Officina38

Un 2021 d’autore!

migliori film e le serie tv più attese del 2021, suddivisi per piattaforma e categoria! Cosa aspettate? Si parte! 😎 AL CINEMA 🎬 tra pandemie, crisi climatiche, elezioni politiche, guerre, terremoti e attacchi terroristici… il 2020 non è stato affatto un anno facile! Per fortuna, però, è finalmente giunto al termine e adesso possiamo guardare al 2021 con rinnovata fiducia. La speranza di tutti, Officina38 compresa, è quella che l’anno nuovo sia un anno di riscossa per molti settori che hanno sofferto a causa del lockdown, tra i quali le sale cinematografiche! Ma quali titoli ci attendono quest’anno? I film che potremo andare a vedere nel 2021, tornando finalmente al cinema, sono numerosi, sebbene le date di uscita non sono ancora certe a causa degli strascichi della situazione sanitaria globale. Ma iniziamo a dare qualche nome, tra i più attesi troviamo: Wonder Woman 1984 (data italiana – 28 gennaio 2021): seguito del primo film campione d’incassi, ambientato negli anni Ottanta, il film ha alla regia Patty Jenkins e Gal Gadot nel ruolo principale; Fino all’ultimo indizio (data di uscita nelle sale americane – 29 gennaio 2021): un thriller psicologico con gli attori premi Oscar Denzel Washinton, Jared Leto e Rami Malek (per intenderci attore protagonista della serie Mr. Robot e Freddy Mercury in Bohemian Rapsody); Minari (data di uscita – 11 febbraio): già vincitore del Gran Premio della Giuria e del Premio del Pubblico al Sundance Film Festival, arriva il film semi-autobiografico del regista americano Lee Isaac Chung; Let Him Go (data italiana – 18 febbraio): thriller familiare con Diane Lane e Kevin Kostner molto apprezzato dalla critica americana; The French Dispatch (data da destinarsi): se ci sono Owen Wilson, Adrien Brody e soprattutto Bill Murray, allora non può che essere un film di Wes Anderson. Il film racconta la storia in un lungo arco di tempo di una redazione di un quotidiano americano. In un cast sterminato di stelle il ruolo principale è di Frances McDormand per un film che vuole essere una sorta di lettera d’amore per la professione giornalistica, come dichiarato dallo stesso regista; Nomadland (data di uscita – 19 febbraio 2021): già Leone d’oro al Festival del Cinema di Venezia, racconta il viaggio interiore e attraverso gli Stati Uniti di una donna che rimane vedova; The Mauritanian (dal 19 febbraio): un thriller politico con Jodie Foster, Benedict Cumberbatch, Tahar Rahim e Shailene Woodley che racconta la storia di un detenuto nel campo di prigionia di Guantanamo; Raya e l’ultimo drago (5 marzo 2021): l’ultimo film d’animazione targato Disney ha per protagonista la solitaria guerriera Raya. L’uscita nelle sale avverrà in contemporanea con Disney+ dove, a partire dalla stessa data, dovrebbe essere disponibile a pagamento per gli abbonati. La storia, fortemente ispirata alla mitologia e alla cultura del sud est asiatico, sarà ambientata a Kumandra. Questa rappresenta una versione immaginaria della Terra divisa in cinque regioni che, insieme, formano un drago. I draghi però da tempo non ci sono più e una forza malvagia e oscura ha preso il loro posto; The Father (12 marzo 2021): toccante storia del rapporto padre – figlia; The Father ha per protagonisti Olivia Colman e Anthony Hopkins; Morbius (19 marzo 2021): l’ultimo appuntamento della Marvel che vede Jared Leto nei panni dell’antieroe Michael Morbius!; Black Widow (dal 7 maggio 2021): altra uscita Marvel, con protagonista una bellissima (come sempre) Scarlett Johansson nelle vesti di Natasha Romanoff, alias Vedova Nera. La storia approfondisce il passato di Natasha, il suo legame con la Russia, sua patria, nonché il modo in cui è stata allevata e trasformata in una delle spie più letali della storia; Godzilla vs. Kong (21 maggio 2021): interessante crossover tra due pietre miliari del cinema d’avventura e di fantasia, a cui prendono parte nomi come quello di Millie Bobby Brown e Kyle Chandler; Cruella (28 maggio 2021): altro titolo Disney dedicato alla storia di Crudelia De Mon (Emma Stone), una giovane stilista che finisce con l’ossessionarsi per le pellicce di cani; Ghostbusters: Afterlife (11 giugno 2021): la pellicola, diretta da Jason Reitman e prodotta da Ivan Reitman, è il nuovo capitolo della saga originale Ghostbusters che, dopo 32 anni, vede il ritorno dei veri acchiappafantasmi; Luca: nelle sale dal 18 giugno 2021): film d’animazione della Pixar, diretto dall’italiano Enrico Casarosa. Ambientato in una splendida città di mare della Riviera italiana, il film racconta la storia di un giovane ragazzo, Luca, che vive un’esperienza di crescita personale durante un’indimenticabile estate contornata da gelati, pasta e infinite corse in scooter, insieme ad un amico. Tuttavia, Luca custodisce un segreto; Minions 2: come Gru diventa cattivissimo: appassionati di banane ma anche di mele, fortissimi nel ballo e nella musica, sono completamente gialli e sono geneticamente programmati per seguire il più cattivo di tutti: tornano i Minions! (2 luglio 2021); Space Jam: New Legends (16 luglio 2021): diretto da Malcolm D. Lee con protagonista la stella della NBA LeBron James; Old (dal 23 luglio 2021): ultimo film di M. Night Shyamalan, Old è un racconto thriller che trae ispirazione da una graphic novel francese; Diabolik: adattamento cinematografico dell’omonimo fumetto con Luca Marinelli, Miriam Leone e Valerio Mastandrea. Sarà ambientato a fine anni 60, con tanto di auto d’epoca e l’immancabile Jaguar, ovviamente. Mentre come location avremo Milano e Trieste per gli esterni, Bologna per gli interni; Dune (dal 1° ottobre 2021 al cinema): siamo di fronte a un nuovo, ambizioso tentativo di trasporre su schermo l’epica fantascientifica nata dalla fantasia dello scrittore americano Frank Herbert. Con la regia di Denis Villeneuve e Timothée Chalamet nei panni del protagonista; West Side Story (probabilmente nelle sale dal 10 dicembre 2021): remake cinematografico che racconta di un amore osteggiato a causa della rivalità tra due gang rivali di New York. Diretto da Steven Spielberg. Per completezza, abbiamo pensato di includere all’interno dell’articolo anche le prossime uscite Netflix e Prime Video, al fine di farci trovare preparati anche nel caso in cui (e speriamo vivamente di no) venga nuovamente prolungata la chiusura delle sale cinematografiche. Ecco qui le nostre scelte! 😉 —————————————————————————————————————————————– AMAZON PRIME VIDEO Film originali I am Greta (dal 3 gennaio): film documentario di Nathan Grossman sulla vita e le

Buon Compleanno, Dario Argento!

