per andarsene un altro anno – il quarto, da quando Officina38 si è costituita formalmente! – e anche noi cediamo alla tentazione di tirare le fila di quel che è stato. O almeno di ripercorrere i momenti più topici, attraverso qualche flash: vi fate trascinare in questo breve viaggio con noi? Very Important People on set! Il 2022 ha portato sui nostri set alcuni VIP: dalla meravigliosa Orietta Berti agli scoppiettanti Frank Matano ed Elio, fino agli atleti Ambra Sabatini e Massimo Stano. Emozioni à go-go dunque per il nostro team, per quanto già rodato nell’interazione con pezzi grossi sia in scena che dietro le quinte, come accaduto negli ultimi due anni in occasione delle diverse produzioni realizzate per Ferrari (qui ne abbiamo raccontate alcune). Sentimentalismi a parte, queste esperienze sono state anche preziose opportunità per osservare i big al lavoro e l’ammirevole professionalità di chi calca il palcoscenico da decenni. Una su tutti, l’instancabile Orietta che ci ha stregati con la sua invidiabile e contagiosa energia! È stato anche l’anno del lancio del nuovo website di Luca Iaccarino, critico enogastronomico, redattore per importanti quotidiani e scrittore di “Storie Gustose”: un progetto POP per una persona TOP, come lo abbiamo definito qui. Del resto quando c’è da mettersi a tavola, si sa, il nostro team non si tira mai indietro.  Il nostro lavoro vale ben un premio… o anche di più! L’anno che si chiude porta con sé anche la grande soddisfazione dei premi vinti dai nostri lavori. C’è la carrellata di riconoscimenti assegnati dal BEA Italia Festival di Adc Group all’agenzia Ninetynine, di cui ben 4 riguardano produzioni a cui abbiamo collaborato direttamente:  🥇Grand Prix 2022 per Ferrari Capital Markets Day 🥇1° premio Evento B2C con Ferrari F1-75 Global Launch 🥇1° premio Evento B2I con Samsung: Interactive Movie 🥇1° premio Ex Aequo in Integrated Live Project con Ferrari F1-75 Global Launch E c’è il bronzo conquistato a “L’Italia che comunica” dalla campagna “Pave and Go – Smart Flooring System” di Emilgroup. Un’occasione per scatenare la nostra creatività insieme alla regista Alessandra Cataleta, già nostra valida compagna in altre affascinanti avventure. Per il lancio del suo innovativo sistema di pavimentazione, infatti, Emilgroup ha scelto un tono di voce ironico e irriverente, rompendo gli schemi più tradizionali del settore ceramico. La campagna digital è di BTREES, che ha affidato a Officina38 produzione, post-produzione e creatività dei video.   What else? Ci sarebbe tanto altro, ma vi abbiamo promesso una lettura da 5 minuti! E quindi eccoci con la carrellata finale… Innumerevoli km percorsi in giro per l’Italia (e non solo), attrezzature caricate e scaricate e poi caricate ancora, spostando oggetti di ogni sorta per realizzare shooting sempre nuovi e sorprendenti.  Droni fatti volare in ogni dove per realizzare riprese incredibili.  Idee, parole, lampi di genio e anche qualche scemenza per stimolare l’inventiva e soprattutto per farci una risata. Soluzioni programmate al minimo dettaglio e imprevisti affrontati in un batter di ciglia – o quasi… – con la creatività e la voglia di “far bene” che da sempre anima Officina38.  Grazie 2022, e che il 2023 ci porti un altro bel carico di novità!

