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Virtual set: la nuova frontiera della produzione video

Virtual set

Virtual set: vi raccontiamo la nostra esperienza di produzione video adv in uno studio virtuale fra i più grandi in Europa. [5’ di lettura] La nostra esperienza con il virtual set  2.000 metri cubi di immagini ed emozioni, 512 metri quadrati di led, 23 paranchi motorizzati per luci sospese e capriate. È l’affascinante contesto del virtual studio in cui abbiamo lavorato nell’ambito di una produzione adv per un importante brand internazionale. Inaugurati a Torino nel 2023, i Prodea Led Studios sono il primo virtual set interamente sviluppato in Italia. Ad oggi i loro LEDwall vantano la risoluzione più alta in Europa e un “pixel pitch” fra i più definiti al mondo. La produzione che ci ha portati su questo speciale teatro di posa, del resto, aveva numeri altrettanto importanti. Un grande brand, numerosi soggetti coinvolti, staff internazionale, una troupe di 60 persone e le tecnologie di ripresa più avanzate. Ci siamo occupati del service per la realizzazione di uno spot che andrà on air in tutto il globo. E qui vi accompagniamo alla scoperta della virtual production. Cos’è un virtual set? Il virtual set, o virtual studio, è un ambiente dotato di grandi fondali LED dinamici che creano l’illusione di trovarsi in uno spazio creato artificialmente. Un deserto, un grande parco, un paesaggio lunare, una città trafficata: qualsiasi luogo può essere ricreato per effettuare riprese sorprendenti, senza muoversi dal set. Superando – almeno per alcuni aspetti – le potenzialità del green screen, la produzione virtuale ci riporta quindi al teatro di posa. Attori e troupe tornano a vedere in tempo reale il mondo in cui si muovono virtualmente, con la sua atmosfera e i suoi colori. Ma con enormi differenze rispetto al passato, tanto per la qualità delle immagini, quanto per il modo in cui queste sono gestite. Sul set virtuale lo sfondo, un enorme LEDwall semicircolare, si muove in tempo reale secondo precisi calcoli continui in funzione dei movimenti delle camere. L’immagine cambia anche in funzione delle lenti e di tutte le caratteristiche delle camere che riprendono in quel momento. Così, grazie alle più innovative tecnologie 3D a livello hardware e software, l’immagine in movimento risulterà a video incredibilmente realistica. Quali sono i vantaggi della virtual production? I vantaggi più evidenti della produzione video in un virtual studio sono legati al tempo e allo spazio delle riprese. Come primo vantaggio, un film o uno spot ambientato in diversi luoghi molto distanti fra loro può essere girato interamente senza muoversi dal set. Questo comporta un grande risparmio in termini di tempistiche e di costi per lo spostamento della troupe e del cast. L’altro beneficio evidente riguarda la gestione della luce, delle condizioni meteo e di tutte le variabili legate alle riprese in ambienti reali. Sul virtual set, ad esempio, un tramonto può durare tutta la giornata. Non ci sono strade da bloccare né eventi meteorologici vincolanti. Lo spot di una collezione moda estiva può essere più facilmente girato in pieno inverno. Se produzione e regia hanno maggiore controllo su molti aspetti cruciali, anche gli attori possono per certi aspetti beneficiare di un set virtuale. È il caso delle scene al volante di un’auto: immersi in un ambiente totalmente realistico, senza bisogno di guidare realmente, possono concentrarsi al 100% sull’interpretazione. Un ulteriore vantaggio sono le opportunità che si aprono alla creazione di mondi futuristici e di fantasia. Nonché la possibilità di girare in ambienti come Marte, qualsiasi pianeta o lo spazio stesso. Quando non ha senso utilizzare un virtual set? Naturalmente, la produzione virtuale comporta costi significativi, che vanno ponderati rispetto a quelli di una produzione in ambiente reale. Se le location scelte non sono molto distanti fra loro e non presentano particolari problematiche a livello meteo o logistico probabilmente converrà il set reale. Altri fattori da tenere in conto sono il tempo a disposizione per la pre-produzione e la libertà di improvvisare