Food: come si realizza un video professionale?

Girare un video nel settore food & beverage richiede, come punto di partenza fondamentale, l’osservazione di una regola: non lasciare nulla al caso. L’attenzione per ogni singolo dettaglio, infatti, è la “skill aurea” per questo tipo di produzioni: come versare la birra, quale bicchiere utilizzare per un certo tipo di vino, come disporre la mise en place, quale coltello utilizzare per una determinata operazione, o ancora, che cosa chiedere ad uno chef e in che modo, conoscere in anticipo i movimenti che farà il bartender… sono tutti elementi essenziali, destinati a fare la differenza. Sono tutti elementi essenziali non solo per una questione di precisione e credibilità rispetto agli operatori del settore (aspetto di indubbia importanza) ma anche perché conoscere in anticipo soggetti, movimenti e strumenti, permette di ottenere un risultato più fluido ed efficace agli occhi del pubblico. D’altronde, lo comprendiamo bene se ci mettiamo nei panni di spettatori-consumatori: vedere immagini appetitose, croccanti, rinfrescanti, succose e, soprattutto, realistiche… è fondamentale per sentirci coinvolti e, dunque, propensi a provare un determinato prodotto e/o servizio. Quindi, quali sono le linee guida principali per realizzare delle riprese professionali nel settore #food? Per rispondere e approfondire l’argomento ci siamo avvalsi del supporto di EyeCandy, Film Director con un’esperienza ultradecennale nel settore Food & Beverage. E questo è quello che ci ha raccontato. “Innanzitutto, è indispensabile precisare che il #food rientra nel mondo del Table top, cioè delle riprese basate sullo slow motion, tipiche – ad esempio – anche del settore #beauty. Si tratta di tecniche di assoluta precisione: ecco perché sono richiesti tanto studio e tantissima esperienza sul campo.” Partendo da questo presupposto, vediamo alcuni principi fondamentali per realizzare delle riprese #food professionali. 1. Slow motion Su set di questo tipo si usano fotocamere che arrivano a riprendere fino a 5000 fotogrammi al secondo, mentre le normali riprese video vengono effettuate a 25fps. Occorre quindi una videocamera specifica, la Phantom Flex 4K, l’unica al mondo capace di raggiungere così alte performance. Evidentemente, si tratta di un oggetto molto costoso e con un workflow complesso, ragione per cui sul set, in genere, è presente un operatore specializzato. 2. SFX team In linea di massima, quello che si vede in un Table top è tutto reale. Ciò non significa che una scena venga girata tutta nello stesso momento, specie se complessa. Piuttosto, in queste circostanze è prassi utilizzare più layer. Prendiamo come esempio un hamburger: in questo caso si faranno magari prima le riprese dell’hamburger che cade, quindi quelle della caduta delle foglie di lattuga e infine quella dei pomodori a fette. Successivamente, in fase di compositing, si combineranno i diversi elementi visivi per creare l’illusione che siano tutti parte della stessa scena (la caduta dell’hamburger), grazie a complessi processi di sincronizzazione delle riprese con i movimenti di macchina. Ad occuparsene è proprio l’SFX team, ovvero il ‘team effetti speciali’, che permette di concretizzare tecnicamente ciò che il regista ha immaginato. Inoltre, l’SFX team realizza anche quelli che in gergo tecnico vengono chiamati rig, degli “accrocchi” che vanno sincronizzati tra loro per far sì che – tornando all’esempio dell’hamburger – la foglia di lattuga e il pomodoro cadano nello stesso momento o a distanza di pochi millisecondi l’una dell’altro. 3. Motion control Come per il Table top, anche per il Motion control – High Speed esiste un solo strumento su cui poter contare: il Bolt. Come suggerisce anche il nome, si tratta di un robot che riesce a muoversi ad una velocità tale da permettere di riprendere qualsiasi tipo di movimento in macro, anche la caduta di una goccia d’acqua. Come già detto, il settore del Table top è molto specifico e richiede una spiccata verticalità ai professionisti che vi operano. Per questo, nel tempo, in ambito #food si sono create nuove figure lavorative ad hoc, una fra tutte quella del food stylist. Il food stylist è un professionista che, pur non essendo necessariamente un cuoco, si occupa di rendere il cibo appetitoso da vedere in camera e, al tempo stesso, compatibile con il trattamento immaginato dal regista. La food stylist Elisa Lanci a lavoro sul set di The Soul Kitchen, diretto da EyeCandy Ad esempio, ripensando all’hamburger di prima, quasi sempre la carne usata sul set non è commestibile: è infatti prassi aggiungere collanti e/o siliconi per darle le giuste elasticità e texture. O ancora, pensiamo al gelato: essendo particolarmente deperibile, questo goloso cibo viene spesso sostituito con una sua “riproduzione” a base di resine e zucchero (in passato veniva usata una base ricavata dalle patate). Non si tratta solo di temperatura, ma anche di consistenza. Se, per esempio, nel mio video voglio mostrare un gelato con copertura di cioccolato a cui viene dato un bel morso, ma la copertura si rompe in modo scomposto e poco videogenico… sarà allora d’obbligo coinvolgere il food stylist per ottenere una finta copertura, studiata appositamente, capace di adattarsi alle esigenze specifiche. Un altro aspetto di fondamentale importanza per realizzare video #food di alta qualità? La luce! Ne occorre infatti tantissima ed è essenziale controllarla sapientemente, ragione per cui è fondamentale girare all’interno di uno studio specializzato. Fare all’esterno riprese di questo tipo è semplicemente impossibile. Lo si capisce bene se si tiene conto che – per far sì che un oggetto si muova in slow motion – occorrono moltissimi fotogrammi per secondo. Tuttavia, più i fotogrammi aumentano, più l’otturatore della macchina da presa si chiude e, di conseguenza, meno luce lo attraversa. Ecco, dunque, l’assoluta necessità di un’illuminazione adeguata. EyeCandy sul set di The Soul Kitchen Un ultimo fondamentale aspetto è quello relativo ai test. Infatti, trattandosi di set molto laboriosi a livello tecnico e in cui è primaria la cura dei dettagli, è necessario testare attrezzatura e cibi, veri o finti, in modo tale da anticipare eventuali problemi che potrebbero sorgere successivamente, causando rallentamenti del flusso lavorativo se non addirittura un aumento delle giornate di ripresa. Proprio per questo, non di rado capita che per una singola giornata di riprese siano necessari anche 3 giorni
Color correction: tutto quello che c’è da sapere

