Officina38

Italia on the road

E’ estate. E’ tempo di meritate vacanze. Finalmente (diciamolo a voce bassa) ci è concesso di passare un periodo di spensieratezza e di libertà dopo più di un anno a dir poco “complicato”. Uno degli amori indiscussi che accomuna il team di Officina38 è sicuramente il viaggiare. Parliamo di viaggi avventurosi, intensi, a volte faticosi.  Ci piace tornare un po’ stanchi, rotti, affaticati ma con l’anima e la memoria colme di emozioni, tramonti, albe, luoghi, strade, montagne, mari, volti, cibi, odori e sapori. Forte di questa passione condivisa, Filippo ha deciso di raccontare la vacanza/avventura alternativa che insieme alla ragazza Francesca hanno pianificato e si preparano ad iniziare. Possa questa dare qualche spunto interessante che stuzzichi anche altri nel lanciarsi in un viaggio on-the-road. A te la parola Filippo! Cari lettori, partiamo dal concetto di on-the-road. E’ inutile che lo dica, tutti noi abbiamo passato un’anno e mezzo semi-rinchiusi tra i nostri appartamenti (per chi fortunato in casa con giardino) ed il supermercato. Le cose per fortuna stanno migliorando. Molti Italiani hanno però preferito evitarsi grattacapi e possibili quarantene optando per vacanze più circoscritte. Nel nostro caso, già nei mesi precedenti, quando tutta la situazione era ancora molto nebulosa, una sera parlando con Francesca, le ho fatto una proposta indecente: “Ma se comprassimo una macchina e la camperizzassimo un po’ per poi girare l’Italia”. Devo dire che ho la fortuna di avere una compagna che come me è molto sportiva sul modus viaggiandi, per cui le domande “Ma come asciugo i capelli e come vado al bagno”, sono emerse successivamente in fase organizzativa. Comunque tematiche non da minimizzare. Ma l’idea di un viaggio fuori dagli schemi ci ha galvanizzato moltissimo fin dall’inizio e ci ha dato un progetto personale a cui lavorare ed un obiettivo non così difficile da raggiungere (premetto che non siamo campeggiatori hardcore). Primo obiettivo trovare l’auto giusta ed accessoriarla per renderla confortevole quanto serve per viaggiare on-the-road per qualche settimana. LA RICERCA DELL’AUTOMOBILE (bypassando l’idea di comprare un camper!!) La considerazione più importante da fare quando si decide di camperizzare un’auto, è capire sei si sta comodamente sdraiati quando ci si dorme! Non deve essere per nulla piacevole dormire rannicchiati dopo una giornata passata ad esplorare città o a camminare in montagna. Ma noi abbiamo la fortuna di essere piccoli! Essendo alti circa 170 cm, abbiamo trovato la soluzione perfetta e abbiamo comprato da degli amici un Volkswagen Caddy. Per chi non lo conoscesse il VW Caddy nasce come veicolo commerciale per poi essere sviluppato come monovolume per famiglie con qualche accessorio e comfort in più. Il Caddy ha due versioni, quella standard con 4.50m di lunghezza e quella Maxi da 4.88m. Un dato importante da considerare a fronte del problema altezza di cui vi scrivevo in precedenza. Noi abbiamo acquistato la versione standard che nella guida di tutti i giorni risulta maneggevole come una normale automobile. LA CAMPERIZZAZIONE Qui il gioco comincia a farsi duro. La prima cosa a cui pensare è stata come organizzare la “stanza da letto”. Abbiamo fatto parecchie ricerche online e guardato tutorials oltre che aver chiesto consigli ad amici che avevano sperimentato progetti simili. Se foste curiosi ecco i  canali Instagram di un paio di amici appassionati: Birubi_the_delica e  Ninoilcaddino Quello che è emerso è che avevamo due alternative: 1: Potevamo spendere parecchi soldi per farci fare una piattaforma custom da una di quelle aziende specializzate nel genere, 2: Avremmo dovuto aguzzare ingegno e rimboccarci le maniche per imparare a lavorare il legno. Ma noi abbiamo trovato una terza soluzione! Grazie ad un progetto online di base letto scandinavo semplice e pratico che ci è piaciuto molto, abbiamo chiesto aiuto al padre ingegnere in pensione di Francesca che ha fatto un lavoro da 10 e lode in pochi giorni. Questo è il risultato: Una base composta da 2 cassoni cavi della lunghezza del bagagliaio con 2 piani in legno dell’altezza giusta per non toccare il soffitto al momento dell’apertura ed andare ad appoggiarsi sui sedili posteriori ribaltati in avanti. Totale lunghezza base letto: 170CM… PERFETTO! Ad una delle basi abbiamo aggiunto un cassetto con guide scorrevoli. Il cassetto conterrà tutte le vettovaglie, piatti, bicchieri, caffè, fornelletto da viaggio e quella piccola scorta di cibo nel caso decidessimo di cucinare. L’altro invece sarà utilizzato per contenere i bagagli più ingombranti come tavolo da campeggio, ombrellone, coperte, valigie. Inoltre come scompartimento extra storage abbiamo istallato anche un Box Baule Portatutto sul tetto dell’auto con una capacità di circa 400lt. Passiamo poi ad un’atro elemento fondamentale se si vuole poter dormire in auto. Il materasso. Anche qui con la ricerca ci si fa una cultura. Dopo lungo browsing sul web mi sono affidato ad un’azienda specializzata nella realizzazione di materassi per camper su misura di Torino I Fuorimisura e successivamente a due artigiani padre & figlio di Autoselleria Torino a cui ho chiesto di foderarmi il materasso. Di necessità virtù ora so tutto sullo spessore e densità di poliuretani espansi. Abbiamo optato per un materasso dello spessore di 8CM con memory e vi assicuro che è comodo quanto il materasso di casa. … e come non coinvolgere la mamma facendole preparare un set di lenzuola e federe su misura? Perché si può viaggiare on the road anche con stile. Seguono una serie infinita di accessori che uno dopo l’altro risultano indispensabili se si vuole essere in totale autonomia in questo tipo di viaggio. Dal frigorifero portatile termoelettrico, agli oscuranti per i finestrini, al tavolo pieghevole e sgabelli annessi in alluminio il limite è solo il vostro portafogli e lo spazio all’interno del vostro veicolo. Ma quello a cui proprio non potete fare a meno è la possibilità di farvi una doccia. Ci è stata consigliata la doccia portatile con batteria incorporata e ricarica USB della LIEBMAYA. Il motore elettrico da una parte risucchia acqua da una tanica (noi ne abbiamo acquistata una da 25lt) e dall’altra esce acqua dal soffione dotato di gancio e ventosa per appenderlo. La trovate su Amazon con tanto di mia review 4 stelle.

