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Virtual set: la nuova frontiera della produzione video

Virtual set

Virtual set: vi raccontiamo la nostra esperienza di produzione video adv in uno studio virtuale fra i più grandi in Europa. [5’ di lettura] La nostra esperienza con il virtual set  2.000 metri cubi di immagini ed emozioni, 512 metri quadrati di led, 23 paranchi motorizzati per luci sospese e capriate. È l’affascinante contesto del virtual studio in cui abbiamo lavorato nell’ambito di una produzione adv per un importante brand internazionale. Inaugurati a Torino nel 2023, i Prodea Led Studios sono il primo virtual set interamente sviluppato in Italia. Ad oggi i loro LEDwall vantano la risoluzione più alta in Europa e un “pixel pitch” fra i più definiti al mondo. La produzione che ci ha portati su questo speciale teatro di posa, del resto, aveva numeri altrettanto importanti. Un grande brand, numerosi soggetti coinvolti, staff internazionale, una troupe di 60 persone e le tecnologie di ripresa più avanzate. Ci siamo occupati del service per la realizzazione di uno spot che andrà on air in tutto il globo. E qui vi accompagniamo alla scoperta della virtual production. Cos’è un virtual set? Il virtual set, o virtual studio, è un ambiente dotato di grandi fondali LED dinamici che creano l’illusione di trovarsi in uno spazio creato artificialmente. Un deserto, un grande parco, un paesaggio lunare, una città trafficata: qualsiasi luogo può essere ricreato per effettuare riprese sorprendenti, senza muoversi dal set. Superando – almeno per alcuni aspetti – le potenzialità del green screen, la produzione virtuale ci riporta quindi al teatro di posa. Attori e troupe tornano a vedere in tempo reale il mondo in cui si muovono virtualmente, con la sua atmosfera e i suoi colori. Ma con enormi differenze rispetto al passato, tanto per la qualità delle immagini, quanto per il modo in cui queste sono gestite. Sul set virtuale lo sfondo, un enorme LEDwall semicircolare, si muove in tempo reale secondo precisi calcoli continui in funzione dei movimenti delle camere. L’immagine cambia anche in funzione delle lenti e di tutte le caratteristiche delle camere che riprendono in quel momento. Così, grazie alle più innovative tecnologie 3D a livello hardware e software, l’immagine in movimento risulterà a video incredibilmente realistica. Quali sono i vantaggi della virtual production? I vantaggi più evidenti della produzione video in un virtual studio sono legati al tempo e allo spazio delle riprese. Come primo vantaggio, un film o uno spot ambientato in diversi luoghi molto distanti fra loro può essere girato interamente senza muoversi dal set. Questo comporta un grande risparmio in termini di tempistiche e di costi per lo spostamento della troupe e del cast. L’altro beneficio evidente riguarda la gestione della luce, delle condizioni meteo e di tutte le variabili legate alle riprese in ambienti reali. Sul virtual set, ad esempio, un tramonto può durare tutta la giornata. Non ci sono strade da bloccare né eventi meteorologici vincolanti. Lo spot di una collezione moda estiva può essere più facilmente girato in pieno inverno. Se produzione e regia hanno maggiore controllo su molti aspetti cruciali, anche gli attori possono per certi aspetti beneficiare di un set virtuale. È il caso delle scene al volante di un’auto: immersi in un ambiente totalmente realistico, senza bisogno di guidare realmente, possono concentrarsi al 100% sull’interpretazione. Un ulteriore vantaggio sono le opportunità che si aprono alla creazione di mondi futuristici e di fantasia. Nonché la possibilità di girare in ambienti come Marte, qualsiasi pianeta o lo spazio stesso. Quando non ha senso utilizzare un virtual set? Naturalmente, la produzione virtuale comporta costi significativi, che vanno ponderati rispetto a quelli di una produzione in ambiente reale. Se le location scelte non sono molto distanti fra loro e non presentano particolari problematiche a livello meteo o logistico probabilmente converrà il set reale. Altri fattori da tenere in conto sono il tempo a disposizione per la pre-produzione e la libertà di improvvisare alcune scelte sul set. I fondali virtuali e dinamici vengono infatti disegnati accuratamente in anticipo, per cui cambiare location all’ultimo potrebbe risultare ben più problematico, lungo e costoso. Inoltre il set virtuale non consente qualunque tipo di interazione con gli spazi da parte degli attori. Come cambia la produzione video se si usa un virtual studio? Se da un lato non occorre il tempo di spostamento per raggiungere diverse location, dall’altro è necessario il tempo di preparazione degli ambienti virtuali. In questa fase sono coinvolte figure professionali specifiche, come i 3D artist che disegnano gli sfondi. Il reparto tecnico della troupe deve essere specializzato ed è parte integrante del teatro di posa ospitante. D’altra parte, anche la regia e il direttore della fotografia devono conoscere le peculiarità tecniche della produzione virtuale. Ci sono infatti differenze tecniche nella gestione delle luci e degli spazi. Le riprese in motion control Come dicevamo, la nostra esperienza sul set virtuale è legata a una produzione adv per un grande brand internazionale. Si è optato quindi per l’uso delle tecnologie più avanzate sotto tutti gli aspetti. Per le riprese abbiamo impiegato il motion control di Bolt, che permette di governare automaticamente il movimento del braccio che muove la camera. Il motion control è normalmente utilizzato per creare riprese ad effetto in table top in ambito food. In quel caso, solitamente, il braccio meccanico effettua movimenti velocissimi, che nel video finale vedremo in slow motion. Sul virtual set abbiamo adottato questa tecnologia perché permette un altissimo livello di controllo. In motion control, infatti, la ripresa può essere effettuata anche più volte eseguendo con assoluta precisione lo spostamento secondo la traiettoria e la velocità desiderate.  Vuoi produrre un video per il tuo brand o per un tuo cliente? Siamo pronti a lavorare per le produzioni tecnologicamente più avanzate, ma questo non ci impedisce di amare il set (reale) in ogni sua forma. Dai un’occhiata a una selezione dei nostri lavori e contattaci se vuoi saperne di più!