alcune scelte sul set. I fondali virtuali e dinamici vengono infatti disegnati accuratamente in anticipo, per cui cambiare location all’ultimo potrebbe risultare ben più problematico, lungo e costoso. Inoltre il set virtuale non consente qualunque tipo di interazione con gli spazi da parte degli attori. Come cambia la produzione video se si usa un virtual studio? Se da un lato non occorre il tempo di spostamento per raggiungere diverse location, dall’altro è necessario il tempo di preparazione degli ambienti virtuali. In questa fase sono coinvolte figure professionali specifiche, come i 3D artist che disegnano gli sfondi. Il reparto tecnico della troupe deve essere specializzato ed è parte integrante del teatro di posa ospitante. D’altra parte, anche la regia e il direttore della fotografia devono conoscere le peculiarità tecniche della produzione virtuale. Ci sono infatti differenze tecniche nella gestione delle luci e degli spazi. Le riprese in motion control Come dicevamo, la nostra esperienza sul set virtuale è legata a una produzione adv per un grande brand internazionale. Si è optato quindi per l’uso delle tecnologie più avanzate sotto tutti gli aspetti. Per le riprese abbiamo impiegato il motion control di Bolt, che permette di governare automaticamente il movimento del braccio che muove la camera. Il motion control è normalmente utilizzato per creare riprese ad effetto in table top in ambito food. In quel caso, solitamente, il braccio meccanico effettua movimenti velocissimi, che nel video finale vedremo in slow motion. Sul virtual set abbiamo adottato questa tecnologia perché permette un altissimo livello di controllo. In motion control, infatti, la ripresa può essere effettuata anche più volte eseguendo con assoluta precisione lo spostamento secondo la traiettoria e la velocità desiderate.  Vuoi produrre un video per il tuo brand o per un tuo cliente? Siamo pronti a lavorare per le produzioni tecnologicamente più avanzate, ma questo non ci impedisce di amare il set (reale) in ogni sua forma. Dai un’occhiata a una selezione dei nostri lavori e contattaci se vuoi saperne di più!

Business Manager e Business Suite: domande e risposte

Business Suite

[6’ di lettura]   Presto o tardi, direttamente o indirettamente… chi vuole avere una minima visibilità sui social  è destinato ad avere a che fare con Meta, l’azienda madre di Facebook e Instagram. Ecco perché, in virtù della nostra pluriennale esperienza con i (talora) contorti vicoli di Meta, abbiamo pensato di condividere una serie di domande e risposte relative a Business Manager e Business Suite, col fine di sciogliere alcuni dei dubbi che abbiamo riscontrato più di frequente, tanto da parte nostra quanto da chi ci ha chiesto una mano.   1) Cos’è Meta Business Suite? Supponendo che Meta sia una casa, possiamo immaginare Business Suite come uno spazio d’ingresso, un corridoio o un’anticamera. Meta Business Suite, infatti, è lo strumento che ci permette di programmare post e storie, collegando la pagina Facebook e l’account Instagram, monitorare gli insights e controllare le notifiche di entrambe le piattaforme. Insomma, è la risorsa che ci permette di avere sempre sotto controllo le principali attività di gestione, pubblicazione e promozione della nostra pagina, in versione semplificata.   2) Come faccio a creare Business Suite per la mia pagina? In realtà non è necessario, Business Suite si crea automaticamente per ciascuna Pagina Facebook (e non, quindi, per i profili personali!).   3) Ok. E come faccio a creare una pagina? È molto semplice: basta avere un profilo Facebook personale e, una volta fatto l’accesso, andare alla voce “Menu”, cliccare “Pagine”, poi “Crea” in alto a sinistra e seguire la procedura.   4) Quali sono le differenze tra Business Suite e Business Manager? Possiamo dire che si tratta di due facce della stessa medaglia, in cui Business Suite è lo strumento più familiare e intuitivo (potremmo dire “entry level”), mentre Business Manager è quello più tecnico e professionale (e, talvolta, ostico).   