l 7 settembre 1940, ottant’anni fa, nasceva a Roma Dario Argento, regista, sceneggiatore e produttore cinematografico italiano, celebre per essere il maestro del brivido. Officina38, che come ormai sapete è una grande amante del cinema, ha pensato di omaggiarlo con un breve Blog Post. Tra l’altro… lo sapevate che fra Dario Argento e Torino c’è un rapporto di reciproca attrazione? Il regista ha ammesso che Torino è “il luogo dove i miei incubi stanno meglio”. Quegli stessi incubi che il regista e sceneggiatore traspone sullo schermo da quasi cinquant’anni. Non a caso il maestro del brivido ha spesso utilizzato la città più esoterica d’Italia come set per i suoi film… in via Vincenzo Vela, 12, abitava l’enigmista de Il gatto a nove code (1971). Inoltre, come in non molti sapranno, il cognome dell’enigmista, Arnò, è lo stesso di un personaggio incontrato realmente da Argento durante le riprese de L’uccello dalle piume di cristallo. Sempre ne Il gatto a nove code vediamo il retro della GAM, la Galleria di Arte Moderna di Torino, in tal caso rappresentata come il retro dell’Istituto di ricerche genetiche Terzi dove si svolgono inquietanti esperimenti genetici. Ancora nello stesso film, vediamo il Cimitero Monumentale di Torino, in una scena in cui Arnò e Giordani cercano – in piena notte – la tomba di Bianca Merusi. Una location che, effettivamente, non poteva mancare nella lista di Dario Argento! Durante le riprese di Profondo Rosso (1975) venne coinvolta Piazza Cln e celebre fu la costruzione, appositamente per il film, del Blue Bar (proprio all’angolo di Piazza Cln) ispirato al quadro I nottambuli di Edward Hopper. Nell’area collinare torinese, quartiere Cavoretto, si trova la terrificante “villa del bambino urlante” (Villa Scott – Corso Giovanni Lanza, 57), sempre del film Profondo Rosso. Interessante e, a suo modo, sinistro anche il fatto che all’epoca la villa era un collegio femminile diretto dall’Ordine delle Suore di Redenzione. Nel Giardino Lamarmora, Argento, nel 1971, girò Quattro mosche di velluto grigio (1971). Per il film Non ho sonno (2001) Argento riprende il Big Club di Corso Brescia e il pub Barbican di Piazza Vittorio Veneto. Infine, nella libreria “La Bussola” di Via Po si svolge un’importante scena de la Terza Madre. Il film è stato girato nel 2007 a conclusione della saga delle Tre Madri, di cui facevano parte anche Suspiria, del 1977, e Inferno, del 1980… tutti incentrati sulle figure di tre antichissime streghe! Insomma… tra il regista horror e la nostra città esiste un legame misterioso e affascinante che abbiamo voluto condividere con tutti voi! 👻 Un augurio speciale a Dario Argento da parte del nostro team!!!

#iorestoacasa ma… cosa guardo in tv?

enticinque titoli imperdibili disponibili su Netflix e Amazon Prime 😎   Vista e considerata la situazione di emergenza che sta affrontando il nostro paese, Officina38 ha pensato di rendersi utile, nel suo piccolo, alleggerendo la permanenza in casa dei suoi lettori durante tutto il mese di marzo! Cosa c’è di meglio di un buon film o di un’accattivante serie televisiva per trascorrere il tempo, da soli o in compagnia?! Secondo noi… praticamente nulla! Eccoci quindi pronti per dispensare consigli di visione, condividendo con voi l’enorme passione per il cinema (e le serie!) che accomuna tutto il team. “Se volete fare un film, non acquistate un’auto. Prendete il metro, l’autobus o camminate. Osservate da vicino le persone che vi circondano” Se è vero, come suggeriscono queste parole di Fritz Lang, che il cinema è prima di tutto contatto umano, vita quotidiana ed esperienza diretta, possiamo certamente concludere che film e forme di intrattenimento affini, attualmente, siano la miglior cura palliativa alla necessaria carenza di contatti esterni e interazioni sociali a cui tutti siamo tenuti. È proprio per questo che abbiamo scelto di offrire dei consigli che speriamo possiate apprezzare ma che, soprattutto, vorremmo davvero vi facessero compagnia in queste giornate di isolamento. Oltretutto, questo ci permette di farci conoscere un po’ meglio come team fatto di persone con gusti, passioni e sensibilità differenti. But now… Let’s start! 😎 Anna, Founder e Producer di Officina38, nonché cinefila per studio e vocazione, consiglia: Su Netflix The terminal (2004): film di Steven Spielberg e con Tom Hanks della durata di 130 minuti. In un momento in cui dobbiamo stare a casa, non male guardare un film di uno che è obbligato a vivere in un aeroporto… Mal comune, mezzo gaudio! Midnight Diner: Tokyo Stories (2009-in corso): 2 stagioni, 20 puntate da 23 minuti… semplici ma geniali (tempo di visione stimato: 8 ore). La città incantata (2001): cartoon giapponese di Hayao Miyazaki, della durata di 125 minuti, che ci aiuta a sognare. Diamanti grezzi (2020): film dei fratelli Safdie con protagonista Adam Sandler della durata di 135 minuti: un modo per combattere l’ansia… con l’ansia! Il Metodo Kominsky (2018): serie tv con Michael Douglas, con una grande sceneggiatura, ironica e molto cinica.   