IL DIGITALE: UNA TRASFORMAZIONE NECESSARIA

uanto è necessario per le aziende di oggi operare una trasformazione digitale?   La diffusione del digitale, affermatasi a partire dagli anni Duemila, sta costringendo via via tutte le aziende a rinnovarsi e adeguarsi al cambiamento. Ma cosa vuol dire digitalizzarsi? E, soprattutto, basta trasformare la carta in file word e integrare nuove tecnologie al proprio lavoro per dirsi tali? Si tratta, infatti, di un processo che cambia da azienda ad azienda ma che è ormai indispensabile: da un lato bisogna essere al passo con i tempi per restare competitivi sul mercato, dall’altro gli utenti/consumatori sono sempre più informati ed esigenti.  Non tutte le aziende, però, riescono in questa impresa. A volte è difficile rinunciare al caro vecchio analogico, al profumo della carta o alla magia di vinili e cassette. Emblematico è il caso di Kodak.  Per decenni leader mondiale nel mercato fotografico, l’azienda nel 2012 è stata costretta ad abbandonare la sua principale produzione a causa di uno sfiorato fallimento. Ma com’è possibile che un’azienda di tale calibro commerciale e storico abbia vissuto questo declino? La risposta sta nel rifiuto all’innovazione.  Temendo di perdere il primato nel mercato fotografico – in quanto maggiore produttrice di pellicole e macchine fotografiche analogiche – ha rifiutato la digitalizzazione decretando la fine della propria leadership. Sarebbe stato un cambiamento così drastico e innaturale? Assolutamente no, soprattutto se pensiamo a come l’analogico stia lentamente tornando di moda sull’onda del Vintage Marketing Nostalgico. Vale ricordare, inoltre, che è proprio in grembo a questa azienda che è nato il primo esemplare di macchina fotografica digitale. Brevettata nel 1973 da Steven Sasson, non uscì dalle mura dell’azienda perchè – a detta dei piani alti – nessuno avrebbe voluto guardare i propri scatti su uno schermo. Una frase simile disse John Antioco, CEO di Blockbuster, al co-fondatore di Netflix Reed Hastings. A suo parere quello di Netflix sarebbe stato un settore senza futuro. Erano i primi anni ‘Duemila e la catena di videonoleggio più grande del mondo iniziava il lento declino che la portò al fallimento nel 2013.  Quella dei Blockbuster è una catena diventata iconica e passata ormai alla storia. Eppure, l’amore per l’analogico non era un movente abbastanza solido da permettere a questo impero di restare a galla. Il mercato, infatti, si è velocemente spostato dal noleggio offline allo streaming online.  È così che Netflix è entrato velocemente nelle nostre case e, altrettanto velocemente, nei nostri cuori, inaugurando una nuova era di fruizione dell’audiovisivo.  Si stava meglio prima? Quando c’era più romanticismo e meno “take away”? Sarebbe quasi impossibile dare una risposta. Il digitale ha letteralmente trasformato il nostro stile di vita.  Ed è qui che la versatilità diventa una skill determinante per i brand e le aziende. Un brand che è sempre riuscito ad adeguarsi velocemente alle novità senza mai perdere il posto d’onore nei cuori dei consumatori, per esempio, è Lego.  Leader nel mercato dei giochi per bambini e del collezionismo, è sempre stata in grado di rinnovarsi e di rimediare ai propri errori evitando il fallimento, anche nei periodi più bui.  Certo, si tratta di un gioco universale che – speriamo –  non tramonterà mai. Ma persino Lego ha vissuto e vive tutt’ora momenti di crisi. Basti pensare ad una realtà ormai estesamente diffusa: i bambini, sin da piccoli,  sono attratti molto più dai giochi digitali che da quelli analogici.  La soluzione? Reinventarsi! Lego ha espanso il proprio mercato rendendolo transmediale: si è adattata sempre di più alle abitudini digitali dei consumatori senza distogliere l’attenzione dal core product: i mattoncini colorati. Ecco quindi che sono nati giochi per Playstation, Nintendo Wii e XBox, film e persino un canale YouTube.  Senza contare l’attenzione che Lego sta rivolgendo a temi sociali come la crisi climatica. Trattandosi di un prodotto che fa largo – se non esclusivo – uso di plastica, sta lentamente convertendo la produzione e promette, entro il 2030, di mettere in commercio solo pezzi fatti di plastica riciclata.  Si tratta di una serie di strategie che non tutti sono riusciti a mettere in atto. Un esempio? La catena americana di giochi per bambini Toys “R” Us, che negli stessi Stati Uniti è crollata nel 2017 sotto il peso della digitalizzazione e dell’e-commerce. Una grande spinta alla rivoluzione dell’e-commerce l’ha data, in questo senso, Amazon che ha modificato drasticamente le abitudini di acquisto e, quindi, il mercato stesso. Quanti di noi preferiscono fare shopping dallo schermo del computer, piuttosto che recarsi nei negozi fisici? La digitalizzazione, infatti, non è un processo che interessa solo le aziende e i brand. Al contrario, questi ultimi hanno dovuto adattarsi ad un trend che ha ormai investito le nostre vite quotidiane. Oggi pretendiamo prestazioni sempre migliori, vogliamo avere tutto a portata di mano con il minimo sforzo.  Ecco quindi che anche la musica diventa intangibile, una library infinita di autori e canzoni accessibile a tutti e in qualsiasi momento attraverso piattaforme streaming e applicazioni per smartphone.  Leader indiscusso nel campo è certamente Spotify. Il punto di forza di questa applicazione, però, non risiede unicamente nel romantico amore per la musica, ma nella sua capacità di prevedere e modellare i gusti degli utenti.  La digitalizzazione, infatti, ha cambiato progressivamente il rapporto tra il brand e l’utente, tra l’azienda e il cliente, tra il mercato e il consumatore.  Gli operatori di Spotify, per esempio, hanno accesso a un’enorme quantità di dati che li informa su ciò che gli utenti ascoltano o vogliono ascoltare. Ciò vuol dire prevedere le esigenze degli utenti per dar loro ciò che vogliono ancor prima che sappiano di volerlo. Fidelizzazione e immediatezza: per permettere a chi possiede uno smartphone o un computer di accedere alla musica in qualsiasi momento e luogo.  Per citare Kjeld Kirk Kristiansen, erede del mondo Lego, qui si parla della possibilità di creare “un mondo senza limiti” dove l’unico limite è l’immaginazione. Un drastico e definitivo passaggio al digitale, infine, lo ha dato la pandemia di Covid-19. Quasi tutta l’umanità è stata costretta a isolarsi tra quattro mura, ma il mondo doveva andare

