Marketing B2B: il potere del video

Ti è mai capitato di vedere un video aziendale e pensare: “Ecco, adesso ho capito davvero cosa fanno”? È la forza del linguaggio visivo: rende tutto più chiaro, diretto e umano. Nel mondo B2B, dove le offerte sono spesso complesse, questo è un vantaggio enorme. Spiegare bene, mostrare come funziona qualcosa, raccontare chi sei: il video ti aiuta a farlo con efficacia. E per cominciare a farlo non serve essere una multinazionale o avere budget enormi. Basta scegliere i contenuti giusti e usarli nel contesto più adatto. Ecco perché in questo articolo vedremo come il video può diventare un vero e proprio alleato per chi lavora nel mercato B2B. Perché il video è fondamentale nel marketing B2B? Nel mercato B2B le decisioni sono razionali, ma anche emozionali. Le persone scelgono brand che sanno spiegarsi in modo chiaro. E i video aiutano proprio in questo: a semplificare, coinvolgere, rassicurare. Trasformano la complessità in qualcosa di accessibile e memorabile. I dati lo confermano: l’89% delle aziende utilizza il video come strumento di marketing, e il 95% dei marketer lo considera una componente fondamentale della propria strategia. E non parliamo solo di visibilità, ma di risultati concreti: lead qualificati, aumento delle conversioni, incremento del tempo sul sito. Chi guarda un video capisce meglio, ricorda di più e, tendenzialmente, si fida anche di più. Il ruolo del video nel rapporto con il cliente Quando una persona scopre un’azienda, difficilmente acquista subito. Ha bisogno di capire, fidarsi, confrontare e poi scegliere. Il video è uno strumento utile per guidarla in ogni momento di questo percorso: dall’interesse iniziale fino alla scelta finale, e anche oltre. Aumenta la visibilità Il primo passo è attirare l’attenzione delle persone giuste. I video servono a presentarsi in modo efficace e coinvolgente: mostrano il volto umano dell’azienda e ne raccontano la visione. Sono perfetti per spiegare cosa fai e perché lo fai. Video istituzionali, brevi spot emozionali o clip sui social possono fare la differenza. Rafforza la fiducia nel cliente Una volta catturata l’attenzione, bisogna offrire contenuti che aiutino a scegliere. Il video diventa uno strumento utile per spiegare, mostrare e rassicurare. Demo di prodotto, tutorial, interviste o casi reali danno concretezza alla proposta. Permettono di rispondere alle domande più frequenti in modo semplice e diretto: chi guarda un video capisce meglio e si sente più sicuro nella scelta. Convince nella fase decisionale Quando il potenziale cliente è pronto a decidere, il video può fare la differenza. Può chiarire gli ultimi dubbi o mostrare un punto di forza decisivo. Le testimonianze di altri clienti, i risultati raggiunti o i vantaggi offerti parlano chiaro. Un contenuto video ben pensato spinge all’azione con naturalezza. Mantiene la relazione con il cliente Anche dopo l’acquisto o la chiusura di un contratto, il video continua ad avere un ruolo. Ad esempio, può servire per formare, aggiornare o semplicemente restare in contatto. Una guida video, un tutorial, un messaggio personalizzato: sono tutti gesti che rafforzano la relazione. Così il cliente non si sente abbandonato, ma accompagnato nel tempo (e, quindi, più propenso a ripetere l’acquisto del tuo bene/servizio se, in futuro, si presentasse l’occasione). Quali tipi di video usare in ambito B2B? Ogni obiettivo ha il formato video più adatto, anche se non esistono formule magiche. L’importante è creare coerenza tra messaggio, canale, destinatario e momento in cui il contenuto viene proposto. In base al tipo di esigenza, esistono alcuni formati che funzionano particolarmente bene nel contesto B2B. I video istituzionali, ad esempio, sono perfetti per presentarsi e farsi conoscere. Raccontano l’identità dell’azienda, i suoi valori, la cultura interna. Aiutano a costruire un primo legame, soprattutto nella fase iniziale del rapporto. Quando si tratta di spiegare meglio cosa si fa e come, entrano in gioco demo e tutorial. Sono particolarmente utili nei settori tecnici o dove i servizi non si spiegano in due righe. Mostrare come funziona un prodotto aiuta il cliente a immaginarsi già all’opera. Se l’obiettivo è dimostrare risultati concreti, i case study video sono tra le soluzioni più efficaci. Raccontano storie vere, con numeri e testimonianze. E hanno il grande vantaggio di rassicurare chi sta ancora valutando. Un’altra leva potente è rappresentata dalle interviste. Che siano a clienti, dipendenti o stakeholder, permettono di creare un racconto autentico. Mostrano le persone dietro al brand, rafforzando la fiducia e l’empatia. I webinar registrati, invece, servono a formare e condividere competenze. Chi li guarda percepisce autorevolezza, e spesso questi contenuti possono essere riutilizzati anche altrove: per esempio, spezzettati e adattati per i social o per una newsletter. Ci sono poi le pillole verticali pensate per i social, ideali per attirare nuovi potenziali clienti. Sono contenuti brevi, spesso sottotitolati, che colpiscono subito e stimolano la curiosità. E infine, i video di prodotto, più sintetici e orientati alla vendita. Spiegano vantaggi, funzionalità e differenze rispetto alla concorrenza, in modo chiaro e diretto. Dove e come usare il video nella comunicazione aziendale Uno dei punti di forza del video è la sua versatilità. Può essere usato in tanti momenti diversi e su canali molto vari. L’importante è che ogni contenuto abbia un ruolo preciso e non sia inserito “a caso”. Sul sito web Aggiungere un video alla homepage aiuta a spiegare subito chi sei. Nelle pagine prodotto o servizio, può chiarire meglio i benefici o il funzionamento. Anche nelle pagine “Chi siamo” o “Lavora con noi” il video aggiunge valore, creando vicinanza e familiarità. Nelle newsletter Un breve video può rendere le comunicazioni più interessanti: aiuta a migliorare i clic e, soprattutto, a spiegare in modo rapido il contenuto. È perfetto anche per presentare novità, eventi o per dare comunicazioni specifiche. Sui canali social LinkedIn è il primo canale da considerare per il mondo B2B. I video brevi, sottotitolati e nativi hanno un buon impatto organico. Anche su Instagram o Facebook, se ben pensati, possono coinvolgere. Meglio evitare video lunghi o troppo promozionali: è sempre meglio puntare sull’utilità e sull’autenticità, generando empatia e immedesimazione. Durante eventi o fiere In contesti fisici, un video ben fatto aiuta a raccontare chi
Brand Identity: strategie vincenti per un’immagine coerente e riconoscibile

1. Cos’è la brand identity? Una brand identity forte e coerente è fondamentale per distinguersi nel mercato e creare un legame solido con il pubblico. Ma per comprendere che cos’è la brand identity, è importante fare innanzitutto chiarezza sulla differenza che c’è tra brand identity e brand image, due termini spesso erroneamente usati come sinonimi. La brand identity è l’insieme degli elementi che un’azienda definisce per costruire la percezione del proprio brand. Rappresenta la personalità del prodotto, del servizio o dell’azienda stessa e ne comunica valori, mission e stile. In altre parole, è la voce che l’azienda sceglie per raccontarsi al pubblico. La brand image, invece, è il modo in cui l’azienda viene effettivamente percepita dai consumatori. Riflette l’opinione e le emozioni che il pubblico associa al marchio, indipendentemente dall’intento dell’azienda. In sintesi, è ciò che i consumatori “sentono” e pensano del brand. Nello specifico, la Brand Identity non è qualcosa di statico, ma un elemento vivo che si evolve con il tempo. Rimanere fedeli ai propri valori è essenziale, ma è fondamentale anche adattarsi ai tempi che cambiano, senza perdere coerenza. Officina38 aiuta i brand a creare una propria Brand Identity o, più spesso, a fare Rebranding. Fare Rebranding significa rinnovare la propria immagine ed evolversi, senza perdere la propria essenza. Ecco, quindi, che ci capita spesso di occuparci del restyling del logo e della scelta dei colori, due aspetti chiave per mantenere riconoscibilità e rilevanza nel mercato. 