5) A cosa serve quindi Business Manager, nello specifico? Come suggerisce anche il nome, si tratta dello strumento professionale per la gestione delle Sponsorizzazioni. In italiano, “Gestione Inserzioni”. All’interno di Business Manager, infatti, si trova l’account pubblicitario: si tratta dello strumento indispensabile, collegato ad un metodo di pagamento sicuro, per procedere con attività pubblicitarie su Facebook e Instagram.   6) Posso fare sponsorizzazioni su Facebook o Instagram senza utilizzare Business Manager? Tecnicamente sì, in pratica è un’azione caldamente sconsigliata. Cliccando sul tasto “Promuovi post” (che si trova sotto quasi ogni post) è possibile procedere con la sponsorizzazione dello stesso, avendo però opzioni di scelta molto limitate. Non a caso, si tratta di un approccio amatoriale e fai-da-te che non permette di impostare e monitorare la campagna in modo completo, così come non permette di bypassare diverse impostazioni di default di Meta. Tutto ciò, senza considerare il fatto che – procedendo direttamente da Facebook o Instagram – non è possibile sponsorizzare un contenuto diverso da quelli già presenti sui nostri profili. Su Business Ads, di contro, è possibile creare contenuti ad hoc in esclusiva per la nostra sponsorizzazione.   7) Devo avere un profilo Facebook personale per usare Business Manager? Sì. Nel momento in cui si viene aggiunti all’account Business Manager, la piattaforma chiede di inserire la password con cui si accede a Facebook – quella cioè del proprio account personale.  Questa procedura serve per confermare l’identità. Senza questo passaggio non è possibile utilizzare Business Ads.   8) Posso eliminare un account Business Manager? Sì, è possibile, a patto di essere amministratori dello stesso.  Per farlo è necessario essere all’interno dell’account Business Manager da eliminare, cliccare su “Informazioni business” nella colonna a sinistra e poi cliccare in alto a destra sulla voce “Elimina in modo permanente l’account Business Manager”.   9) E l’account pubblicitario si può eliminare? Sì, è possibile chiuderlo. Basta andare alla voce “Account pubblicitario” nella colonna a sinistra, cliccare i tre punti in alto e destra e scegliere la voce “Chiudi account”.   10) È possibile togliere un account pubblicitario una volta aggiunto ad un Business Manager? No. Ecco quindi che questo passaggio richiede estrema attenzione. I modi per aggiungere un Account pubblicitario, infatti, sono 3: creandolo direttamente all’interno del proprio Business Manager, aggiungendolo al proprio BM oppure richiedendone l’accesso. Solo nel caso in cui si richieda l’accesso ad un account pubblicitario già esistente è poi possibile rimuoverlo dal proprio Business Manager, mentre negli altri casi non è possibile “sganciare” l’account pubblicitario dall’account BM a cui è stato associato.   11) È possibile creare un account pubblicitario indipendentemente da qualsiasi Business Manager? Ni. Quando ci si iscrive a Facebook, ci viene assegnato per impostazione predefinita un account pubblicitario, dotato di ID. Tuttavia, per fare pubblicità con Gestione inserzioni, bisogna disporre di una Pagina Facebook o avere un ruolo da amministratore, editor o inserzionista nella pagina di qualcun altro, oltre che aver configurato un metodo di pagamento valido. Se invece già si possiede un account pubblicitario, ma si vuole crearne uno nuovo, bisogna disporre di un account Business Manager (per – come già detto – creare un account pubblicitario nuovo, aggiungerlo o richiederne l’accesso).   12) Se ho aggiunto per errore una pagina Facebook nel mio Business Manager, che faccio? Puoi sempre eliminarla. A differenza degli account pubblicitari, le pagine Facebook si possono “sganciare” facilmente dal BM e associare eventualmente ad altri.   13) Posso togliermi dal ruolo di amministratore del Business Manager? Sì. Puoi rimuoverti autonomamente o chiedere ad un altro amministratore di farlo. Ovviamente tieni presente che potresti essere rimosso da qualunque amministratore in qualsiasi momento, ragione per cui gli amministratori è bene che siano sempre persone fidate e/o professionisti seri.   Hai altri dubbi? Non esitare a scriverci sui social o all’indirizzo info@officina38.com per sapere di più su come possiamo aiutarti!