Un’immagine di Midnight Diner su Netflix Davide, fotografo e responsabile di produzione di Officina38, nonché esperto di simmetrie e buon gusto, vi suggerisce: Su Amazon Prime L’amore ai tempi del colera (2007), film di Mike Newell tratto dall’omonimo romanzo di Gabriel Garcia Marquez: 132 minuti che ci e vi faranno sicuramente rimanere in tema con gli eventi recenti. Cast Away (2000), del regista Robert Zemeckis e della durata di 143 minuti… Per coltivare la speranza! Su Netflix Call me by your name (2017): film di Luca Guadagnino da 131 minuti che racconta l’amore con toccante delicatezza. Pandemia globale (2020): docu-serie che non necessita di presentazioni; 1 stagione, 6 puntate da 40-52 minuti. Ricomincio da tre (1981): 106 minuti di puro relax grazie ai mitici Massimo Troisi e Lello Arena… un cult tutto italiano!   Locandina di Call Me By Your Name Filippo, Sales&Marketing Associate Director di Officina38 e, nel tempo libero, amante del buon cinema, consiglia di vedere… Su Netflix Storia di un matrimonio (Marriage Story), film scritto e diretto da Noah Baumbach (2019) da 136 minuti; Il petroliere (There Will Be Blood), film diretto da Paul Thomas Anderson (2007) della durata di 158 minuti;   Daniel Day-Lewis, protagonista del film Il petroliere A Sun, film diretto dal regista taiwanese Chung Mong-hong (2019) da 155 minuti; Dogman, film diretto da Matteo Garrone (2018) da 102 minuti; Dark (I Segreti di Winden), serie televisiva tedesca (2017-in corso), 2 stagioni, 18 episodi da 45-60 minuti. Marco, Video Editor di Officina38 con studi di cinema alle spalle, è certo che non possiate perdervi… Su Amazon Prime Fleabag (2016-2019): serial articolato in 2 stagioni, per un totale di 12 episodi da 24 minuti ciascuno (tempo di visione stimato: poco meno di 5 ore); The Office (2005-2013): serie televisiva, 9 stagioni, 201 episodi da 22 minuti (tempo di visione stimato: 74 ore). Su Netflix Maniac (2018): miniserie da 10 puntate di 40 minuti ciascuna (tempo di visione stimato: 7 ore); The Haunting (of Hill House): serial antologico (2018), 1 stagione, 10 episodi da 40-70 minuti; Disincanto (2018-in corso): serie animata, 1 stagione, 20 episodi da 22-36 minuti.   Disincanto Infine, Alice, Marketing Coordinator nonché studentessa di Cinema e media, consiglia: Su Amazon Prime Arrival (2016): film di Denis Villeneuve della durata di 116 minuti che parla in modo inedito e interessante di alieni… per un po’ di sana evasione; The Man in the High Castle (2015-2019): serial televisivo, 4 stagioni, 40 episodi da 48-70 minuti… Un toccasana per gli appassionati di distopia!   Immagine del film Arrival  Su Netflix Le pagine della nostra vita (2004), film di Nick Cassavetes da 124 minuti… Un evergreen del genere romantico che scioglierà anche i cuori più difficili da scalfire! Il fotografo di Mauthausen, film di Mar Targarona (2018) della durata di 110 minuti: un film toccante che ripercorre una delle pagine più oscure della storia recente; I Am Not Okay With This (2020): 1 stagione, 7 episodi da 19-28 min.; un serial recente (è stato pubblicato su Netflix lo scorso 26 febbraio), leggero e giovanile che arriva direttamente dai produttori di Stranger Things e dal regista di The End of the F***ing World: insomma, una piccola chicca da non perdersi! Mettere tutti d’accordo in fatto di gusti cinematografici e televisivi, così come sulla migliore modalità di fruizione di questi contenuti, non è certo una facile missione. Inoltre, al di là della sensibilità personale, anche lo stile di vita può notevolmente influire sulle scelte di visione che facciamo: non tutti possono permettersi di fare binge watching, alcuni semplicemente non amano terminare la propria serie preferita nel giro di una nottata… mentre altri ancora non sanno come resistere alla tentazione di vedere tutto e subito! Ecco perché Officina38 ha provato a venire incontro ai gusti e alle esigenze di (speriamo) tutti, stilando una lista di film e serial eterogenea da ogni punto di vista (genere, durata,

Location management: anche i luoghi raccontano storie