2. Perché aggiornare la Brand Identity? Nel tempo, ogni brand affronta piccoli e grandi cambiamenti. L’azienda cresce, i valori evolvono e il mercato diventa più competitivo. Per questo, è fondamentale che l’identità visiva si adatti senza perdere coerenza. Se il logo e la palette colori non comunicano più in modo efficace, è il momento di un aggiornamento. Un brand con un’identità visiva datata rischia di sembrare fuori tempo massimo, risultando meno attrattivo e meno efficace. Spesso il bisogno di restyling nasce da: un’espansione aziendale o l’ingresso in nuovi mercati un cambiamento del target di riferimento una nuova strategia di comunicazione un adeguamento alle nuove esigenze digitali e ai nuovi trend un elemento distintivo rispetto alla concorrenza Un aggiornamento ben studiato non stravolge l’identità esistente, ma la valorizza, rendendola più attuale e funzionale. 3. Rebranding: come migliorare un logo senza perdere l’identità Il logo è il volto di un’azienda. Deve essere riconoscibile, versatile e rappresentare l’essenza del brand. Un restyling efficace migliora l’impatto visivo senza alterarne l’anima. Un logo ben studiato, infatti, non è solo bello esteticamente ma è anche (e soprattutto) un potente strumento di comunicazione. A volte basta una piccola modifica per fare una grande differenza. Linee più pulite, un font più leggibile o un miglior bilanciamento dei colori possono dare nuova energia all’immagine aziendale. Un logo efficace deve: essere leggibile e adattabile a ogni formato, ovviamente considerando degli aspetti chiave: scalabilità, chiarezza tipografica e bilanciamento della struttura funzionare su sfondi chiari e scuri, creando versioni alternative, utilizzando un buon contrasto e adattandolo ad una versione monocromatica avere una versione semplificata per il digitale, rendendolo minimal – ad esempio – per icone di app, profili social e altri utilizzi ridotti riflettere i valori aziendali con forme, spesso geometriche, e colori coerenti Pensiamo a brand famosi che hanno aggiornato il loro logo nel tempo: spesso il cambiamento non è drastico, ma una semplificazione o un adattamento ai nuovi formati digitali. Oggi un logo deve funzionare su diverse piattaforme, dai social media ai dispositivi mobili, garantendo sempre un’ottima leggibilità. 3.1 Il caso Burger King Burger King ha fatto un’importante operazione di rebranding a inizio 2021. Il nuovo logo, che di fatto ritorna a un vecchio logo utilizzato per la prima volta alla fine degli anni ’60, raffigura il suo marchio denominativo in un carattere frizzante tra due panini. La nuova strategia ha inoltre previsto l’introduzione di una nuova font, Flame, dai tratti arrotondati, che evoca le forme dell’hamburger e del panino. La semplicità del nuovo logo e in generale di tutto il design connesso alla strategia di rebranding sembra puntare nella direzione di un ritorno alle origini e alla bontà delle cose semplici. A conferma di questo gioco dicotomico tra nuovo e vecchio anche il tweet di presentazione del nuovo logo: «fuori il vecchio, dentro con un nuovo classico». Perché una simile scelta? Ovviamente per rimanere al passo con i tempi! In questo contesto è impossibile non menzionare il ruolo giocato dell’amatissima serie Stranger Things. Per la terza stagione (2019), ambientata nel 1985, i creatori hanno infatti scelto di collaborare con ben 75 brand diversi, quelli più in auge a metà anni ‘80, per donare un elemento di verità alla serie. Burger King appare in ben cinque degli otto episodi totali: si tratta di uno dei negozi dello Starcourt, il centro commerciale in cui i ragazzi protagonisti si recano spesso e volentieri. Inoltre, il brand è stato anche valorizzato nella sua variante “take away” all’interno del sesto episodio (vedi la foto qui sotto). Che Burger King abbia capito che il gusto delle nuove generazioni passa attraverso il vintage e la nostalgia per un passato mai vissuto (e idealizzato)? 4. L’Importanza della palette colori per un’immagine riconoscibile Anche i colori giocano un ruolo importante nella Brand Identity e, anzi, sono uno degli elementi più potenti. Trasmettono emozioni, influenzano la percezione del pubblico e rafforzano la riconoscibilità. Una palette ben studiata assicura coerenza tra tutti i materiali aziendali e aiuta il brand a distinguersi. Quando si aggiorna la palette, è importante: mantenere continuità con i colori storici (se ancora efficaci) scegliere tonalità che rafforzino il messaggio del brand testare la resa cromatica su vari supporti (stampa, digitale, merchandising) considerare la psicologia del colore per trasmettere le giuste emozioni (se ti interessa, puoi approfondire l’argomento qui) L’obiettivo è creare un equilibrio tra innovazione e familiarità, evitando cambiamenti troppo drastici che potrebbero confondere il pubblico. 5. Implementare il restyling nei materiali aziendali Com’è già chiaro, fare Rebranding non significa solo cambiare un file grafico. La nuova identità visiva deve essere applicata in modo uniforme su
Social Media 2025: tutte le novità

Il 2025 è cominciato da pochissimo ma sta già segnando un punto di svolta nel mondo dei social media (e non solo). L’intelligenza artificiale, i nuovi formati di feed e le funzioni innovative stanno ridefinendo un po’ tutte le piattaforme. Ecco perché in questo Blog esploreremo le principali novità di Instagram, Facebook e LinkedIn, con un occhio di riguardo per il ruolo dell’AI nelle strategie digitali. [5′ di lettura] Il nuovo Instagram: griglia profilo in 3:4, modulare e AI-powered La notizia è circolata ampiamente nel mese di gennaio 2025: Instagram ha detto addio alla storica griglia del profilo organizzata in anteprime 1:1, per dare il benvenuto al formato 3:4. In altri termini: aprendo un profilo Instagram, l’anteprima dei post non è più fatta di tanti quadrati, bensì di tanti rettangoli verticali. Il cambiamento riguarda la griglia del profilo ma non il modo in cui quegli stessi post vengono visualizzati scorrendo il feed. Possiamo quindi continuare a pubblicare i post nei loro consueti formati (1:1 e 4:5 quelli consigliati per le foto, 9:16 per i video). Ma dovremo fare i conti con la loro visualizzazione in 3:4 sul profilo. Ecco perché i Social Media Manager di tutto il mondo – e i loro grafici – si sono trovati a modificare in tutta fretta i loro template. L’attenzione è sulle “red zone”, le due aree ai lati dell’immagine che vengono tagliate via nella preview in 3:4. Ma non finisce qui: corre voce che Instagram stia valutando l’introduzione di un nuovo feed modulare. Gli utenti, quindi, potrebbero presto scegliere di personalizzare la loro esperienza sul social scegliendo tra diverse modalità di visualizzazione: Feed AI-Powered: personalizzazione completa basata su interessi e interazioni Feed Creators-Only: solo contenuti dai creator seguiti, con maggiore controllo Feed Friends & Family: per chi desidera un’esperienza più intima Infine, Instagram sta per lanciare nuove funzionalità AI per la creazione di contenuti (potete trovare diversi post che parlano di queste novità sul canale Instagram ufficiale di Meta). Ma quali novità verranno introdotte? Editing automatico dei Reel, suggerimenti di caption e miglioramento immagini. Il tutto nell’ottica di rendere il processo di pubblicazione più semplice e accattivante. Facebook: addio feed cronologico, benvenuti Community Notes e AI generativa Anche Facebook sta evolvendo verso una maggiore personalizzazione e un miglior coinvolgimento della community. Il feed cronologico a cui siamo stati da sempre abituati potrebbe scomparire per lasciare posto ad un sistema AI che organizza i contenuti in base alle interazioni. Già attualmente, infatti, è possibile scegliere tra un feed algoritmico e uno cronologico. In un sistema algoritmico “puro”, la visibilità dei post nel feed non dipenderebbe più dall’orario di pubblicazione ma da una valutazione qualitativa del contenuto. Ecco che, in un simile scenario, diverrebbe cruciale ottimizzare i propri post per assicurarsi un buon engagement, in primis per l’algoritmo e in secundis per il pubblico. Un’altra novità, già molto dibattuta, sono i Community Notes. Si tratta di un’innovazione pensata per migliorare la qualità delle informazioni su Facebook e Instagram. Tuttavia, la loro efficacia dipenderà da come verranno implementati e utilizzati dagli utenti. Se il sistema riuscirà a bilanciare trasparenza e accuratezza, potrebbero