DaVinci Resolve: il parere degli esperti

Davinci Resolve

[6’ di lettura] Non solo una mente brillante e rivoluzionaria del Rinascimento: DaVinci è anche un software per il color grading, il video editing, la correzione colore, gli effetti visivi e la post-produzione audio, firmato BlackMagic Design. È da molto tempo che si sente parlare di questo programma come di una valido strumento, al pari di altri software di video editing diffusi e utilizzati quotidianamente da tanti professionisti del settore, come Premiere Pro di Adobe e Final Cut Pro di Apple. Infatti, DaVinci Resolve non solo viene utilizzato per editare film di Hollywood ma, da maggio 2023, si è anche guadagnato il primato tra i software per il montaggio NLE (non linear editing)! Ecco perché abbiamo deciso di approfondire l’argomento. Quali sono le caratteristiche principali di DaVinci Resolve? Che cosa lo differenzia dai suoi concorrenti? In definitiva: quale software scegliere e perché? Scopriamolo insieme! Tutto il necessario in un solo programma! Innanzitutto, DaVinci Resolve Studio è l’unica soluzione al mondo ad offrire montaggio, correzione colore, effetti visivi, grafica in movimento e post produzione audio in un’unica suite. Il programma si presenta con un’interfaccia utente (UI) divisa nelle seguenti aree: Media permette l’organizzazione di clip video, tracce audio, immagini e di tutto ciò che serve per creare il prodotto finale; Cut è progettata per l’editing rapido; Edit è uno spazio di montaggio più standard, con l’accesso a transizioni ed effetti; Fusion è dedicato agli effetti visivi e alle grafiche animate; Color è perfetta per l’ottimizzazione video, il color grading e l’applicazione di altri effetti; Fairlight è un potente suite di post-produzione audio in cui registrare, modificare, mixare e masterizzare colonne sonore e molto altro ancora; Deliver è la pagina di consegna, quella in cui esportate i progetti completati. Grazie a questa interfaccia, il lavoro risulta facilitato, consentendo di procedere in modo spedito e ordinato, senza distrazioni o momenti di smarrimento e, soprattutto, senza la necessità di aprire un altro programma. Ad esempio, chi utilizza il pacchetto Adobe è costretto a passare da Premiere, per il montaggio, a After Effects, per gli effetti speciali. Due software differenti che, pur dialogando perfettamente tra loro, richiedono all’utente di “uscire e rientrare”. Risulta quindi evidente il primo aspetto che BlackMagic ha puntato a migliorare, almeno in termini di comodità d’utilizzo, rispetto alla concorrenza. La competitività DaVinci Resolve è disponibile in due versioni, gratuita e Studio. Va detto che già la versione free è piuttosto completa. La seconda, che costa circa 300$, dà accesso ad effetti e funzionalità avanzate tra cui – ad esempio – una funzione ‘noise reduction’ decisamente più completa rispetto a quella di base della versione gratuita. Inoltre, non ci sono pagamenti mensili o abbonamenti: il software si paga una volta sola, lo si può installare su un massimo di due computer usando una chiave di licenza, e il prezzo copre anche le versioni successive. Ciò significa che quando arriva una nuova versione di DaVinci la si può scaricare ed installare senza pagare ulteriormente. La possibilità di utilizzare una versione free ricca di funzioni quasi del tutto impensabili per gli altri software gratuiti rende DaVinci funzionale per chi: lo utilizza da autodidatta si affaccia per la prima volta al mondo della post-produzione non è ancora deciso/a a fare un investimento economico (per quanto contenuto) Del resto, gli stessi utenti saranno incentivati all’acquisto della versione Studio una volta che diverrà per loro possibile e/o necessario. Infine, non dimentichiamo la scaltra strategia di marketing e fidelizzazione messa in atto da BlackMagic: infatti, chiunque acquisti un qualsiasi prodotto della casa, riceve automaticamente in regalo due licenze per DaVinci Resolve Studio. Quale miglior incentivo, se non un regalo, per iniziare ad utilizzare un software professionale e prestante? DaVinci: color grading first! Dando per scontato che i nostri lettori sappiano cos’è il color grading (ma qualora ci sbagliassimo, dont’ panic: potete facilmente