AI, Cinema e Pubblicità

AI, Cinema e Pubblicità: quale rapporto le lega? Possibile che l’immaginario fantascientifico abbia influenzato la ricerca tecnologica degli ultimi decenni, oppure la fiction ha avuto una straordinaria capacità visionaria? E ancora: come cambia il lavoro creativo di chi fa storytelling, comunicazione, pubblicità? Quali scenari per il prossimo futuro? Ne abbiamo parlato mercoledì 10 maggio in Officina38 nel corso di un evento che abbiamo organizzato nell’ambito dei Torino Digital Days 2023, in collaborazione con Tandù. Hanno risposto alle nostre domande Anna Frandino (Founder & Producer di Officina38), Stefano Sgambati (Frontend Developer @Tandù ed esperto di cinema) e Greg Ferro (Film Director e Creative Director di Glue). La tavola rotonda è stata moderata dalla nostra Alice Malaspina (team Comunicazione di Officina38). Uno scatto dell’evento nella sede di Officina38 Cinema e Intelligenza Artificiale, ieri e oggi La fantascienza è un genere letterario e cinematografico spiccatamente di speculazione, riflessione, idee, ipotesi, per comprendere la natura umana (Luigi Petruzzelli, direttore della casa editrice di fantascienza “Edizioni della Vigna”).  È possibile che gli scenari ideati per decenni dalla fiction si siano insinuati nella mente di scienziati e ricercatori al punto da incidere sugli effettivi sviluppi tecnologici a cui stiamo assistendo?  “Chiaramente è difficile stabilirlo, penso però – interviene Stefano Sgambati – che il cinema abbia in qualche modo fuorviato il pensiero collettivo rispetto alla tecnologia e al suo potenziale sviluppo. Ambientazioni noir, futuri distopici, gravi minacce per l’umanità e la sua stessa sopravvivenza sono un grande classico della fantascienza.  In ogni caso, quel che è certo è che il concetto di Intelligenza Artificiale affascina e interroga l’essere umano fin da tempi non sospetti. Molto prima di film come Ex machina (2015), il cui protagonista usa il Test di Turing per sondare l’intelligenza e l’eventuale coscienza di un umanoide, ci sono grandi successi, come Blade Runner o Terminator, che già negli anni ‘80 pongono questioni filosofiche importanti rispetto al rapporto fra uomo e macchina e alla possibilità di distinguere l’uno dall’altra. Del resto in quel periodo anche i videogame, da Space Invaders in poi, hanno iniziato a utilizzare algoritmi che permettono al giocatore di sfidare la macchina al pari di quanto prima si poteva fare solo con altri giocatori umani. Guardando alla realtà di oggi – prosegue Stefano – credo che certe questioni sollevate dalla letteratura e dal cinema fantascientifico si affaccino sul lato meno pericoloso della questione. Ci sono altri aspetti importanti della nostra quotidianità da tenere in considerazione,  come la credibilità delle fonti di informazione: se attualmente tendiamo a fidarci dei motori di ricerca, verosimilmente ci fideremo ancor di più delle risposte fornite da un sistema che ribatte in modo sensato e articolato a qualsiasi domanda. Questo è un problema, perché i chatbot basati su machine learning e GPT non dicono necessariamente la verità. O ancora: quali relazioni instaureremo con le macchine, e come impatterà questo aspetto sulle nostre vite? Suona ancora tanto improbabile la vicenda di Her, film del 2013 in cui un solitario Joaquin Phoenix si innamora di Samantha, un’interfaccia AI, per poi diventarne irrimediabilmente geloso, scoprendo che lei interagisce con altri 8.316 utenti?”   AI e professioni creative: quali vantaggi? Al di là delle questioni di natura più prettamente filosofica e sociale, molte persone oggi vedono nell’Intelligenza Artificiale una grande opportunità al servizio di molte professioni, ad esempio nel mondo della creatività. Quali?  “Osservando le prime sperimentazioni di video commercial realizzati con l’AI – commenta Anna Frandino – si potrebbe sottovalutare il potenziale di sviluppo per il nostro settore. Ma se consideriamo che già oggi, in 3 ore, una persona può realizzare un prodotto audiovisivo che prima richiedeva diverse giornate di lavoro, attrezzature e competenze, e se aggiungiamo la rapidità con cui la tecnologia si sta evolvendo, allora la prospettiva cambia totalmente. Fra pochi mesi avremo a disposizione software che ci permetteranno di produrre video di qualità, con un abbattimento di costi e tempi sorprendente. È quanto è sempre accaduto con la tecnologia – pensiamo a cosa può fare oggi un videomaker da solo, senza una casa di produzione alle spalle, rispetto a 20 anni fa – ma con un’evoluzione sempre più rapida e sorprendente.  Vedo in questo un grande potenziale che si apre – prosegue Anna – anche se non esente da rischi. Quello della svalorizzazione dei contenuti, ad esempio: se ci vuole poco tempo a farlo, allora vale poco? D’altra parte, l’AI potrebbe contribuire ad alzare il livello qualitativo medio dei contenuti che circolano (online, sui social) e questo mi pare positivo. Con un abbassamento dei costi di produzione e una maggiore sensibilità diffusa rispetto alla qualità dei contenuti, l’unica cosa che avrà davvero valore sarà l’idea iniziale e, con essa, la capacità di interagire al meglio con l’AI per svilupparla. Questa è la sfida che vedo per il prossimo futuro, per chi fa il nostro mestiere, e la trovo affascinante”. “Io sono positivo – interviene Greg Ferro – sulle potenzialità incredibili che l’Intelligenza Artificiale riserva a chi fa il nostro mestiere. Certo, la condizione imprescindibile è la nostra capacità di rinnovarci. Dobbiamo acquisire skill che fra breve saranno semplicemente indispensabili per continuare a lavorare. Dobbiamo farlo subito, e in ottica di apprendimento continuo, perché ormai poche settimane sono sufficienti per assistere a cambiamenti radicali. Bisogna anche attrezzarsi su vari fronti e tutelarsi: penso ad esempio alla startup che utilizza l’AI per riconoscere i testi generati da AI, e alla sua utilità in ambito scolastico o universitario. Dobbiamo anticipare l’evoluzione, più che starle dietro, ricordando che, a queste condizioni, l’elemento umano resterà utile e continuerà a fare la differenza.” Un’immagine creata da Officina38 con Midjourney 2032, il futuro che ci aspetta Nel 1948 George Orwell immagina il 1984 come un futuro distopico in cui, attraverso l’uso di speciali teleschermi, un governo totalitario controlla ogni istante della vita di ciascuno. Non a caso, il 1984 è l’anno in cui Apple annuncia il lancio del Macintosh con uno spot tv ormai passato alla storia. Una narrazione dell’eroe in cui la novità di Apple – il 1° personal computer, la tecnologia che si

Video produzioni sostenibili: è possibile?