Cos’è la color correction? Quali sono le differenze rispetto alla color grading? In quale momento del processo produttivo di un video si effettua? Esistono regole precise per una color correction ben fatta? La color correction è uno dei molti step che caratterizzano lo sviluppo di un contenuto audiovisivo. Si tratta in realtà di un trattamento delle immagini decisivo per la buona riuscita del video che richiede un mix fondamentale di competenze tecniche e attitudine creativa. Ma bando alle ciance e scopriamo insieme di cosa si tratta! Cos’è la color correction? È la correzione del colore complessivo delle immagini e delle scene contenute in un video, così che tutto appaia più bilanciato. Quasi sempre occorre lavorare sui contrasti, aumentare o diminuire la saturazione, dosare luci e ombre. Ogni clip è modificata manualmente dal colorist, un professionista sempre più importante e richiesto che si occupa, per l’appunto, di color correction e color grading. Tra i software più utilizzati per fare questi interventi troviamo DaVinci Resolve di BlackMagic e Premiere Pro di Adobe. Color correction primaria e secondaria Per color correction primaria si intende l’intervento su tutta l’immagine, mentre per color correction secondaria si intende l’operazione solo su un’area (selezione) dell’immagine o su un singolo colore (presente in più zone dell’immagine). Se, ad esempio, si desidera che una scena sia tendente al blu per creare tensione e suspense, allora occorre intervenire sulle parti che costituiscono l’ambientazione, escludendo però gli eventuali volti delle persone… per evitare uno spiacevole effetto puffo! In cosa differisce dalla color grading? La color grading è il processo creativo in cui vengono prese le decisioni per migliorare e stabilire un nuovo tono visivo al progetto. Questa operazione è considerata a tutti gli effetti una forma d’arte: attraverso la color grading, infatti, è possibile suscitare immediatamente stati d’animo nell’osservatore (rosso passionale? Arancio amichevole? Azzurro rassicurante?), ambientare la scena in un dato momento della giornata (immediatamente riconoscibile) oppure suggerire un’ambientazione specifica. Quindi, come ottenere una buona gestione del colore? Premesso che non esistono giusto e sbagliato in senso assoluto, è però vero che bisogna avere alcune accortezze sin dal momento delle riprese. Ecco, quindi, alcuni suggerimenti per ottenere buoni risultati effettuando la color correction! Imposta “correttamente” il profilo colore della macchina da presa: la scelta di un profilo il più neutro possibile permetterà la buona riuscita delle riprese, pur con la garanzia di poterle rimaneggiare successivamente attraverso la color correction. Ad esempio, se si gira con un contrasto eccessivo, il rischio – una volta che si andranno a vedere a monitor le immagini – è di trovare porzioni di frame completamente bruciate, vanificando qualsiasi intervento ulteriore e mettendo a rischio l’utilizzabilità stessa del girato. Regola luci e ombre: regolare luci e ombre è fondamentale e, spostandole “su o giù”, si ottengono importanti cambiamenti complessivi su tutta l’immagine. Inoltre, è buona regola partire dalla loro regolazione e lasciare per ultimi i mezzitoni: questi ultimi, infatti, non intaccano luci e ombre, ragione per cui possono essere lavorati successivamente. Svolgi le operazioni nel giusto ordine: rimuovi gli artefatti ed elimina il rumore; bilancia le riprese regolando neri/mezzitoni/bianchi, saturazione e bilanciamento del bianco; esegui la color grading; ridimensiona e dedicati alle ultime finiture. Vi lasciamo con un piccolo assaggio di… polpetta di pecora!
I nostri highlights 2022: dai VIP sul set ai lavori premiati

[5’ di lettura] Highlights 2022? Sta per andarsene un altro anno – il quarto, da quando Officina38 si è costituita formalmente! – e anche noi cediamo alla tentazione di tirare le fila di quel che è stato. O almeno di ripercorrere i momenti più topici, attraverso qualche flash: vi fate trascinare in questo breve viaggio con noi? Very Important People on set! Il 2022 ha portato sui nostri set alcuni VIP: dalla meravigliosa Orietta Berti agli scoppiettanti Frank Matano ed Elio, fino agli atleti Ambra Sabatini e Massimo Stano. Emozioni à go-go dunque per il nostro team, per quanto già rodato nell’interazione con pezzi grossi sia in scena che dietro le quinte, come accaduto negli ultimi due anni in occasione delle diverse produzioni realizzate per Ferrari (qui ne abbiamo raccontate alcune). Sentimentalismi a parte, queste esperienze sono state anche preziose opportunità per osservare i big al lavoro e l’ammirevole professionalità di chi calca il palcoscenico da decenni. Una su tutti, l’instancabile Orietta che ci ha stregati con la sua invidiabile e contagiosa energia! È stato anche l’anno del lancio del nuovo website di Luca Iaccarino, critico enogastronomico, redattore per importanti quotidiani e scrittore di “Storie Gustose”: un progetto POP per una persona TOP, come lo abbiamo definito qui. Del resto quando c’è da mettersi a tavola, si sa, il nostro team non si tira mai indietro. Il nostro lavoro vale ben un premio… o anche di più! L’anno che si chiude porta con sé anche la grande soddisfazione dei premi vinti dai nostri lavori. C’è la carrellata di riconoscimenti assegnati dal BEA Italia Festival di Adc Group all’agenzia Ninetynine, di cui ben 4 riguardano produzioni a cui abbiamo collaborato direttamente: 🥇Grand Prix 2022 per Ferrari Capital Markets Day 🥇1° premio Evento B2C con Ferrari F1-75 Global Launch 🥇1° premio Evento B2I con Samsung: Interactive Movie 🥇1° premio Ex Aequo in Integrated Live Project con Ferrari F1-75 Global Launch E c’è il bronzo conquistato a “L’Italia che comunica” dalla campagna “Pave and Go – Smart Flooring System” di Emilgroup. Un’occasione per scatenare la nostra creatività insieme alla regista Alessandra Cataleta, già nostra valida compagna in altre affascinanti avventure. Per il lancio del suo innovativo sistema di pavimentazione, infatti, Emilgroup ha scelto un tono di voce ironico e irriverente, rompendo gli schemi più tradizionali del settore ceramico. La campagna digital è di BTREES, che ha affidato a Officina38 produzione, post-produzione e creatività dei video. What else? Ci sarebbe tanto altro, ma vi abbiamo promesso una lettura da 5 minuti! E quindi eccoci con la carrellata finale… Innumerevoli km percorsi in giro per l’Italia (e non solo), attrezzature caricate e scaricate e poi caricate ancora, spostando oggetti di ogni sorta per realizzare shooting sempre nuovi e sorprendenti. Droni fatti volare in ogni dove per realizzare riprese incredibili. Idee, parole, lampi di genio e anche qualche scemenza per stimolare l’inventiva e soprattutto per farci una risata. Soluzioni programmate al minimo dettaglio e imprevisti affrontati in un batter di ciglia – o quasi… – con la creatività e la voglia di “far bene” che da sempre anima Officina38. Grazie 2022, e che il 2023 ci porti un altro bel carico di novità!