rimediare cliccando qui), passiamo all’analisi dei punti di forza di DaVinci Resolve anche in questo settore. Partiamo col dire che il software di cui parliamo è nato proprio per fare color grading. E, per diverso tempo, non è stato possibile usarlo per fare nient’altro (come montare video o audio). Come afferma la stessa BlackMagic, la pagina Color di DaVinci Resolve è ad oggi lo strumento di correzione del colore più avanzato, usato infatti per il colore e il finishing di film hollywoodiani e di numerosi programmi televisivi. Qualche esempio? Men In Black: International The Hunt Dora e la città perduta Rocketman Black Widow Crudelia The Protégé The Green Knight Ma come mai questo stacco rispetto alla concorrenza? Sostanzialmente perché il programma “ragiona” in modo diverso dai suoi concorrenti, ovvero non per sovrapposizione di livelli (i cosiddetti layers) ma con algoritmi (anche detti “nodi”) che modificano i metadati dell’immagine. Ciò significa che non viene “aggiunto” nulla all’immagine, bensì questa viene a tutti gli effetti  modificata. Un plus vincente: DaVinci è anche per tablet Ottimizzando il software per il tablet, DaVinci ha colmato per prima un vuoto significativo nel settore dell’editing video. Infatti, se Adobe non offre una versione mobile di Premiere, Apple ha lanciato Final Cut Pro per iPad solo recentemente, ma senza le stesse funzioni. BlackMagic ha invece soddisfatto molti utenti rendendo disponibili su iPad quasi tutte le funzioni della versione desktop. Anche gli strumenti per la color correction sono accessibili con le dita, con una precisione sorprendente su elementi piccoli come i “nodi”. Esistono comunque alcuni limiti rispetto alla versione desktop. Innanzi tutto, su iPad gli unici formati di file utilizzabili sono ProRes, H264, H265 e Black Magic RAW. Su tablet sparisce la barra degli strumenti nella parte superiore dello schermo e non è possibile utilizzare il tasto destro. Infine, per garantire l’effettiva fruibilità di ogni step di lavoro, la suite Resolve si riduce alle pagine Cut e Color. Si tratta in ogni caso di adattamenti vincenti, ai quali è facile e intuitivo adattarsi, senza perdere in funzionalità. Quindi, quale software scegliere? Sebbene DaVinci offra una grande quantità di vantaggi, molti professionisti utilizzano (ancora?) altri programmi, primo tra tutti Premiere Pro di Adobe. Premiere è infatti uno dei programmi di video editing più completi e prestanti, con molti anni di sviluppo e

Food: come si realizza un video professionale?

Girare un video nel settore food & beverage richiede, come punto di partenza fondamentale, l’osservazione di una regola: non lasciare nulla al caso. L’attenzione per ogni singolo dettaglio, infatti, è la “skill aurea” per questo tipo di produzioni: come versare la birra, quale bicchiere utilizzare per un certo tipo di vino, come disporre la mise en place, quale coltello utilizzare per una determinata operazione, o ancora, che cosa chiedere ad uno chef e in che modo, conoscere in anticipo i movimenti che farà il bartender… sono tutti elementi essenziali, destinati a fare la differenza.  Sono tutti elementi essenziali non solo per una questione di precisione e credibilità rispetto agli operatori del settore (aspetto di indubbia importanza) ma anche perché conoscere in anticipo soggetti, movimenti e strumenti, permette di ottenere un risultato più fluido ed efficace agli occhi del pubblico. D’altronde, lo comprendiamo bene se ci mettiamo nei panni di spettatori-consumatori: vedere immagini appetitose, croccanti, rinfrescanti, succose e, soprattutto, realistiche… è fondamentale per sentirci coinvolti e, dunque, propensi a provare un determinato prodotto e/o servizio. Quindi, quali sono le linee guida principali per realizzare delle riprese professionali nel settore #food? Per rispondere e approfondire l’argomento ci siamo avvalsi del supporto di EyeCandy, Film Director con un’esperienza ultradecennale nel settore Food & Beverage. E questo è quello che ci ha raccontato. “Innanzitutto, è indispensabile precisare che il #food rientra nel mondo del Table top, cioè delle riprese basate sullo slow motion, tipiche – ad esempio – anche del settore #beauty. Si tratta di tecniche di assoluta precisione: ecco perché sono richiesti tanto studio e tantissima esperienza sul campo.” Partendo da questo presupposto, vediamo alcuni principi fondamentali per realizzare delle riprese #food professionali. 