Qual è la ricetta per una video produzione sostenibile? Vi siete mai chiesti quanta energia è necessaria per fare cinema o per realizzare un video? Noi di Officina38, operando nel settore da tempo, ce lo siamo chiesti qualche anno fa. La risposta? Tanta energia! Sebbene oggi si usino tutte le tecnologie disponibili a basso impatto energetico, come le luci a led, che permettono una significativa riduzione dei consumi pur mantenendo un’alta qualità della luce, l’energia che occorre sul set non è poca. Questa serve principalmente per l’illuminazione del set, per ricaricare le batterie di fotocamere e videocamere, oltre che per tutto il lavoro di post-produzione di questi contenuti. Ma non solo! La vita sul set, in realtà, contempla diverse fasi e azioni, per molte delle quali è possibile adottare comportamenti eticamente sostenibili. Ecco perché abbiamo deciso di condividere con voi alcune accortezze che adottiamo per dare vita a produzioni il più green possibile, per ridurre il nostro impatto sull’ambiente. Partendo dall’ovvio presupposto che ciascuno di noi, nel suo piccolo, dovrebbe adottare comportamenti amici dell’ambiente, è chiaro che il discorso si amplia (e si complica) nel caso in cui si parli di impresa e lavoro, come nel caso di una produzione video. In tal senso, non possiamo non menzionare EcoMuvi, il primo disciplinare internazionale per la sostenibilità sul set di cinema ed audiovisivi. Creato nel 2014, EcoMuvi è stato elaborato dalla casa di produzione Tempesta con uno studio che ha coinvolto esperti di sostenibilità ambientale e alcuni tra i migliori professionisti del cinema e dell’audiovisivo, portando alla realizzazione di film come Lazzaro Felice di Alice Rohrwacher e Ariaferma di Leonardo Di Costanzo. Esattamente come avviene a livello cinematografico, anche per le produzioni più piccole è possibile attuare comportamenti eticamente sostenibili, senza per questo incappare in costi aggiuntivi. In veste di casa di produzione, Officina38 ha spesso la responsabilità di trovare la soluzione migliore per risolvere numerose sfide, dai cestini per il pranzo destinati al team presente sul set, passando per aspetti più tecnici, come la previsioni di allestimenti o oggetti di scena particolari, sino ad aspetti logistici come alloggi e spostamenti. Quali sono, quindi, le accortezze che possiamo adottare in fase di pre-produzione? Partendo dal presupposto che l’intento è sempre quello di evitare uno spreco di risorse, le accortezze da avere per dare vita ad una  video produzione green sono molte. Ad esempio, è possibile optare per cestini per il pranzo contenenti alimenti provenienti da coltivazioni e allevamenti biologici, puntare su servizi di catering a km zero, preferire l’utilizzo di bottiglie di vetro o borracce riutilizzabili (tra l’altro, se brandizzate, sono un ottimo gadget da lasciare a collaboratori e clienti 😉) e prediligere sempre – qualora necessari – posate e piatti di carta, 100% riciclabili. Inoltre, è importante fare una valutazione attenta dei mezzi di trasporto necessari per gli spostamenti. Nel 99% dei casi, infatti, è inevitabile l’impiego di almeno un furgone: l’attrezzatura è quasi sempre molto ingombrante ed estremamente delicata. Tuttavia, per ottimizzare questo inevitabile costo, un buon metodo è quello di farlo guidare ad una persona del team e, in base al numero di posti a sedere, raggiungere la portata totale di passeggeri, evitando così di impiegare altri mezzi, come automobili private, e raggiungendo tutti insieme la location in cui avranno luogo le riprese. Analogamente, sarebbe bene organizzare anche gli spostamenti di tutte le altre figure presenti sul set, come il make-up & hair stylist, l’aiuto camera, il runner ecc., i quali non necessariamente proverranno dalla stessa città. Insomma, in base alle esigenze specifiche del set e – di conseguenza – al numero di persone coinvolte, è buona regola rendere il più green possibile gli spostamenti di tutti, magari optando per soluzioni meno inquinanti come il treno o la bicicletta… in base alle distanze, si capisce! Inoltre, è bene studiare con attenzione anche la scelta degli alloggi: più le persone sono vicine al luogo delle riprese, più è facile che molte di loro scelgano di muoversi a piedi, con servizi di bike-sharing o con i mezzi pubblici. Infine, poiché è necessario comunicare con i diversi professionisti coinvolti nelle riprese, una buona regola può essere quella di prediligere forme di comunicazione digitale, evitando la carta stampata. Questa affermazione, che può apparire ovvia, in realtà non lo è: infatti, sui set è prassi avere un ODG (Ordine Del Giorno), contenente tutte le indicazioni relative a tempistiche e necessità della giornata di lavoro. Ancora oggi, il responsabile di produzione può averne diverse copie su carta stampata, da distribuire agli interessati. Ma perché non optare per l’invio di una mail, in modo tale che queste preziose informazioni siano fruibili da cellulare, pc o tablet? Fermo restando che, qualora non si potesse fare a meno di stamparne alcune copie, sarebbe bene scegliere carta riciclata. E una volta sul set? Anche sul set continuano ad essere numerose le accortezze da avere per attuare un approccio lavorativo effettivamente green, sebbene tutto dovrebbe essere già stato predisposto in anticipo. Di fondamentale importanza è riporre attenzione ai rifiuti prodotti: questi devono necessariamente essere raccolti in contenitori diversi, a seconda delle regole del comune ospitante, in modo tale da poter essere correttamente smaltiti. Diversamente da così, è bene raccoglierli seguendo le regole del proprio comune, facendosi di conseguenza carico dello smaltimento degli stessi. Inoltre, poiché non è raro che sia necessario pulire o predisporre location e oggetti di scena coinvolti nelle riprese, è bene tenere conto che esistono prodotti per la pulizia che sono rispettosi dell’ambiente e ci permettono di limitare il nostro impatto su di esso. Alla fine del set… Alla fine del set, naturalmente, avremo materiali da smaltire, a partire da costumi e oggetti di scena sino agli allestimenti. Escludendo, ovviamente, quelle circostanze in cui si sceglie il noleggio, un’opzione è quella di conservarle, per poterle riutilizzare in futuro, oppure donarle, per permettere comunque che abbiano una seconda vita. Sostenere un mercato più etico, anche nel settore audiovisivo, è infatti dovere di tutti noi professionisti coinvolti. Infine, da casa di produzione, ci sentiamo di lanciare un’idea

Come le serie tv influenzano il marketing

he Queen’s Gambit, Game of Thrones, Stranger Things, Mad Men, La casa di carta, The Handmaid’s Tale. Chi di noi non ha sentito nominare queste serie tv almeno una volta? Chi di noi non ha almeno un amico che dedica intere nottate al binge watching? Queste sono ormai, a tutti gli effetti, un fenomeno culturale e letterario che investe diversi campi della nostra quotidianità diventando, spesso, vero e proprio elemento di aggregazione. In un mondo dominato dalle piattaforme streaming, non sorprende quindi che le serie tv abbiano superato la semplice definizione di prodotto di intrattenimento, per bussare alle porte del marketing. E non parliamo più di semplice product placement o brand integration! Ecco, quindi, qualche esempio di come abilità letteraria e marketing possano mescolarsi e collaborare generando trend e fenomeni di massa! Una delle serie più emblematiche da questo punto di vista è la recente The Queen’s Gambit (La regina degli scacchi) . La miniserie racconta l’ascesa e il successo di Beth Harmon, giovane scacchista tanto geniale quanto condannata ad una condizione di eterna orfana. È uscita su Netflix il 23 Ottobre 2020 e, da allora, si è aggiudicata il titolo di serie Netflix più vista al mondo con 62 milioni di spettatori nel giro di 28 giorni (sì, i numeri sono noiosi… ma in questo caso vale la pena citarli!). Al di là del successo di pubblico e di critica, però, a sconvolgere l’opinione pubblica è stato il fenomeno commerciale e sociale intorno al gioco degli scacchi che ne è conseguito. Nelle tre settimane successive al debutto, infatti, le vendite unitarie dei set di scacchi sono aumentate dell’87% negli Stati Uniti, mentre quelle dei libri sulle strategie scacchistiche sono aumentate del 603%. Senza contare le vendite dell’omonimo libro di Walter Tevis, pubblicato nel 1983, da cui la serie è tratta. Anche a voi, guardando questa serie, è venuto l’irrefrenabile desiderio di riprendere la vecchia scacchiera sepolta nell’armadio? The Queen’s Gambit, però, non è certo la prima serie ad aver oltrepassato lo schermo, generando un trend mondiale. Siamo nel luglio 2007 quando l’emittente statunitense AMC manda in onda il primo episodio di Mad Men. La serie racconta la vita dell’affascinante copywriter Don Draper, alle prese con le campagne pubblicitarie della Sterling & Cooper di Madison Avenue, in una tanto caotica quanto seducente New York degli anni ’60. Con i suoi personaggi estremamente accattivanti e il tanto variegato quanto elegante guardaroba (creato dalla costumista Janie Bryant) nel giro di sette stagioni Mad Men ha generato un diktat modaiolo. Non sorprende quindi che grandi firme come Prada, Banana Republic, Top Shop, Massimo Rebecchi e Jil Sander abbiano preso spunto dalla serie per creare le loro nuove collezioni. E ciò non è valso solo per il ritorno alla moda vintage anni ’60, per l’improvviso impennarsi della richiesta di un certo tipo di cocktail o per il valore iconico che le sigarette Lucky Strike hanno assunto sin dal primo episodio. Il personaggio di Don Draper ha costituito per il genere maschile un vero e proprio prototipo di uomo da emulare e a cui aspirare. Quando si parla di vintage non si può non citare la serie che sul Vintage Marketing Nostalgico ha basato il suo successo: Stranger Things. Serie tv icona della piattaforma streaming che l’ha creata, Stranger Things viene definita “ode alla cultura pop degli anni ’80”. Perché se è vero che ci siamo affezionati ai personaggi e che ci siamo fatti travolgere dalla trama avvincente e piena di colpi di scena, non possiamo nascondere di essere perdutamente innamorati dell’ambientazione, dello stile, delle musiche e delle numerose citazioni alla cultura cinematografica e letteraria che ha fatto da sfondo all’infanzia e all’adolescenza di molti di noi. Questo le aziende lo hanno capito bene e non si sono lasciate sfuggire l’occasione. Di solito si dice che le storie traggano ispirazione dalla realtà. Nel caso di Stranger Things, invece, possiamo affermare che il Sottosopra abbia letteralmente infestato la nostra quotidianità dandoci l’illusione di vivere nel mondo di Mike, Eleven, Will, Dustin e Lucas. McDonald, Coca Cola, Nike, Polaroid, sono solo alcune delle aziende che si sono adeguate a questo trend. E l’avventura non è ancora finita. Tocca solo tappezzare la parete dietro al divano di lettere e lucine colorate, in attesa della prossima stagione. Perché riprodurre i simboli delle nostre serie preferite ci fa sentire, in qualche modo, parte di esse. Sono stati proprio i simboli, infatti, a rendere La Casa de Papel (La casa di carta) un fenomeno globale. Il tentativo del Professore e della sua squadra di rapinare la zecca spagnola ha riscosso consensi in tutto il mondo. Dopo quattro stagioni, sfido chiunque a non identificare questa serie con una maschera di Dalì, una tuta rossa e persino la canzone Bella ciao. Ecco che la serie acquisisce degli elementi e dei simboli già esistenti nella realtà, li carica di un nuovo significato e li reimmette nella società rendendoli in tutto e per tutto branded content. Ecco come il rosso delle tute, le maschere di Dalì e Bella ciao diventano simbolo di ribellione, indignazione e scetticismo verso il sistema (quello che i nostri personaggi combattono nella serie e in cui lo spettatore si immedesima) e il messaggio è chiaro: reagite! Come si fa a resistere a questo richiamo? Poco importa se il rosso è sempre stato simbolo di passione, resistenza e rivoluzione, che “Bella Ciao” sia storicamente un grido contro il fascismo e che l’idea della maschera come forma di sovversione sia già stata portata sullo schermo da autori come Alan Moore e James McTeigue in V per Vendetta… noi vogliamo La Casa de Papel! Un processo simile (con un valore più socioculturale che legato al marketing) è avvenuto con The Handmaid’s Tale. A partire dall’uscita della serie, infatti, è sempre più frequente vedere donne avvolte in lunghi mantelli rossi e con il viso nascosto da un ampio copricapo bianco durante le manifestazioni per i diritti delle donne. Quell’abbigliamento e, in particolare ciò che esso rappresenta, è diventato iconico e viene ora utilizzato per esprimere