Autostrade per l’Italia: dietro le quinte di uno spot tv

Lo spot di Autostrade per l’Italia e Polizia di Stato che vede protagonista Ambra Sabatini, campionessa paralimpica medaglia d’oro dei 100 metri a Tokyo è in onda su La7 dal 18 novembre 2022. Con il claim “Ci sono limiti da superare, altri da rispettare”, lo spot promuove buone abitudini determinanti per la sicurezza stradale: allacciare le cinture di sicurezza, non distrarsi con lo smartphone, guidare senza assumere alcol o droghe. E cosa c’entra Officina38? Abbiamo realizzato questo spot per l’agenzia Ninetynine lo scorso aprile – lo trovate fra i nostri Works – dando il via a un lavoro che cinque mesi dopo ci avrebbe visti nuovamente impegnati con Ambra Sabatini e un altro atleta (Massimo Stano, oro olimpico a Tokyo nella 20km), nel bel mezzo di un’autostrada. Proprio così: il nostro team produzione, armato di attrezzature, caschetti e ogni ordine di DPI, è stato scortato da una volante della Polizia e si è messo alle macchine da presa mentre un camion bloccava una corsia per garantire che le riprese avvenissero in piena sicurezza. È accaduto a fine estate, nei pressi di un casello vicino a Roma. Ma facciamo un passo indietro. Come nasce una campagna di comunicazione che porterà atleti, poliziotti e casellanti a “esibirsi” in tv e sui social? Officina38 e Ninetynine, collaborazione vincente La campagna Campioni di sicurezza di Autostrade per l’Italia e Polizia di Stato è curata dall’agenzia romana Ninetynine, che a sua volta ha affidato la produzione foto e video a Officina38. Una collaborazione che già in passato ha portato buoni frutti, come nel caso dello Scuderia Ferrari Global Team & Car Launch e del Ferrari Capital Markets Day, con cui Ninetynine ha vinto rispettivamente il Grand Prix BEA 2021 e il Gran Prix BEA 2022. Ninetynine è un’agenzia che gioca un ruolo di spicco in Italia nel marketing integrato e nella realizzazione di eventi di alto livello. Il nostro team la affianca anche nelle attività di shooting, riprese ed editing video di happening sportivi di rilievo internazionale come Golden Boy e Round One. Quando si gira uno spot televisivo, d’altra parte, il contesto è ancora differente. Al momento di passare dalla progettualità creativa alla macchina da presa si prendono decisioni determinanti per l’esito finale. Sul campo – letteralmente, nel caso del video girato con Ambra Sabatini – i nostri tecnici hanno avuto modo di dialogare con i creativi di Ninetynine, sempre presenti sul set e disponibili al confronto. Questo ci ha facilitati nel compito di interpretare i concept creativi e renderli realizzabili a tutti gli effetti, sapendo scegliere opportunamente strumenti, tecnologie, condizioni di luce, momenti della giornata e spazi più adeguati a raggiungere lo scopo. Dalle Olimpiadi alla tv: portare in scena un talent Nel gergo parliamo di lavoro con un talent quando portiamo in scena una persona che gode di notorietà. Per dirla in altre parole, un VIP. Non sempre si tratta di artisti del mondo dello spettacolo: in questo caso abbiamo lavorato con Ambra Sabatini, atleta livornese classe 2002. Vent’anni compiuti a gennaio, al momento di girare lo spot Ambra aveva già battuto un record mondiale e si era guadagnata un oro alle Paralimpiadi di Tokyo 2020. Coinvolgere un’atleta significa innanzi tutto, giustamente, adeguarsi alle esigenze dettate dalla sua agenda sportiva: questo incide sulla location – abbiamo girato lo spot a Roma, nel campo dove lei si allena – ma anche sulle date e sulle tempistiche. Ci siamo organizzati per compattare il lavoro che la vedeva coinvolta in due sole giornate (una per le riprese, l’altra per l’incisione audio destinata alla radio). Il nostro ruolo è anche mettere a suo agio il talent, perché possa esprimere al meglio la sua personalità davanti alla camera. Ci sembra di esserci riusciti con Ambra Sabatini, che è stata d’altra parte molto disponibile e in ascolto. La sensazione – speriamo corretta – è che anche lei si sia divertita, e che sia stato ancora più piacevole girare i video successivi, in settembre, quando ha potuto condividere la parte di protagonista con un altro atleta, Massimo Stano. Non solo atleti: chi compare nei videoclip per i social I tre videoclip girati in settembre, che in queste settimane sono diffusi sui social parallelamente allo spot tv, vedono Ambra Sabatini e Massimo Stano fuori dal campo sportivo. Le location sono un’auto al casello, un parcheggio e un bar in autostrada. Le novità rispetto allo spot tv sono almeno due. La prima è nel tono di voce, che se nel primo caso era più emozionale – con riferimenti alla storia personale di Ambra – questa volta si caratterizza per una chiave più ironica e leggera. La seconda novità sono le comparse. Gli atleti non sono soli sullo schermo, ma interagiscono di volta in volta con due poliziotti, una casellante, un barista: fatta eccezione per quest’ultimo, non si tratta di attori, bensì di persone che davvero esercitano queste professioni e che si sono gentilmente prestate. Una scelta per certi aspetti complessa, soprattutto sotto il profilo tecnico, ma senz’altro piacevole dal punto di vista umano, data la simpatia e genuinità con cui le comparse hanno partecipato alle riprese, garantendo sorrisi e buon umore sul set. Lo spot tv è visibile qui (e fino a metà dicembre in onda su La7). Buona visione!
Stabilizzatore d’immagine: a cosa serve?