allora diventare uno strumento contro la disinformazione. Se, invece, venissero sfruttati superficialmente o, peggio ancora, per manipolazioni o bias, rischierebbero di trasformarsi in una vera e propria arma a doppio taglio. Non è tutto: Facebook sta sviluppando l’intelligenza artificiale generativa per ottimizzare la creazione di contenuti. Gli strumenti AI genereranno immagini, suggeriranno testi e modificheranno video automaticamente, aumentando l’engagement. Gli strumenti AI promettono quindi di semplificare la creazione di asset visivi e testuali, riducendo i tempi di produzione dei contenuti. LinkedIn: networking potenziato dall’AI e contenuti interattivi Uscendo dal mondo Meta, anche LinkedIn sta testando il modo di potenziare il networking con l’intelligenza artificiale. Tra le innovazioni principali che ci interesseranno nei prossimi mesi ed anni, troviamo: AI-powered Networking: raccomandazioni avanzate di connessioni basate su interazioni e interessi, per migliorare la qualità della propria rete. Content Assistant AI: suggerimenti automatici per migliorare la scrittura di post e articoli, mantenendo un flusso costante di post di qualità. Post Interattivi e Video AI-Generated: strumenti AI per montaggio video e generazione sottotitoli direttamente sulla piattaforma, per aumentare autorevolezza ed engagement. AI e Social Media: cosa ci riserva il futuro? L’intelligenza artificiale ha già un ruolo importante nella gestione dei social media e, presto, diverrà dominante. Oltre a quanto già visto in questo Blog post, è lecito aspettarsi ulteriori sviluppi. Ecco qualche possibile spunto per il futuro: Advertising AI-driven sempre più preciso Gli strumenti di advertising saranno in grado di ottimizzare automaticamente le campagne in base a performance in tempo reale Creazione di contenuti autonomi Gli assistenti AI miglioreranno ulteriormente, arrivando a creare contenuti su misura per ogni brand con input minimi Moderazione avanzata Grazie all’AI, le piattaforme potranno individuare e rimuovere contenuti problematici in modo più rapido ed efficace. In conclusione… Queste evoluzioni pongono nuove sfide e opportunità per le aziende e i creator: rimanere aggiornati e adattarsi rapidamente sarà la chiave per il successo nel nuovo ecosistema digitale. Il 2025, quindi, sembra portare cambiamenti su tutte le piattaforme. L’intelligenza artificiale, infatti, sta ridefinendo l’engagement, la creazione di contenuti e l’advertising. L’AI non è solo un supporto, ma la protagonista della nuova era digitale. La sfida dei professionisti del settore è (e sarà sempre più) quella di maneggiare consapevolmente questi strumenti per strategie sempre più efficaci e mirate. E voi, siete pronti a cogliere le opportunità del nuovo panorama social? Potrebbero interessarti anche questi articoli: Business Manager e Business Suite: domande e risposte Virtual set: la nuova frontiera della produzione video Metaverso: pioneri del futuro?
Oscar, orologi, pad thai e virtual set: i nostri highlights 2024!

[4’ di lettura] I nostri highlights 2024. Quali lavori ci hanno impegnati di più quest’anno? Ve lo raccontiamo qui, con una carrellata che è ormai tradizione per il blog di Officina38. Buona lettura! Una coproduzione di Officina38 in lista per le candidature agli Oscar! È vero che ci piace scherzare… ma questa volta non è così! La notizia (vera) è freschissima e succulenta: una coproduzione di Officina38 è in lista per le candidature agli Oscar 2025. “The Lost Legacy of Tony Gaudio”, diretto da Alessandro Nucci e prodotto da Open Field Productions, è l’unico documentario italiano in lista ed è realizzato in associazione con Broken Typewriter Productions, con il contributo di Fondazione Calabria Film Commission e Film Commission Torino Piemonte. Il film ripercorre l’avventurosa vita di Tony Gaudio, pioniere della cinematografia a Hollywood nonché primo italiano in assoluto ad aggiudicarsi un Oscar. La statuetta, vinta nel 1937 anticipando i successi di compatrioti più conosciuti come De Sica, Fellini, Benigni, Loren e Sorrentino, è poi andata misteriosamente perduta. La strada per gli Oscar è ancora lunga e costellata di illustri competitor. Ma il film è a tutti gli effetti nella prestigiosa rosa di titoli che si contenderanno i 5 posti per le nomination come miglior documentario. Un ottimo modo per concludere il 2024! Da Bangkok al virtual set, un anno di set speciali D’altra parte, anche senza volare a Hollywood, quest’anno ci siamo mossi parecchio fra un set e l’altro. Lo abbiamo fatto fisicamente, realizzando ad esempio una settimana di riprese a Bangkok per un’importante produzione di portata transcontinentale. Lavorare in un contesto così diverso, con una troupe internazionale e 35° a novembre, è stata un’avventura indimenticabile. Ma abbiamo esplorato spazi nuovi anche virtualmente, producendo uno spot presso i Prodea Led Studios. Era la nostra prima esperienza in un virtual studio, e l’abbiamo raccontata qui. Possiamo dirvi di più su questi lavori? No! Se ci seguite da un po’ di tempo lo sapete: non tutti i lavori si possono raccontare. Certo, quando rientriamo super entusiasti da un grande set, non potervi raccontare nulla è un esercizio di resistenza non da poco! A questo tema abbiamo anche dedicato anche alcuni post come questo sui social (li avete visti?). Ma è la dura legge della produzione video, e, credeteci, il gioco vale la candela. Quindi non ci chiedete di nominarvi tutti i più famosi brand per cui abbiamo lavorato quest’anno. E nemmeno per quale importante realtà sportiva abbiamo realizzato delle interviste ultimamente. Cambiamo argomento? Divise e VIP, elicotteri e orologi Se invece voleste sapere qual è l’evento più lussuoso che ci ha visti coinvolti nel 2024, non c’è dubbio: il lancio della collezione Omega Speedmaster. È l’occasione in cui abbiamo prodotto questo video, in cui potrete riconoscere una sfilza di star del mondo del cinema, della moda e della musica. So cool! Passando dagli orologi all’arma, eccoci invece alle prese con elicotteri, divise e cani addestrati. Per il 250° anniversario della Guardia di Finanza abbiamo prodotto questo spot e altri materiali andati in onda nel corso degli eventi ufficiali. Officina38, always on the move Dove altro siamo stati nel 2024? Al Conero Film + Adv Festival, di cui siamo stati partner tecnico. In UK per il nostro lavoro di supporto a Sedamyl. A Budapest per le riprese di un evento. Su e giù per mari e monti, con ogni sorta di attrezzature e props per realizzare reel e video adv. A Rimini, ma questa volta non in spiaggia (era una fiera internazionale, e noi abbiamo progettato lo stand di un cliente). In una fabbrica di scarpe artigianali fatte con le bucce di mela, con Steve’s. In una serie di affascinanti cantieri. Nel parcheggio di un ipermercato frequentato da accaniti riciclatori di bottiglie, con Ripet. Persino nelle nostre cantine, per una serie di video non proprio serissimi (li avete visti? Cercateli qui). Ok, questa era anche un’ottima scusa per usare un casco HERMIT per le riprese in POV. In viaggio sulle onde del digital Where else? Se il lato più conosciuto del nostro lavoro sono i video adv, nel corso dell’anno creiamo anche tanti contenuti per i social dei nostri clienti. Shooting fotografici, reel, stories, grafiche e testi: tutto si armonizza in strategie editoriali pensate ad hoc per raccontare la storia di ciascun brand. Su Instagram, ad esempio, nel 2024 abbiamo gestito account seguiti in totale da 114.000 follower. I contenuti che abbiamo creato e pubblicato su questi account sono stati visualizzati nel complesso da oltre 7 milioni di utenti (copertura). Su LinkedIn – dove non tutti i nostri clienti hanno un account – i post che abbiamo mandato on air sono stati visti oltre 500.000 volte. C’è poi chi ci ha affidato il lancio del suo brand sul mercato internazionale, come Ripet, per cui abbiamo creato un website in 6 lingue. Abbiamo aperto nuovi canali Instagram, Facebook e LinkedIn per dialogare con il pubblico europeo. Ci siamo trovati a gestire messaggistica in inglese, spagnolo, portoghese, polacco, rumeno. È stato insomma un anno pieno di viaggi per Officina38: fisici, virtuali, digitali. E il 2025 si prospetta non meno movimentato. Continuate a seguirci!