Un 2021 d’autore!

migliori film e le serie tv più attese del 2021, suddivisi per piattaforma e categoria! Cosa aspettate? Si parte! 😎 AL CINEMA 🎬 tra pandemie, crisi climatiche, elezioni politiche, guerre, terremoti e attacchi terroristici… il 2020 non è stato affatto un anno facile! Per fortuna, però, è finalmente giunto al termine e adesso possiamo guardare al 2021 con rinnovata fiducia. La speranza di tutti, Officina38 compresa, è quella che l’anno nuovo sia un anno di riscossa per molti settori che hanno sofferto a causa del lockdown, tra i quali le sale cinematografiche! Ma quali titoli ci attendono quest’anno? I film che potremo andare a vedere nel 2021, tornando finalmente al cinema, sono numerosi, sebbene le date di uscita non sono ancora certe a causa degli strascichi della situazione sanitaria globale. Ma iniziamo a dare qualche nome, tra i più attesi troviamo: Wonder Woman 1984 (data italiana – 28 gennaio 2021): seguito del primo film campione d’incassi, ambientato negli anni Ottanta, il film ha alla regia Patty Jenkins e Gal Gadot nel ruolo principale; Fino all’ultimo indizio (data di uscita nelle sale americane – 29 gennaio 2021): un thriller psicologico con gli attori premi Oscar Denzel Washinton, Jared Leto e Rami Malek (per intenderci attore protagonista della serie Mr. Robot e Freddy Mercury in Bohemian Rapsody); Minari (data di uscita – 11 febbraio): già vincitore del Gran Premio della Giuria e del Premio del Pubblico al Sundance Film Festival, arriva il film semi-autobiografico del regista americano Lee Isaac Chung; Let Him Go (data italiana – 18 febbraio): thriller familiare con Diane Lane e Kevin Kostner molto apprezzato dalla critica americana; The French Dispatch (data da destinarsi): se ci sono Owen Wilson, Adrien Brody e soprattutto Bill Murray, allora non può che essere un film di Wes Anderson. Il film racconta la storia in un lungo arco di tempo di una redazione di un quotidiano americano. In un cast sterminato di stelle il ruolo principale è di Frances McDormand per un film che vuole essere una sorta di lettera d’amore per la professione giornalistica, come dichiarato dallo stesso regista; Nomadland (data di uscita – 19 febbraio 2021): già Leone d’oro al Festival del Cinema di Venezia, racconta il viaggio interiore e attraverso gli Stati Uniti di una donna che rimane vedova; The Mauritanian (dal 19 febbraio): un thriller politico con Jodie Foster, Benedict Cumberbatch, Tahar Rahim e Shailene Woodley che racconta la storia di un detenuto nel campo di prigionia di Guantanamo; Raya e l’ultimo drago (5 marzo 2021): l’ultimo film d’animazione targato Disney ha per protagonista la solitaria guerriera Raya. L’uscita nelle sale avverrà in contemporanea con Disney+ dove, a partire dalla stessa data, dovrebbe essere disponibile a pagamento per gli abbonati. La storia, fortemente ispirata alla mitologia e alla cultura del sud est asiatico, sarà ambientata a Kumandra. Questa rappresenta una versione immaginaria della Terra divisa in cinque regioni che, insieme, formano un drago. I draghi però da tempo non ci sono più e una forza malvagia e oscura ha preso il loro posto; The Father (12 marzo 2021): toccante storia del rapporto padre – figlia; The Father ha per protagonisti Olivia Colman e Anthony Hopkins; Morbius (19 marzo 2021): l’ultimo appuntamento della Marvel che vede Jared Leto nei panni dell’antieroe Michael Morbius!; Black Widow (dal 7 maggio 2021): altra uscita Marvel, con protagonista una bellissima (come sempre) Scarlett Johansson nelle vesti di Natasha Romanoff, alias Vedova Nera. La storia approfondisce il passato di Natasha, il suo legame con la Russia, sua patria, nonché il modo in cui è stata allevata e trasformata in una delle spie più letali della storia; Godzilla vs. Kong (21 maggio 2021): interessante crossover tra due pietre miliari del cinema d’avventura e di fantasia, a cui prendono parte nomi come quello di Millie Bobby Brown e Kyle Chandler; Cruella (28 maggio 2021): altro titolo Disney dedicato alla storia di Crudelia De Mon (Emma Stone), una giovane stilista che finisce con l’ossessionarsi per le pellicce di cani; Ghostbusters: Afterlife (11 giugno 2021): la pellicola, diretta da Jason Reitman e prodotta da Ivan Reitman, è il nuovo capitolo della saga originale Ghostbusters che, dopo 32 anni, vede il ritorno dei veri acchiappafantasmi; Luca: nelle sale dal 18 giugno 2021): film d’animazione della Pixar, diretto dall’italiano Enrico Casarosa. Ambientato in una splendida città di mare della Riviera italiana, il film racconta la storia di un giovane ragazzo, Luca, che vive un’esperienza di crescita personale durante un’indimenticabile estate contornata da gelati, pasta e infinite corse in scooter, insieme ad un amico. Tuttavia, Luca custodisce un segreto; Minions 2: come Gru diventa cattivissimo: appassionati di banane ma anche di mele, fortissimi nel ballo e nella musica, sono completamente gialli e sono geneticamente programmati per seguire il più cattivo di tutti: tornano i Minions! (2 luglio 2021); Space Jam: New Legends (16 luglio 2021): diretto da Malcolm D. Lee con protagonista la stella della NBA LeBron James; Old (dal 23 luglio 2021): ultimo film di M. Night Shyamalan, Old è un racconto thriller che trae ispirazione da una graphic novel francese; Diabolik: adattamento cinematografico dell’omonimo fumetto con Luca Marinelli, Miriam Leone e Valerio Mastandrea. Sarà ambientato a fine anni 60, con tanto di auto d’epoca e l’immancabile Jaguar, ovviamente. Mentre come location avremo Milano e Trieste per gli esterni, Bologna per gli interni; Dune (dal 1° ottobre 2021 al cinema): siamo di fronte a un nuovo, ambizioso tentativo di trasporre su schermo l’epica fantascientifica nata dalla fantasia dello scrittore americano Frank Herbert. Con la regia di Denis Villeneuve e Timothée Chalamet nei panni del protagonista; West Side Story (probabilmente nelle sale dal 10 dicembre 2021): remake cinematografico che racconta di un amore osteggiato a causa della rivalità tra due gang rivali di New York. Diretto da Steven Spielberg. Per completezza, abbiamo pensato di includere all’interno dell’articolo anche le prossime uscite Netflix e Prime Video, al fine di farci trovare preparati anche nel caso in cui (e speriamo vivamente di no) venga nuovamente prolungata la chiusura delle sale cinematografiche. Ecco qui le nostre scelte! 😉 —————————————————————————————————————————————– AMAZON PRIME VIDEO Film originali I am Greta (dal 3 gennaio): film documentario di Nathan Grossman sulla vita e le