Cos’è uno stabilizzatore d’immagine? Lo stabilizzatore è uno strumento che permette di ridurre al minimo il tremolio involontario creato dalla mano o dalla respirazione dell’operatore, garantendo la nitidezza delle immagini e una maggiore fluidità nei movimenti, specialmente nel caso dei video. Per quanto i professionisti del settore siano dotati di una certa precisione (talvolta quasi millimetrica), è indubbio che si tratti di uno strumento il cui ausilio è fondamentale per ottenere risultati di alta qualità. Inventato nel 1995 da Canon per l’obiettivo EF 75–300 mm, negli ultimi anni ha avuto un vero e proprio boom di richieste, per via dei grandi vantaggi che offre durante la fase di scatto e di ripresa. Lo stabilizzatore d’immagine viene usato sia con le fotocamere sia con le videocamere di ultima generazione e può essere di diverso tipo. Quando si parla di stabilizzatore, infatti, molto spesso viene in mente un oggetto di questo tipo, una sorta di braccio meccanico che, in realtà, si chiama Gimbal. Tuttavia, lo stabilizzatore può trovarsi anche all’interno della camera e dell’obiettivo: per la precisione, l’obiettivo può avere solo uno stabilizzatore ottico mentre la camera può avere uno stabilizzatore ottico e/o digitale. Ma quali sono le differenze? Stabilizzatore ottico e digitale Come appena anticipato, in base ai diversi componenti che partecipano attivamente alla stabilizzazione, possiamo avere: un obiettivo stabilizzato, o stabilizzatore ottico un sensore stabilizzato, o stabilizzatore digitale Nella prima classe la componente meccanica che si muove per cercare di effettuare la stabilizzazione si trova all’interno della lente. Mentre nella seconda tipologia è presente tra le componenti del sensore e, quindi, si trova all’interno della fotocamera. Il principale vantaggio dello stabilizzatore ottico è quello di poter vedere gli effetti della sua azione direttamente nel mirino mentre si scatta la foto. Inoltre, gli obiettivi stabilizzati permettono una maggior efficacia rispetto alla stabilizzazione digitale della fotocamera. Gli svantaggi invece sono essenzialmente di natura economica, in quanto gli obiettivi stabilizzati, oltre a costare molto, sono pezzi unici. Ogni volta che si vuole usare una focale diversa da quella a disposizione, bisogna comprare un’altra lente stabilizzata per ottenere lo stesso risultato in termini di qualità. Al contrario, lo stabilizzatore digitale è di fatto universale, ovvero permette di usufruire di questa caratteristica su qualsiasi obiettivo. La pecca di questo tipo di stabilizzazione è che è nettamente meno efficace rispetto a quella posta sull’ottica. Stabilizzatore video Quando si parla di video, ovvero di immagini in movimento, risulta ancora più evidente l’utilità dello stabilizzatore d’immagine. Oltre a coloro che stanno davanti alla macchina da presa, infatti, a potersi muovere è anche l’operatore video! Ed è proprio in questi casi che lo stabilizzatore diventa indispensabile. Le vibrazioni nei video sono un problema da non sottovalutare, perché non si hanno solo nel momento in cui si effettuano riprese con scarsa illuminazione, ma anche in situazioni più dinamiche in pieno giorno. Uno stabilizzatore è quindi fondamentale per chi registra video per ottenere immagini perfettamente nitide e fluide. Anche in questo caso esistono diversi tipo di stabilizzatore (più o meno performanti) ma, a differenza di quanto detto in precedenza, qui la discriminante è il peso da sostenere. Ovviamente, sul mercato è possibile trovare numerosi prodotti differenti: basti sapere che ci sono stabilizzatori capaci di sostenere il peso di uno smartphone e stabilizzatori studiati per sopportare fino a una quindicina di chili. A fare la differenza, come facilmente intuibile, sono le necessità di ripresa e il budget a disposizione. Di seguito, alcune immagini di stabilizzatori che supportano diversi pesi. DJI Ronin 2, sostiene fino a 13,5 kg Zhiyun Crane 3, sostiene fino a 4,5 kg DJI OM 4, sostiene circa 300 g
FAQ: domande e risposte

FAQ: quali sono le domande che ci vengono poste più spesso dai clienti? Da oggi, in caso di dubbi, potrai consultare questo articolo! Abbiamo fatto una raccolta delle domande che più di frequente ci sentiamo rivolgere: una guida pratica, sempre consultabile, per togliersi ogni perplessità! Ready? Go! Foto backstage del set per Autostrade per l’Italia, con la testimonial Ambra Sabatini 1. Dove posso vedere i vostri lavori? Per vedere i nostri lavori è possibile visitare la sezione Works del nostro sito www.officina38.com, oppure seguirci su Instagram, Facebook e LinkedIn per rimanere sempre aggiornati sulle ultime novità. 2. Come faccio a capire che tipo di video mi serve? Siamo qui apposta: il nostro compito è ascoltare il cliente, comprendere le sue esigenze di business ed i suoi obiettivi di comunicazione e, partendo da questi elementi cardine, suggerire la soluzione più efficace. 3. Quale sarà il costo del mio video? Il costo di una produzione video è molto variabile. Ci sono diversi fattori che possono concorrere a definire il prezzo finale: la durata del video, le giornate di ripresa necessarie, il costo della location, l’eventuale presenza di attori o di attrezzatura specifica, il numero di professionisti coinvolti, e così via dicendo. In ogni caso, però, un video professionale, curato nei minimi dettagli, e in grado di raggiungere gli obiettivi prefissati, ripaga sul medio-lungo periodo l’investimento iniziale. 4. Quali sono le fasi di sviluppo di un video? Le fasi di sviluppo di un video sono essenzialmente quattro: brief creativo, pre-produzione, produzione, post produzione. 5. Quanto dureranno le riprese? La durata delle riprese è variabile: oscilla da minimo mezza giornata, per una semplice intervista, sino a diversi giorni di riprese consecutivi. Il calcolo esatto, in ogni caso, viene fatto inizialmente in fase di preventivo. Salvo che per gravi imprevisti, le tempistiche vengono sempre rispettate. 6. Siete assicurati in caso di imprevisti sul set? Certamente! Abbiamo un’assicurazione che copre eventuali danni a persone e a cose. Tutto quello che accade sul set, inclusi eventuali sinistri, è coperto dalla nostra assicurazione, posto che ogni responsabilità è della casa di produzione. Inoltre, per le persone, la copertura è molto ampia e comprende la fascia d’età 0-99 anni. Qualora fosse però necessaria un’assicurazione di diverso tipo, siamo in grado di provvedere per garantirla. 7. Sarà necessario fare un sopralluogo prima delle riprese? Molto probabilmente sì. Un sopralluogo da parte della casa di produzione, infatti, è quasi sempre necessario: ci aiuta a capire quali sono gli spazi effettivi, qual è l’illuminazione naturale del luogo, oltre che ad individuare eventuali criticità. Ma non temere! Qualora la location da te proposta si rivelasse non idonea alla realizzazione delle riprese video, siamo noi ad occuparci anche della ricerca di una nuova location. 8. Qual è il miglior formato per il mio video? La risposta è articolata: tutto dipende infatti dalla destinazione del video. Generalmente per un video destinato al proprio website, il formato predominante è il classico 16:9 (lo stesso televisivo, a sviluppo orizzontale). Tuttavia, se il video vorrà essere utilizzato anche sui canali social più comuni (Instagram, LinkedIn, Facebook) sarà bene adoperarsi per provvedere ad (almeno) un taglio ulteriore, prevalentemente verticale, capace di valorizzare la fruizione da smartphone. I formati più diffusi sono 1:1, 4:5 e 9:16. 9. È possibile mescolare riprese d’archivio, magari appartenenti ad un vecchio video, o di banche dati online con riprese realizzate ex-novo? Certo, è possibile mixare riprese pre-esistenti con riprese fatte ad hoc: la cosa più importante, in questo caso, è poter visionare le immagini d’archivio prima di andare sul set. Questa piccola accortezza permette di dar vita a riprese il più omogenee possibili, evitando uno spiacevole effetto “collage”. Inoltre, qualora si optasse per questa strada, è indubbio che si andrà incontro ad un contenimento dei costi a livello di produzione. 10. Vorrei un video ma non ho un website adatto al suo caricamento: come posso fare? Officina38 può occuparsi anche di questo. Oltre che casa di produzione, siamo anche digital agency: abbiamo infatti un team specializzato in tutte le attività di marketing, web, copywriting e gestione dei canali social media. Proprio grazie a questa nostra doppia anima, siamo in grado di consigliarvi e supportarvi a 360° in ogni passo. 11. Come posso contattarvi? Per metterti in contatto con noi, hai tante opzioni a disposizione: 1) inviare una e-mail all’indirizzo info@officina38.com; 2) chiamare il numero 011-1898 8352; 3) venirci a trovare, su appuntamento, in via Saluzzo 45/G a Torino. Oppure, naturalmente, puoi contattarci tramite i nostri canali social Instagram, Facebook e LinkedIn! Ti aspettiamo!