Vita da Producer: 5 domande ad Alessandro Sciacca

Se il mondo della produzione video ti affascina, osservare la vita di un Producer è un ottimo modo per entrare nel vivo di questa realtà. Ma cosa fa il Producer nel mondo video pubblicitario? Qual è il suo lavoro dentro e fuori dal set? Quali skill deve sviluppare per svolgere al meglio il suo lavoro? Lo abbiamo chiesto ad Alessandro Sciacca, Producer di Officina38, che ci accompagna qui in un breve viaggio alla scoperta della sua professione. [5’ di lettura] 1. Cosa fa il Producer nel mondo della produzione video? Il Producer di un video segue e coordina tutte le fasi necessarie alla sua realizzazione effettiva. Supervisiona e gestisce il progetto sotto tutti gli aspetti che riguardano la sua fattibilità: budget, logistica e organizzazione delle persone coinvolte. Si relaziona con il cliente, a cui presenta il budget e rende conto nel corso delle diverse fasi della produzione. Cura i contatti con i fornitori e si assicura che ogni aspetto burocratico sia espletato correttamente. Gestione accommodation, pagamenti delle location e dello staff, copertura assicurativa, sicurezza sul set sono pane quotidiano del nostro lavoro. In altre parole: il Producer permette a un progetto “sulla carta” di concretizzarsi. Lo segue passo passo in tutte le sue fasi di realizzazione, fino alla consegna del prodotto finito, con il cliente soddisfatto. È una figura che interagisce con tutti i livelli della produzione video e ha una visione d’insieme del progetto. Naturalmente, il livello di operatività effettiva dipende anche dalle dimensioni del set. Sui set più piccoli può capitare che il team del Producer assolva a funzioni normalmente affidate a figure specializzate. Penso alla ricerca di una location o di qualche props, mansioni svolte in questo caso dall’Assistente alla Produzione e monitorate con particolare attenzione dal Producer. 2. E tu, come sei arrivato alla professione del Producer? Ho sempre avuto interesse verso il mondo della produzione video, tant’è che all’università avevo iniziato un percorso di studi in questo ambito. Ma non è stato un percorso immediato. In realtà, per varie ragioni, per un buon periodo ho pensato di rinunciare e dedicarmi ad altro. Mi sono riavvicinato a questo contesto iscrivendomi a un corso di formazione professionale dedicato alla produzione video. Il focus specifico però era sulla post produzione, un settore che non sentivo del tutto mio. Così, al momento di fare lo stage, ho cercato una direzione un po’ diversa. In quel momento Officina38 cercava un Assistente di Produzione. Non avevo un’idea molto chiara di cosa mi aspettava: mi chiedevo se avrei dovuto portare caffè alla gente sul set. Ma ho accettato di mettermi in gioco, e così dopo quattro anni mi ritrovo a gestire produzioni anche piuttosto grandi, con un buon livello di responsabilità. 3. Qual è l’aspetto più difficile del lavoro da Producer? Se penso alle varie fasi della produzione di un video, ad esempio uno spot, lo step più difficile è subito prima del set. Il Responsabile della Produzione ci arriva dopo un lungo lavoro preparatorio, e quello è il momento della verità. Funzionerà tutto come deve? Una volta che sei sul set, e tutto si sta effettivamente realizzando, quell’ansia scende. Le cose funzionano perché si è lavorato bene. Gli imprevisti accadono, ma hai l’esperienza e uno staff preparato a gestirli. Più il set è grande, più alto è il rischio, ma anche il livello di competenza e il numero di persone su cui puoi contare. Anzi, occuparsi degli imprevisti e risolverli è persino una parte interessante del lavoro. Più in generale, per la mia esperienza, la grande sfida del lavoro da Producer è tenere le fila di tutto nella propria testa. Questo lavoro mi insegna a organizzare le energie e persino i pensieri in ordine di priorità, ed è un aspetto molto interessante. 4. Quali sono le doti che un Producer deve avere? Un Producer o Responsabile della Produzione nel mondo video deve avere grande empatia, tanta pazienza e capacità di adattamento. Gli imprevisti sono parte del tuo lavoro e devi saperli accettare e gestire con mente aperta. Penso sia un lavoro che diverse persone potrebbero fare, purché siano disposte a uscire dalla propria zona di comfort: una volta fatto questo passo, il resto è in discesa. Quanto all’empatia, è fondamentale perché il Producer collabora con tutte le parti coinvolte, dall’amministrazione ai reparti tecnici, dai fornitori al cliente stesso. Nello stesso giorno ti capita di parlare con il direttore marketing dell’agenzia committente, con l’elettricista sul set, con la proprietaria dell’osteria vicina al set. Sono tutti mondi diversi e spesso il tuo è un ruolo di mediazione, anche linguistica: questo per me è molto appagante e affascinante. 5. Ci racconti qualche aneddoto o curiosità? Potremmo passare giornate intere a raccontare cose divertenti o inusuali accadute sul set… anche se alcune devono restare nel segreto del backstage! Basti sapere che, fra colleghi, ci capita spesso di pensare ad alcune scene del film Il diavolo veste Prada. Le dinamiche che la protagonista si trova a gestire, fra salti mortali, per risolvere le situazioni più assurde, sono una divertente metafora del nostro lavoro. Ovviamente è un riferimento ironico ed esagerato, ma nella gestione dell’imprevisto sul set siamo tutte un po’ Andy Sachs! C’è poi un piccolo dettaglio che mi diverte molto, perché è come un leitmotiv che mi insegue su ogni set, fin dagli inizi. Che si tratti di una grande produzione pubblicitaria con modelle o di uno shooting con bambini, i nail problems sono un aspetto onnipresente e irrinunciabile. Non esiste set in cui non ci sia bisogno immediato di cotone e acetone per togliere uno smalto per unghie non previsto dalla regia. Naturalmente non mi occupo più di questi aspetti. Ma da assistente di produzione mi è capitato di pregare di tenere aperto un supermercato in chiusura per comprare un levasmalto d’urgenza. Insomma, non ci si annoia mai! Ti affascina il mondo della produzione video? Potrebbero interessarti anche questi articoli: Come realizzare il video di un evento? La nostra esperienza Virtual set: la nuova frontiera della produzione video VIP, coltelli, autostrade e foodporn:
Virtual set: la nuova frontiera della produzione video

Virtual set: vi raccontiamo la nostra esperienza di produzione video adv in uno studio virtuale fra i più grandi in Europa. [5’ di lettura] La nostra esperienza con il virtual set 2.000 metri cubi di immagini ed emozioni, 512 metri quadrati di led, 23 paranchi motorizzati per luci sospese e capriate. È l’affascinante contesto del virtual studio in cui abbiamo lavorato nell’ambito di una produzione adv per un importante brand internazionale. Inaugurati a Torino nel 2023, i Prodea Led Studios sono il primo virtual set interamente sviluppato in Italia. Ad oggi i loro LEDwall vantano la risoluzione più alta in Europa e un “pixel pitch” fra i più definiti al mondo. La produzione che ci ha portati su questo speciale teatro di posa, del resto, aveva numeri altrettanto importanti. Un grande brand, numerosi soggetti coinvolti, staff internazionale, una troupe di 60 persone e le tecnologie di ripresa più avanzate. Ci siamo occupati del service per la realizzazione di uno spot che andrà on air in tutto il globo. E qui vi accompagniamo alla scoperta della virtual production. Cos’è un virtual set? Il virtual set, o virtual studio, è un ambiente dotato di grandi fondali LED dinamici che creano l’illusione di trovarsi in uno spazio creato artificialmente. Un deserto, un grande parco, un paesaggio lunare, una città trafficata: qualsiasi luogo può essere ricreato per effettuare riprese sorprendenti, senza muoversi dal set. Superando – almeno per alcuni aspetti – le potenzialità del green screen, la produzione virtuale ci riporta quindi al teatro di posa. Attori e troupe tornano a vedere in tempo reale il mondo in cui si muovono virtualmente, con la sua atmosfera e i suoi colori. Ma con enormi differenze rispetto al passato, tanto per la qualità delle immagini, quanto per il modo in cui queste sono gestite. Sul set virtuale lo sfondo, un enorme LEDwall semicircolare, si muove in tempo reale secondo precisi calcoli continui in funzione dei movimenti delle camere. L’immagine cambia anche in funzione delle lenti e di tutte le caratteristiche delle camere che riprendono in quel momento. Così, grazie alle più innovative tecnologie 3D a livello hardware e software, l’immagine in movimento risulterà a video incredibilmente realistica. Quali sono i vantaggi della virtual production? I vantaggi più evidenti della produzione video in un virtual studio sono legati al tempo e allo spazio delle riprese. Come primo vantaggio, un film o uno spot ambientato in diversi luoghi molto distanti fra loro può essere girato interamente senza muoversi dal set. Questo comporta un grande risparmio in termini di tempistiche e di costi per lo spostamento della troupe e del cast. L’altro beneficio evidente riguarda la gestione della luce, delle condizioni meteo e di tutte le variabili legate alle riprese in ambienti reali. Sul virtual set, ad esempio, un tramonto può durare tutta la giornata. Non ci sono strade da bloccare né eventi meteorologici vincolanti. Lo spot di una collezione moda estiva può essere più facilmente girato in pieno inverno. Se produzione e regia hanno maggiore controllo su molti aspetti cruciali, anche gli attori possono per certi aspetti beneficiare di un set virtuale. È il caso delle scene al volante di un’auto: immersi in un ambiente totalmente realistico, senza bisogno di guidare realmente, possono concentrarsi al 100% sull’interpretazione. Un ulteriore vantaggio sono le opportunità che si aprono alla creazione di mondi futuristici e di fantasia. Nonché la possibilità di girare in ambienti come Marte, qualsiasi pianeta o lo spazio stesso. Quando non ha senso utilizzare un virtual set? Naturalmente, la produzione virtuale comporta costi significativi, che vanno ponderati rispetto a quelli di una produzione in ambiente reale. Se le location scelte non sono molto distanti fra loro e non presentano particolari problematiche a livello meteo o logistico probabilmente converrà il set reale. Altri fattori da tenere in conto sono il tempo a disposizione per la pre-produzione e la libertà di improvvisare alcune scelte sul set. I fondali virtuali e dinamici vengono infatti disegnati accuratamente in anticipo, per cui cambiare location all’ultimo potrebbe risultare ben più problematico, lungo e costoso. Inoltre il set virtuale non consente qualunque tipo di interazione con gli spazi da parte degli attori. Come cambia la produzione video se si usa un virtual studio? Se da un lato non occorre il tempo di spostamento per raggiungere diverse location, dall’altro è necessario il tempo di preparazione degli ambienti virtuali. In questa fase sono coinvolte figure professionali specifiche, come i 3D artist che disegnano gli sfondi. Il reparto tecnico della troupe deve essere specializzato ed è parte integrante del teatro di posa ospitante. D’altra parte, anche la regia e il direttore della fotografia devono conoscere le peculiarità tecniche della produzione virtuale. Ci sono infatti differenze tecniche nella gestione delle luci e degli spazi. Le riprese in motion control Come dicevamo, la nostra esperienza sul set virtuale è legata a una produzione adv per un grande brand internazionale. Si è optato quindi per l’uso delle tecnologie più avanzate sotto tutti gli aspetti. Per le riprese abbiamo impiegato il motion control di Bolt, che permette di governare automaticamente il movimento del braccio che muove la camera. Il motion control è normalmente utilizzato per creare riprese ad effetto in table top in ambito food. In quel caso, solitamente, il braccio meccanico effettua movimenti velocissimi, che nel video finale vedremo in slow motion. Sul virtual set abbiamo adottato questa tecnologia perché permette un altissimo livello di controllo. In motion control, infatti, la ripresa può essere effettuata anche più volte eseguendo con assoluta precisione lo spostamento secondo la traiettoria e la velocità desiderate. Vuoi produrre un video per il tuo brand o per un tuo cliente? Siamo pronti a lavorare per le produzioni tecnologicamente più avanzate, ma questo non ci impedisce di amare il set (reale) in ogni sua forma. Dai un’occhiata a una selezione dei nostri lavori e contattaci se vuoi saperne di più!