L’estate chiama? Officina38 risponde!

consigli di Officina38 per chi rimane a Torino (e dintorni) anche durante l’estate!  Quest’estate siamo certi che molti più torinesi del solito (e non solo!) trascorreranno il mese più caldo dell’anno in città o nei dintorni… Ecco perché abbiamo pensato di dedicare il Blog post di agosto alle attività e alle iniziative locali più interessanti: per non farvi annoiare e non lasciarvi soli nemmeno durante le ferie! Innanzitutto vogliamo consigliarvi, perché crediamo che sia molto bella e ricca, l’iniziativa del comune: Torino a Cielo aperto 2020. Si tratta di una serie di eventi e appuntamenti culturali e ricreativi pensati per permettere ai residenti (e non) di riappropriarsi degli spazi pubblici e dei parchi cittadini dopo il lungo lockdown imposto dall’emergenza Covid-19. In particolare, all’interno di questa rassegna, segnaliamo Cinema al castello 2020, una bellissima idea per poter godere del cinema in tutta sicurezza (all’aperto!). Oltretutto è situato in uno scenario unico e suggestivo: il cortile del Castello del Valentino! Sul sito è possibile trovare la programmazione degli spettacoli sino al 30 agosto. Si va dai più recenti 1917 (Sam Mendes, 2019) o La dea fortuna (Ferzan Ozpetek, 2019), sino a Crash (David Cronenberg, 1996). Restando in tema di cinema non possiamo non menzionare PORTOFRANCO SUMMER NIGHT, la rassegna cinematografica proposta dalla Casa del Quartiere di San Salvario (Via Oddino Morgari 14). Anche in questo caso abbiamo la possibilità di godere di un cinema all’aperto, nel cortile della struttura, e l’appuntamento è tutti i martedì e i giovedì alle 21.30, dal 7 luglio al 17 settembre. Da segnalare (perché, a nostro avviso, molto efficace!) la modalità Silent Movie, per cui ogni spettatore riceve cuffie igienizzate (e copri cuffie usa e getta) così da non subire alcuna forma di disturbo esterno o ambientale. Piccola curiosità: lo sapevate che, sempre in San Salvario, esiste un tour artistico per godere delle opere di Street Art che, normalmente, sfuggono alla nostra attenzione? Un’idea carina per fare una passeggiata originale e, si spera, piacevole a due passi da casa! NEVERCREW – Black machine – Teatro Colosseo Torino Ed ancora, vi segnaliamo Cinema a Palazzo 2020, nella corte d’onore di Palazzo Reale (il cinema a Torino non manca di certo questa estate!). Tutti gli spettacoli hanno inizio alle ore 22.00 e la programmazione è estremamente varia (sono in programma grandi classici come Viale del tramonto) e pensata soprattutto per i più giovani e per gli appassionati di cinema; anche per questo è aperto tutti i giorni ad eccezione del lunedì. A Torino, però, non c’è solo cinema… ma anche musica! Ecco, infatti, che dal 21 al 30 agosto torna il Torino Jazz Festival, giunto ormai alla sua dodicesima edizione, per accompagnarci in ben dieci serate con musica dal vivo e grandi artisti internazionali. L’indirizzo è Corso Regina Margherita 128. Inoltre, vi segnaliamo alcuni concerti organizzati dall’Hiroshima Sound Garden (Via Bossoli 83), come: concerto di Colombre, venerdì 7 agosto; concerto dei Twee, sabato 8 agosto; concerto dei Punkreas, venerdì 28 agosto; concerto di Maria Antonietta, venerdì 18 settembre. Ma giungiamo finalmente a qualche idea per organizzare delle gite fuori porta, restando nei dintorni torinesi. Sebbene molti di voi ci saranno sicuramente già stati, perché negarsi una bella giornata in collina (a circa un’ora d’auto), magari nelle Langhe? Si tratta di un territorio ricco di attrazioni culturali, culinarie e paesaggistiche… Eccovene qualcuna! Sulle Langhe potreste: visitare il museo del vino a Barolo; visitare il castello di Serralunga d’Alba; fare degustazioni e visite alle numerose cantine presenti sul territorio; visitare il castello di Grinzane Cavour; fare su e giù per le colline piemontesi; inerpicarvi sulle stradine di Monforte d’Alba al tramonto; visitare la Morra e la “cappella colorata”. Monforte d’Alba Ed infine, una proposta più “impegnativa” ma sicuramente unica ed interessante. Perché non concedersi un weekend all’insegna del relax e della natura optando per delle Bubble Room? A Borgo Ticino, piccolo comune in provincia di Novara, il Relais Cascina dei Cesari propone l’esperienza delle Bubble Emotions, bolle “da sogno” studiate da designer internazionali che combinano ecoturismo ed ecodesign, originalità e minimo consumo di energia, uso ridotto di materiali e massimo comfort per un magico momento di relax e un’esperienza davvero originale. Credit Relais Cascina dei Cesari Ed infine torniamo in città per qualche piccolo consiglio… culturale! Infatti, anche i musei cittadini possono aiutare a tenersi occupati con delle interessantissime mostre fotografiche. Presso Camera, Centro Italiano per la Fotografia, fino al 30 agosto, vi aspetta la mostra “Da Capa a Ghirri” in cui sono esposte più di 300 opere di 50 grandi fotografi (collezione Bertero). Alla GAM, Museo di arte Moderna, invece, ci sono due mostre fotografiche: una è dedicata ad Helmut Newton e l’altra è invece FORMA/INFORME, incentrata sulla fotografia italiana informale (durano rispettivamente fino al 20 e al 24 settembre). Che ne dite, con tutte queste cose da fare sopravvivremo alla torrida estate torinese? 😉