Video produzioni sostenibili: è possibile?

Qual è la ricetta per una video produzione sostenibile? Vi siete mai chiesti quanta energia è necessaria per fare cinema o per realizzare un video? Noi di Officina38, operando nel settore da tempo, ce lo siamo chiesti qualche anno fa. La risposta? Tanta energia! Sebbene oggi si usino tutte le tecnologie disponibili a basso impatto energetico, come le luci a led, che permettono una significativa riduzione dei consumi pur mantenendo un’alta qualità della luce, l’energia che occorre sul set non è poca. Questa serve principalmente per l’illuminazione del set, per ricaricare le batterie di fotocamere e videocamere, oltre che per tutto il lavoro di post-produzione di questi contenuti. Ma non solo! La vita sul set, in realtà, contempla diverse fasi e azioni, per molte delle quali è possibile adottare comportamenti eticamente sostenibili. Ecco perché abbiamo deciso di condividere con voi alcune accortezze che adottiamo per dare vita a produzioni il più green possibile, per ridurre il nostro impatto sull’ambiente. Partendo dall’ovvio presupposto che ciascuno di noi, nel suo piccolo, dovrebbe adottare comportamenti amici dell’ambiente, è chiaro che il discorso si amplia (e si complica) nel caso in cui si parli di impresa e lavoro, come nel caso di una produzione video. In tal senso, non possiamo non menzionare EcoMuvi, il primo disciplinare internazionale per la sostenibilità sul set di cinema ed audiovisivi. Creato nel 2014, EcoMuvi è stato elaborato dalla casa di produzione Tempesta con uno studio che ha coinvolto esperti di sostenibilità ambientale e alcuni tra i migliori professionisti del cinema e dell’audiovisivo, portando alla realizzazione di film come Lazzaro Felice di Alice Rohrwacher e Ariaferma di Leonardo Di Costanzo. Esattamente come avviene a livello cinematografico, anche per le produzioni più piccole è possibile attuare comportamenti eticamente sostenibili, senza per questo incappare in costi aggiuntivi. In veste di casa di produzione, Officina38 ha spesso la responsabilità di trovare la soluzione migliore per risolvere numerose sfide, dai cestini per il pranzo destinati al team presente sul set, passando per aspetti più tecnici, come la previsioni di allestimenti o oggetti di scena particolari, sino ad aspetti logistici come alloggi e spostamenti. Quali sono, quindi, le accortezze che possiamo adottare in fase di pre-produzione? Partendo dal presupposto che l’intento è sempre quello di evitare uno spreco di risorse, le accortezze da avere per dare vita ad una video produzione green sono molte. Ad esempio, è possibile optare per cestini per il pranzo contenenti alimenti provenienti da coltivazioni e allevamenti biologici, puntare su servizi di catering a km zero, preferire l’utilizzo di bottiglie di vetro o borracce riutilizzabili (tra l’altro, se brandizzate, sono un ottimo gadget da lasciare a collaboratori e clienti 😉) e prediligere sempre – qualora necessari – posate e piatti di carta, 100% riciclabili. Inoltre, è importante fare una valutazione attenta dei mezzi di trasporto necessari per gli spostamenti. Nel 99% dei casi, infatti, è inevitabile l’impiego di almeno un furgone: l’attrezzatura è quasi sempre molto ingombrante ed estremamente delicata. Tuttavia, per ottimizzare questo inevitabile costo, un buon metodo è quello di farlo guidare ad una persona del team e, in base al numero di posti a sedere, raggiungere la portata totale di passeggeri, evitando così di impiegare altri mezzi, come automobili private, e raggiungendo tutti insieme la location in cui avranno luogo le riprese. Analogamente, sarebbe bene organizzare anche gli spostamenti di tutte le altre figure presenti sul set, come il make-up & hair stylist, l’aiuto camera, il runner ecc., i quali non necessariamente proverranno dalla stessa città. Insomma, in base alle esigenze specifiche del set e – di conseguenza – al numero di persone coinvolte, è buona regola rendere il più green possibile gli spostamenti di tutti, magari optando per soluzioni meno inquinanti come il treno o la bicicletta… in base alle distanze, si capisce! Inoltre, è bene studiare con attenzione anche la scelta degli alloggi: più le persone sono vicine al luogo delle riprese, più è facile che molte di loro scelgano di muoversi a piedi, con servizi di bike-sharing o con i mezzi pubblici. Infine, poiché è necessario comunicare con i diversi professionisti coinvolti nelle riprese, una buona regola può essere quella di prediligere forme di comunicazione digitale, evitando la carta stampata. Questa affermazione, che può apparire ovvia, in realtà non lo è: infatti, sui set è prassi avere un ODG (Ordine Del Giorno), contenente tutte le indicazioni relative a tempistiche e necessità della giornata di lavoro. Ancora oggi, il responsabile di produzione può averne diverse copie su carta stampata, da distribuire agli interessati. Ma perché non optare per l’invio di una mail, in modo tale che queste preziose informazioni siano fruibili da cellulare, pc o tablet? Fermo restando che, qualora non si potesse fare a meno di stamparne alcune copie, sarebbe bene scegliere carta riciclata. E una volta sul set? Anche sul set continuano ad essere numerose le accortezze da avere per attuare un approccio lavorativo effettivamente green, sebbene tutto dovrebbe essere già stato predisposto in anticipo. Di fondamentale importanza è riporre attenzione ai rifiuti prodotti: questi devono necessariamente essere raccolti in contenitori diversi, a seconda delle regole del comune ospitante, in modo tale da poter essere correttamente smaltiti. Diversamente da così, è bene raccoglierli seguendo le regole del proprio comune, facendosi di conseguenza carico dello smaltimento degli stessi. Inoltre, poiché non è raro che sia necessario pulire o predisporre location e oggetti di scena coinvolti nelle riprese, è bene tenere conto che esistono prodotti per la pulizia che sono rispettosi dell’ambiente e ci permettono di limitare il nostro impatto su di esso. Alla fine del set… Alla fine del set, naturalmente, avremo materiali da smaltire, a partire da costumi e oggetti di scena sino agli allestimenti. Escludendo, ovviamente, quelle circostanze in cui si sceglie il noleggio, un’opzione è quella di conservarle, per poterle riutilizzare in futuro, oppure donarle, per permettere comunque che abbiano una seconda vita. Sostenere un mercato più etico, anche nel settore audiovisivo, è infatti dovere di tutti noi professionisti coinvolti. Infine, da casa di produzione, ci sentiamo di lanciare un’idea
Metaverso: pionieri del futuro?