Autostrade per l’Italia: dietro le quinte di uno spot tv

Lo spot di Autostrade per l’Italia e Polizia di Stato che vede protagonista Ambra Sabatini, campionessa paralimpica medaglia d’oro dei 100 metri a Tokyo è in onda su La7 dal 18 novembre 2022. Con il claim “Ci sono limiti da superare, altri da rispettare”, lo spot promuove buone abitudini determinanti per la sicurezza stradale: allacciare le cinture di sicurezza, non distrarsi con lo smartphone, guidare senza assumere alcol o droghe. E cosa c’entra Officina38? Abbiamo realizzato questo spot per l’agenzia Ninetynine lo scorso aprile – lo trovate fra i nostri Works – dando il via a un lavoro che cinque mesi dopo ci avrebbe visti nuovamente impegnati con Ambra Sabatini e un altro atleta (Massimo Stano, oro olimpico a Tokyo nella 20km), nel bel mezzo di un’autostrada. Proprio così: il nostro team produzione, armato di attrezzature, caschetti e ogni ordine di DPI, è stato scortato da una volante della Polizia e si è messo alle macchine da presa mentre un camion bloccava una corsia per garantire che le riprese avvenissero in piena sicurezza. È accaduto a fine estate, nei pressi di un casello vicino a Roma. Ma facciamo un passo indietro. Come nasce una campagna di comunicazione che porterà atleti, poliziotti e casellanti a “esibirsi” in tv e sui social? Officina38 e Ninetynine, collaborazione vincente La campagna Campioni di sicurezza di Autostrade per l’Italia e Polizia di Stato è curata dall’agenzia romana Ninetynine, che a sua volta ha affidato la produzione foto e video a Officina38. Una collaborazione che già in passato ha portato buoni frutti, come nel caso dello Scuderia Ferrari Global Team & Car Launch e del Ferrari Capital Markets Day, con cui Ninetynine ha vinto rispettivamente il Grand Prix BEA 2021 e il Gran Prix BEA 2022.  Ninetynine è un’agenzia che gioca un ruolo di spicco in Italia nel marketing integrato e nella realizzazione di eventi di alto livello. Il nostro team la affianca anche nelle attività di shooting, riprese ed editing video di happening sportivi di rilievo internazionale come Golden Boy e Round One.  Quando si gira uno spot televisivo, d’altra parte, il contesto è ancora differente. Al momento di passare dalla progettualità creativa alla macchina da presa si prendono decisioni determinanti per l’esito finale. Sul campo – letteralmente, nel caso del video girato con Ambra Sabatini – i nostri tecnici hanno avuto modo di dialogare con i creativi di Ninetynine, sempre presenti sul set e disponibili al confronto. Questo ci ha facilitati nel compito di interpretare i concept creativi e renderli realizzabili a tutti gli effetti, sapendo scegliere opportunamente strumenti, tecnologie, condizioni di luce, momenti della giornata e spazi più adeguati a raggiungere lo scopo. Dalle Olimpiadi alla tv: portare in scena un talent Nel gergo parliamo di lavoro con un talent quando portiamo in scena una persona che gode di notorietà. Per dirla in altre parole, un VIP. Non sempre si tratta di artisti del mondo dello spettacolo: in questo caso abbiamo lavorato con Ambra Sabatini, atleta livornese classe 2002. Vent’anni compiuti a gennaio, al momento di girare lo spot Ambra aveva già battuto un record mondiale e si era guadagnata un oro alle Paralimpiadi di Tokyo 2020.  Coinvolgere un’atleta significa innanzi tutto, giustamente, adeguarsi alle esigenze dettate dalla sua agenda sportiva: questo incide sulla location – abbiamo girato lo spot a Roma, nel campo dove lei si allena – ma anche sulle date e sulle tempistiche. Ci siamo organizzati per compattare il lavoro che la vedeva coinvolta in due sole giornate (una per le riprese, l’altra per l’incisione audio destinata alla radio). Il nostro ruolo è anche mettere a suo agio il talent, perché possa esprimere al meglio la sua personalità davanti alla camera. Ci sembra di esserci riusciti con Ambra Sabatini, che è stata d’altra parte molto disponibile e in ascolto. La sensazione – speriamo corretta – è che anche lei si sia divertita, e che sia stato ancora più piacevole girare i video successivi, in settembre, quando ha potuto condividere la parte di protagonista con un altro atleta, Massimo Stano. Non solo atleti: chi compare nei videoclip per i social  I tre videoclip girati in settembre, che in queste settimane sono diffusi sui social parallelamente allo spot tv, vedono Ambra Sabatini e Massimo Stano fuori dal campo sportivo. Le location sono un’auto al casello, un parcheggio e un bar in autostrada. Le novità rispetto allo spot tv sono almeno due. La prima è nel tono di voce, che se nel primo caso era più emozionale – con riferimenti alla storia personale di Ambra – questa volta si caratterizza per una chiave più ironica e leggera.  La seconda novità sono le comparse. Gli atleti non sono soli sullo schermo, ma interagiscono di volta in volta con due poliziotti, una casellante, un barista: fatta eccezione per quest’ultimo, non si tratta di attori, bensì di persone che davvero esercitano queste professioni e che si sono gentilmente prestate. Una scelta per certi aspetti complessa, soprattutto sotto il profilo tecnico, ma senz’altro piacevole dal punto di vista umano, data la simpatia e genuinità con cui le comparse hanno partecipato alle riprese, garantendo sorrisi e buon umore sul set. Lo spot tv è visibile qui (e fino a metà dicembre in onda su La7). Buona visione!

Stabilizzatore d’immagine: a cosa serve?