1. Slow motion Su set di questo tipo si usano fotocamere che arrivano a riprendere fino a 5000 fotogrammi al secondo, mentre le normali riprese video vengono effettuate a 25fps. Occorre quindi una videocamera specifica, la Phantom Flex 4K, l’unica al mondo capace di raggiungere così alte performance. Evidentemente, si tratta di un oggetto molto costoso e con un workflow complesso, ragione per cui sul set, in genere, è presente un operatore specializzato. 2. SFX team In linea di massima, quello che si vede in un Table top è tutto reale. Ciò non significa che una scena venga girata tutta nello stesso momento, specie se complessa. Piuttosto, in queste circostanze è prassi utilizzare più layer. Prendiamo come esempio un hamburger: in questo caso si faranno magari prima le riprese dell’hamburger che cade, quindi quelle della caduta delle foglie di lattuga e infine quella dei pomodori a fette. Successivamente, in fase di compositing, si combineranno i diversi elementi visivi per creare l’illusione che siano tutti parte della stessa scena (la caduta dell’hamburger), grazie a complessi processi di sincronizzazione delle riprese con i movimenti di macchina. Ad occuparsene è proprio l’SFX team, ovvero il ‘team effetti speciali’, che permette di concretizzare tecnicamente ciò che il regista ha immaginato. Inoltre, l’SFX team realizza anche quelli che in gergo tecnico vengono chiamati rig, degli “accrocchi” che vanno sincronizzati tra loro per far sì che – tornando all’esempio dell’hamburger – la foglia di lattuga e il pomodoro cadano nello stesso momento o a distanza di pochi millisecondi l’una dell’altro. 3. Motion control Come per il Table top, anche per il Motion control – High Speed esiste un solo strumento su cui poter contare: il Bolt.  Come suggerisce anche il nome, si tratta di un robot che riesce a muoversi ad una velocità tale da permettere di riprendere qualsiasi tipo di movimento in macro, anche la caduta di una goccia d’acqua.   Come già detto, il settore del Table top è molto specifico e richiede una spiccata verticalità ai professionisti che vi operano. Per questo, nel tempo, in ambito #food si sono create nuove figure lavorative ad hoc, una fra tutte quella del food stylist. Il food stylist è un professionista che, pur non essendo necessariamente un cuoco, si occupa di rendere il cibo appetitoso da vedere in camera e, al tempo stesso, compatibile con il trattamento immaginato dal regista. La food stylist Elisa Lanci a lavoro sul set di The Soul Kitchen, diretto da EyeCandy Ad esempio, ripensando all’hamburger di prima, quasi sempre la carne usata sul set non è commestibile: è infatti prassi aggiungere collanti e/o siliconi per darle le giuste elasticità e texture. O ancora, pensiamo al gelato: essendo particolarmente deperibile, questo goloso cibo viene spesso sostituito con una sua “riproduzione” a base di resine e zucchero (in passato veniva usata una base ricavata dalle patate). Non si tratta solo di temperatura, ma anche di consistenza. Se, per esempio, nel mio video voglio mostrare un gelato con copertura di cioccolato a cui viene dato un bel morso, ma la copertura si rompe in modo scomposto e poco videogenico… sarà allora d’obbligo coinvolgere il food stylist per ottenere una finta copertura, studiata appositamente, capace di adattarsi alle esigenze specifiche. Un altro aspetto di fondamentale importanza per realizzare video #food di alta qualità? La luce! Ne occorre infatti tantissima ed è essenziale controllarla sapientemente, ragione per cui è fondamentale girare all’interno di uno studio specializzato. Fare all’esterno riprese di questo tipo è semplicemente impossibile. Lo si capisce bene se si tiene conto che – per far sì che un oggetto si muova in slow motion – occorrono moltissimi fotogrammi per secondo. Tuttavia, più i fotogrammi aumentano, più l’otturatore della macchina da presa si chiude e, di conseguenza, meno luce lo attraversa. Ecco, dunque, l’assoluta necessità di un’illuminazione adeguata. EyeCandy sul set di The Soul Kitchen Un ultimo fondamentale aspetto è quello relativo ai test. Infatti, trattandosi di set molto laboriosi a livello tecnico e in cui è primaria la cura dei dettagli, è necessario testare attrezzatura e cibi, veri o finti, in modo tale da anticipare eventuali problemi che potrebbero sorgere successivamente, causando rallentamenti del flusso lavorativo se non addirittura un aumento delle giornate di ripresa.   Proprio per questo, non di rado capita che per una singola giornata di riprese siano necessari anche 3 giorni