egli ultimi mesi abbiamo sentito sempre più spesso parlare di Metaverso, specie da quando Mark Zuckerberg, presidente e CEO del colosso dell’industria digitale Facebook, ha annunciato il cambio di nome dell’azienda in Meta, lasciando la dicitura Facebook per il solo social network. E chi, poi, non ha letto qualche titolo di giornale relativo agli innovativi visori Oculus, sempre prodotti da Meta? Ma che cos’è effettivamente il Metaverso? Che potenzialità ha oggi? Quali sviluppi potrebbe avere in futuro? Cathy Hackl, futurista tecnologica ed esperta di Metaverso, afferma: “Tendo ad avere una visione piuttosto ampia di cosa sia il Metaverso. Credo che sia una convergenza delle nostre vite fisiche e digitali. Sono i nostri stili di vita digitali, che abbiamo vissuto al telefono o al computer, che raggiungono lentamente le nostre vite fisiche […].” Ma poiché si tratta ancora di un progetto allo stato embrionale, non esiste un’unica definizione di Metaverso sulla quale siano tutti concordi. Quel che sembra certo è che il Metaverso potrebbe stare alla realtà virtuale come gli attuali smartphone stanno ai primi, rozzi, modelli di cellulari degli anni Novanta. Per approfondire l’argomento e rispondere a queste (e molte altre) domande, Officina38 si è rivolta a due amici e professionisti del settore, Pietro Bonada, fondatore della start up torinese REVIBE – Metaverse Factory con sede alle OGR, e Benedetta Caridi, creative director e metaverse consultant di Mezcal Agency. Per usare parole semplici: cos’è il Metaverso? Benedetta: Il termine Metaverso deriva dal greco μετά «con, dopo, oltre» e dal latino versus, part. pass. di vertĕre «volgere»; letteralmente «volto in altra direzione». Questa definizione gentilmente offerta dal dizionario De Agostini, ci aiuta però nell’esplorazione di cosa effettivamente sono i Metaversi: universi paralleli e alternativi di realtà virtuale che offrono esperienze immersive in cui ognuno di noi è rappresentato tridimensionalmente da un avatar. Le parole chiave per capire cos’è il Metaverso sono a mio parere: decentralizzazione, criptoeconomia e co-creazione di contenuti. Ossia un mondo in cui l’utente è posto al centro, è padrone dei propri contenuti ed è in grado di monetizzarli, un mondo in cui l’economia ed il potere di acquisto sono diffusi e non centralizzati. E tutto viaggia grazie all’uso delle crypto. Precedenti storici veri e propri non ne esistono, ed è questo il bello di questa era early stage, è tutto da scrivere! Pietro: Ad oggi non esiste una definizione di Metaverso che metta tutti d’accordo. Il termine viene usato per la prima volta nella cultura cyberpunk (1992), arrivato oggi fino a noi soprattutto dopo il grande annuncio di Mark Zuckerberg con il cambio di rotta e naming della holding in Meta. Possiamo dire che il Metaverso definisce tutti quei luoghi virtuali digitali in cui attraverso un avatar è possibile vivere e costruire esperienze in scenari grafici in 3D. Sono differenti le tecnologie che possono aumentare funzionalità ed esperienza nel Metaverso: dalla realtà virtuale a quella aumentata, dalla blockchain agli NFT. Il Metaverso è il futuro di Internet, il cosiddetto Web3, un insieme di spazi virtuali attraversati da avatar, un passo avanti rispetto alla realtà virtuale in cui le persone possano diventare da creator a owner. Ma c’è chi dice che il Metaverso è tra noi da molto più tempo, proviamo a pensare ad esempio al mondo del gaming come GTA, The Sims, Second Life, Fortnite. In realtà, queste sono piattaforme che hanno creato le fondamenta dell’internet che verrà, un nuovo modo di vivere esperienze. Come sei venuto/a a conoscenza dell’esistenza del Metaverso e quando hai deciso di investire professionalmente in questa direzione? Perché? Pietro: È da circa un anno che stiamo lavorando alle tematiche legate a Metaverso, blockchain e NFT. Siamo una realtà che ha sempre puntato sull’innovazione e sulla sperimentazione e non potevamo non investire in questa direzione. Benedetta: Sono anni che lavoro con le esperienze immersive, prima collaborando con una startup di social tv e social shopping, poi come direttrice creativa di un’agenzia che ha al suo interno una post produzione molto competente in merito alle nuove tecnologie. Già da tempo lavoravamo sulla virtualizzazione di environment… e questo è sempre il primo passo per accedere ai Metaversi. Poi, l’avvento di Unreal ha cambiato tutto, e disegnare ambienti, città, universi in 3D è stato e sarà sempre più semplice e più veloce. Guardando al futuro… quali sono le potenzialità, presenti e future, del Metaverso, secondo te? Benedetta: Inesplorate e potenzialmente vastissime. Il presente del Metaverso è, per gli utenti, cominciare a familiarizzare con NFT, crypto e UX legate ad esperienze in AR, VR, MR e XR; per quanto riguarda i Brand capire che nel Metaverso… chi prima arriva meglio alloggia! Nel senso che chi prima capisce in quale Metaverso vuole collocarsi, con quale target, con quale budget e soprattutto con quale obiettivo, prima sarà ricompensato dal mercato prossimo futuro. Per quanto riguarda il futuro, vedo in prima linea settori come: Automotive, Health Care, Fashion e, naturalmente, gaming ed eventi. Pietro: Sono tutte da verificare. Sarebbe come chiedere che evoluzione avrebbe avuto il web nei primi anni Novanta. Sicuramente le potenzialità in ambito ludico e formativo sono enormi. Il tema che mi interessa, però, è come i brand e le aziende possano creare valore attraverso il Metaverso. Il mondo parallelo, virtuale, che sostituisce il mondo reale ha una storia ormai lunga nella fantascienza letteraria e cinematografica. Vedi dei possibili rischi – presenti e futuri – connessi ad una diffusione capillare dello stesso? È possibile immaginare un futuro, a tratti distopico, in cui ci saranno persone che “vivranno” indossando dei visori? Pietro: La tecnologia è spaventosamente inarrestabile. Come in tutte le cose ci va equilibrio: la dimensione virtuale non sostituisce ma completa quella fisica. Benedetta: Una delle tematiche che più mi interessa è proprio quella legata ai dilemmi etici tra vita reale e proiezione di noi nella vita virtuale. Quale versione di noi useremo come avatar? Una “migliore”? Quella autentica? Una completamente diversa dal reale? E questi avatar come interagiranno tra di loro? Su un piano reale o in una dimensione completamente alterata e fantasiosa? Queste domande sono ancora insolute, credo però che,