STORIE IN TENDENZA. I social media e le storie virali

social possono “cambiare il mondo”? Assolutamente sì, lo stanno già facendo in mille modi diversi, soprattutto se pensiamo alla capacità che i social media hanno di rendere le storie virali.    Per alcuni è un cambiamento positivo, per altri negativo.   Alcuni ritengono che i social rendano l’informazione più libera, ampia e immediata, altri li percepiscono come uno strumento di espressione pericoloso se usato con troppa leggerezza. Da qualsiasi punto di vista li si consideri, però, è indubbio che abbiano modificato il nostro modo di comunicare e, di conseguenza, anche quello di fare pubblicità. Proprio perché immediati e globali, i social media riescono a creare fenomeni virali a partire da un’idea spesso semplice. Così, in pochissimo tempo, è possibile scalare le classifiche e raggiungere le vette delle tendenze… come nel caso di Khaby Lame. Khaby Lame ha 21 anni ed è l’italiano più seguito al mondo. La sua carriera da Tiktoker è cominciata durante la quarantena del 2020, ma è a partire dall’aprile 2021 che il suo profilo è decollato superando i settantacinque milioni di follower su TikTok e i ventiquattro milioni su Instagram (più della Ferragni). Con i suoi reaction video Khaby fa un’operazione (apparentemente) semplice: prende quei video in cui le persone fanno cose strane in modo insensato – sbucciare un cetriolo con i denti, per esempio – e riproduce le stesse azioni in modo pratico e veloce – sbucciare un cetriolo con un pelapatate. Cosa c’è di esilarante in tutto ciò? La sua espressione e il gesto delle mani che chiude ogni clip. Ma come è possibile, vi starete chiedendo, che i suoi sketch siano diventati virali rendendolo una vera e propria icona del web e portandolo sui megaschermi di Tokyo? La risposta sta nel fatto che i suoi video sono muti: la comunicazione è affidata esclusivamente alle immagini e alla gestualità rendendolo, dunque, universalmente comprensibile. Non sorprende, con queste premesse, che sempre più spesso i grandi brand si adattino alle tendenze social del momento cavalcandone l’onda. Aperol lo ha fatto con il tormentone “Coincidence” di Handsome Dancer. Ispirandosi ai video che hanno inondato le home di TikTok, l’azienda ha lanciato l’iniziativa “Toghether We Can Dance” per raccogliere fondi a sostegno degli infermieri che hanno lavorato in prima linea durante l’emergenza Covid-19. La sfida era semplice: un’esibizione di 15 secondi sulle note di Wow, you can really dance. Per ogni video ricevuto Aperol ha donato cento euro alla causa. Alla fine dell’iniziativa il risultato è stato un’enorme coreografia virtuale in cui ballerini, professionisti e non, si scatenano sulla propria personalissima pista da ballo. Una meravigliosa iniziativa umanitaria, certo, ma non anche una trovata pubblicitaria creativa e divertente? Spesso, però, accade il contrario. Quanti brand sono nati sul web e hanno raggiunto il successo grazie alla spinta della fanbase? Uno degli esempi più interessanti in Italia è certamente quello di ClioMakeUp. Clio ha cominciato a pubblicare video su YouTube nel 2008 e, da allora, non ha più smesso. Chi, in Italia, non ha mai visto uno dei suoi tutorial o non ha mai sentito parlare di lei? Be’ sì… qualcuno ci sarà sicuramente, ma non è un caso se nel 2012 sia approdata anche sul piccolo schermo con un programma su Real Time e nel 2018 sia riuscita persino a creare la sua personale linea di cosmetici. Tutto questo grazie ad una fanbase che oggi conta, su Instagram, tre milioni di utenti con più di un milione di iscritti su YouTube. Ancora una volta, i tutorial sono semplici, alla portata di tutti e tutte e, soprattutto, costituiscono un concreto supporto per la vita quotidiana. Non diverso è il caso Benedetta Rossi, nuova guru della cucina fatta in casa, approdata sul piccolo schermo dopo un’impennata della sua fanbase. Come è arrivata a questo punto? La storia, in effetti, è abbastanza divertente. L’algoritmo ha voluto che i fan di Benedetta Parodi si siano imbattuti accidentalmente nelle video-ricette della Rossi. Il resto è storia… Benedetta Rossi ha in breve spodestato l’omonima nel cuore delle e degli italiani. Ma torniamo ai social media e alla loro capacità di trasformare delle semplici intuizioni in veri e propri “tsunami”. Il Fridays For Future sarebbe diventato un movimento globale se Greta Thunberg non avesse avuto uno smartphone a disposizione? Probabilmente sì, ma con tempi molto più dilatati rispetto a quanto è accaduto. Non possiamo certo dire che la tutela del nostro ecosistema sia diventata una tendenza… almeno, non nella vita reale, altrimenti la “causa sarebbe già vinta” e il Pianeta tornerebbe a respirare. Ma, di certo, la possibilità di condividere in tempo reale questa lotta l’ha resa più concreta e stringente, soprattutto tra le giovani generazioni per cui piattaforme come Instagram e TikTok non sono molto diverse da quelle che, fino ai primi anni duemila, erano le piazze. Greta Thunberg ha sempre trasmesso il suo messaggio in modo semplice, diretto e universalmente comprensibile.  Questi elementi sono stati decisivi per rendere una bambina con un’idea – e il coraggio di metterla in pratica – una vera e propria icona del nuovo millennio. Il mondo virtuale, infatti, è diventato un palcoscenico per chiunque voglia raccontare qualcosa di sè: che siano selfie o video professionali, 140 caratteri o 15 secondi. Ma quando qualcuno riesce a raccontare, attraverso la propria immagine, la realtà e la società che lo o la circondano, ecco che ha trovato la chiave! In poco tempo conquisterà il cuore di milioni di utenti. Sin dalle origini, infatti, l’essere umano ha sentito il bisogno di condividere storie, idee e stati d’animo, e con il tempo ha trovato modi sempre nuovi per farlo. Oggi i social media non solo rendono quest’azione più facile ed immediata ma, a tratti, addirittura necessaria. Quasi un’imposizione sociale che ci costringe a vivere su due piani: la realtà e il mondo virtuale. Dunque, magari non possiamo dire che i social media abbiano cambiato il mondo, ma di certo hanno cambiato il nostro modo di vivere e comunicare: se ciò sia positivo o negativo, potete deciderlo voi. Prima di fare la vostra scelta,

Come arredare il tuo ufficio (con creatività)