Business Manager e Business Suite: domande e risposte

[6’ di lettura] Presto o tardi, direttamente o indirettamente… chi vuole avere una minima visibilità sui social è destinato ad avere a che fare con Meta, l’azienda madre di Facebook e Instagram. Ecco perché, in virtù della nostra pluriennale esperienza con i (talora) contorti vicoli di Meta, abbiamo pensato di condividere una serie di domande e risposte relative a Business Manager e Business Suite, col fine di sciogliere alcuni dei dubbi che abbiamo riscontrato più di frequente, tanto da parte nostra quanto da chi ci ha chiesto una mano. 1) Cos’è Meta Business Suite? Supponendo che Meta sia una casa, possiamo immaginare Business Suite come uno spazio d’ingresso, un corridoio o un’anticamera. Meta Business Suite, infatti, è lo strumento che ci permette di programmare post e storie, collegando la pagina Facebook e l’account Instagram, monitorare gli insights e controllare le notifiche di entrambe le piattaforme. Insomma, è la risorsa che ci permette di avere sempre sotto controllo le principali attività di gestione, pubblicazione e promozione della nostra pagina, in versione semplificata. 2) Come faccio a creare Business Suite per la mia pagina? In realtà non è necessario, Business Suite si crea automaticamente per ciascuna Pagina Facebook (e non, quindi, per i profili personali!). 3) Ok. E come faccio a creare una pagina? È molto semplice: basta avere un profilo Facebook personale e, una volta fatto l’accesso, andare alla voce “Menu”, cliccare “Pagine”, poi “Crea” in alto a sinistra e seguire la procedura. 4) Quali sono le differenze tra Business Suite e Business Manager? Possiamo dire che si tratta di due facce della stessa medaglia, in cui Business Suite è lo strumento più familiare e intuitivo (potremmo dire “entry level”), mentre Business Manager è quello più tecnico e professionale (e, talvolta, ostico). 5) A cosa serve quindi Business Manager, nello specifico? Come suggerisce anche il nome, si tratta dello strumento professionale per la gestione delle Sponsorizzazioni. In italiano, “Gestione Inserzioni”. All’interno di Business Manager, infatti, si trova l’account pubblicitario: si tratta dello strumento indispensabile, collegato ad un metodo di pagamento sicuro, per procedere con attività pubblicitarie su Facebook e Instagram. 6) Posso fare sponsorizzazioni su Facebook o Instagram senza utilizzare Business Manager? Tecnicamente sì, in pratica è un’azione caldamente sconsigliata. Cliccando sul tasto “Promuovi post” (che si trova sotto quasi ogni post) è possibile procedere con la sponsorizzazione dello stesso, avendo però opzioni di scelta molto limitate. Non a caso, si tratta di un approccio amatoriale e fai-da-te che non permette di impostare e monitorare la campagna in modo completo, così come non permette di bypassare diverse impostazioni di default di Meta. Tutto ciò, senza considerare il fatto che – procedendo direttamente da Facebook o Instagram – non è possibile sponsorizzare un contenuto diverso da quelli già presenti sui nostri profili. Su Business Ads, di contro, è possibile creare contenuti ad hoc in esclusiva per la nostra sponsorizzazione. 7) Devo avere un profilo Facebook personale per usare Business Manager? Sì. Nel momento in cui si viene aggiunti all’account Business Manager, la piattaforma chiede di inserire la password con cui si accede a Facebook – quella cioè del proprio account personale. Questa procedura serve per confermare l’identità. Senza questo passaggio non è possibile utilizzare Business Ads. 8) Posso eliminare un account Business Manager? Sì, è possibile, a patto di essere amministratori dello stesso. Per farlo è necessario essere all’interno dell’account Business Manager da eliminare, cliccare su “Informazioni business” nella colonna a sinistra e poi cliccare in alto a destra sulla voce “Elimina in modo permanente l’account Business Manager”. 9) E l’account pubblicitario si può eliminare? Sì, è possibile chiuderlo. Basta andare alla voce “Account pubblicitario” nella colonna a sinistra, cliccare i tre punti in alto e destra e scegliere la voce “Chiudi account”. 10) È possibile togliere un account pubblicitario una volta aggiunto ad un Business Manager? No. Ecco quindi che questo passaggio richiede estrema attenzione. I modi per aggiungere un Account pubblicitario, infatti, sono 3: creandolo direttamente all’interno del proprio Business Manager, aggiungendolo al proprio BM oppure richiedendone l’accesso. Solo nel caso in cui si richieda l’accesso ad un account pubblicitario già esistente è poi possibile rimuoverlo dal proprio Business Manager, mentre negli altri casi non è possibile “sganciare” l’account pubblicitario dall’account BM a cui è stato associato. 11) È possibile creare un account pubblicitario indipendentemente da qualsiasi Business Manager? Ni. Quando ci si iscrive a Facebook, ci viene assegnato per impostazione predefinita un account pubblicitario, dotato di ID. Tuttavia, per fare pubblicità con Gestione inserzioni, bisogna disporre di una Pagina Facebook o avere un ruolo da amministratore, editor o inserzionista nella pagina di qualcun altro, oltre che aver configurato un metodo di pagamento valido. Se invece già si possiede un account pubblicitario, ma si vuole crearne uno nuovo, bisogna disporre di un account Business Manager (per – come già detto – creare un account pubblicitario nuovo, aggiungerlo o richiederne l’accesso). 12) Se ho aggiunto per errore una pagina Facebook nel mio Business Manager, che faccio? Puoi sempre eliminarla. A differenza degli account pubblicitari, le pagine Facebook si possono “sganciare” facilmente dal BM e associare eventualmente ad altri. 13) Posso togliermi dal ruolo di amministratore del Business Manager? Sì. Puoi rimuoverti autonomamente o chiedere ad un altro amministratore di farlo. Ovviamente tieni presente che potresti essere rimosso da qualunque amministratore in qualsiasi momento, ragione per cui gli amministratori è bene che siano sempre persone fidate e/o professionisti seri. Hai altri dubbi? Non esitare a scriverci sui social o all’indirizzo info@officina38.com per sapere di più su come possiamo aiutarti!
Come realizzare il video di un evento? La nostra esperienza

[6′ di lettura] Come realizzare il video di un evento? Qual è la chiave per produrre in poco tempo contenuti foto e video professionali nel corso di un happening importante? Eventi aziendali, convention, iniziative di lancio di un brand o di un prodotto, gare sportive sono momenti da documentare e raccontare. Sul web, sui social, in conferenza stampa. Per valorizzarli al meglio occorrono professionalità, esperienza, attrezzature adatte e un coordinamento perfetto. In questo articolo vi raccontiamo come Officina38 lavora per realizzare al meglio le riprese foto e video di un evento. E di come ci organizziamo per consegnare in poco tempo contenuti di alta qualità, capaci di soddisfare anche i brand più esigenti. Il tutto destreggiandoci fra meteo imprevedibili, VIP super richiesti e gli eventuali imprevisti del caso, con un mix di adrenalina, nervi saldi e buon umore. Buona lettura! Pre-produzione: giocare d’anticipo Ferrari Car Launch, Round One, Golden Boy, Omega Speedmaster sono solo alcuni dei grandi eventi di cui abbiamo seguito la copertura foto e video. Cosa ci dice l’esperienza? Che la partita più importante si gioca d’anticipo. Preparare l’evento significa prevedere con estrema precisione cosa succederà, quando, dove, come e chi dovrà essere coinvolto in ogni istante. Lavoriamo con gli organizzatori per creare una scaletta accurata e condivisa. La fase preparatoria è inoltre fondamentale per capire quali attrezzature e competenze sono necessarie per realizzare i contenuti richiesti, nei tempi concordati. Questa è la base per organizzare le squadre e coordinare i flussi di lavoro. Ogni squadra avrà specifici compiti e deadline, prima durante e dopo l’evento, e ciascuno saprà a chi rivolgersi per ogni evenienza. Tutto l’evento minuto per minuto: la scaletta Dal punto di vista organizzativo, gli eventi che seguiamo vanno trattati quasi come una diretta: ogni minuto è fondamentale. In questi happening, infatti, i momenti clou possono durare pochi istanti. E noi non possiamo perdere nulla di quei momenti: il discorso del/la CEO, la presentazione del prodotto, il passaggio di una celebrity. Per questo, sulla scaletta condivisa, il timing è scandito ai 5 minuti se non addirittura al singolo minuto. Oltre alle attività di ripresa, in programma possono comparire anche alcune fasi preliminari di post produzione. È il caso degli eventi in cui ci viene richiesto di consegnare in giornata i primi contenuti pronti alla diffusione. La crew vedrà allora coinvolti editor e assistenti dedicati, in