Scuderia Ferrari: case study di una produzione video

i stiamo per portare nel “behind the scenes” di una video produzione eccezionale… siete pronti per scoprire i segreti del set di Scuderia Ferrari? Come abbiamo già raccontato nel Blog “Come nasce e si sviluppa una produzione video“, il processo creativo che porta alla nascita di un video si articola in quattro fasi principali: sviluppo creativo; pre-produzione; produzione; post-produzione. In veste di casa di produzione siamo abituati a seguire direttamente, o da vicino, ognuna di queste fasi. Per il cliente Scuderia Ferrari ci siamo occupati principalmente delle fasi di pre-produzione, produzione e post-produzione. Curiosi di conoscere quest’emozionante esperienza più nel dettaglio? Pre – produzione Innanzitutto, a monte, c’è stato un intervento da parte dell’agenzia di comunicazione Ninetynine che ha presentato al cliente un brief creativo in grado di rispondere all’esigenza specifica di Ferrari: presentare al mondo la nuova monoposto, la F1-75. Innovativa e aggressiva, la F1-75 è stata studiata alla luce del nuovo regolamento, il più radicale degli ultimi 40 anni, permettendo alla Ferrari di andare a “curiosare” in tante direzioni. Non a caso la monoposto della Scuderia di Maranello – che prometteva di essere rivoluzionaria e che sembra stia mantenendo le promesse – si è presentata con tante novità: il comparto delle sospensioni è stato completamente rivisto, c’è stata l’introduzione di più nero rispetto al passato e la carrozzeria è diventata di una colorazione rossa opaca. Ma i dati più importanti hanno riguardato le innovazioni introdotte: dal nuovo muso a punta alle pance che si caratterizzano per delle forme scavate in grado di ottimizzare il convogliamento dell’aria al posteriore. Proprio a partire dalla creatività dell’agenzia, Officina38 si è occupata della parte finanziaria legata ai preventivi, oltre che della logistica e dell’organizzazione di molti aspetti legati al set e alle giornate di riprese. Il lavoro di pre-produzione, in questo senso, è stato essenziale: c’erano infatti veri e propri allestimenti e scenografie da costruire, testare e certificare dal punto di vista della sicurezza, oltre che clip video da preparare per il giorno dello shooting. Inoltre, quando si affrontano giornate di riprese che prevedono tempistiche serrate, come in questo caso, è fondamentale avere un piano dettagliato del flusso di lavoro ed essere sicuri di avere tutti i professionisti necessari alle diverse esigenze. Non secondaria, in tal senso, la presenza di un ledwall, lungo 20 metri per 3 metri di altezza, posizionato dietro la monoposto. Questo grande schermo, naturalmente, era stato concepito per trasmettere dei contenuti: nello specifico, clip video da realizzare in fase di pre-produzione. Appositamente per le riprese, oltre al ledwall, è stato creato anche un tunnel lungo 12 metri, in legno e alluminio ondulato, sotto cui sono stati fatti passare i due piloti, Charles Leclerc e Carlos Sainz. Naturalmente è stato necessario trovare una soluzione preventiva anche per l’allestimento e l’illuminazione di questo spazio. Nello specifico: il DoP, in concerto con il regista, ha scelto di illuminare il tunnel con dei LED Astera, in grado di cambiare colore e che, dunque, hanno permesso di illuminare la scena con i colori della Scuderia: rosso, giallo e bianco. Produzione e post-produzione Lo shooting della monoposto Ferrari è stato caratterizzato da molteplici sfide, tutte risolvibili con un buon grado di organizzazione e professionalità. Innanzitutto, l’auto era a nostra disposizione solo per poche ore, prima che la stessa partisse per Barcellona, per i test di preparazione alla nuova stagione, e successivamente per il Bahrain, per il primo Gran Premio di Formula 1: un tempo che può sembrare sufficiente, o persino abbondante se non si è degli “addetti ai lavori”, ma che è in realtà il minimo indispensabile. Queste tempistiche così serrate, infatti, non permettono alcun tipo di errore, imprevisto o ripensamento: bisogna agire spediti, sicuri di quanto è stato previsto nell’ordine del giorno. Inoltre, un’automobile è un soggetto molto più complesso rispetto ad altri da riprendere e fotografare: nel caso specifico la vernice della carrozzeria era opaca, caratteristica che permetteva alla superficie della stessa di assorbire moltissima luce, rendendo necessario uno studio meticoloso dell’illuminazione necessaria per ogni scena. È per questa ragione che, per il prelight, ovvero lo studio preliminare delle luci, si chiama un D.O.P. (direttore della fotografia) specializzato nel settore automotive. Ma perché così poco tempo a disposizione? Innanzitutto perché la monoposto viene generalmente perfezionata sino all’ultimo momento utile. Una volta “pronta” a livello tecnico e ingegneristico, sono necessari alcuni step finali prima del lancio ufficiale della notizia. Tra questi: lo stickering (ovvero l’apposizione, sulle due monoposto, degli adesivi di tutti gli sponsor), la realizzazione delle foto ufficiali con piloti, tecnici e dirigenti, nonché la realizzazione delle riprese destinate al video ufficiale trasmesso in mondovisione sul sito ferrari.com. Il video, infatti, doveva necessariamente essere ultimato entro i tempi prestabiliti, ovvero all’indomani delle riprese: il giorno seguente, il 17 febbraio 2022 alle ore 14:00, c’è infatti stata la presentazione mondiale della nuova monoposto del Cavallino Rampante. L’unicità di questa situazione ha dunque richiesto la presenza della montatrice, del colorist e dell’onliner sul set, evento pressoché eccezionale. Inoltre, per riuscire ad ultimare la produzione nei tempi previsti, è stato necessario impiegare tre troupe diverse che si sono alternate, dandosi il cambio, tra il giorno e la notte. Un’ulteriore challenge