on una semplice questione di stile… La scelta degli arredamenti, che sia per l’abitazione in cui viviamo o per il luogo di lavoro, gioca un ruolo molto importante per il nostro stato psicofisico. Vi è mai capitato di entrare in un ufficio grigio, triste, senza nemmeno un elemento distintivo, e pensare: “Io qui non ci lavorerei mai”? Ecco, volevamo che Officina38 fosse esattamente l’opposto: un luogo dove appena ci metti piede ti senti a tuo agio, rilassato, ispirato… svegliarsi la mattina e dire “Yeah! Andiamo a lavorare”! …vabbè, dai, non esageriamo! 😂 Nell’arredare gli spazi del nostro ufficio, o della nostra casa, non si tratta solo di fare “belle scelte”, ma anche – o soprattutto – di conoscere le proprie esigenze e la propria identità. Ormai lo sanno anche i muri: Officina38 è come una seconda casa per il nostro team. Ecco perché ogni angolo e pezzo d’arredo raccontano qualcosa di noi. Le nostre scelte sono state guidate dalla convinzione che è fondamentale trascorrere le ore di lavoro in un ambiente confortevole. Uno spazio che sia in grado di trasmettere un senso di accoglienza e familiarità, senza rinunciare alla giuste dose di minimalismo che ben si addice ad un ambiente di lavoro… per pensare in maniera ordinata, libera e creativa! Che poi, per la natura della nostra attività, da agenzia quale siamo, spesso le ore passate in ufficio non sono proprio 8… quindi non sorprendetevi se presto troverete anche dei letti a castello! 😂 In un ambiente lavorativo è altresì utile avere un occhio di riguardo per la praticità. Un buon ufficio è studiato per essere funzionale e semplificare la gestione delle attività di tutti i giorni. Recentemente abbiamo avuto l’occasione di sbizzarrirci su tutti questi temi grazie all’inaugurazione di Officina 2.0, la nuova ala in Via Saluzzo 45/g. D’altronde siamo dei creativi e crediamo che anche gli ambienti in cui lavoriamo lo debbano rispecchiare! Creativi sì, architetti no: è bene ricordare che gran parte del merito va a Chiara Degiorgis, amica e architetta che ha seguito i lavori dalla A alla Z, assecondando anche qualche piccola follia! La sede “storica”, che in questi anni ha ospitato la nostra squadra, è stata deputata ad accogliere il Team Marketing, Digital & Social Media: uno spazio ampio, luminoso, con i classici soffitti alti alla torinese. È lo spazio su strada con le serrande che danno proprio quel senso tipicamente da… officina! Di mattina, il primo che si avvista all’orizzonte, schiaccia il bottone et voilà: le serrande si alzano ed inizia una nuova giornate per il team di Officina38. All’interno abbiamo arricchito la stanza con una lampada Diesel by Foscarini e un divano di Maison du Monde delle tonalità della nostra palette, ripresa anche dal logo impresso sulla parete di fondo. I nostri colori, giallo e grigio (che sono i Pantone Color of the Year 2021), in genere, ci piace abbinarli al verde petrolio. La cucina è il luogo dove veniamo a ricaricarci di caffeina (spesso troppa) e cibo. Non vediamo l’ora di poterci sedere a tavola e pranzare tutti insieme. Ma, per ora, “social distancing” è ancora la regola da seguire. Ma una delle grandi novità è stata la decisone di dare vita ad un Meeting Room. Uno spazio pensato per chi ha bisogno di un po’ di riservatezza e concentrazione, per riunioni di lavoro e videochiamate, oltre che per accogliere la squadra al completo quando è necessario fare WIP e meeting interni. Proprio per questo, abbiamo scelto di mettere un lungo tavolo di legno al centro, circondandolo da sedie colorate acquistate da IKEA ed un maxi schermo Sony per le video call, ormai diventate metodo comunicativo principale. Anche in questa stanza abbiamo optato per l’utilizzo quasi esclusivo dei nostri colori. La motivazione è semplice: abbiamo ritenuto estremamente efficace l’abbinamento di una tonalità salda e concreta come il grigio con l’energia e l’ottimismo sprigionato dal giallo. Questo mix non è forse quel che serve per affrontare una call con un cliente, per fare una presentazione o per trascorrere una serata a fare budget? Ma passiamo alla parte veramente interessante ed entriamo nella nuova Officina 2.0! Per raggiungerla bisogna attraversare un cortile interno circondato da una rigogliosa vegetazione e completamente ridisegnato dalle talentuose ragazze di Linee Verdi, Stefania e Chiara. Questa ospita tavoli Leroy Merlin e sedie Maison du Monde e soprattutto il nostro magnifico tavolo da ping pong di Decathlon: perché lavorare va bene ma lavorare e sapersi prendere una pausa ogni tanto… è decisamente meglio! 😎 La nuova ala di Officina 2.0 è stata studiata con uno scopo principale: avere uno spazio dove le nostre mascotte bassotte Pepita ed Olga fossero comode nella loro cuccia (e non abbaiassero ogni volta che suona qualcuno alla porta ).🐶 Questo è l’ufficio produzione in cui lavorano Davide e Alessandro (meglio noto come Seppia). In questa stanza abbiamo giocato con il soffitto a cupola, scegliendo di dipingerlo di celeste: una tonalità che ben si sposa con la nostra palette colori e che dona un tocco di poesia alla stanza, dialogando con l’originale illuminazione di Creative Cables. Certamente, poi, non poteva mancare la stanza di video-editing… …in cui troneggia un bellissimo Smeg carico di birre fresche come piace a noi! 😂 E poi ecco che si sale al piano superiore con l’ufficio di Anna che ama fare i meeting in piedi perché “La vita è troppo breve per stare seduti tutto il giorno”. E infatti ha scelto una scrivania che si alza ed abbassa con un bottone! Tuttavia, l’elemento distintivo di questa stanza è senza dubbio la carta da parati spiccatamente “wild”. Le conseguenze di un anno senza poter viaggiare e concedersi avventure ci hanno portato a circondarci di elementi di ripiego come carte da parati effetto giungla (anche qui i mobili sono stati acquistati da Maison du Monde). Che ve ne pare? Se siete curiosi venite a trovarci! Vi aspettiamo per una birra, una partita a ping-pong o, ancora meglio, un brief creativo! 😜

Come le serie tv influenzano il marketing

he Queen’s Gambit, Game of Thrones, Stranger Things, Mad Men, La casa di carta, The Handmaid’s Tale. Chi di noi non ha sentito nominare queste serie tv almeno una volta? Chi di noi non ha almeno un amico che dedica intere nottate al binge watching? Queste sono ormai, a tutti gli effetti, un fenomeno culturale e letterario che investe diversi campi della nostra quotidianità diventando, spesso, vero e proprio elemento di aggregazione. In un mondo dominato dalle piattaforme streaming, non sorprende quindi che le serie tv abbiano superato la semplice definizione di prodotto di intrattenimento, per bussare alle porte del marketing. E non parliamo più di semplice product placement o brand integration! Ecco, quindi, qualche esempio di come abilità letteraria e marketing possano mescolarsi e collaborare generando trend e fenomeni di massa! Una delle serie più emblematiche da questo punto di vista è la recente The Queen’s Gambit (La regina degli scacchi) . La miniserie racconta l’ascesa e il successo di Beth Harmon, giovane scacchista tanto geniale quanto condannata ad una condizione di eterna orfana. È uscita su Netflix il 23 Ottobre 2020 e, da allora, si è aggiudicata il titolo di serie Netflix più vista al mondo con 62 milioni di spettatori nel giro di 28 giorni (sì, i numeri sono noiosi… ma in questo caso vale la pena citarli!). Al di là del successo di pubblico e di critica, però, a sconvolgere l’opinione pubblica è stato il fenomeno commerciale e sociale intorno al gioco degli scacchi che ne è conseguito. Nelle tre settimane successive al debutto, infatti, le vendite unitarie dei set di scacchi sono aumentate dell’87% negli Stati Uniti, mentre quelle dei libri sulle strategie scacchistiche sono aumentate del 603%. Senza contare le vendite dell’omonimo libro di Walter Tevis, pubblicato nel 1983, da cui la serie è tratta. Anche a voi, guardando questa serie, è venuto l’irrefrenabile desiderio di riprendere la vecchia scacchiera sepolta nell’armadio? The Queen’s Gambit, però, non è certo la prima serie ad aver oltrepassato lo schermo, generando un trend mondiale. Siamo nel luglio 2007 quando l’emittente statunitense AMC manda in onda il primo episodio di Mad Men. La serie racconta la vita dell’affascinante copywriter Don Draper, alle prese con le campagne pubblicitarie della Sterling & Cooper di Madison Avenue, in una tanto caotica quanto seducente New York degli anni ’60. Con i suoi personaggi estremamente accattivanti e il tanto variegato quanto elegante guardaroba (creato dalla costumista Janie Bryant) nel giro di sette stagioni Mad Men ha generato un diktat modaiolo. Non sorprende quindi che grandi firme come Prada, Banana Republic, Top Shop, Massimo Rebecchi e Jil Sander abbiano preso spunto dalla serie per creare le loro nuove collezioni. E ciò non è valso solo per il ritorno alla moda vintage anni ’60, per l’improvviso impennarsi della richiesta di un certo tipo di cocktail o per il valore iconico che le sigarette Lucky Strike hanno assunto sin dal primo episodio. Il personaggio di Don Draper ha costituito per il genere maschile un vero e proprio prototipo di uomo da emulare e a cui aspirare. Quando si parla di vintage non si può non citare la serie che sul Vintage Marketing Nostalgico ha basato il suo successo: Stranger Things. Serie tv icona della piattaforma streaming che l’ha creata, Stranger Things viene definita “ode alla cultura pop degli anni ’80”. Perché se è vero che ci siamo affezionati ai personaggi e che ci siamo fatti travolgere dalla trama avvincente e piena di colpi di scena, non possiamo nascondere di essere perdutamente innamorati dell’ambientazione, dello stile, delle musiche e delle numerose citazioni alla cultura cinematografica e letteraria che ha fatto da sfondo all’infanzia e all’adolescenza di molti di noi. Questo le aziende lo hanno capito bene e non si sono lasciate sfuggire l’occasione. Di solito si dice che le storie traggano ispirazione dalla realtà. Nel caso di Stranger Things, invece, possiamo affermare che il Sottosopra abbia letteralmente infestato la nostra quotidianità dandoci l’illusione di vivere nel mondo di Mike, Eleven, Will, Dustin e Lucas. McDonald, Coca Cola, Nike, Polaroid, sono solo alcune delle aziende che si sono adeguate a questo trend. E l’avventura non è ancora finita. Tocca solo tappezzare la parete dietro al divano di lettere e lucine colorate, in attesa della prossima stagione. Perché riprodurre i simboli delle nostre serie preferite ci fa sentire, in qualche modo, parte di esse. Sono stati proprio i simboli, infatti, a rendere La Casa de Papel (La casa di carta) un fenomeno globale. Il tentativo del Professore e della sua squadra di rapinare la zecca spagnola ha riscosso consensi in tutto il mondo. Dopo quattro stagioni, sfido chiunque a non identificare questa serie con una maschera di Dalì, una tuta rossa e persino la canzone Bella ciao. Ecco che la serie acquisisce degli elementi e dei simboli già esistenti nella realtà, li carica di un nuovo significato e li reimmette nella società rendendoli in tutto e per tutto branded content. Ecco come il rosso delle tute, le maschere di Dalì e Bella ciao diventano simbolo di ribellione, indignazione e scetticismo verso il sistema (quello che i nostri personaggi combattono nella serie e in cui lo spettatore si immedesima) e il messaggio è chiaro: reagite! Come si fa a resistere a questo richiamo? Poco importa se il rosso è sempre stato simbolo di passione, resistenza e rivoluzione, che “Bella Ciao” sia storicamente un grido contro il fascismo e che l’idea della maschera come forma di sovversione sia già stata portata sullo schermo da autori come Alan Moore e James McTeigue in V per Vendetta… noi vogliamo La Casa de Papel! Un processo simile (con un valore più socioculturale che legato al marketing) è avvenuto con The Handmaid’s Tale. A partire dall’uscita della serie, infatti, è sempre più frequente vedere donne avvolte in lunghi mantelli rossi e con il viso nascosto da un ampio copricapo bianco durante le manifestazioni per i diritti delle donne. Quell’abbigliamento e, in particolare ciò che esso rappresenta, è diventato iconico e viene ora utilizzato per esprimere