Quali titoli ci aspettano al cinema dal 15 giugno?

unedì 15 giugno 2020 riaprono cinema e teatri, dopo la lunga pausa imposta dal Covid-19. Le sale possono riaprire nel rispetto di alcune regole, prima fra tutte il distanziamento sociale! Quindi, oltre a dover far sedere gli spettatori ad almeno un metro di distanza gli uni dagli altri (quale miglior occasione per andare al cinema e rilassarsi senza disturbatori di varia natura? 😏), è stato imposto un limite massimo di 200 persone, naturalmente per le sale più grandi e capienti. Inoltre, in alcuni cinema (mezzi permettendo), è stato deciso di misurare la temperatura corporea agli spettatori entranti. La domanda che sorge spontanea, però, è: cosa possiamo andare a vedere? In realtà, ad attenderci, c’è una lista di film abbastanza vasta. Infatti, proprio a causa del lockdown, sono tornati nelle sale molti titoli “sfortunati”, quelli che ad inizio marzo hanno visto improvvisamente bloccata la distribuzione. Ecco che tra questi film, compaiono: Pinocchio di Matteo Garrone; Sonic – Il film di Jeff Fowler, basato sull’omonimo franchise videoludico della SEGA; Playmobil: The Movie. Film d’animazione francese diretto da Lino Di Salvo; Tappo: Cucciolo in un mare di guai. Favola animata del regista Kevin Johnson; Maleficent: Signora del male. Seguito di Maleficent (2014), sempre con Angelina Jolie. Ma ritornano anche titoli (alcuni da Oscar!) degli ultimi mesi, quali: 1917 di Sam Mendes; Parasite di Bong Joon-ho; Joker di Todd Phillips; Tolo Tolo di Checco Zalone; Cena con delitto – Knives Out di Rian Johnson; Jumanji: The Next Level di Jake Kasdan; Birds of Prey e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn di Cathy Yan. A sorpresa, ri-troviamo anche titoli del passato, come Dark Water (2005, Walter Salles) e Doctor Strange (2016, Scott Derrickson). Alcune di queste riprese sono evidentemente funzionali alla riapertura delle sale, posto che molte uscite che erano in programma in questi mesi sono state ritardate. È quindi un’occasione per recuperare qualche titolo… avendo modo di goderselo “a tutto schermo”! Inoltre, questi recuperi sono utili aspettando le prossime uscite, come l’attesissimo Tenet di Christopher Nolan (probabilmente arriverà nelle sale statunitensi il 17 luglio e in quelle italiane il 18 settembre), Mulan di Niki Caro, Wonder Woman 1984 e Spongebob – Amici in fuga. E voi, avete già deciso cosa andrete a vedere? Ma le sorprese non finiscono qui! Infatti, abbiamo pensato di offrirvi una panoramica anche delle prossime uscite Netflix e Amazon Prime Video, almeno di quelle più interessanti… pensate per coloro che ancora non se la sentono di andare al cinema, oppure semplicemente per i più pigri! 🙃 Netflix: Tredici, quarta stagione, 5 giugno; The Order, seconda stagione, 18 giugno; La cosa più bella, seconda stagione, 19 giugno; The Politician, seconda stagione, 19 giugno; Suits, ottava stagione, 21 giugno; Dark, terza stagione, 27 giugno …e rimaniamo in attesa di Suburra 3! Amazon Prime Video: Future Man, terza e ultima stagione; El Presidente, prima stagione; Cena col delitto: Knives out, film, dal 5 giugno. Infine, vi segnaliamo che Amazon ha recentemente annunciato il lancio anche nel nostro paese della videoteca digitale Prime Video Store, servizio che permette di noleggiare o acquistare nuovi titoli tra i film appena usciti, ma anche grandi classici di Hollywood e alcuni dei titoli più amati targati Disney, Warner Bros., Paramount, Sony, NBCUniversal, Rai Cinema e Medusa Film. Con Prime Video Store si avrà quindi la possibilità di guardare film da poco usciti nelle sale cinematografiche, oppure film che hanno fatto il loro debutto direttamente nella versione digitale. Eccone alcuni: Jumanji: The Next Level; Sonic – Il film; Joker; Just Mercy; Birds of Prey; Pinocchio; Dieci giorni senza mamma; Tutto il mio folle amore; Me contro Te – Il film. Enjoy!!! 😉😎

#iorestoacasa ma… cosa guardo in tv?