è stata quella di individuare, oltre alle persone di riferimento come regista, D.O.P., primo assistente camera e capo elettricista, le persone giuste per tutti gli altri ruoli, come lo scenografo, l’attrezzista, il secondo assistente camera, l’aiuto camera, il runner, il make-up & hair artist ecc., per un totale di circa 30 professionisti. Durante le riprese è stato poi utilizzato il Trinity della Arri, una sorta di steadycam, o meglio una sua evoluzione: un sistema che consente di ampliare le possibilità di movimento della camera da presa intorno all’automobile, creando un mix di scene controllate e riprese in grado di creare dinamicità e impatto in fase di editing, ottenendo un risultato distintivo e rendendo molto più snello il lavoro dell’operatore. Anche la pavimentazione ha richiesto attenzioni specifiche: è stato infatti necessario scegliere un rivestimento particolarmente riflettente, in grado di compensare l’opacità della carrozzeria della macchina. Per
Un progetto Pop per una persona Top: il nuovo website di Luca Iaccarino

n questi mesi abbiamo avuto il piacere di lavorare al nuovo website di Luca Iaccarino, giornalista e critico enogastronomico che seguiamo da sempre con gusto. Da questa collaborazione è nato lucaiaccarino.com, una raccolta di viaggi, assaggi e racconti… ma non solo! Insomma, un progetto POP per una persona TOP, che approfondiremo con voi all’interno del blog post di questo mese. Chi è Luca Iaccarino Facciamo un passo indietro: Luca Iaccarino è un critico enogastronomico, redattore per importanti quotidiani e scrittore di “Storie Gustose“. Mangio, viaggio e scrivo per il @corriere, Co-dirigo @buonissimatorino, Food editor @edt_libri, ultimo libro: “Cacio&Pepe” @mondadori_libri_ragazzi. –@lucaiaccarinoto Torino è la sua casa ma il suo cuore è in Liguria, viaggia attraverso i sapori e porta il suo stomaco in giro per il mondo, alla scoperta delle cucine regionali e di posti in cui poter assaporare le migliori acciughe in circolazione. Sui social condivide da diversi anni avventure e recensioni, accompagnate da fotografie, di tutti i locali “Pop” e “Top” che colpiscono il suo palato e catturano la sua attenzione, per poi consigliarli ai suoi follower. La genesi del progetto Tutto è iniziato da un’intuizione di Anna, founder di Officina38 e grande fan, come tutto il team, di Luca Iaccarino. In particolare, un giorno si è chiesta perché non esistesse una mappa che segnalasse tutti i locali che il giornalista era solito condividere su Instagram. Il social non sembrava il canale giusto per raccogliere un progetto così ambizioso, rendendo difficile la ricerca di un singolo suggerimento nel momento del bisogno. Da qui l’illuminazione: perché non crearla? Dopotutto un progetto nasce quando un’idea incontra un terreno fertile, che le permetta di crescere e germogliare, e quale luogo migliore di una casa di produzione creativa? Anzi, di Officina38? Così, dopo aver contattato Luca Iaccarino, lo abbiamo incontrato in una delle sue piole torinesi preferite: Barbagusto, per parlargli della proposta. Da quel momento non ci sono stati dubbi, anzi, forse solo uno: come mai non ci abbiamo pensato prima? La struttura del website Dopo l’incontro abbiamo iniziato a lavorare al sito web concentrandoci su due elementi principali, la mappa interattiva e il blog, raccontando Luca Iaccarino sulla scia delle tre parole chiave che meglio lo descrivono: viaggio, mangio e scrivo. Partiamo dal primo: LA MAPPA! Atterrando su questa sezione, concedendo le dovute autorizzazioni, verrà rilevata la vostra posizione, in modo da permettervi di visualizzare tutti i ristoranti, le piole e le trattorie più vicine. Se state programmando un viaggio, e vorreste seguire i consigli di Luca Iaccarino per scegliere dove mangiare, potete invece inserire l’indirizzo manualmente e scegliere il raggio entro il quale vorreste muovervi. Determinata la posizione, infine, selezionate la vostra area di interesse tra: pop, top e bistrot… per non sbagliare neanche sul budget! Scelto il “pin” che fa al caso vostro non vi resta che aprire la “scheda ristorante”. All’interno di questa troverete una galleria di immagini, la recensione e tutti i dettagli necessari come: indirizzo, numero di telefono e sito web o pagina Facebook. Sia nella versione desktop che nella versione mobile, è possibile cliccare su ognuna di queste informazioni per aprire la scheda a cui si è interessati. In questo modo potrete scoprire, ad esempio, come raggiungere ciascun locale senza dilungarvi in ulteriori ricerche. N.B. Prima di abbandonare una scheda, non dimenticare di dare un’occhiata alla sezione “ti consiglio anche…” sul fondo! Passiamo ora al DIARIO: la sezione all’interno della quale è possibile leggere di viaggi, assaggi, persone, gusti e disgusti. Un vero e proprio blog, per tutti quei racconti per cui un copy sui social non basta. La mappa e il diario sono precedute dalla sezione CHI SONO e seguite da CONTATTI, all’interno del quale è riportato anche l’immancabile feed di Instagram. Lo shooting Volevamo che il website rappresentasse al meglio la personalità e lo stile di Luca Iaccarino, per questo tutti gli scatti fotografici sono stati realizzati in uno dei suoi posti del cuore: la trattoria” Da Felice”. Grazie alla gentilezza e all’ospitalità dei proprietari, è stato possibile organizzare una giornata di shooting i cui protagonisti sono stati i piatti preferiti del cliente. Un esempio sono le famose acciughe, che vediamo comparire anche nel logo, progettato qui in Officina38 partendo dall’analisi keyword e dal look di Iaccarino. Barba, occhiali, capelli spettinati: un logo semplice ma intuitivo, come l’intero sito web! Il website è stato lanciato l’11 marzo attirando, nella prima settimana, migliaia di visitatori, non solo dall’Italia, e ottenendo un ottimo riscontro sui social. Ci siamo divertiti molto a lavorare a questo progetto e adesso, dopo aver visto e rivisto ogni scheda decine di volte, non abbiamo più alcun dubbio su quali siano i posti da provare… tutti! Anche hai tu un’idea che vorresti veder germogliare? Contattaci, saremo felici di ascoltarla.