Quale location scegliere tra le strade di una grande metropoli, una piscina olimpionica, il bar che sembra uscito dagli anni ’50 o il deserto sconfinato? rasformare un obiettivo di marketing in una storia affascinante è quello che sappiamo fare meglio, ma tutto deve essere ambientato nel luogo giusto: le storie vivono in simbiosi con il luogo in cui vengono raccontate, che deve saperle contenere ed amplificare allo stesso tempo. Che ne sarebbe del “Gran Budapest Hotel” se Wes Anderson non avesse avuto in mente il posto perfetto? Lo stile grottesco ed originale del film è merito anche della location, protagonista assoluta del racconto. Per ricrearla, il team di produzione ha visitato numerosi hotel davvero esistenti e  l’idea degli interni è arrivata dal grande magazzino tedesco Görlitzer. Professione: location manager. Il location manager è la figura professionale che si occupa della ricerca del luogo perfetto per poter raccontare una storia, un professionista “dallo sguardo aperto”, che riesce a scovare o ricreare il posto perfetto per ambientare ogni situazione. Lo scouting è la fase preliminare del lavoro e consiste nella ricerca fisica di strade, palazzi storici, case private, angoli della città che vengono minuziosamente catalogati: il  bravo location manager è quello che fotografa e poi annota nel suo personale archivio nomi, indirizzi e caratteristiche di ogni posto, ma – soprattutto – sa guardare il luogo in cui si trova in tutte le sue sfumature, immaginando già che tipo di situazione potrebbe contenere. Una città come Torino, dove si gira davvero tantissimo tra film e serie tv, se “vestita” nel modo giusto può diventare l’Argentina oppure trasformarsi immediatamente in Parigi. Tutto quello che manca per rendere la location davvero perfetta viene costruito ad hoc: in “Profondo Rosso” Dario Argento pensava ad un bar dalla forma uguale a quello visto in un quadro di Edward Hopper, che fu ricostruito esattamente uguale in Piazza CLN.   Quando si lavora ad una nuova produzione, il location manager per prima cosa legge la sceneggiatura, esattamente come se fosse un libro, per riuscire ad entrare dritto nello sguardo del regista e visualizzare gli ambienti adatti ad ogni scena: in questa fase del lavoro è lo scenografo il grande interlocutore del location manager, colui che dà l’impianto artistico e visivo della sceneggiatura. L’obiettivo comune è quello di compilare una lista di luoghi a partire dall’archivio personale del location manager, che fa una serie di proposte sulla base delle richieste della produzione fino a che… si fanno – letteralmente –  i conti con la realtà. Bello, ma… quanto mi costa? La location perfetta è quella che mette d’accordo le ambizioni artistiche del regista con le esigenze pratiche, i tempi e i budget della produzione. Oltre alla parte artistica è necessario tenere in considerazione tutti gli aspetti pratici e burocratici: il location manager si occupa anche della parte contrattuale e finanziaria. Coordinare le giornate di produzione, far rispettare il contratto e gli orari pattuiti, gestire le autorizzazioni rilasciate dagli enti pubblici sono tutti compiti che il location manager svolge prima e durante la fase di riprese. C’è bisogno di inscenare un incendio o un tamponamento? Occorre avvisare i vigili del fuoco e la polizia. Dobbiamo girare in una strada in centro città in pieno sole ma domani pioverà a dirotto? Serve pensare subito ad una alternativa. Per tutto il tempo delle riprese, il location manager rappresenta il punto di contatto tra la proprietà, l’amministrazione locale, la produzione e il suo lavoro continua anche dopo l’ultimo ciak: lo spazio deve essere lasciato esattamente come lo si è trovato, per poter tornare se stesso e accogliere una nuova storia. Abbiamo il luogo perfetto anche per il tuo prossimo video Qui in Officina38 siamo tutti dei grandi viaggiatori e ci portiamo stretti negli occhi i posti che abbiamo visitato e quelli dove abbiamo girato le scene più belle, scelte in collaborazione con i nostri location manager di fiducia: quella volta che abbiamo realizzato la promozione degli sport estivi del comprensorio di Cervinia, quando siamo volati a Bangkok a raccontare storie di persone, di sport, di passione per Adidas oppure quando intorno a noi avevamo solo il deserto del Mojave, California, che con eleganza e silenzio si intonava perfettamente alla Maison Missoni. Che ambientazione immagini per il tuo prossimo video? Dove si trova il tuo cliente ideale o dove vorrebbe essere grazie al tuo prodotto? Raccontacelo e noi lo trasformiamo in realtà.   Collaboriamo da anni con persone e brand coraggiosi. Sarebbe bello creare qualcosa anche con te! Inviaci una mail a info@officina38.com o vieni a trovarci per un caffè in via Saluzzo 45/G a Torino.