modo che durante l’evento produzione e post produzione viaggino in parallelo. Benvenuti a bordo! Coinvolgere la crew prima dell’evento Se redigere una buona scaletta è determinante, condividerla lo è ancora di più. Il briefing del team di produzione prima dell’evento va curato con grande attenzione. Sarà fondamentale, infatti, che ciascuno si trovi sempre nel posto giusto al momento giusto. Che sappia esattamente cosa fare, a chi fare riferimento e che sia pronto in caso di cambi di programma. La crew avrà un dress code chiaramente riconoscibile, perché deve accedere liberamente a tutte le aree in cui è previsto il suo lavoro. Dovrà muoversi agilmente, rapidamente, senza intoppi. A questo scopo si fa un giro della venue prima dell’evento e ogni persona viene dotata di tutti i pass del caso. I ruoli nella crew Ma chi fa parte del team di produzione audiovisiva in un evento? Ecco i ruoli principali della crew: Producer: si relaziona con il cliente e con gli organizzatori dell’evento, inclusi i tecnici. È il punto di contatto, con una visione d’insieme su tutta l’attività di produzione. Va avvisato immediatamente in ogni momento cruciale. Assistente di produzione: monitora l’operatività, recepisce problematiche ed esigenze da parte del team e si interfaccia con il Producer. Fotografi e videomaker: si occupano delle riprese, ciascuno con attrezzatura, un punto di vista e un ruolo specifico nella produzione di contenuti statici o dinamici. Chi si occupa dei video destinati ai social, ad esempio, è generalmente attrezzato e organizzato diversamente rispetto a chi fa riprese per un video istituzionale. Editor: si apposta generalmente in un luogo più tranquillo e cura la post produzione video in tempo reale (o quasi), con il materiale che riceve dagli assistenti camera. Assistenti camera: hanno solitamente un ruolo logistico di contatto fra cameramen ed editor. Trasportano schede di memoria piene e vuote e, in alcuni casi, scaricano il girato per passarlo all’editor. Assistenti fotografi: fanno una prima, rapida post produzione delle fotografie. Questo permette di presentare gli scatti immediatamente al cliente, ai fini di una prima scrematura. Su questa selezione si farà una post produzione più approfondita, all’occorrenza anche il giorno stesso dell’evento. Dronista: un operatore autorizzato ed esperto è necessario in caso di uso di droni. Elettricisti e macchinisti: nel corso degli eventi più complessi può essere utile un supporto tecnico interno alla crew. Elettricisti e macchinisti possono dedicarsi anche in modo esclusivo ad allestimenti specifici, come i set per le interviste alle celebrities. Armiamoci e partiamo: attrezzatura e logistica Uno degli aspetti più importanti da analizzare per attrezzarsi correttamente è il fattore luce. Come sarà illuminata la venue? Luce naturale o artificiale possono avere innumerevoli declinazioni e questo incide sul tipo di camere da utilizzare. Un sopralluogo della location viene fatto con quanto più anticipo possibile per impostare il light design, così come per organizzare la logistica. Dove accadranno i fatti da riprendere? Dove passeranno le celebrities? Quali spazi occuperanno gli invitati, quanto saranno affollati, quali saranno percorribili e quali si possono occupare senza intralciare? Queste informazioni sono necessarie per organizzare la dislocazione del team e i suoi movimenti. A seconda delle necessità, il team di produzione può risultare più o meno “ingombrante”. I videomaker dedicati ai social sono solitamente quelli che si muovono più agilmente, senza cavalletto, per realizzare riprese dinamiche. Cameramen e fotografi potrebbero aver bisogno di una postazione fissa e il più possibile “protetta”. Se si prevedono scatti o interviste dei VIP, poi, si può prevedere l’allestimento di un set dedicato, che sarà dotato di luci, sfondi e tutto il necessario. In caso sia previsto un drone, nel rispetto delle regole di sicurezza previste dall’Ente Nazionale Aviazione Civile, si può realizzare una ripresa
LinkedIn: personal branding e CEO branding

[7′ di lettura] Personal branding e CEO branding su Linkedin: quanto ne sai? Con 1 miliardo di utenti nel mondo – di cui 16 milioni in Italia – LinkedIn è per antonomasia il social network delle relazioni professionali. E se 58 milioni di imprese hanno una pagina aziendale, la loro presenza sulla piattaforma è in realtà molto più ampia e sfaccettata. Merito del cosiddetto “CEO branding”, la strategia attivata da AD e manager che scendono in campo per comunicare direttamente attraverso i rispettivi profili personali. Una scelta incentivata dalle logiche stesse di LinkedIn, così come dai trend del marketing e della comunicazione in generale. Del resto, se i brand cercano da tempo di raccontarsi come persone, non sorprende che le persone “vere” possano raccontare i brand in modo efficace. E in molti casi vincente. E allora, come curare la comunicazione del proprio profilo LinkedIn? Come raccontare il nostro lavoro in modo efficace e strategico – anche per la nostra azienda – senza per questo rinunciare a esprimere la nostra personalità? Ne parliamo in questo blog post attingendo alla nostra esperienza diretta. Perché Officina38 supporta gli imprenditori anche in questo frangente! LinkedIn: perché dovresti esserci Anche in caso siate “poco social”, LinkedIn è un canale che potreste prendere in considerazione. Perché come dicevamo è uno strumento di comunicazione strettamente professionale. Niente gattini e buongiornissimi, insomma… che a dire il vero si possono evitare anche sugli altri social, ma questa è un’altra storia. A cosa serve LinkedIn? Ecco i principali usi che possono farne professionisti e aziende: fare networking mirato seguire i trend del proprio settore tenere d’occhio i competitor rafforzare la propria brand identity farsi conoscere (brand awareness & positioning) rafforzare il proprio posizionamento su Google valorizzare e raccontare la propria esperienza costruire reputazione e credibilità professionale trovare nuovi clienti / fornitori / investitori attrarre e fidelizzare talenti Come utilizzare LinkedIn per goderne i vantaggi Che si punti sulla pagina aziendale, sul profilo personale o su entrambi, per godere delle opportunità offerte da LinkedIn sarà necessario utilizzarlo con approccio professionale. Le buone prassi: avere un profilo completo e curato in ogni sua parte utilizzare foto e video di qualità professionale scrivere testi efficaci e orientati all’obiettivo pubblicare contenuti con continuità alimentare la propria rete di contatti leggere il feed con continuità seguire i Gruppi LinkedIn del settore seguire e partecipare attivamente ai dibattiti di interesse A queste si aggiungono alcune accortezze tecniche, come l’impostazione delle opzioni di visibilità in base ai propri obiettivi o la scelta della modalità Content creator. Anche monitorare le nuove funzionalità offerte dalla piattaforma e i suoi trend sarà utile per non restare indietro. Utilizzare LinkedIn in modo “fruttuoso” richiede quindi tempo, continuità e competenze specifiche. Per questo molte società si affidano a professionisti (come noi) per progettare e implementare la strategia di comunicazione della pagina LinkedIn aziendale. E sempre più spesso chiedono di supportare anche l’AD (o altre figure executive) nella cura dei rispettivi profili LinkedIn personali. LinkedIn, personal branding e CEO branding Sempre più professionisti e manager partecipano attivamente al mondo di LinkedIn, anche esponendo la propria immagine personale. Quando qualcuno sceglie questa strada soprattutto per farsi portavoce dei valori e dei successi della propria azienda, allora si parla di “CEO branding”. E che siano effettivamente CEO o persone con altri ruoli di responsabilità, questa scelta personale è chiaramente preziosa per il brand. Vediamo perché funziona. Comunicare attraverso un profilo personale permette innanzitutto di adottare un tono di voce maggiormente informale e diretto. Quando si esprimono opinioni e valutazioni, lo si fa “mettendoci la faccia”, e questo ha un valore importante in termini di credibilità. Intervenire in un dibattito a titolo individuale permette di costruire relazioni di stima personale che giovano all’immagine della propria azienda. Non solo: queste relazioni professionali possono spostarsi dall’online all’offline, trasformandosi in opportunità di collaborazione preziose tanto per le persone coinvolte quanto per le rispettive aziende. Altri vantaggi del personal branding su LinkedIn Sul piano pratico, ci sono anche vantaggi ancora più immediati e “terra a terra”. Uno è legato agli algoritmi, che generalmente favoriscono le visualizzazioni dei post pubblicati sui profili personali, specialmente su quelli