Video Streaming & Live Events

fficina38, ormai lo sapete benissimo, è multitasking! 😎 Oltre ad occuparci di videoproduzioni, shooting fotografici, SEO, cinema (e molto altro!), gestiamo e supportiamo tecnicamente eventi in live streaming!   Esempio di camera PTZ utilizzata per questa tipologia di eventi Il fine è quello di permettere ad aziende, professionisti e realtà lavorative di organizzare conferenze, webinar, presentazioni di prodotti ed eventi in genere, aiutandoli a raggiungere il loro pubblico, ovunque esso si trovi. Questa necessità, ovviamente, si è fatta più forte ed attuale dopo l’esplosione dell’emergenza pandemica. Improvvisamente è divenuto indispensabile non solo saper usare piattaforme come Skype, Google Meet, Zoom, ma anche avere la possibilità di continuare a garantire servizi, informazione, vicinanza e qualità a clienti, partner e supporter. Lo streaming è il flusso di dati video e audio trasmesso attraverso la rete internet. La sua peculiarità è che l’utilizzatore può usufruirne immediatamente, senza dover attendere l’intero caricamento e il successivo scaricamento dei dati. Lo streaming può essere live, cioè in diretta, oppure on demand, ovvero su richiesta. I vantaggi offerti dallo streaming sono diversi: Costi contenuti. Il set-up tecnico è veloce ed economico. Basta disporre di una buona connessione, un’attrezzatura minima (per quanto professionale) e il gioco è  fatto (o quasi); Semplicità di utilizzo: l’utente finale è a sua volta agevolato poiché necessita semplicemente di un supporto con connessione internet (smartphone, tablet, computer, ecc.) per poter godere dei contenuti offerti in streaming; Infine, una maggior visibilità. Siccome qualsiasi contenuto che viaggia online ha una diffusione potenziale maggiore rispetto ad altre tipologie di “oggetti” (quelli non pensati per la rete), capita spesso che questi contenuti portino ad una maggior visibilità per coloro che se ne fanno promotori. Live Streaming: cosa c’è da sapere? Fatte le dovute premesse, oggi intendiamo occuparci del live streaming: in cosa consiste l’organizzazione e la gestione di un evento in live streaming? Se il nostro obiettivo è quello di essere professionali, allora non si tratta solo di premere il tasto “play”, bensì di assicurare puntualità, efficienza e precisione a 360 gradi. Organizzare e gestire un evento in live streaming significa garantire un segnale stabile, assicurarsi che non vi siano problemi audio e/o video, garantire la massima qualità visiva e sonora, aiutare a definire con precisione una scaletta degli interventi così da poterla conoscere anticipatamente e, in definitiva, essere sempre sul pezzo! Quali servizi offre Officina38 alle aziende? Facciamo un sopralluogo della location per valutare le condizioni di luce, l’acustica della stanza, l’efficienza del sistema di illuminazione, la ricezione del segnale internet, la disponibilità di prese e di collegamenti… e molto altro ancora. Offriamo uno streaming multi-piattaforma: questo significa poter trasmettere contemporaneamente su Facebook, Instagram, LinkedIn, Zoom, Skype o qualsiasi sito o piattaforma desiderata. Oppure possiamo creare ad hoc una piattaforma per il Cliente, con un link sul web a lui dedicato. Personalizzazione: ci occupiamo di logo animation, jingle, animazioni grafiche, musiche, oltre a realizzare i super (sottopancia) e i vari cartelli (per esempio: per la pausa caffè). Tutto ciò per garantire uno standard alto e rendere sempre chiara ed efficace la comunicazione con i partecipanti all’evento. Utilizziamo camere specifiche per lo streaming (telecamere remotate PTZ, da 2K/4K anche in base al budget). Garantiamo interattività: questo significa che gestiamo da remoto la chat di supporto, anche grazie alla presenza di un moderatore che ha l’importante ruolo di filtrare le domande, per assicurare coerenza anche durante il Q&A, così come in ogni altro momento dell’evento. Qual è la nostra parola d’ordine? Qualità. Crediamo che il segreto per dare vita a dirette ed eventi di successo sia mantenere alti gli standard, in primis qualitativamente. Se è vero che, per esempio, non è possibile offrire un buffet a relatori e partecipanti, dobbiamo però offrire loro la miglior esperienza possibile. Solo tenendo a mente questo, ovvero che optare per canali virtuali non significa penalizzare la qualità, potremo essere preparati e competitivi, riuscendo a distinguerci e farci apprezzare. Per maggiori informazioni o anche solo per curiosare un po’… questa è la nostra pagina Contatti! 👈🏻😎  