Color correction: tutto quello che c’è da sapere

Cos’è la color correction? Quali sono le differenze rispetto alla color grading? In quale momento del processo produttivo di un video si effettua? Esistono regole precise per una color correction ben fatta? La color correction è uno dei molti step che caratterizzano lo sviluppo di un contenuto audiovisivo. Si tratta in realtà di un trattamento delle immagini decisivo per la buona riuscita del video che richiede un mix fondamentale di competenze tecniche e attitudine creativa.  Ma bando alle ciance e scopriamo insieme di cosa si tratta! Cos’è la color correction? È la correzione del colore complessivo delle immagini e delle scene contenute in un video, così che tutto appaia più bilanciato. Quasi sempre occorre lavorare sui contrasti, aumentare o diminuire la saturazione, dosare luci e ombre. Ogni clip è modificata manualmente dal colorist, un professionista sempre più importante e richiesto che si occupa, per l’appunto, di color correction e color grading. Tra i software più utilizzati per fare questi interventi troviamo DaVinci Resolve di BlackMagic e Premiere Pro di Adobe. Color correction primaria e secondaria Per color correction primaria si intende l’intervento su tutta l’immagine, mentre per color correction secondaria si intende l’operazione solo su un’area (selezione) dell’immagine o su un singolo colore (presente in più zone dell’immagine). Se, ad esempio, si desidera che una scena sia tendente al blu per creare tensione e suspense, allora occorre intervenire sulle parti che costituiscono l’ambientazione, escludendo però gli eventuali volti delle persone… per evitare uno spiacevole effetto puffo! In cosa differisce dalla color grading? La color grading è il processo creativo in cui vengono prese le decisioni per migliorare e stabilire un nuovo tono visivo al progetto. Questa operazione è considerata a tutti gli effetti una forma d’arte: attraverso la color grading, infatti, è possibile suscitare immediatamente stati d’animo nell’osservatore (rosso passionale? Arancio amichevole? Azzurro rassicurante?), ambientare la scena in un dato momento della giornata (immediatamente riconoscibile) oppure suggerire un’ambientazione specifica. Quindi, come ottenere una buona gestione del colore? Premesso che non esistono giusto e sbagliato in senso assoluto, è però vero che bisogna avere alcune accortezze sin dal momento delle riprese. Ecco, quindi, alcuni suggerimenti per ottenere buoni risultati effettuando la color correction! Imposta “correttamente” il profilo colore della macchina da presa: la scelta di un profilo il più neutro possibile permetterà la buona riuscita delle riprese, pur con la garanzia di poterle rimaneggiare successivamente attraverso la color correction. Ad esempio, se si gira con un contrasto eccessivo, il rischio – una volta che si andranno a vedere a monitor le immagini – è di trovare porzioni di frame completamente bruciate, vanificando qualsiasi intervento ulteriore e mettendo a rischio l’utilizzabilità stessa del girato. Regola luci e ombre: regolare luci e ombre è fondamentale e, spostandole “su o giù”, si ottengono importanti cambiamenti complessivi su tutta l’immagine. Inoltre, è buona regola partire dalla loro regolazione e lasciare per ultimi i mezzitoni: questi ultimi, infatti, non intaccano luci e ombre, ragione per cui possono essere lavorati successivamente.  Svolgi le operazioni nel giusto ordine: rimuovi gli artefatti ed elimina il rumore; bilancia le riprese regolando neri/mezzitoni/bianchi, saturazione e bilanciamento del bianco; esegui la color grading; ridimensiona e dedicati alle ultime finiture. Vi lasciamo con un piccolo assaggio di… polpetta di pecora!