Notte degli Oscar 2019

La notte degli Oscar è stato un evento che ha confermato molte aspettative, ma ne ha disattese molte altre.   no show senza presentatore, come già anticipato dalle polemiche dei mesi scorsi, che da un lato ha dato spazio a film audaci come La Favorita e Black Panther, ma dall’altro ha confermato la vittoria di film “più convenzionali” come Green Book. In totale sono 15 i film che hanno portato a casa le 24 statuette: Bohemian Rhapsody ha guidato il gruppo con quattro Oscar; Green Book, Roma e Black Panther ne hanno portati a casa tre. In Officina38 non abbiamo staccato gli occhi dallo schermo: ecco i vincitori, e gli sconfitti, della notte più importante di Hollywood. Premio per il miglior film: Green Book. È il genere di film che in passato sarebbe stato un ovvio vincitore del “Best Picture”: è una pellicola godibile, con due forti performance centrali e un lieto fine d’ispirazione. È partito un po’ in sordina al botteghino, ma è stato un successo immediato nel circuito dei festival, vincendo l’ambito premio Grolsch People’s Choice al Toronto International Film Festival – spesso indicatore di successo agli Oscar. Anche le recensioni sono state generalmente positive nei confronti di questa commedia, più apprezzato in Europa rispetto agli States. La storia è quella di un pianista nero che assume un autista italo-americano per farsi accompagnare in un tour attraverso i Deep South, nel 1962. La regia di Peter, il più giovane dei fratelli Farrelly, è in qualche modo una rivincita sul passato della loro filmografia, connotata da commedie pseudo demenziali (ricordate Scemo e più scemo?). La premiazione agli Oscar – uno per la sceneggiatura, uno per l’attore non protagonista a Mahershala Ali e uno alla fotografia –   include anche una vittoria per ‘Best Commedy o Musical’ ai Golden Globes di gennaio scorso. Commovente la dedica finale del produttore di Green Book, Charles Wessler, all’attrice Carrie Fisher, donna di grandissimo umorismo scomparsa l’anno scorso. Gli altri vincitori: da Bohemian Rhapsody a Roma. Se è vero che Green Book ha portato a casa il primo premio, nessuno degli altri titoli candidati a miglior film è andato a casa a mani vuote. Bohemian Rhapsody non ha vinto il Best Picture, ma ha comunque conquistato il maggior numero di Oscar in questa edizione, quattro in totale: miglior montaggio, miglior sonoro e miglior montaggio sonoro e soprattutto miglior attore protagonista, Rami Malek. Black Panther ha vinto i tre premi considerati più tecnici: costumi, scenografia e colonna sonora originale. Roma, di Alfonso Cuaròn, ha ricevuto gli Oscar per il miglior film in lingua straniera, oltre alla regia e alla fotografia, firmata sempre da Cuaròn. Una curiosità: per la quinta volta in sei edizioni, l’Oscar per la regia è stato assegnato ad un regista messicano. A consegnare il premio, Guillermo del Toro, carissimo amico di Cuaròn e vincitore della passata edizione. Gli altri quattro “nominees” hanno portato a casa un Oscar ciascuno. Il nome più quotato per il premio come miglior attrice era quello di Glenn Close, candidata per The Wife, ma ad aggiudicarsi la statuetta è stata invece Olivia Colman, per la sua convincente interpretazione ne La favorita  di Yorgos Lanthimos. Siamo sinceramente dispiaciuti per Glenn Close, che manca sempre il premio per un soffio, ma siamo assolutamente convinti che la Coleman abbia strameritato questo Oscar: il suo discorso è stato uno dei momenti più toccanti in una cerimonia tendenzialmente