5 domande a Davide Bellucca

uella del fotografo è una delle professioni più ambite e inflazionate. Ecco perché abbiamo deciso di fare 5  domande ad un professionista: Davide. Nostro amico e collega, fotografo e responsabile di produzione di Officina38, possiede oltre dieci anni di esperienza alle spalle! 😎 Con l’avvento di canali social come Instagram, focalizzati sulle immagini fotografiche, in particolare fra i giovanissimi si è generato un grandissimo interesse e desiderio di condivisione. Se da un lato questo ha dato inizio ad un grande flusso creativo, dall’altro lato non possiamo nascondere che sono comparsi molti “professionisti improvvisati” a discapito di chi ha “fatto gavetta” e ha acquisito preparazione tecnica ed esperienza nel corso degli anni, magari affiancandosi ad un mentore. Facciamo un po’ di chiarezza! Tutti immaginiamo cosa può voler dire fare il fotografo. Ma cosa significa esattamente? Quali responsabilità comporta? Raccontaci un po’ la tua esperienza! In quanto fotografo professionista hai una grandissima responsabilità, perché a qualsiasi progetto tu stia lavorando, in qualsiasi luogo o condizione tu ti trovi, sei sempre soggetto alla legge del “buona la prima”. Penso ad alcuni reportage realizzati nella sedi europee delle Nazioni Unite. Lì non avevo mai, mai, una posa e dovevo rubare scatti dinamici e gioiosi da situazioni di workshop e convention in cui tutti erano seduti e concentrati. Infatti, un fotografo deve rendere bello ciò che non lo è necessariamente, accattivante ciò che può risultare noioso agli occhi degli altri. Foto di  Emanuele Reguzzoni che ritrae Davide   È necessario passare 12 ore dietro l’obiettivo per catturare l’attimo giusto? Bene, lo si fa. E se ad un professionista capita di vedere un fascio di luce che gli sembra particolarmente giusto o bello, lui lo rincorre quello scatto, anche se ha già sforato la tabella di marcia. Solo così è possibile portare a casa le immagini che il cliente desidera senza rinunciare a qualità e bellezza. Altra cosa importante, però, è avere sempre un PIANO B pronto all’uso, perché non è detto che tempo e condizioni siano sempre dalla nostra. Qual è stato il percorso che ti ha portato verso questa professione così richiesta e ambita al giorno d’oggi? Sono diventato fotografo più che altro per necessità. Prima di approdare a questo mestiere ho fatto altri lavori, nessuno dei quali mi rendeva appagato o felice. Ero sempre molto scontento. Inutile dire che, al contempo, ho sempre avuto una passione smisurata per la fotografia… intesa proprio come azione del prendere la macchina e scattare! Così un giorno ho scelto di mettermi in gioco. La mia prima volta è stata un servizio fotografico in occasione del matrimonio di alcuni amici e, con un po’ di sorpresa, ho scoperto di aver fatto davvero un buon lavoro. Questo mi ha ovviamente incoraggiato, facendomi dire: “Ok, ce la posso fare!” e ha acceso in me il desiderio di intraprendere questa strada in modo concreto, trasformando la passione in mestiere. Il mio vero battesimo nel mondo della fotografia, però, è stato l’incontro con Livio Bourbon, fotografo paesaggista del National Geographic. Il maestro vide alcuni dei miei scatti realizzati durante un viaggio in Cina e mi disse che, pur mancando ancora la tecnica (all’epoca ero ancora un autodidatta), avevo un bellissimo occhio. Quali sono le doti fondamentali di un fotografo e quali sono le dinamiche di un set? Le dinamiche di un set fotografico si definiscono ancor prima di iniziare a scattare. Tutto dovrebbe infatti cominciare con il sopralluogo della location in cui si andrà a scattare, sopralluogo al quale dovrebbe partecipare il fotografo ma del quale può farsi carico, qualora il fotografo non potesse, anche un assistente. Da questo punto di vista, possiamo dire che fare il fotografo è un po’ come essere regista: bisogna conoscere ed empatizzare con le persone, i luoghi e le situazioni. Altro aspetto fondamentale è la scelta di collaboratori, i quali devono essere quelli giusti in base alla tipologia di set. Ad esempio, fare un servizio fotografico di food è una cosa, mentre fare ritratti tutt’altra. In particolare, per un set fotografico è fondamentale la figura della truccatrice la quale deve essere scelta altrettanto attentamente, in base alla formazione e all’esperienza specifica che ha maturato nel tempo. Ad esempio, se è una professionista più orientata sul fashion probabilmente non sarà la scelta giusta per un servizio fotografico interno ad un’azienda medicale.     È poi fondamentale gestire il cliente sul set. Ovvero metterlo sempre nelle condizioni per cui può seguire quello che avviene senza interferire con il lavoro della troupe. Ad esempio, un espediente pratico che può tornare utile è l’utilizzo di un monitor a distanza. Questo permette al cliente di vedere quello che il fotografo sta scattando, senza che intervenga e interferisca con il suo lavoro. In generale, sarebbe buona regola condividere in anticipo le idee con il cliente (affinché le approvi), spiegando la linea che si intende seguire e dando delle reference, ovvero un’idea della tipologia di scatti che si andranno a realizzare. Questo permette di lavorare, da entrambe le parti, con una maggiore dose di serenità, chiarezza e fiducia. Per quanto riguarda le doti fondamentali di un fotografo, mi sento di dire che è necessario avere visione: ovvero avere sempre un’idea di quello che dovrà accadere. Oltre a questo, è importante avere tutto sotto controllo. Se non si sa con esattezza quello che succederà sul set, ad esempio, è necessario avere con sé il doppio dell’attrezzatura. Infatti, è meglio non fidarsi mai eccessivamente delle informazioni che si hanno (sia che arrivino dal cliente o dal brief dell’agenzia) ma portarsi, sempre, almeno il 50% in più di attrezzatura sul set. D’altronde, come si suol dire, prevenire è meglio che curare! Infine, da un punto di vista umano, è importante, come ho già detto, avere senso di responsabilità e self control ma soprattutto porsi con gentilezza e affabilità nei riguardi di tutti. L’empatia è un ingrediente base di ogni professione che, come quella di fotografo, richiede contatto con il pubblico e sensibilità. Oltre che fotografo sei anche responsabile di produzione. Cosa significa avere questo ruolo e in cosa

Un 2021 d’autore!