enticinque titoli imperdibili disponibili su Netflix e Amazon Prime 😎   Vista e considerata la situazione di emergenza che sta affrontando il nostro paese, Officina38 ha pensato di rendersi utile, nel suo piccolo, alleggerendo la permanenza in casa dei suoi lettori durante tutto il mese di marzo! Cosa c’è di meglio di un buon film o di un’accattivante serie televisiva per trascorrere il tempo, da soli o in compagnia?! Secondo noi… praticamente nulla! Eccoci quindi pronti per dispensare consigli di visione, condividendo con voi l’enorme passione per il cinema (e le serie!) che accomuna tutto il team. “Se volete fare un film, non acquistate un’auto. Prendete il metro, l’autobus o camminate. Osservate da vicino le persone che vi circondano” Se è vero, come suggeriscono queste parole di Fritz Lang, che il cinema è prima di tutto contatto umano, vita quotidiana ed esperienza diretta, possiamo certamente concludere che film e forme di intrattenimento affini, attualmente, siano la miglior cura palliativa alla necessaria carenza di contatti esterni e interazioni sociali a cui tutti siamo tenuti. È proprio per questo che abbiamo scelto di offrire dei consigli che speriamo possiate apprezzare ma che, soprattutto, vorremmo davvero vi facessero compagnia in queste giornate di isolamento. Oltretutto, questo ci permette di farci conoscere un po’ meglio come team fatto di persone con gusti, passioni e sensibilità differenti. But now… Let’s start! 😎 Anna, Founder e Producer di Officina38, nonché cinefila per studio e vocazione, consiglia: Su Netflix The terminal (2004): film di Steven Spielberg e con Tom Hanks della durata di 130 minuti. In un momento in cui dobbiamo stare a casa, non male guardare un film di uno che è obbligato a vivere in un aeroporto… Mal comune, mezzo gaudio! Midnight Diner: Tokyo Stories (2009-in corso): 2 stagioni, 20 puntate da 23 minuti… semplici ma geniali (tempo di visione stimato: 8 ore). La città incantata (2001): cartoon giapponese di Hayao Miyazaki, della durata di 125 minuti, che ci aiuta a sognare. Diamanti grezzi (2020): film dei fratelli Safdie con protagonista Adam Sandler della durata di 135 minuti: un modo per combattere l’ansia… con l’ansia! Il Metodo Kominsky (2018): serie tv con Michael Douglas, con una grande sceneggiatura, ironica e molto cinica.   Un’immagine di Midnight Diner su Netflix Davide, fotografo e responsabile di produzione di Officina38, nonché esperto di simmetrie e buon gusto, vi suggerisce: Su Amazon Prime L’amore ai tempi del colera (2007), film di Mike Newell tratto dall’omonimo romanzo di Gabriel Garcia Marquez: 132 minuti che ci e vi faranno sicuramente rimanere in tema con gli eventi recenti. Cast Away (2000), del regista Robert Zemeckis e della durata di 143 minuti… Per coltivare la speranza! Su Netflix Call me by your name (2017): film di Luca Guadagnino da 131 minuti che racconta l’amore con toccante delicatezza. Pandemia globale (2020): docu-serie che non necessita di presentazioni; 1 stagione, 6 puntate da 40-52 minuti. Ricomincio da tre (1981): 106 minuti di puro relax grazie ai mitici Massimo Troisi e Lello Arena… un cult tutto italiano!   Locandina di Call Me By Your Name Filippo, Sales&Marketing Associate Director di Officina38 e, nel tempo libero, amante del buon cinema, consiglia di vedere… Su Netflix Storia di un matrimonio (Marriage Story), film scritto e diretto da Noah Baumbach (2019) da 136 minuti; Il petroliere (There Will Be Blood), film diretto da Paul Thomas Anderson (2007) della durata di 158 minuti;   Daniel Day-Lewis, protagonista del film Il petroliere A Sun, film diretto dal regista taiwanese Chung Mong-hong (2019) da 155 minuti; Dogman, film diretto da Matteo Garrone (2018) da 102 minuti; Dark (I Segreti di Winden), serie televisiva tedesca (2017-in corso), 2 stagioni, 18 episodi da 45-60 minuti. Marco, Video Editor di Officina38 con studi di cinema alle spalle, è certo che non possiate perdervi… Su Amazon Prime Fleabag (2016-2019): serial articolato in 2 stagioni, per un totale di 12 episodi da 24 minuti ciascuno (tempo di visione stimato: poco meno di 5 ore); The Office (2005-2013): serie televisiva, 9 stagioni, 201 episodi da 22 minuti (tempo di visione stimato: 74 ore). Su Netflix Maniac (2018): miniserie da 10 puntate di 40 minuti ciascuna (tempo di visione stimato: 7 ore); The Haunting (of Hill House): serial antologico (2018), 1 stagione, 10 episodi da 40-70 minuti; Disincanto (2018-in corso): serie animata, 1 stagione, 20 episodi da 22-36 minuti.   Disincanto Infine, Alice, Marketing Coordinator nonché studentessa di Cinema e media, consiglia: Su Amazon Prime Arrival (2016): film di Denis Villeneuve della durata di 116 minuti che parla in modo inedito e interessante di alieni… per un po’ di sana evasione; The Man in the High Castle (2015-2019): serial televisivo, 4 stagioni, 40 episodi da 48-70 minuti… Un toccasana per gli appassionati di distopia!   Immagine del film Arrival  Su Netflix Le pagine della nostra vita (2004), film di Nick Cassavetes da 124 minuti… Un evergreen del genere romantico che scioglierà anche i cuori più difficili da scalfire! Il fotografo di Mauthausen, film di Mar Targarona (2018) della durata di 110 minuti: un film toccante che ripercorre una delle pagine più oscure della storia recente; I Am Not Okay With This (2020): 1 stagione, 7 episodi da 19-28 min.; un serial recente (è stato pubblicato su Netflix lo scorso 26 febbraio), leggero e giovanile che arriva direttamente dai produttori di Stranger Things e dal regista di The End of the F***ing World: insomma, una piccola chicca da non perdersi! Mettere tutti d’accordo in fatto di gusti cinematografici e televisivi, così come sulla migliore modalità di fruizione di questi contenuti, non è certo una facile missione. Inoltre, al di là della sensibilità personale, anche lo stile di vita può notevolmente influire sulle scelte di visione che facciamo: non tutti possono permettersi di fare binge watching, alcuni semplicemente non amano terminare la propria serie preferita nel giro di una nottata… mentre altri ancora non sanno come resistere alla tentazione di vedere tutto e subito! Ecco perché Officina38 ha provato a venire incontro ai gusti e alle esigenze di (speriamo) tutti, stilando una lista di film e serial eterogenea da ogni punto di vista (genere, durata,

1917 di Sam Mendes: un connubio di tecnica e poesia?

e scelte tecniche possono aiutare nella costruzione di una narrazione audiovisiva o hanno invece l’effetto contrario, intaccando il potenziale emotivo della storia? Si tratta di semplice tecnicismo o di un linguaggio specifico a servizio della narrazione? Questa è la domanda a cui vorremmo rispondere in questo articolo, prendendo il film 1917 come caso studio principale. Vincitore di tre premi Oscar, due Golden Globes e sette premi BAFTA, 1917 è l’ultimo film di Sam Mendes, già regista di American Beauty, Revolutionary Road e degli ultimi due 007 (Skyfall e Spectre). Sinopsi 6 aprile, 1917. I giovani caporali britannici William Schofield (George MacKay) e Tom Blake (Dean-Charles Chapman) ricevono l’ordine dal Generale Erinmore (Colin Firth) di attraversare le linee nemiche per raggiungere il Secondo Battaglione, composto da oltre 1600 commilitoni, ed informare il Colonnello Mackenzie (Benedict Cumberbatch) che l’attacco programmato contro l’armata tedesca, in realtà, è una trappola e va quindi evitato ad ogni costo. La narrazione si dipana in un arco di tempo estremamente ridotto, nemmeno 24 ore, e si concentra in modo pressoché esclusivo sui Caporali Schofield e Blake, veri protagonisti della missione e del film. Quella dei due giovani si presenta quindi, sin dal principio, come una corsa contro il tempo per impedire una carneficina, nella quale rischia tra l’altro di essere coinvolto il Tenente Joseph Blake, fratello di Tom. Non a caso, durante i primi minuti del film, si percepiscono tanto la paura e la titubanza di William quanto la determinazione del compagno, deciso a portare a compimento la rischiosa missione per amore fraterno. Tra i meriti del film vi è la scelta di rappresentare uno spaccato bellico spesso trascurato, unitamente alla grande attenzione per la partecipazione emotiva dello spettatore. Aspetto, quest’ultimo, che ha certamente messo tutti d’accordo: è infatti innegabile il potere di 1917 di farci tenere gli occhi incollati allo schermo, dall’inizio alla fine del film. Ma com’è stato possibile rendere avvincente e vicina a noi spettatori una vicenda ambientata in un momento storico così distante temporalmente e materialmente, spesso ritenuto inadatto per essere trasposta efficacemente sul grande schermo? Che ci sia lo zampino della tecnica? 😉 Piano sequenza: un’ode alla tecnica Come confermano alcuni dei riconoscimenti che il film ha ottenuto (Oscar per i Migliori effetti speciali visivi, per la Miglior fotografia e premio a Lee Smith per il Miglior montaggio ai Critics Choice Awards), uno dei meriti maggiori del film è costituito proprio dalla componente tecnica: il film si presenta infatti agli occhi dello spettatore come un unico piano sequenza. In realtà, si tratta di una serie di piani sequenza diversi, e di differenti durate (il più lungo, di ben 8 minuti e mezzo), montati in maniera a tal punto impeccabile da non rendere percepibili i tagli. Il piano sequenza è un’inquadratura particolarmente lunga, senza stacchi né interruzioni, che riprende nella sua interezza una scena (ossia un momento del film caratterizzato da unità di tempo e luogo) o una sequenza (cioè un momento narrativo unitario anche se diviso in più scene). Nel corso degli ultimi anni il piano sequenza ha riacquistato discreta fama: dopo essere stato sperimentato da giganti del cinema come Alfred Hitchcock, Jean-Luc Godard, Michelangelo Antonioni, Ettore Scola, Stanley Kubrick, Brian De Palma e Martin Scorsese, acquista nuova popolarità nel 2014 grazie al film Birdman, del regista messicano Alejandro Gonzàlez Iñárritu e alla serie televisiva True Detective, dello stesso anno. La scelta di realizzare un piano sequenza, improntato alla filosofia del “buona la prima”, comporta una serie di difficoltà non indifferenti per troupe, regista e attori. Questi ultimi, ad esempio, devono far tesoro di un tipo di recitazione di reminiscenza teatrale, basato su un’attenta memorizzazione di battute e movimenti di scena, poiché non è possibile ripetere la scena… a meno che non si desideri ricominciarla dal principio! Evidentemente, però, non è la sola sfida che ci si ritrova a dover affrontare: infatti, l’intera troupe deve tenere il passo con gli attori, spostandosi velocemente per seguirli e garantire al contempo la qualità delle riprese. Per 1917 la situazione è risultata particolarmente delicata perché, essendo quasi tutte le scene ambientate in esterni diurni, è stato necessario utilizzare la luce naturale, aspetto curato dal direttore della fotografia premio Oscar Roger Deakins. Nella pratica, questo ha significato anche sfruttare con prontezza il passaggio di una nuvola che oscurava il sole, al fine di rendere sufficientemente “grigia” la scena, come da sceneggiatura. Inoltre, anche grazie a cineprese più leggere e meno ingombranti, gli operatori potevano con relativa facilità passare dalla steadycam alla camera a mano per poi attaccare la cinepresa su un cavo per delle riprese aeree prima di riprenderla e proseguire su un furgone. Un lavoro che ha richiesto una vera e propria coreografia tra operatori, attori e scenografi, che dovevano gestire lo spazio in modo pressoché impeccabile. Inoltre, il lavoro richiesto a monte, al fine di essere preparati una volta sul set, è mastodontico; nello specifico, per 1917, la sceneggiatura è stata scritta da Mendes e Wilson Cairns con non poche restrizioni e lo scenografo Dennis Gassner ha dovuto pensare a tutto, servendosi anche di modellini dettagliati di ogni luogo, poi ricreati in versioni a grandezza naturale. Solo in questo modo, infatti, è stato possibile costruire gli spazi in modo realistico, prevedendo ogni minimo dettaglio. Intanto, Mendes e altri della squadra passeggiavano tra i campi con la sceneggiatura in mano per studiare i percorsi che avrebbero fatto gli attori sul set, piantando qua e là bandierine (gialle e verdi per i due personaggi, rosse per la cinepresa) così da tenere traccia dei movimenti. Oltre a tutto ciò, è stato necessario procurarsi anche gli ordigni bellici e pianificare le (vere!) esplosioni, quelle che rendono dinamica la parte finale della pellicola. Questo, evidentemente, è stato un ulteriore incentivo per calcolare tutto con millimetrica precisione: infatti, non è certo conveniente far esplodere a vuoto una bomba o una granata. Inoltre, si deve garantire la sicurezza di tutti coloro che sono coinvolti nella scena, oltre che un adeguato sfruttamento scenografico delle esplosioni. Il piano sequenza, però, al di là