più attivi. L’altro è legato alla natura umana. Pensate alla rete di contatti che avete costruito negli anni attraverso quel mix unico di esperienze personali e professionali che è la vostra vita. Pensate a quanti di loro potrebbero essere anche solo potenzialmente stakeholder per la vostra azienda. E ora chiedetevi: quanti fra loro seguono gli account istituzionali del vostro brand, e quanti vi seguono sui vostri social personali? E anche se foste persone “poco social”, quanti dei vostri conoscenti risponderebbero negativamente a una richiesta di collegamento personale via LinkedIn? Ecco perché le persone sono uno dei canali di comunicazione più preziosi per un’azienda. Curare la pagina LinkedIn aziendale è fondamentale, ma avere persone che avvalorano la comunicazione del brand mettendoci la faccia è altrettanto strategico. Se poi l’azienda è vostra, esporvi personalmente potrebbe essere ancora più naturale ed efficace. CEO branding e pagina aziendale: di cosa parlare su LinkedIn? Se pubblicare contenuti con frequenza e costanza è una condizione necessaria, pianificare lo sarà ancora di più. Certo, anche l’instant marketing ha il suo valore. Occorre seguire i trend del settore in cui si opera e saper intervenire con prontezza sui temi più dibattuti del momento. Per tutto il resto c’è il piano editoriale. Sulla pagina LinkedIn aziendale troveranno spazio i focus sui valori del brand, la presentazione dei lavori più importanti, la dotazione tecnologica. Ci saranno contenuti dedicati alle competenze interne, allo staff, alla capacità di innovazione. Si farà recruiting. Si terrà traccia degli eventi istituzionali con relative menzioni e ringraziamenti. E sul profilo personale? Chi ha un ruolo in azienda può raccontare tutto questo attraverso un punto di vista e un tono di voce differenti. Magari andando un po’ oltre la semplice condivisione dei post aziendali. Può portare una testimonianza diretta, raccontare come e perché un lavoro, un incontro, un cliente hanno portato valore al suo percorso professionale. Può soffermarsi più a lungo
DaVinci Resolve: il parere degli esperti

[6’ di lettura] Non solo una mente brillante e rivoluzionaria del Rinascimento: DaVinci è anche un software per il color grading, il video editing, la correzione colore, gli effetti visivi e la post-produzione audio, firmato BlackMagic Design. È da molto tempo che si sente parlare di questo programma come di una valido strumento, al pari di altri software di video editing diffusi e utilizzati quotidianamente da tanti professionisti del settore, come Premiere Pro di Adobe e Final Cut Pro di Apple. Infatti, DaVinci Resolve non solo viene utilizzato per editare film di Hollywood ma, da maggio 2023, si è anche guadagnato il primato tra i software per il montaggio NLE (non linear editing)! Ecco perché abbiamo deciso di approfondire l’argomento. Quali sono le caratteristiche principali di DaVinci Resolve? Che cosa lo differenzia dai suoi concorrenti? In definitiva: quale software scegliere e perché? Scopriamolo insieme! Tutto il necessario in un solo programma! Innanzitutto, DaVinci Resolve Studio è l’unica soluzione al mondo ad offrire montaggio, correzione colore, effetti visivi, grafica in movimento e post produzione audio in un’unica suite. Il programma si presenta con un’interfaccia utente (UI) divisa nelle seguenti aree: Media permette l’organizzazione di clip video, tracce audio, immagini e di tutto ciò che serve per creare il prodotto finale; Cut è progettata per l’editing rapido; Edit è uno spazio di montaggio più standard, con l’accesso a transizioni ed effetti; Fusion è dedicato agli effetti visivi e alle grafiche animate; Color è perfetta per l’ottimizzazione video, il color grading e l’applicazione di altri effetti; Fairlight è un potente suite di post-produzione audio in cui registrare, modificare, mixare e masterizzare colonne sonore e molto altro ancora; Deliver è la pagina di consegna, quella in cui esportate i progetti completati. Grazie a questa interfaccia, il lavoro risulta facilitato, consentendo di procedere in modo spedito e ordinato, senza distrazioni o momenti di smarrimento e, soprattutto, senza la necessità di aprire un altro programma. Ad esempio, chi utilizza il pacchetto Adobe è costretto a passare da Premiere, per il montaggio, a After Effects, per gli effetti speciali. Due software differenti che, pur dialogando perfettamente tra loro, richiedono all’utente di “uscire e rientrare”. Risulta quindi evidente il primo aspetto che BlackMagic ha puntato a migliorare, almeno in termini di comodità d’utilizzo, rispetto alla concorrenza. La competitività DaVinci Resolve è disponibile in due versioni, gratuita e Studio. Va detto che già la versione free è piuttosto completa. La seconda, che costa circa 300$, dà accesso ad effetti e funzionalità avanzate tra cui – ad esempio – una funzione ‘noise reduction’ decisamente più completa rispetto a quella di base della versione gratuita. Inoltre, non ci sono pagamenti mensili o abbonamenti: il software si paga una volta sola, lo si può installare su un massimo di due computer usando una chiave di licenza, e il prezzo copre anche le versioni successive. Ciò significa che quando arriva una nuova versione di DaVinci la si può scaricare ed installare senza pagare ulteriormente. La possibilità di utilizzare una versione free ricca di funzioni quasi del tutto impensabili per gli altri software gratuiti rende DaVinci funzionale per chi: lo utilizza da autodidatta si affaccia per la prima volta al mondo della post-produzione non è ancora deciso/a a fare un investimento economico (per quanto contenuto) Del resto, gli stessi utenti saranno incentivati all’acquisto della versione Studio una volta che diverrà per loro possibile e/o necessario. Infine, non dimentichiamo la scaltra strategia di marketing e fidelizzazione messa in atto da BlackMagic: infatti, chiunque acquisti un qualsiasi prodotto della casa, riceve automaticamente in regalo due licenze per DaVinci Resolve Studio. Quale miglior incentivo, se non un regalo, per iniziare ad utilizzare un software professionale e prestante? DaVinci: color grading first! Dando per scontato che i nostri lettori sappiano cos’è il color grading (ma qualora ci sbagliassimo, dont’ panic: potete facilmente rimediare cliccando qui), passiamo all’analisi dei punti di forza di DaVinci Resolve anche in questo settore. Partiamo col dire che il software di cui parliamo è nato proprio per fare color grading. E, per diverso tempo, non è stato possibile usarlo per fare nient’altro (come montare video o audio). Come afferma la stessa BlackMagic, la pagina Color di DaVinci Resolve è ad oggi lo strumento di correzione del colore più avanzato, usato infatti per il colore e il finishing di film hollywoodiani e di numerosi programmi televisivi. Qualche esempio? Men In Black: International The Hunt Dora e la città perduta Rocketman Black Widow Crudelia The Protégé The Green Knight Ma come mai questo stacco rispetto alla concorrenza? Sostanzialmente perché il programma “ragiona” in modo diverso dai suoi concorrenti, ovvero non per sovrapposizione di livelli (i cosiddetti layers) ma con algoritmi (anche detti “nodi”) che modificano i metadati dell’immagine. Ciò significa che non viene “aggiunto” nulla all’immagine, bensì questa viene a tutti gli effetti modificata. Un plus vincente: DaVinci è anche per tablet Ottimizzando il software per il tablet, DaVinci ha colmato per prima un vuoto significativo nel settore dell’editing video. Infatti, se Adobe non offre una versione mobile di Premiere, Apple ha lanciato Final Cut Pro per iPad solo recentemente, ma senza le stesse funzioni. BlackMagic ha invece soddisfatto molti utenti rendendo disponibili su iPad quasi tutte le funzioni della versione desktop. Anche gli strumenti per la color correction sono accessibili con le dita, con una precisione sorprendente su elementi piccoli come i “nodi”. Esistono comunque alcuni limiti rispetto alla versione desktop. Innanzi tutto, su iPad gli unici formati di file utilizzabili sono ProRes, H264, H265 e Black Magic RAW. Su tablet sparisce la barra degli strumenti nella parte superiore dello schermo e non è possibile utilizzare il tasto destro. Infine, per garantire l’effettiva fruibilità di ogni step di lavoro, la suite Resolve si riduce alle pagine Cut e Color. Si tratta in ogni caso di adattamenti vincenti, ai quali è facile e intuitivo adattarsi, senza perdere in funzionalità. Quindi, quale software scegliere? Sebbene DaVinci offra una grande quantità di vantaggi, molti professionisti utilizzano (ancora?) altri programmi, primo tra tutti Premiere Pro di Adobe. Premiere è infatti uno dei programmi di video editing più completi e prestanti, con molti anni di sviluppo e