migliori film e le serie tv più attese del 2021, suddivisi per piattaforma e categoria! Cosa aspettate? Si parte! 😎 AL CINEMA 🎬 tra pandemie, crisi climatiche, elezioni politiche, guerre, terremoti e attacchi terroristici… il 2020 non è stato affatto un anno facile! Per fortuna, però, è finalmente giunto al termine e adesso possiamo guardare al 2021 con rinnovata fiducia. La speranza di tutti, Officina38 compresa, è quella che l’anno nuovo sia un anno di riscossa per molti settori che hanno sofferto a causa del lockdown, tra i quali le sale cinematografiche! Ma quali titoli ci attendono quest’anno? I film che potremo andare a vedere nel 2021, tornando finalmente al cinema, sono numerosi, sebbene le date di uscita non sono ancora certe a causa degli strascichi della situazione sanitaria globale. Ma iniziamo a dare qualche nome, tra i più attesi troviamo: Wonder Woman 1984 (data italiana – 28 gennaio 2021): seguito del primo film campione d’incassi, ambientato negli anni Ottanta, il film ha alla regia Patty Jenkins e Gal Gadot nel ruolo principale; Fino all’ultimo indizio (data di uscita nelle sale americane – 29 gennaio 2021): un thriller psicologico con gli attori premi Oscar Denzel Washinton, Jared Leto e Rami Malek (per intenderci attore protagonista della serie Mr. Robot e Freddy Mercury in Bohemian Rapsody); Minari (data di uscita – 11 febbraio): già vincitore del Gran Premio della Giuria e del Premio del Pubblico al Sundance Film Festival, arriva il film semi-autobiografico del regista americano Lee Isaac Chung; Let Him Go (data italiana – 18 febbraio): thriller familiare con Diane Lane e Kevin Kostner molto apprezzato dalla critica americana; The French Dispatch (data da destinarsi): se ci sono Owen Wilson, Adrien Brody e soprattutto Bill Murray, allora non può che essere un film di Wes Anderson. Il film racconta la storia in un lungo arco di tempo di una redazione di un quotidiano americano. In un cast sterminato di stelle il ruolo principale è di Frances McDormand per un film che vuole essere una sorta di lettera d’amore per la professione giornalistica, come dichiarato dallo stesso regista; Nomadland (data di uscita – 19 febbraio 2021): già Leone d’oro al Festival del Cinema di Venezia, racconta il viaggio interiore e attraverso gli Stati Uniti di una donna che rimane vedova; The Mauritanian (dal 19 febbraio): un thriller politico con Jodie Foster, Benedict Cumberbatch, Tahar Rahim e Shailene Woodley che racconta la storia di un detenuto nel campo di prigionia di Guantanamo; Raya e l’ultimo drago (5 marzo 2021): l’ultimo film d’animazione targato Disney ha per protagonista la solitaria guerriera Raya. L’uscita nelle sale avverrà in contemporanea con Disney+ dove, a partire dalla stessa data, dovrebbe essere disponibile a pagamento per gli abbonati. La storia, fortemente ispirata alla mitologia e alla cultura del sud est asiatico, sarà ambientata a Kumandra. Questa rappresenta una versione immaginaria della Terra divisa in cinque regioni che, insieme, formano un drago. I draghi però da tempo non ci sono più e una forza malvagia e oscura ha preso il loro posto; The Father (12 marzo 2021): toccante storia del rapporto padre – figlia; The Father ha per protagonisti Olivia Colman e Anthony Hopkins; Morbius (19 marzo 2021): l’ultimo appuntamento della Marvel che vede Jared Leto nei panni dell’antieroe Michael Morbius!; Black Widow (dal 7 maggio 2021): altra uscita Marvel, con protagonista una bellissima (come sempre) Scarlett Johansson nelle vesti di Natasha Romanoff, alias Vedova Nera. La storia approfondisce il passato di Natasha, il suo legame con la Russia, sua patria, nonché il modo in cui è stata allevata e trasformata in una delle spie più letali della storia; Godzilla vs. Kong (21 maggio 2021): interessante crossover tra due pietre miliari del cinema d’avventura e di fantasia, a cui prendono parte nomi come quello di Millie Bobby Brown e Kyle Chandler; Cruella (28 maggio 2021): altro titolo Disney dedicato alla storia di Crudelia De Mon (Emma Stone), una giovane stilista che finisce con l’ossessionarsi per le pellicce di cani; Ghostbusters: Afterlife (11 giugno 2021): la pellicola, diretta da Jason Reitman e prodotta da Ivan Reitman, è il nuovo capitolo della saga originale Ghostbusters che, dopo 32 anni, vede il ritorno dei veri acchiappafantasmi; Luca: nelle sale dal 18 giugno 2021): film d’animazione della Pixar, diretto dall’italiano Enrico Casarosa. Ambientato in una splendida città di mare della Riviera italiana, il film racconta la storia di un giovane ragazzo, Luca, che vive un’esperienza di crescita personale durante un’indimenticabile estate contornata da gelati, pasta e infinite corse in scooter, insieme ad un amico. Tuttavia, Luca custodisce un segreto; Minions 2: come Gru diventa cattivissimo: appassionati di banane ma anche di mele, fortissimi nel ballo e nella musica, sono completamente gialli e sono geneticamente programmati per seguire il più cattivo di tutti: tornano i Minions! (2 luglio 2021); Space Jam: New Legends (16 luglio 2021): diretto da Malcolm D. Lee con protagonista la stella della NBA LeBron James; Old (dal 23 luglio 2021): ultimo film di M. Night Shyamalan, Old è un racconto thriller che trae ispirazione da una graphic novel francese; Diabolik: adattamento cinematografico dell’omonimo fumetto con Luca Marinelli, Miriam Leone e Valerio Mastandrea. Sarà ambientato a fine anni 60, con tanto di auto d’epoca e l’immancabile Jaguar, ovviamente. Mentre come location avremo Milano e Trieste per gli esterni, Bologna per gli interni; Dune (dal 1° ottobre 2021 al cinema): siamo di fronte a un nuovo, ambizioso tentativo di trasporre su schermo l’epica fantascientifica nata dalla fantasia dello scrittore americano Frank Herbert. Con la regia di Denis Villeneuve e Timothée Chalamet nei panni del protagonista; West Side Story (probabilmente nelle sale dal 10 dicembre 2021): remake cinematografico che racconta di un amore osteggiato a causa della rivalità tra due gang rivali di New York. Diretto da Steven Spielberg. Per completezza, abbiamo pensato di includere all’interno dell’articolo anche le prossime uscite Netflix e Prime Video, al fine di farci trovare preparati anche nel caso in cui (e speriamo vivamente di no) venga nuovamente prolungata la chiusura delle sale cinematografiche. Ecco qui le nostre scelte! 😉 —————————————————————————————————————————————– AMAZON PRIME VIDEO Film originali I am Greta (dal 3 gennaio): film documentario di Nathan Grossman sulla vita e le

Pubblicità, canzoni e… tanto Natale!

Anche il 2020 sta per volgere al termine… finalmente! 🎉 🎊 🎁 💫 Siamo certi che concorderete con noi sul fatto che il 2020 è stato un anno da dimenticare… anche se, molto più probabilmente, finirà nei libri di storia! In ogni caso è giunta l’ora di salutarlo e di tirare le somme, prima di godersi un po’ di meritate vacanze! Officina38 vuole accompagnarvi verso le festività condividendo con voi gli spot più resilienti, sorprendenti e divertenti, con un occhio di riguardo per quelli di Natale. Quelle pubblicità che fanno sorridere, scaldano il cuore e invitano a guardare il futuro con fiducia, nonostante tutto. Il primo spot della nostra lista è quello di Amazon. Il colosso statunitense ci ricorda che “The show must go on” anche in un anno bisesto e funesto come questo. Due minuti che non solo arrivano dritti al cuore ma ci ricordano le difficoltà che abbiamo vissuto e la tenacia che ciascuno di noi, nel suo piccolo, ha sfoderato. Una storia “comune” che ribadisce l’importanza degli affetti e infonde speranza per i giorni di festa alle porte. https://www.youtube.com/watch?v=gQdLD6kk960 Bauli, storica azienda veronese famosa per i suoi pandori, quest’anno ha saputo reinventarsi e sorprendere i suoi golosi fan. L’azienda utilizza l’iconica canzone “A Natale puoi” per creare partecipazione: ci invita tutti a raccontare come trascorreremo le feste, scrivendo anche a @bauliitalia su Instagram, così da trasformare le nostre avventure natalizie e casalinghe nelle rime di un nuovo testo per la celeberrima canzone! Bauli riesce così a infondere spensieratezza e senso di familiarità. Trenta secondi per uno spot che riesce a distinguersi, come sempre, e far sorridere. Nonostante le difficoltà pratiche ed economiche, sono molte le azienda e i brand che hanno realizzato bellissimi spot colmi di emozioni da condividere. Un esempio è la pubblicità Take Care of Yourself della Doc Morris, azienda olandese specializzata nella vendite online di prodotti farmaceutici. Vi consigliamo di preparare accanto a voi un pacchettino di fazzoletti… perché una lacrimuccia potrebbe scappare! 🥺 Il quarto spot pubblicitario arriva dall’Inghilterra dalla catena di supermercati Tesco. Tesco riesce a mixare Britney Spears con molti luoghi comuni sulle attività più gettonate durante la quarantena. Il risultato? Un’ironica rassicurazione sul fatto che quest’anno non ci sarà “una lista” (guarda lo spot) nemmeno per coloro che, durante il lockdown, hanno fatto dei terribili tagli di capelli a fratelli, sorelle o coinquilini! 😂 https://www.youtube.com/watch?v=8CfrpexaCwg Un altro spot, sempre a tema Covid-19, è stato promosso dal Governo tedesco… ed è sorprendentemente ironico! Rievocando gli eventi del passato che hanno fatto la storia, come le due guerre mondiali, lo spot ci ricorda che, a paragone, lo sforzo che è stato richiesto a tutti noi per fronteggiare la pandemia non è stato poi così insostenibile. Per lo meno per coloro che hanno potuto optare per lo smart working, godendosi il divano. Insomma: lo spot cerca di infondere un po’ di leggerezza, facendo leva sull’ironia, per smorzare i toni di una situazione come quella di quest’anno che, purtroppo, è stata drammatica per molti. Ma non è finita qui, abbiamo in serbo per voi altri video!😎 Uno di questi è lo spot pubblicitario della Heineken che ironizza sulle riunioni familiari annuali, in occasione del Natale e delle festività. Ci rassicura del fatto che anche in un anno pazzo come questo avremo una certezza: la sua birra e la compagnia dei nostri cari, naturalmente! Un tono decisamente più emozionale caratterizza invece lo spot natalizio del gruppo bancario austriaco Erste. Questo invita, letteralmente, a credere nell’amore attraverso lo sguardo emozionato, ed emozionante, di un anziano signore (visione sconsigliata a chi ha la lacrima facile!). Anche la nota azienda di abbigliamento H&M rivolge un pensiero all’anno che è stato, invitando a lasciarci alle spalle le lunghe giornate in pigiama, i letti sfatti e i capelli in disordine per riappropriarci delle nostre vite. Ci ricorda che il futuro è appena cominciato… #BringontheFuture! E per concludere la carrellata di spot 2020, vogliamo mostrarvi uno dei video pubblicitari più belli che abbiamo visto quest’anno. Ci limiteremo a darvi un indizio: Snoop Dogg! 🤙🏾 https://www.youtube.com/watch?v=gwj7fj05bUE&feature=emb_logo Infine, abbiamo pensato di fare un piccolo cadeau natalizio a tutti i nostri lettori: una speciale playlist con alcuni brani di Natale che non si sentono spesso in giro e che siamo certi non vi deluderanno! Per un Natale all’insegna dell’originalità! 🎶🤶🏻🎵 Buon Natale a tutti da Officina38!!! 🎄 💫 🎅🏻 ⛄ 🎁 Festeggiate con i vostri cari e brindiamo (virtualmente) tutti assieme ad un 2021 sorprendente e di rinascita!🥂