sottotono. Vice ha vinto per il trucco e le acconciature, con un Christian Bale che nel biopic su Dick Cheney è quasi irriconoscibile. Viso rotondo, capelli tinti, doppio mento: la trasformazione nel numero due di George W. Bush è pienamente riuscita. Certamente non è stata la serata perfetta per Spike Lee: il suo film BlacKkKlansman – che ha vinto il Grand Prix al Festival di Cannes lo scorso maggio – era candidato a miglior sceneggiatura non originale, miglior regista e miglior film. Tre nomination e solamente una statuetta: miglior sceneggiatura non originale,  il suo primo Oscar in carriera, festeggiato saltando in braccio al suo caro amico Samuel Jackson, che gliel’ha consegnato. L’umore di Spike Lee in questa edizione però non è stato dei migliori: davanti ai giornalisti ha bollato il premio di Green Book come “scelta sbagliata”, senza mezzi termini. Infine A Star Is Born ha conquistato la statuetta per la migliore canzone originale con “Shallow”, interpretata dalla bravissima Lady Gaga (primo Oscar anche per lei) e l’Oscar per la miglior attrice non protagonista è andato a Regina King, che ha recitato in Se la strada potesse parlare. Da Officina38 abbiamo applaudito nuovamente Roma, che abbiamo particolarmente amato, ma siamo andati a letto all’alba con l’amaro in bocca per La Favorita, che secondo noi meritava molto di più di una singola statuetta.

“Roma” di Cuaròn

“Roma” di Cuaròn: il film che ci ha conquistati ra i vari premi, un Leone d’Oro a Venezia e un Golden Globe alla miglior regia, secondo noi meritatissimi. E ora la corsa agli Oscar. Siamo stati incatenati da questo bianco e nero che colora con potenza personaggi, dinamiche familiari, luoghi e temi eterni come la città: temi privati eppure universali, quelli della nascita, della morte, della fede e del dolore. Il film è stato prodotto da Netflix, è uscito al cinema, e si può ora vedere sulla piattaforma. Se ci consentite una deformazione professionale, una cosa che ci è molto piaciuta è la scelta di Cuaròn di girare il film con una videocamera digitale ARRI, l’ALEXA 65, che ci ha fatto ricordare le atmosfere e la scarnezza visiva del cinema neorealista italiano, ma senza la presenza della grana della pellicola, perché, come ha detto il regista in diverse occasioni, il suo scopo era di guardare al passato, ma con i suoi occhi del presente. Il regista Cuaròn, ha firmato anche la direzione della fotografia, quindi il suo coinvolgimento sul film è stato totale, oltre al fatto che la storia stessa avesse fortissimi riferimenti autobiografici della sua infanzia passate nel quartiere Roma di Città del Messico. Una delle scene più difficili da girare, è stata sicuramente il piano sequenza finale del film: per questa scena è stato costruito un pontile che permettesse al technocrane di rimanere sempre alla stessa altezza rispetto agli attori, alla spiaggia e al mare. Il tempo utile di luce per girare questa scena era solo di mezz’ora, dalle 17.30 alle 18. Era stato previsto di poter fare 6 shots della scena, ridotte poi invece ad un’unica possibilità, a causa di una tempesta che aveva danneggiato il pontile, proprio il giorno prima delle riprese. La scena quindi ha dovuto essere “buona la prima“, riuscendo quindi ad avere un risultato molto soddisfacente sia dal punto di vista tecnico che attoriale. Insomma, questo film è un ottimo esempio di una grande regia, che ha saputo unire al meglio tutti gli aspetti tecnici a quelli creativi, messi a disposizione di una storia intima, ma estremamente espressiva.