La musica nel cinema

La musica nel cinema ricopre un ruolo fondamentale… approfondiamo insieme l’argomento!  “Aspettate un momento, aspettate un momento, non avete ancora sentito niente” Il cantate di jazz (1927) di Alan Crosland prodotto dalla Warner Bros. Musica, dialoghi e grandi effetti sonori speciali: ormai è scontato andare al cinema e aspettarsi questo. Tanto scontato che spesso non si fa nemmeno caso alla loro presenza! Certo non è sempre stato così. All’inizio dell’avvento del sonoro sentire voci e suoni associati a quelle immagini sullo schermo era stupefacente, poi man mano che ci si abituava all’innovazione si aggiungeva qualche perfezionamento per rendere sempre spettacolare la visione del film e anche per rendere più espressivo il rapporto con le immagini. Quello che è certo è che da quel momento la musica ha sempre avuto un ruolo fondamentale nella costruzione del film. Gli inizi All’inizio della storia del cinema la musica d’accompagnamento era fortemente stereotipata e aveva un intento didascalico: ogni situazione era associata a un determinato tipo di musica così il pubblico era agevolato nella comprensione del film. Con la progressiva evoluzione del cinema si iniziava a capire l’importanza che la musica assumeva all’interno di un film e i registi cominciarono a commissionare le musiche dei loro film a compositori affermati con l’intento di nobilitare il cinema. La colonna sonora Si assiste ad un vero e proprio rilancio dello spettacolo cinematografico: gli spettatori apprezzano così tanto le possibilità del nuovo mezzo, che tutti vogliono assistere alla magia creata dal suono. Sentire parlare i divi, associare i loro volti alle voci, emozionarsi con musiche di accompagnamento diventa realtà. Nascono quei professionisti che si occupano della parte sonora del film: doppiatori, compositori, fonici e montatori del suono. Se agli inizi molti cineasti prediligono una musica diegetica, ovvero una musica interna alla narrazione, si passa poi, nel giro di pochi anni, ad una musica d’accompagnamento, esterna alla storia, che descrivesse ambienti e personaggi e non distraesse il pubblico dalle immagini. Perché la colonna sonora non è composta solo dalla musica, ma prevede anche voci, rumori, suoni che non devono essere surclassati. E’ fondamentale non trascurare il silenzio. Le funzioni della musica nel film Certamente la musica deve essere sempre funzionale alle immagini. A seconda di come viene utilizzata all’interno del film, può regalare effetti diversi: ad esempio può collegare due sequenze iniziando in una sequenza e proseguendo nella successiva, creando così un nesso narrativo; al contrario può rendere evidente lo stacco tra le sequenze cambiando da una all’altra. Queste sono le funzioni principali della colonna sonora in un film: sottolinea con discrezione ciò che le immagini dicono, esprimendo musicalmente il ritmo e i movimenti delle scene; esprime i sentimenti dei personaggi con l’intento di far vivere allo spettatore le stesse emozioni del protagonista; contestualizza l’immagine fornendo ulteriori indizi sul luogo e sul tempo in cui si svolge la scena; definisce il carattere di un personaggio; anticipa gli avvenimenti successivi facendo prevedere allo spettatore quello che succederà di lì a poco; prolunga l’azione precedente, in modo da consentire allo spettatore di continuare ad assaporare gioie e malinconie; rievoca qualcosa che appartiene al passato o a un luogo lontano; contrasta le immagini evocando situazioni o sentimenti dissonanti; collega diverse scene, apparentemente separate l’una dall’altra. Le colonne sonore che hanno fatto la storia del cinema… e quella di Officina38 Ci sono pellicole che sono rimaste nel cuore anche grazie alle loro musiche. Molti capolavori del cinema non avrebbero avuto lo stesso impatto se non fossero stati accompagnati da musiche in grado di innescare forti emozioni e alti livelli di empatia con i personaggi, con la storia, con i temi trattati. Canzoni che sono diventate un tutt’uno con il film. Ce ne sarebbero decine da elencare.  Vi proponiamo, per necessità di sintesi, quelle che ci sono rimaste più impresse. Non ce ne vogliate, è stato molto difficile sceglierne solo alcune. Abbiamo quindi deciso di regalarvi un album da ascoltare su Spotify. Ci auguriamo che questa nostra selezione rievochi in voi le emozioni che avete provato nel guardare questi film che come noi avete amato, che vi hanno fatto ridere, piangere o lasciato senza parole. ENJOY!!