Smart Working & Benessere psico-fisico: un’accoppiata difficile

o smart working può essere un’ottima soluzione per molti ma, per altri, si tratta di una vera e propria condanna. Non è un caso che alcuni recenti studi abbiano messo in evidenza che lo smart working, per alcune persone, è correlato ad una maggiore quantità di stress e ad un tasso più alto di depressione. Questo perché, naturalmente, non siamo tutti uguali ed ognuno reagisce diversamente alle novità e ai cambiamenti! La buona notizia, però, è che ci sono alcune accortezze per rendere il lavoro agile più piacevole e salutare. 1) Innanzitutto, dovremmo scegliere di lavorare in luogo luminoso, prediligendo l’illuminazione naturale: i raggi solari, infatti, inducono la produzione di serotonina, un ormone che aiuta a sentirsi calmi e concentrati, riducendo lo stress e migliorando il tono dell’umore. Perché, quindi, non optare per un tavolo od una scrivania posti vicino ad una finestra? L’ideale sarebbe lavorare all’aperto ma, qualora ciò non fosse possibile magari per via della stagione invernale, possiamo sfruttare gli specchi per aiutare la luce a riflettersi e a distribuirsi più omogeneamente nell’ambiente in cui ci troviamo. 2) Dovremmo circondarci di silenzio, chiudere le finestre ed evitare di produrre rumori inutili dentro casa potrebbe essere più utile (per esempio elettrodomestici, televisione). Ovviamente qualora si abbiano vicini di casa molto rumorosi, una strada trafficata in prossimità della propria abitazione o, più semplicemente, coinquilini non esattamente silenziosi (pensiamo ai bambini) ci sono alcune idee da valutare. I classici tappi per le orecchie potrebbero essere una soluzione per alcuni ma, se si desidera tentare qualcosa in più, arredi morbidi, tappeti più spessi e tende più pesanti (per assorbire il suono!) sono alcune delle soluzioni suggerite dagli architetti. 3) Un’altra cosa molto importante che dovremmo fare è eliminare il superfluo. L’ordine, specialmente quando ci si vede costretti a muoversi sempre negli stessi spazi, può aiutare a mantenere un maggior equilibrio interiore. Inoltre, l’azione stessa di “liberarsi del superfluo” (lo si capisce bene anche a livello metaforico) può ridurre i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress. Infatti livelli normali di cortisolo, con picchi occasionali, sono perfettamente sani; ma livelli cronicamente alti sono associati ad ansia, depressione, mal di testa e disturbi del sonno. Fotografia d’interni realizzata per Hom Architetti 4) Altra regola importante è quella di dire “NO!” ad una eccessiva sedentarietà. Normalmente per andare a lavoro siamo costretti a camminare, pedalare, raggiungere la fermata di bus o metro… senza contare tutti gli spostamenti che compiamo tra corridoi e stanze del nostro ufficio. Per molti smart working e quindi rimanere a casa significa quindi relax e… divano! Pur ammettendo che il divano ha il suo fascino, l’inattività non aiuta affatto la nostra salute e le nostre performance mentali. Infatti diversi studi hanno dimostrato che l’esercizio è un trattamento anti-ansia naturale, che allevia lo stress, aumenta l’energia fisica e mentale e migliora il benessere attraverso il rilascio di endorfine. 5) Un altro consiglio importante e forse più sorprendente rispetto ai precedenti è quello di circondarsi di piante e oggetti che richiamino la natura. Guardare oggetti naturali può dare al tuo cervello una pausa o una serie di “micro-interruzioni” dallo stato di concentrazione. Attirano l’attenzione, ma in modo non impegnativo o eccessivamente stimolante. Questo è utile e fa anche bene alla salute: le piante sono nostre alleate per ridurre la pressione sanguigna, l’ansia, lo stress e la ruminazione (il ripetersi continuo degli stessi pensieri) migliorando al contempo l’attenzione, la memoria e il sonno. 6) Infine, un ultimo consiglio: mantieni il più possibile i contatti umani (ovviamente nei limiti concessi dai decreti di volta in volta in vigore). Siamo animali sociali e per quanto talvolta sia addirittura raccomandabile un po’ di solitudine… rimanere da soli troppo a lungo non giova alla mente, né al tono dell’umore e nemmeno al corpo! Quindi, perché non andare a correre al parco con qualche amico o familiare? Perché non decidere di chiacchierare con vicini di casa, amici o parenti? Il tutto, naturalmente, nel rispetto della distanza di sicurezza. Il contatto con altri esseri umani è imprescindibile per tutti noi e dovremmo ricordarci che, per quanto siano strumenti utili e – a modo loro – rivoluzionari, smartphone, tablet e laptop, con i loro schermi, non ci fanno sentire vicini ai nostri cari tanto quanto ne abbiamo bisogno!!! Infine, da amanti degli animali, vi suggeriamo di riempire di coccole e carezze i vostri amici a quattro zampe oppure, se non ne avete, di iniziare a valutare un’adozione (magari da canili e rifugi). Infatti, oltre ad essere creature meravigliose, fanno anche del bene alla nostra salute: aiutano a ridurre considerevolmente i livelli di stress, facendoci sentire appagati, aiutano a socializzare e a praticare più attività fisica. Un vero e proprio toccasana per corpo, mente e cuore 🐶 ❤️ 🐱