Cos’è uno stabilizzatore d’immagine? Lo stabilizzatore è uno strumento che permette di ridurre al minimo il tremolio involontario creato dalla mano o dalla respirazione dell’operatore, garantendo la nitidezza delle immagini e una maggiore fluidità nei movimenti, specialmente nel caso dei video. Per quanto i professionisti del settore siano dotati di una certa precisione (talvolta quasi millimetrica), è indubbio che si tratti di uno strumento il cui ausilio è fondamentale per ottenere risultati di alta qualità. Inventato nel 1995 da Canon per l’obiettivo EF 75–300 mm, negli ultimi anni ha avuto un vero e proprio boom di richieste, per via dei grandi vantaggi che offre durante la fase di scatto e di ripresa. Lo stabilizzatore d’immagine viene usato sia con le fotocamere sia con le videocamere di ultima generazione e può essere di diverso tipo. Quando si parla di stabilizzatore, infatti, molto spesso viene in mente un oggetto di questo tipo, una sorta di braccio meccanico che, in realtà, si chiama Gimbal. Tuttavia, lo stabilizzatore può trovarsi anche all’interno della camera e dell’obiettivo: per la precisione, l’obiettivo può avere solo uno stabilizzatore ottico mentre la camera può avere uno stabilizzatore ottico e/o digitale. Ma quali sono le differenze? Stabilizzatore ottico e digitale Come appena anticipato, in base ai diversi componenti che partecipano attivamente alla stabilizzazione, possiamo avere: un obiettivo stabilizzato, o stabilizzatore ottico un sensore stabilizzato, o stabilizzatore digitale Nella prima classe la componente meccanica che si muove per cercare di effettuare la stabilizzazione si trova all’interno della lente. Mentre nella seconda tipologia è presente tra le componenti del sensore e, quindi, si trova all’interno della fotocamera. Il principale vantaggio dello stabilizzatore ottico è quello di poter vedere gli effetti della sua azione direttamente nel mirino mentre si scatta la foto. Inoltre, gli obiettivi stabilizzati permettono una maggior efficacia rispetto alla stabilizzazione digitale della fotocamera. Gli svantaggi invece sono essenzialmente di natura economica, in quanto gli obiettivi stabilizzati, oltre a costare molto, sono pezzi unici. Ogni volta che si vuole usare una focale diversa da quella a disposizione, bisogna comprare un’altra lente stabilizzata per ottenere lo stesso risultato in termini di qualità. Al contrario, lo stabilizzatore digitale è di fatto universale, ovvero permette di usufruire di questa caratteristica su qualsiasi obiettivo. La pecca di questo tipo di stabilizzazione è che è nettamente meno efficace rispetto a quella posta sull’ottica. Stabilizzatore video Quando si parla di video, ovvero di immagini in movimento, risulta ancora più evidente l’utilità dello stabilizzatore d’immagine. Oltre a coloro che stanno davanti alla macchina da presa, infatti, a potersi muovere è anche l’operatore video! Ed è proprio in questi casi che lo stabilizzatore diventa indispensabile. Le vibrazioni nei video sono un problema da non sottovalutare, perché non si hanno solo nel momento in cui si effettuano riprese con scarsa illuminazione, ma anche in situazioni più dinamiche in pieno giorno. Uno stabilizzatore è quindi fondamentale per chi registra video per ottenere immagini perfettamente nitide e fluide. Anche in questo caso esistono diversi tipo di stabilizzatore (più o meno performanti) ma, a differenza di quanto detto in precedenza, qui la discriminante è il peso da sostenere. Ovviamente, sul mercato è possibile trovare numerosi prodotti differenti: basti sapere che ci sono stabilizzatori capaci di sostenere il peso di uno smartphone e stabilizzatori studiati per sopportare fino a una quindicina di chili. A fare la differenza, come facilmente intuibile, sono le necessità di ripresa e il budget a disposizione. Di seguito, alcune immagini di stabilizzatori che supportano diversi pesi. DJI Ronin 2, sostiene fino a 13,5 kg Zhiyun Crane 3, sostiene fino a 4,5 kg DJI OM 4, sostiene circa 300 g

FAQ: domande e risposte

FAQ: quali sono le domande che ci vengono poste più spesso dai clienti? Da oggi, in caso di dubbi, potrai consultare questo articolo! Abbiamo fatto una raccolta delle domande che più di frequente ci sentiamo rivolgere: una guida pratica, sempre consultabile, per togliersi ogni perplessità! Ready? Go! Foto backstage del set per Autostrade per l’Italia, con la testimonial Ambra Sabatini 1. Dove posso vedere i vostri lavori? Per vedere i nostri lavori è possibile visitare la sezione Works del nostro sito www.officina38.com, oppure seguirci su Instagram, Facebook e LinkedIn per rimanere sempre aggiornati sulle ultime novità. 2. Come faccio a capire che tipo di video mi serve? Siamo qui apposta: il nostro compito è ascoltare il cliente, comprendere le sue esigenze di business ed i suoi obiettivi di comunicazione e, partendo da questi elementi cardine, suggerire la soluzione più efficace. 3. Quale sarà il costo del mio video? Il costo di una produzione video è molto variabile. Ci sono diversi fattori che possono concorrere a definire il prezzo finale: la durata del video, le giornate di ripresa necessarie, il costo della location, l’eventuale presenza di attori o di attrezzatura specifica, il numero di professionisti coinvolti, e così via dicendo. In ogni caso, però, un video professionale, curato nei minimi dettagli, e in grado di raggiungere gli obiettivi prefissati, ripaga sul medio-lungo periodo l’investimento iniziale. 4. Quali sono le fasi di sviluppo di un video? Le fasi di sviluppo di un video sono essenzialmente quattro: brief creativo, pre-produzione, produzione, post produzione. 5. Quanto dureranno le riprese? La durata delle riprese è variabile: oscilla da minimo mezza giornata, per una semplice intervista, sino a diversi giorni di riprese consecutivi. Il calcolo esatto, in ogni caso, viene fatto inizialmente in fase di preventivo. Salvo che per gravi imprevisti, le tempistiche vengono sempre rispettate. 6. Siete assicurati in caso di imprevisti sul set? Certamente! Abbiamo un’assicurazione che copre eventuali danni a persone e a cose. Tutto quello che accade sul set, inclusi eventuali sinistri, è coperto dalla nostra assicurazione, posto che ogni responsabilità è della casa di produzione. Inoltre, per le persone, la copertura è molto ampia e comprende la fascia d’età 0-99 anni. Qualora fosse però necessaria un’assicurazione di diverso tipo, siamo in grado di provvedere per garantirla. 7. Sarà necessario fare un sopralluogo prima delle riprese? Molto probabilmente sì. Un sopralluogo da parte della casa di produzione, infatti, è quasi sempre necessario: ci aiuta a capire quali sono gli spazi effettivi, qual è l’illuminazione naturale del luogo, oltre che ad individuare eventuali criticità. Ma non temere! Qualora la location da te proposta si rivelasse non idonea alla realizzazione delle riprese video, siamo noi ad occuparci anche della ricerca di una nuova location. 8. Qual è il miglior formato per il mio video? La risposta è articolata: tutto dipende infatti dalla destinazione del video. Generalmente per un video destinato al proprio website, il formato predominante è il classico 16:9 (lo stesso televisivo, a sviluppo orizzontale). Tuttavia, se il video vorrà essere utilizzato anche sui canali social più comuni (Instagram, LinkedIn, Facebook) sarà bene adoperarsi per provvedere ad (almeno) un taglio ulteriore, prevalentemente verticale, capace di valorizzare la fruizione da smartphone. I formati più diffusi sono 1:1, 4:5 e 9:16. 9. È possibile mescolare riprese d’archivio, magari appartenenti ad un vecchio video, o di banche dati online con riprese realizzate ex-novo? Certo, è possibile mixare riprese pre-esistenti con riprese fatte ad hoc: la cosa più importante, in questo caso, è poter visionare le immagini d’archivio prima di andare sul set. Questa piccola accortezza permette di dar vita a riprese il più omogenee possibili, evitando uno spiacevole effetto “collage”. Inoltre, qualora si optasse per questa strada, è indubbio che si andrà incontro ad un contenimento dei costi a livello di produzione. 10. Vorrei un video ma non ho un website adatto al suo caricamento: come posso fare? Officina38 può occuparsi anche di questo. Oltre che casa di produzione, siamo anche digital agency: abbiamo infatti un team specializzato in tutte le attività di marketing, web, copywriting e gestione dei canali social media. Proprio grazie a questa nostra doppia anima, siamo in grado di consigliarvi e supportarvi a 360° in ogni passo. 11. Come posso contattarvi? Per metterti in contatto con noi, hai tante opzioni a disposizione: 1) inviare una e-mail all’indirizzo info@officina38.com; 2) chiamare il numero 011-1898 8352; 3) venirci a trovare, su appuntamento, in via Saluzzo 45/G a Torino. Oppure, naturalmente, puoi contattarci tramite i nostri canali social Instagram, Facebook e LinkedIn! Ti aspettiamo!